Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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domenica 31 gennaio 2016
Indice Gennaio 2016
SOMMARIO
Anno LXXVI, Supplemento on line. I, 2016, n. 1,
Gennaio 2016
Editoriale
perdente
trova una giustificazione.
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 29.1.2016
IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA
MEMORIA
APPROFONDIMENTI
Antonio
Martocchia, Enzo Climindi, Le
Repubbliche partigiane in Umbria. Il Territorio libero di
Cascia
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 24.1.2016
Redazionale, Le decorazioni dell’Impero Germanico. 1914-1918 II
Parte
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 6.1.2016
Redazionale, Le decorazioni dell’Impero Germanico. 1914-1918 III
Parte
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 9.1.2016
Redazionale, Le decorazioni dell’Impero Germanico. 1914-1918 IV
Parte
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 11.1.2016
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 23.11.2016
ARCHIVIO
Adele
Pizzullo, Collegio Militare di Roma.
Cartoline Storiche
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 25.11.2016
Materia
Teresa Laudenzi , L’ultima portatrice carnica. Lina della Pietra
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 2.1.2016
DIBATTITI
MUSEI, ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Massimo
Squillaci, Don Giovanni Minozzi. Le Case
del Soldato 1915-1918. Documentazione
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 13.1.2016
Giampiero
Franzera, I Polacchi in Italia. 1943-1946
Materiali per un progetto
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 4.1.2016
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI
UNA FINESTRA SUL MONDO
Alessandro
Ugo Imbrigilia, Il vero significato del
Patto Iraniano
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 23.1.2016
Alessio
Pecce, I focolai della Turchia
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 23.1.2016
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
CEsVAM NOTIZIE
Redazionale, Una doverosa rettifica per Antonio Daniele
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 8.1.2016
Redazionale,
2015 Progetto NA1. "Commemorazione
del Centenario dell'Entrata Italiana nella
Prima Guerra
Mondiale"
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 26.1.2016
Redazionale,
2015. Progetto NA2."Il Valore del
Soldato Italiano. Aspetti sociali, storici e
motivazionali
Durante la Prima Guerra Mondiale
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 27.1.2016
Redazionale,
2015. Progetto NA3.Implemnetazione
archivio digitale al fine di rendere accessibile
materiale storico e documentale
relativo alla Prima Guerra Mondiale”
Su www.valoremilitare
cesvam.blogspot.com con post in data 28.1.2016
SEGNALAZIONI LIBRARIE
Maria
Vigili de Krentzenberg, Anni ’40, Amore
in tempo di guerra (redazionale)
Su www.valoremilitare cesvam.blogspot.com
con post in data 17.1.2016
Questo numero è stato chiuso il 31 gennaio
2016.
venerdì 29 gennaio 2016
Editoriale Gennaio 2016.Avendo un problema qualsiasi, Un uomo vincente trova una soluzione, un uomo perdente trova una giustificazione.
EDITORIALE
Avendo un problema qualsiasi, Un
uomo vincente trova una soluzione, un uomo perdente trova una giustificazione.
Si riporta uno scritto predisposto per una Associazione,
che stava attraversando momenti difficili momenti che peggioravano di giorno in
giorno in virtù del passaggio del tempo (da ultimo abbiamo perso quest’anno la
fattiva ed illuminata quanto appassionata opera di Federico Marzollo che
ricordiamo con tanto affetto), la quale stava andando ad un appuntamento molto
importante per il futuro. Ovvero al prossimo Consiglio nazionale si terrà il
rinnovo delle cariche associative.
Un evento che doveva essere momento di riflessione ma
anche di rinnovamento sostanziale. Vi era il bisogno di prendere ulteriore slancio
per continuare l’opera di divulgazione, soprattutto presso i giovani, dei
valori della Guerra di Liberazione. Una azione che si era via via intensificato
negli ultimi anni con lo sviluppo e l’attuazione del Progetto “Storia in
Laboratorio”. Chi sfogliava la Rivista associativa
vedeva dal 2006 i contributi che i ragazzi, di varie Scuole ed Istituti avevano
elaborato; era un momento, per loro di approfondimento, che sicuramente, almeno
per noi, stava a significare l’aver gettato un seme che speriamo, nel prosieguo
della loro vita, dia dei frutti sostanziosi.
Si doveva
continuare su questa linea, e si rivolgeva invito ai Presidenti di Sezione di
dare il massimo appoggio possibile a questa iniziativa
Il rinnovo delle cariche voleva anche significare il
rivitalizzo delle figure rappresentative sul territorio, non solo a Roma.
Occorreva rivitalizzare, se non riorganizzare, la presenza della Associazione
sul Territorio, ovvero occorrono figure attive e piene di iniziativa per il
Nord Ovest, il Nord est, la parte Tosco Emiliana ,
Centrale e Meridionale oltre che insulare che siano di riferimento al
Presidente nelle attività di istituto; di riferimento anche ai Presidenti di
Sezione, che devono trovare in loro quegli stimoli per far funzionare la
Sezione al meglio.
Si doveva attraverso i nuovi eletti insistere di più per
le attività divulgative, come mezzo fondamentale per far si che ci si accorga
di noi, che attraverso di esse, giungano a quanti più soggetti possibili, il
messaggio istituzionale. Le attività di rappresentanza e presenza, quali
Cerimonie e Commemorazioni, devono essere focalizzate all’evento; non si devono
trasformare in un semplice turismo militare o occasione di svago e
divertimento. Le attività culturali, come Conferenze e Convegni, dovevano
essere l’occasione per sottolineare il valore scientifico delle nostre
asserzioni, e non mera propaganda o azione ripetitiva di cose dette e ridette o
ancor peggio, qualunquismo giornalistico di “vulgate” che spesso ottengono la
reazione, negativa nei nostri confronti, e in pratica la negazione dei valori associativi
fondanti ed istituzionali; attività di carattere editoriale e di ricerca, che
devono avere, come lo è stato fino ad oggi, un assoluto valore scientifico e
metodologico.
Infine si accennava alla questione delle risorse. E’ costante
la lamentela della mancanza di fondi; ma chi si lamenta di questa mancanza,
rileva direttamente ed indirettamente la sua incapacità di trovare soluzioni ai
problemi in essere. E’ facile non fare nulla giustificando questa inattività
dichiarando la mancanza di risorse. E’ un alibi che denota la incapacità,
materiale morale e culturale di chi è incapace. Prova ne sta che in molti casi
quando sono disponibili dei fondi questi vengono sperperati oppure spesi in
modo cervellotico e sempre molto lontani dai fini che lo Statuto indica.
Si
concludeva con l’invito a tutti ad operare superando questa cronica
giustificazione. Come allora anche oggi l’assunto che “Avendo un problema qualsiasi, un Uomo vincente
trova una soluzione, un uomo perdente trova una giustificazione” è valido ed è per questo che siamo andati a
riproporre quello che si scriveva qualche anno fa e che ancora oggi è ancora
valido. (mc).
giovedì 28 gennaio 2016
2015. Progetto NA3.Implemnetazione archivio digitale al fine di rendere accessibile materiale storico e documentatle relativo alla Prima Guerra Mondiale”
NOTIZIE CEsVAM
Terza nota relativa ai progetti predisposti dall'Istituto del Nastro Azzurro per il 2015. Progetto NA3
RELAZIONE TECNICA
ILLUSTRATIVA SULLE MODALITA’ CON CUI SI INTENDE SVOLGERE L’INIZIATIVA
PRESENTATA
TITOLO
DEL PROGETTO
“ IMPLEMENTAZIONE
ARCHIVIO DIGITALE AL FINE DI RENDERE ACCESSIBILE MATERIALE STORICO E
DOCUMENTALE RELATIVO ALLA 1^ GUERRA MONDIALE”
|
L’Istituto del Nastro
Azzurro – fra Decorati al Valor Militare è un Ente Morale dal 31 maggio 1928 e, si propone di nobilitare il segno del valore
, tutelare il rispetto e l’amore per la Patria e diffondere, soprattutto
nelle giovani generazioni, la coscienza dei doveri verso
questa. Si prefigge inoltre lo scopo di ravvivare il ricordo degli eroismi compiuti
mediante pellegrinaggi e cerimonie.
In tale contesto
l’Istituto ha deliberato di commemorare il Centenario della 1^ Guerra Mondiale
onorando i Decorati al Valor Militare di quell’immane conflitto rendendo ancora
meglio fruibile il database dell'Archivio informatico dei Decorati al valor
Militare realizzato nel 2012 e messo a disposizione di tutti tramite il sito
dell'Istituto stesso. I dati tramite i quali è oggi possibile trovare ciascun
Decorato al valor Militare italiano, dal 1833 ad oggi, sono l'Arma di
appartenenza e il nome e cognome de Decorato.
Si è ritenuto utile,
non solo per venire incontro alle esigenze dei ricercatori storici, ma anche,
forse sopratutto, a quelle dei discendenti dei Decorati nella Grande Guerra, di
riorganizzare il database estendendo la possibilità delle chiavi di ricerca
anche al luogo di nascita del Decorato.
Il progetto riguarda
solo i Decorati della Grande Guerra che, nell'ambito del precitato database,
costituiscono circa 190.000 voci, delle oltre 700.00 totali.
Il progetto si propone lo scopo di fornire a tutti una
chiave di ricerca georeferenziata che costituisce la base per ulteriori
utilizzi dell'archivio informatico dei decorati al Valor Militare.
La divulgazione e le
possibilità di utilizzo dei risultati avranno sempre luogo tramite il portale www.istitutonasstroazzurro.org, supporto digitale che
utilizzando il web come mezzo di diffusione, si rivolge ai giovani quali
maggiori utilizzatori delle nuove tecnologie di comunicazione.
mercoledì 27 gennaio 2016
2015. Progetto NA2."Il Valore del Soldato Italiano. Aspetti sociali, storici e motivazionali Durante la Prima Guerra Mondiale
NOTIZIE CESVAM
Si riporta la relazione del secondo progetto relativo alla Prima Guerra Mondiale:
RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA SULLE MODALITA’ CON CUI SI INTENDE SVOLGERE L’INIZIATIVA PRESENTATA
[1] Il
Dizionario, composto da 600 lemmi, ha questa articolazione: Parte Generale,
Protagonisti e Personaggi, Avvenimenti, Luoghi, Memoria. Ogni comparto, 150
lemmi che saranno esposti, a seconda della importanza in 3, 6,9,12 righe. Il
Dizionario Minimo è inteso come la chiave di accesso per accedere alla Rete
Networt ed ai Social ed approfondire i
contenuti ed i significati.ss
Si riporta la relazione del secondo progetto relativo alla Prima Guerra Mondiale:
RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA SULLE MODALITA’ CON CUI SI INTENDE SVOLGERE L’INIZIATIVA PRESENTATA
TITOLO DEL
PROGETTO
“Il Valore del Soldato
Italiano. Aspetti sociali, storici e motivazionali”
Durante la Prima Guerra Mondiale.
Titolo dei Volume*
Conoscere e capire la Grande
Guerra attraverso il valore del soldato italiano.
|
L’Istituto del
Nastro Azzurro – fra Decorati al Valor Militare è un Ente Morale dal 31 maggio
1928 e, si propone di nobilitare il
segno del valore, tutelare il rispetto e l’amore per la Patria e diffondere,
soprattutto nelle giovani generazioni, la coscienza dei doveri verso
questa. Si prefigge inoltre lo scopo di ravvivare il ricordo degli eroismi
compiuti mediante pellegrinaggi e cerimonie.
In tale contesto
l’Istituto ha deliberato di commemorare il Centenario della 1^ Guerra Mondiale
onorando i Decorati al Valor Militare di quell’immane conflitto promovendo vari
progetti, tutti collegati tra loro, che vogliono promuove i diversi aspetti del
Valore del Soldato Italiano. Con questo progetto, che si interfaccia un uno
dedicato all’aspetto qualitativo, si vuole porre l’accento sul Valore del
Soldato Italiano nel suo approccio quantitativo.
Perché,
nonostante le immani carneficine, le tragedie, i sacrifici inauditi e
sopratutto la tremenda sconfitta di Caporetto che in due settimane annullò due
anni di guerra e di conquiste non vi fu una rivolta generale al fronte e nel Paese?
Perché, mentre tutta Europa e l’Austria-Ungheria per prima credeva fermamente
che ormai l’Italia era crollata vi fu la resistenza vittoriosa sul Piave?.
Superata ormai la spiegazione che Caporetto fu uno “sciopero militare”, ma fu
il risultato di una sorpresa strategica in cui il nostro Comando Supremo cadde
appieno, perché nessun soldato lasciò il suo posto e fu vinta la Prima
battaglia d’arresto, la battaglia del Solstizio ed infine si giunse a Vittorio
Veneto? Mettere in evidenza queste motivazioni è l’essenza della ricerca.
Il progetto,
quindi, qui presentato vuole descrivere,
per i giovani e con un linguaggio divulgativo e significativo, i motivi che
nutrirono il soldato italiano prima e dopo Caporetto, affrontando temi a tutto
tondo che nella Grande Guerra vennero alla loro sintesi: la riforma agraria, il
latifondo, l’industrializzazione, in senso di appartenenza, nel solco della
famosa frase di Massimo d’Azeglio “Fatta l’Italia, occorreva fare gli
Italiani”. Con la Prima Guerra Mondiale la Nazione italiana divenne di tutti
gli Italiani entro confini delineati: quale ne fu il percorso, le tappe
significative ed i contenuti?.
Il progetto
prevede per ogni aspetto sociale, storico, motivazionale saggi sostanziosi, ma
calibrati sul linguaggio facile ad acquisire da parte delle giovani
generazioni. Per facilitare questo il volume sarà integrato da un Dizionario Minimo
sulla Prima Guerra Mondiale, affinché la comprensione dei concetti sia facilita
ed appresa.
Anche in questo
progetto, il messaggio che si vuole trasmettere attraverso questa pubblicazione
ai giovani è incentrato sull’idea base che occorre sempre fare il proprio
dovere, senza chiedere contropartita, per il bene superiore della collettività;
obiettivo che si raggiunge attraverso una costante istruzione ed educazione di
se stessi al senso di appartenenza e di identità, importantissimo oggi in
quanto ci si deve confrontate con quello che si possono definire le nuove
minoranze della Nazione italiana alimentate ed in via di espansione per una immigrazione,
legale ed illegale che sia, proveniente da aree a noi limitrofe che non si può
arrestare o controvertire.
Il volume che
sarà il prodotto di questo progetto, ha come titolo provvisorio
“Capire e
conoscere la Grande Guerra attraverso il valore del soldato italiano” con un
sottotitolo da scegliere in fase di editing. Il volume sarà corredato da un Dizionario Minimo sulla Prima Guerra
Mondiale[1]
Anche in questo
caso, la divulgazione e le possibilità di utilizzo del volume realizzato trova
nel progetto “Storia in laboratorio”, già avviato e sostenuto dal Centro Studi di
questo Istituto uno dei veicoli più significativi per arrivare ai giovani;
naturalmente la fase propedeutica e quella di illustrazione agli operatori
scolastici si avrà tramite il portale www.istitutonasstroazzurro.org,
supporto digitale che utilizzando il web come mezzo di diffusione, oltre al
blog di riferimento www.stroiainlaboratorio.blogspot.com.
*Titolo provvisorio da definire al termine della ricerca e della
rielaborazione del materiale acquisito.
martedì 26 gennaio 2016
2015 Progetto NA1. "Commemorazione del Centenario dell'Entrata Italiana nella Prima Guerra Mondiale"
NOTIZIE CEsVAM
Iniziamo a pubblicare da oggi i titoli e le relazioni illustrative dei progetto che L'Istituto del Nastro Azzurro ha presentato ai vari organi Istituzionali a seguito di richiesta, a mezzo lettere circolari o bandi, dei medesimi
Progetto denominato NA1
RELAZIONE TECNICA
ILLUSTRATIVA
SULLE MODALITA’ CON CUI SI INTENDE SVOLGERE L’INIZIATIVA
PRESENTATA
TITOLO
DEL PROGETTO
“COMMEMORAZIONE DEL
CENTENARIO DELL’ENTRATA ITALIANA NELLA
I^ GUERRA MONDIALE”
L’Istituto del Nastro
Azzurro – fra Decorati al Valor Militare è un Ente Morale dal 31 maggio 1928 e, si propone di nobilitare il segno del valore
, tutelare il rispetto e l’amore per la Patria e diffondere, soprattutto
nelle giovani generazioni, la coscienza dei doveri verso
questa. Si prefigge inoltre lo scopo di ravvivare il ricordo degli eroismi
compiuti mediante pellegrinaggi e cerimonie.
In tale contesto
l’Istituto ha deliberato di commemorare il Centenario della 1^ Guerra Mondiale
onorando i Caduti di quell’immane conflitto in uno dei Sacrari Militari del
Veneto. La scelta è caduta sul Sacrario Militare di Asiago dove riposano i
resti mortali di soldati italiani ed austro-ungarici che pur impegnati su
fronti opposti sono stati accomunati da un tragico destino.
Si è allora pensato
di organizzare una cerimonia coinvolgendo la Croce Nera d’Austria,
un’Associazione che dal 1919 censisce i luoghi di sepoltura ed effettua periodiche visite nei cimiteri e
nei Sacrari Militari che contengono
spoglie di soldati austriaci sia in Austria che all’estero. L’invito è stato accolto e nei giorni 16 e 17
maggio 2015 una delegazione austriaca comprendente i vertici della Croce Nera, autorità
parlamentari ed appartenenti ad associazioni d’arma, per un totale di un
centinaio di persone arriveranno ad Asiago. La presenza stranierà sarà
completata da autorità consolari ungheresi, mentre quella nazionale sarà
assicurata da Soci dell’Istituto, studenti provenienti dalla Toscana e dal
Veneto.
La commemorazione prevede una serie di
eventi e manifestazioni comprendenti esibizioni di bande e fanfare italiane ed
austriache che coinvolgeranno anche la popolazione locale.
Il progetto si propone lo scopo di unire Popoli che 100
anni fa erano in guerra e che oggi, insieme, vogliono conservare la memoria dei
propri Caduti affinché le nuove generazioni non dimentichino ì sacrifici e le difficoltà che hanno
affrontato i protagonisti di quell'epopea.
Per quanto riguarda
la fase di divulgazione dei risultati
essa avverrà sia con la pubblicazione sul periodico dell’Istituto sia con
metodi divulgativi più moderni: il portale www.istitutonasstroazzurro.org
ed il supporto digitale che utilizzando il web come mezzo di diffusione, si
rivolge ai giovani quali maggiori utilizzatori delle nuove tecnologie di
comunicazione.lunedì 25 gennaio 2016
Collegio Militare di Roma . Cartoline Storiche II
ARCHIVIO
Adele Pizzullo
Adele Pizzullo
Tre cartoline dedicate al tradizionale Mak P 100 dei corsi d'anteguerra
con temi riguardanti la vita del Collegio Militare, disegnati attraverso la fantasia
degli Allievi
domenica 24 gennaio 2016
Le Repubblica Partigiane in Umbria
APPROFONDIMENTI
* Nota ricevuta da Giovannni Simoncelli, Anpi Umbria, che ringraziamo
IL TERRITORIO LIBERO DI CASCIA*
Dott. Andrea Martocchia, Gen. Enzo
Climinti
Il recente
fascicolo di Patria Indipendente "Semi di Costituzione. La bella
storia delle repubbliche partigiane" (Settembre 2014) riporta una
mappa delle Repubbliche partigiane, Zone libere e Repubbliche contadine sorte
nel 1944, che evidenzia alcune novità storiografiche di grande rilievo. Tra
queste, va sottolineata la menzione del Territorio Libero di Cascia,
esperienza sorta nella Valnerina umbra, che nella accezione più restrittiva
va datata dal 15 febbraio 1944 – giorno in cui, a seguito della
presa del controllo di Norcia, viene formalmente annunciata a
mezzo manifesti murali la creazione della zona libera "di
Norcia e Cascia" – fino al 31 marzo 1944, data
della imponente e sanguinosa rappresaglia tedesca ("Grossunternehmen
gegen die Banden"). Protagonista dei fatti fu la locale Brigata
Antonio Gramsci, avente commissario politico Alfredo Filipponi
"Pasquale", che nella fase finale ne diverrà il comandante, mentre
nei mesi precedenti a comandarla era stato lo jugoslavo Svetozar Lakovic
"Toso". La Brigata, formalmente costituitasi all'inizio del
febbraio, fu dispersa nella rappresaglia ed i nazifascisti
ripresero il controllo del territorio, ma solo per un breve lasso di
tempo, dopodiché le azioni partigiane tornarono a intensificarsi fino alla
definitiva Liberazione (giugno 1944).
Esistono anche
accezioni più estese per questa misconosciuta vicenda resistenziale: già il
27 dicembre 1943 Cascia è infatti posta sotto il controllo delle formazioni
partigiane che confluiranno nella Bgt. Gramsci; addirittura, Celso
Ghini "Luigi", che da incaricato dal CLN di Roma si reca in
quella zona e presiede alla costituzione formale della Brigata,
intenderà la zona libera in una accezione tanto larga da farla durare
sin dal settembre-ottobre 1943 e da includervi tutte le aree a cavallo
tra Umbria e Marche meridionali in cui i tedeschi non si sentivano al
sicuro, perciò delimitate con i noti cartelli "Achtung banditen":
un'area vasta da Tolentino al confine abruzzese e da Amandola a
Narni! In questa accezione così estesa, la Bgt. Gramsci non è
l’unica formazione partigiana protagonista degli eventi, bensì assieme ad
essa svolgono un ruolo anche le altre formazioni umbro-marchigiane monitorate
da Ghini in qualità di ispettore, a partire (per lo specifico della
Valnerina) dalla banda di Ernesto Melis, nata a Spoleto ma che nella
fase successiva si stanzierà nella zona di Visso ed avrà un ruolo-chiave
nella Liberazione finale di Norcia, benché oramai in assenza di colui che ad
essa aveva dato il nome.
Certamente,
almeno nella accezione più stretta, questo Territorio Libero merita di
essere menzionato nella pubblicistica del partigianato e nella stessa
storiografia resistenziale ben più di quanto non sia successo in
passato: in effetti, esso è stato generalmente omesso dalle tradizionali
elencazioni delle realtà omologhe visto che l'attenzione è stata rivolta
pressoché esclusivamente alle Repubbliche sorte sull'arco alpino e ad alcune
altre importanti realtà sviluppatesi a ridosso della Linea Gotica
– tutte però cronologicamente successive, a parte la cosiddetta
Repubblica del Corniolo, nel Forlivese, che è effettivamente contemporanea al
Territorio Libero di Cascia (dal 2 febbraio 1944 o, secondo altre fonti,
già dal dicembre 1943, fino ai primi di marzo) ma la cui storia è
legata alla figura molto controversa di Riccardo Fedel
"Libero". Ancora precedente è la breve esperienza della Repubblica
di Maschito, in Basilicata (15 settembre – 5 ottobre 1943), ed altre
simili al Meridione, che furono però casi di mero autogoverno
amministrativo, senza operatività militare partigiana.
La coscienza che
quella di Norcia e Cascia fosse “la prima zona libera d’Italia e,
quindi, il primo esperimento di autogoverno attuato da Partigiani”,
parve affermarsi solo nel breve lasso di tempo segnato dalle
celebrazioni del Trentennale, cioè nel 1974-1975, quando tra l'altro proprio
a Norcia fu tenuta una Tavola Rotonda i cui Atti sono stati dati alle stampe
solo recentissimamente (1). Tale consapevolezza riecheggiò anche in
tutti i numerosi articoli dei quotidiani che, all'epoca, riferirono
dell’evento (2).
In anni recenti,
la questione è stata approfondita a seguito di ricerche specifiche,
effettuate da chi scrive, che hanno preso spunto da almeno due aspetti
importanti:
1) il ruolo
svolto dai partigiani stranieri, soprattutto jugoslavi, negli sviluppi
militari e politici della vicenda;
2) l'entità e la
dinamica delle repressione tedesca all'inizio di aprile 1944.
PARTIGIANI
JUGOSLAVI IN APPENNINO
La Brigata
Gramsci arriverà a contare 1155 effettivi, di cui 230 jugoslavi e 30 russi,
più circa 400 "patrioti", in base ai dati della Commissione
Regionale per il riconoscimento dei Partigiani dell'Umbria che fu coordinata
nel dopoguerra proprio da Alfredo Filipponi oltre che dal perugino Mario
Bonfigli. Più ancora che al numero, il peso rilevante della componente
straniera fu dovuto alla elevata preparazione politica e militare degli
antifascisti jugoslavi, che non a caso si trovavano in zona in quanto
fuggiaschi dai numerosissimi luoghi di detenzione, lavoro coatto e
internamento presenti in Umbria e regioni limitrofe: quel "sistema
concentrazionario" dell'Italia fascista che timidamente si è iniziato a
ricostruire in anni recenti. Gli jugoslavi erano in maggioranza già
esperti nella guerriglia perché l’avevano condotta nel loro paese, contro gli
eserciti di occupazione tedesco e italiano nonché contro i collaborazionisti
locali, fino alla cattura e alla deportazione in Italia. Inoltre, la
gran parte di loro erano giovanissimi militanti della SKOJ (la struttura
giovanile del Partito Comunista jugoslavo), con una formazione ideologica
solida ed una piena coscienza del nemico da affrontare. Con la loro
esperienza e con la loro determinazione antifascista, essi dettero, fin
dall’inizio, un valido contributo alla formazione del movimento partigiano in
Italia e al consolidamento della capacità combattiva delle giovani
reclute. (3)
Nello specifico,
il gruppo degli jugoslavi della "Gramsci" si radunò attorno ad
alcuni detenuti politici nel carcere di Spoleto, tra i quali lo stesso Toso,
che erano stati protagonisti della rocambolesca evasione
avvenuta il 13 ottobre 1943 (altre evasioni si ebbero in quelle
settimane, spec. il 25-26 novembre). Questi evasi presero dapprima
contatti con Melis a Gavelli, una piccola frazione sita sul percorso che
dalla valle del fiume Nera conduce a Monteleone di Spoleto; ben presto però
si manifestarono forti dissidi tra la componente di Melis, in cui prevalevano
militari ed ufficiali italiani di fede monarchica e badogliana, e quella di
Toso, a egemonia comunista, formata da stranieri perseguitati che in quanto
tali non avevano nulla da perdere e tutto da guadagnare in una lotta armata
attiva. Dopo la rottura, gli jugoslavi di Toso assieme ad alcuni italiani più
determinati si spostarono a Mucciafora, paesino vicino alla cima del
Monte Coscerno, il più alto della zona. Proprio Mucciafora fu il
teatro della prima grande strage nazifascista in zona, avvenuta il 28
novembre 1943, di cui furono vittime soprattutto i capifamiglia del posto,
che avevano offerto generosa protezione ai partigiani, oltre ad alcuni
combattenti di entrambe le nazionalità.
Dopo un iniziale
sbandamento, le attività del gruppo di Toso proseguono con l'intensificazione
dei rapporti con l'altro nucleo ad egemonia comunista sorto nell'Umbria
meridionale: quello degli operai (molti di loro lavoratori delle Acciaierie),
contadini e montanari italiani organizzatisi attorno a Filipponi, provenienti
soprattutto dal Ternano.
La
"Gramsci" poté dunque disporre di un nerbo di grande esperienza e
potenza militare, costituito dagli jugoslavi, e di un ampio bacino di
militanza costituito da elementi popolari, i cui principali esponenti erano
perseguitati politici antifascisti della primissima ora quale lo stesso
Filipponi. E' nella fortunata combinazione di queste diverse componenti che
si spiega la straordinaria riuscita delle operazioni partigiane che si
susseguirono nei mesi successivi e che portarono la zona libera a raggiungere
quella massima estensione precisata nel Proclama del Comando
della Brigata Gramsci che riproduciamo a lato.
Il 20 marzo
1944, l'ispettore Celso Ghini relazionava così alla direzione del PCI sulla
situazione in quell'area:
«La situazione
che ho trovato è di un interesse e di un'importanza eccezionale; ho
trovato una brigata su tre battaglioni (150 uomini armati) ai quali si
sono aggiunti in questi giorni altri 150 uomini che abbiamo diviso in
due battaglioni e siccome pensiamo di aggregare alla brigata anche il
battaglione G. Manni (Narni) disponiamo ora di 6 battaglioni con poco
meno di 400 uomini, i quali aumentano ogni giorno ponendo di fronte
a noi una quantità di problemi complessi che per mancanza di uomini capaci
ci mettono in serie difficoltà […] Lo sviluppo degli avvenimenti
ha letteralmente sopraffatte le scarse forze preparate del nostro
partito […] Si parla insistentemente di imminenti
rastrellamenti ed io temo uno sbandamento per deficienza di quadri e di
preparazione […] Mandate subito uomini quanti più ne potete per
il lavoro politico, per il lavoro di agitazione, per il lavoro militare
[…] Mandate materiale, molto materiale, ogni settimana materiale,
e
rispondete sollecitamente alle lettere […] Sono giunti due compagni montenegrini [Pešić e
Borić], uno è veramente buono, ma non fa onore al nostro partito che in
una zona talmente interessante non gli si possa mettere accanto nemmeno
un elemento equivalente ». (4)
LA "GRANDE
OPERAZIONE CONTRO LE BANDE"
La valenza
militare delle azioni della guerriglia della
“Gramsci”, nell’economia degli eventi della II Guerra Mondiale
sulla Penisola – segnatamente nella prima fase della guerra, quando il
fronte è ancora attestato sulla Linea Gustav –, è molto più grande di quanto
non sia stato evidenziato fino ad oggi. Essendo attive a ridosso delle
principali strade consolari che da Roma conducono verso il nord-est e
l'Adriatico, con ripetuti agguati ai convogli e trasporti militari
nazifascisti, la “Gramsci” e le altre formazioni operanti nelle zone
contigue rappresentano una fastidiosa spina nel fianco nelle retrovie
tedesche e repubblichine. I partigiani ne sono coscienti, lo stesso
comandante Toso afferma: «Mi sia permesso dire che tali azioni le
dobbiamo eseguire [oltre che sulla Salaria] anche sulla strada
Flaminia, poiché questa e la Salaria sono due arterie [di cui] si
servono i tedeschi per alimentare la guerra contro gli Alleati e i
partigiani» (5). D'altronde, già il 9 febbraio 1944 Mussolini scrive
preoccupato che il “fenomeno ribellistico” nell’Italia centrale “può
tagliare le comunicazioni fra la Valle padana e Roma” (6). In
effetti, dopo che i sabotaggi partigiani e le incursioni aeree alleate
hanno danneggiato la viabilità principale, il “fenomeno ribellistico”
mette a repentaglio anche la viabilità secondaria, laddove viceversa la
necessità impellente per i tedeschi, dopo la caduta di Cassino, è quella
di liberare in fretta le direttrici della ritirata verso nord.
Le cose prendono
una piega particolarmente preoccupante per i nazifascisti con i clamorosi
fatti di Poggio Bustone, il 9 marzo 1944. Quel giorno, la
reazione partigiana ad una incursione fascista viene potenziata dallo
scatenarsi di una vera e propria jacquerie popolare. Il btg.
“Morbidoni” della “Gramsci” con solamente 18 partigiani deve fronteggiare la
colonna fascista composta da centosettanta militi inizialmente guidata dal
prefetto Di Marsciano, poi dal questore Pannaria, che irrompe nel paese
in cerca dei renitenti, devastando ed uccidendo tre uomini e una donna;
ma nelle ore successive è la popolazione stessa, inferocita, a reagire
furiosa, punendo e scacciando i fascisti. (7)
Pochi giorni
dopo, la presa di Leonessa viene perciò percepita dal nemico come
l'ultimo inaccettabile affronto, tanto che la località viene
definita dalla Wehrmacht "Hauptstützpunkt der Banden",
cioè letteralmente: principale presidio delle bande (partigiane).
Non a caso tale definizione è stata ripresa nel titolo del lavoro di ricerca
del Gen. Enzo Climinti (8), che ha sottolineato e sviscerato questo
fondamentale caso storiografico. Dopo molte settimane in cui, di fatto, il
territorio immediatamente a nord di Leonessa (la strada verso Monteleone e la
Valnerina) era già sotto il controllo partigiano, la presa da parte della
"Gramsci" di questa cittadina in posizione dominante sul massiccio
del Terminillo rappresentò da un lato l’apice delle attività della
Brigata, dall’altro fu l’inizio della fine della “zona libera”: inevitabile
era a quel punto la violenta rappresaglia, che sarebbe difatti seguita
di lì a due settimane. L’area fu sottoposta ad una impressionante forza
d'urto da parte dei nazifascisti. Il 29 marzo le truppe tedesche – composte
da reparti di Alpenjänger, SS carriste e elementi della divisione Göring
–, coadiuvate dalle formazioni fasciste del battaglione M e da paracadutisti,
iniziarono operazioni di “controguerriglia” che si sarebbero protratte
fino al 10 aprile. La “Gramsci” subì gravi perdite. Oltre cinquanta
partigiani furono uccisi e parecchi civili furono fucilati: cinque a
Cascia, tre a Colle Giacone e tre a Monteleone di Spoleto; nella stessa
Leonessa tra il 2 e il 7 aprile si contarono in cinquantadue le
persone uccise, in una azione vendicativa guidata da una ragazza del
posto disposta a tutto pur di fare carriera, Rosina Cesaretti, che è rimasta
simbolo di malvagità nei racconti dei locali.
Persino il
famigerato prefetto Rocchi, il 5 aprile 1944 espresse preoccupazione al
Comando militare tedesco di Perugia lamentando “gli inconvenienti
delle azioni di rastrellamento”, le “ingiustificate violenze e le
innocenti vittime”, con reparti che “aprono il fuoco contro la
popolazione senza discriminazione, o saccheggiano e incendiano
abitazioni private e uffici pubblici”, ed evidenziando la “delicata
pericolosa situazione creata da tali azioni” (9). Il maggiore Hermann gli
risponderà in data 22 aprile che “le truppe impegnate nella lotta
contro i ribelli hanno l’ordine di condurre questa lotta con la massima
durezza ed energia, poiché solo in questo modo possono essere ottenuti
dei risultati tangibili. Vedrebbero con soddisfazione una collaborazione
più intima da
parte
delle competenti autorità civili. Il loro compito supremo consiste nel tener
libere da ogni interruzione le retrovie sulle quali transitano i
rifornimenti per le truppe combattenti sul fronte italiano” (10).
Antifascisti e
semplici civili furono deportati a centinaia nel campo di concentramento
allestito a Cinecittà, a Roma. La controffensiva nazifascista provocò così lo
sfaldamento della “Gramsci” che solo tra la fine di maggio e i primi di
giugno riuscì a riorganizzarsi, ma con uno scollamento tra la componente
"italiana" di Filipponi e quella "slava" di
Lakovic. La brigata Gramsci in senso proprio (Filipponi) si andò a
ricostituire su alcune montagne al confine tra Umbria e Lazio, con base in
località Salto del Cieco, e fu la protagonista della Liberazione della città
di Terni il 13 giugno. I battaglioni "Tito" (Lakovic),
riunificatisi, inizialmente si spostarono sul versante sud dei Sibillini e
poi sopra Norcia, nella parte più alta della Valnerina, tra Lazio e
Marche; presto ripresero però brillanti azioni di guerriglia tanto da essere
loro stessi, assieme a reparti della "Melis", i liberatori di
Norcia e di tutta l'Alta Valnerina.
UNA RI-SCOPERTA
STORIOGRAFICA
Ha giustamente
fatto notare Francesco Innamorati (11) che "tra il gennaio e l’aprile
1944 la piccola Umbria è stata la regione italiana che ha avuto il
maggior numero di partigiani, sia in assoluto che in percentuale (18.000
partigiani nell’aprile del ’44, cioè il 24% del totale di
quelli combattenti sul territorio nazionale). Più dell’Emilia,
della Venezia Giulia, del Piemonte, etc. (…) Anche per
questo è interessante studiare la storia della Resistenza armata nella
Regione che ha avuto il maggior numero di partigiani (anche se non
sembra che finora se ne sia accorta)."
L'importanza del
Territorio Libero di Cascia, nelle ricostruzioni storiche del
periodo, non è però solo di carattere statistico, o per affermare il
"primato" cronologico di questa esperienza rispetto alle altre –
circostanze che hanno comunque una loro significatività. Né si tratta
di discutere se tale esperienza ebbe i requisiti di autogoverno di una
vera e propria "Repubblica partigiana o meno": non lo fu,
non si "istituzionalizzò"… ma quante delle Repubbliche partigiane
comunemente note si "istituzionalizzarono" effettivamente?
Quella di Cascia non ebbe prerogative di molto inferiori rispetto alla norma
delle altre zone libere della Resistenza italiana; vi furono
elementi dimostrabili di amministrazione della vita civile, quali:
- il pieno
controllo della cittadina di Cascia per tre mesi;
- la fissazione
del Comando, sede di tale autogoverno, all'Albergo Italia, come da Proclama;
- la gestione
dell'Ospedale civile;
- la gestione di
aspetti dell'economia locale: la distribuzione dei viveri (spec. dopo ogni
presa di un ammasso) e lo svolgimento del mercato; la fissazione dei prezzi
di determinate merci, come la carne;
- l’istituzione
di un Comitato di assistenza delle donne;
- il funzionamento
di un posto di ristoro, con sede all’albergo Salus di Cascia, per i
tanti prigionieri alleati in fuga attraverso quei territori;
- l'allestimento
di un campo di addestramento in località Capanne di Colle Giacone;
-
l'organizzazione della stampa e propaganda (oltre ai manifesti, la stampa del
giornale "Il Fuoco" e de "L'Unità" in una tipografia di
Norcia);
- l'istituzione
formale di un Tribunale militare, avente per scopo di “giudicare i
collaborazionisti, le spie e gli stessi partigiani che si fossero resi
colpevoli di qualche reato”. (12)
Ha spiegato Celso
Ghini: «In questo territorio tutte le autorità erano al servizio dei
comandanti partigiani. I podestà erano stati scacciati o si erano sottomessi.
I presìdi dei carabinieri erano spariti, le caserme erano state
assaltate e disarmate, i pochi presìdi fascisti che c'erano erano stati
scacciati, qui tutte le autorità erano a disposizione nostra. Ricordo
personalmente che quando ad un certo momento dovevano fare il podestà di
Leonessa, venne da noi al Comando di Cascia Tavani e disse: “io sono
stato chiamato dal Prefetto di Rieti, mi deve fare podestà. Sentite, io
accetto se siete d'accordo; se siete d'accordo collaborerò con voi, se non
dirò di no”. Noi dicemmo: “Va bene, accetta, però tu gli ordini li
ricevi da noi”. Lui accettò, poi lo fucilarono nel grande rastrellamento…» (13).
A ben vedere, al
di là di tutto questo, l'importanza di una trattazione del Territorio
Libero di Cascia in una storiografia che voglia essere aggiornata a nostro
avviso deriva piuttosto, paradossalmente, dalla sua passata rimozione,
dalla incomprensione cui sono state soggette queste vicende per troppi
decenni e fino ad oggi. Tale damnatio memoriae è stata diretta
conseguenza soprattutto della loro precocità: queste vicende si sono infatti
svolte prevalentemente, e pressoché concluse, prima ancora dello
sfondamento della linea Gustav e prima della cosiddetta Svolta di
Salerno, quindi prima anche della codificazione delle formazioni
della Resistenza Italiana in Brigate garibaldine, con i loro
ispettori, da parte del CLN-AI. Perciò tali vicende non sono
semplicemente classificabili usando gli schemi più rituali della storiografia
della Resistenza, schemi per cui alla Resistenza stessa ci si è riferiti
essenzialmente come ad una lotta di liberazione nazionale contro
l'occupatore tedesco. Questa impostazione storiografica
"tradizionale" peraltro nasce con il primo e principale storico
della Resistenza italiana: Roberto Battaglia. Il fatto a nostro avviso
più clamoroso è che proprio Battaglia, in quanto originario di Norcia e
dimorato nella casa di famiglia a Norcia in quell'inverno del '43-'44, fu non
solo testimone diretto ma addirittura protagonista degli eventi;
ciononostante ne fece solo brevi cenni nelle sue opere. In effetti Battaglia
apprese l'antifascismo in quei giorni da membri della "Gramsci" e
segnatamente dagli jugoslavi rifugiati a casa sua, ma non si integrò nelle
strutture di comando della Brigata e rimase piuttosto legato al gruppo di
Melis.
Proprio l’assenza,
tra i quadri partigiani, di ceti intellettuali e borghesi, e dei
loro partiti di riferimento, determinò la “freddezza” del CLN,
durante e soprattutto dopo la Resistenza. Al contempo, la linea
“frontista” di Salerno – definita anche “bomba Ercoli” per il modo improvviso
con cui Togliatti (“Ercoli”) la dettò in quell’inizio di primavera 1944
– ipotecò le tendenze più radicali, miranti ad una rivoluzione sociale,
che covavano in settori partigiani ad egemonia comunista quale era la
“Gramsci”.
Rimane il fatto
che quella esperienza ebbe una rilevanza politico-sociale irripetibile,
trattandosi di uno dei pochi casi – l'unico per quel territorio – in
cui l’Italia rurale, che aveva rappresentato il
retroterra indispensabile della mobilitazione partigiana, si
incontrava con la componente operaia. Tale inedita esperienza
sociale di unione nella lotta, appunto, tra la componente operaia
ternana e la componente contadina e montanara fu drasticamente
interrotta subito dopo la Liberazione: da una parte gli operai della
città (sotto l’egemonia del Partito Comunista), dall’altra le
popolazioni della valle e delle montagne (“recuperate” dalla Democrazia
Cristiana ma più ancora vittime dei fenomeni di
emigrazione, urbanizzazione, spopolamento anche a causa dei terremoti):
una separazione significativamente sottolineata anche dalla non
scontata demarcazione amministrativa tra le due province,
rispettivamente di Terni e Perugia.
Per di più, il
connubio tra ceti popolari operai e contadini si rafforzava in quella
occasione con la componente straniera, dei partigiani jugoslavi: una
comunanza di lotta e di idealità che, come ben sappiamo, ha avuto vita
durissima con la Guerra Fredda e con il "doppio ostracismo" cui fu
soggetta la Jugoslavia a seguito dello strappo con il Cominform. Stiamo parlando
di tante scissioni e fratture che oggi non sono solamente lontane nel tempo,
ma delle quali non si ritrovano più le ragioni nel mondo presente. C'è perciò
da augurarsi che, alla straordinaria vicenda del Territorio Libero di Cascia,
si possa finalmente dare lo spazio che essa merita nella memoria locale,
nazionale e internazionale.
--- RIQUADRO ---
Proclama
del Comando della Brigata Gramsci
“Con la
liberazione di Norcia, Leonessa, Poggiobustone, Albaneto, e rispettive
frazioni dell’Alta Val Nerina, la Brigata garibaldina A. Gramsci ha liberato
circa 1000 Kmq. di territorio, migliaia e migliaia di lavoratori sono stati
liberati dalla schiavitù nazifascista. Questo Comando, mentre invita tutti i
cittadini a collaborare con i Partigiani per le necessità delle popolazioni
locali, rende noto che da oggi, 16 marzo 1944, il territorio di Leonessa e
San Pancrazio, in zona di Narni, con i limiti Rivodutri, Poggiobustone,A
lbaneto, Castiglioni di Arrone è considerato staccato da Rieti, Terni e
Perugia, città ancora dominate dai nazifascisti ed è unito al territorio di
Cascia, Norcia, Monteleone dell’Alta Val Nerina; per conseguenza la Brigata
garibaldina A. Gramsci, unica autorità esistente in detto territorio che
degnamente rappresenta la nuova Italia democratica, assume la responsabilità
di fronte ai cittadini militarmente, politicamente e amministrativamente.
I cittadini, per
le loro necessità, sono invitati a rivolgersi ai rispettivi Comuni e al
Comando della Brigata sito all’Albergo Italia di Cascia.”
[Affisso in 200
copie nei centri liberati il giorno 16 marzo 1944]
---
GLI
AUTORI:
Enzo
Climinti, Generale GdF,
decorato, storico militare, fu testimone e fiancheggiatore delle attività
partigiane presso Leonessa. Andrea Martocchia, saggista, è
segretario del Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS.
NOTE:
(1) Cfr. Norcia
1975, da cui è tratta la citazione (a p.12: Premessa).
(2) Cfr. ad es. “Innamorati:
‘L’esempio della prima zona libera’”, in Paese Sera del 12 ottobre 1975.
(3) Cfr. Martocchia
2011.
(4) Lettera
di Luigi dall'Umbria alla Direzione del PCI, 20 marzo 1944, pubbl.
in Secchia 1973, pp.382-384; originale in Archivio PCI, Istituto
Gramsci.
(5) In Filipponi
1991, p.259.
(6)
Lettera a Renato Ricci, comandante della GNR. Cit. in Amatori 1983,
p.36.
(7) La battaglia
ha dato origine a memorie popolari immortalate nella canzone di Dante
Bartolini sul "Traditore Tanturri", parte del patrimonio di
storia orale e di canti raccolto negli anni '70 dal Gruppo “Gianni Bosio” e
negli studi di Alessandro Portelli.
(8) Climinti
2001. Sullo stesso tema si veda anche: Climinti 2006.
(9)
Fonte: ASP, APP, b.145.
(10) Riprodotto
in Climinti 2001, p.50.
(11) Partigiano
già presidente dell'ANPI provinciale di Perugia oltreché presidente
della Consulta Regionale umbra per le celebrazioni del trentennale
della Resistenza che organizzò la Tavola Rotonda del 1975 a Norcia. La
citazione è tratta dalla Prefazione a Norcia 1975.
(12) Ordine del
giorno del Comando della Bgt. “Gramsci” n.3 del 31/3/1944. (v.e. “Cascia,
zona libera di” in: Enciclopedia. Copia del documento
originale in: Arch. ISUC, Fondo ANPI Terni, Resistenza/Liberazione).
Per approfondimenti sul funzionamento e le vicende del Territorio Libero di
Cascia e sulla Bgt. Gramsci riteniamo fondamentali, oltre alle altre qui
citate, due fonti: Filipponi 1991 e Bitti 2010.
(13) Da Ghini
1973, pp.71-72.
BIBLIOGRAFIA:
Amatori, Enrico,
1983: La Resistenza nel Reatino (1943-1944). Rieti, Il Velino.
Bitti, Angelo;
Covino, Renato; Venanzi, Marco, 2010: La Storia rovesciata. La guerra
partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera
del 1944. Narni, Crace.
Climinti, Enzo,
2001: Leonessa 1943/1944 : Hauptstützpunkt der Banden. Roma, Arti
grafiche San Marcello.
Climinti, Enzo,
2006: Il gruppo di combattimento “Schanze” nella grande impresa
contro le bande – Grossunternehmen gegen die Banden – marzo-aprile 1944,
Appennino umbro e alto Lazio. Roma, Edizioni Settimo Sigillo.
[Enciclopedia]: Enciclopedia
dell’Antifascismo e della Resistenza, sotto la direzione di P.
Secchia e E. Nizza. Milano, La Pietra (sei volumi e due appendici
editi tra il 1968 e il 1989).
[Filipponi
1991]: Il diario di Alfredo Filipponi comandante partigiano, a
cura di Giuseppe Gubitosi / ISUC. Foligno, Editoriale Umbra, 1991.
[Ghini 1973]:
Celso Ghini, Il territorio libero umbro-marchigiano (settembre 1943 –
giugno 1944), in: Resistenza e liberazione nelle Marche, Atti
del primo Convegno di studio nel XXV della Liberazione.
Urbino, Argalia, 1973.
Martocchia,
Andrea, 2011: I partigiani jugoslavi nella Resistenza
italiana. Storie e memorie di una vicenda ignorata. Con
contributi di Susanna Angeleri, Gaetano Colantuono, Ivan
Pavičevac. Prefazione di Davide Conti, Introduzione
di Giacomo Scotti. Roma: Odradek.
[Norcia
1975]: Il Territorio Libero di Norcia e Cascia a 70 anni dalla
proclamazione 1944-2014, a cura di Andrea Martocchia.
Prefazione di Francesco Innamorati, Introduzione di Costantino Di
Sante. Roma: Odradek, 2014.
[Secchia
1973]: Il Partito Comunista Italiano e la guerra di liberazione
1943-1945. Ricordi, documenti inediti e testimonianze, a cura di
Pietro Secchia. Milano, Feltrinelli, 1973.
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