Le potenze vincitrici della prima Guerra mondiale sono sostanzialmente quattro: la Francia, la Gran Bretagna gli Stati Unti e l’Italia. Teoricamente alla Conferenza per la pace indetta a Wersailles partecipavano tutte e quattro su un piano di parità. Dovevano decidere come riorganizzare il sistema mondo ridisegnando i nuovi equilibri, modificando quelli che erano stati disegnati nel 1815 a Vienna dopo la sconfitta napoleonica.
L’Italia ebbe la sua grande occasione storica di dimostrare di essere una Grande Potenza.
In realtà l’Italia in termini di requisiti per essere definita tale, ne aveva uno solo: la popolazione, ovvero la forza lavoro produttiva. Militarmente aveva una industria ipersviluppata per via della partecipazione alla Grande Guerra, ma sul piano politico le altre potenze avevano sempre considerato il fronte italiano un fronte secondario, e per giunta la condotta italiana non certo brillante avendo avuto fasi alterne e in certi momenti anche tragiche. Sil piano industriale generale, compresa l’industria degli armamenti, agli aspetti positivi si contrapponeva il grave problema della totale dipendenza dai capitali statunitensi, sia per i crediti esistenti che per la sussistenza generale, come ad esempio la importazione di grano di cui l’Italia era totalmente dipendente dall’estero. L’approvigionamento delle materie prime strategiche era tale che l’Italia dipendenva dai mercati internazionali e da un mondo che era uscito sconvolto dalla prima guerra mondiale. Ovvero non aveva certezza lacuna. Da un momento all’altro l’Italia poteva crollare e finire nel caos senza che potesse opporre qualsiasi azione. Alla Confrenza di Wersailles questo era noto a tutti, meno che ai nostri rappresentanti sia politici che diplomatici che invece si sentivano i padroni del mondo, al centro di ogni decisione globale.1 Il vero obiettivo che dovevano perseguire era quello di avere un area da dove attingere le materie strategiche primarie per tenere in piedi l’industria nazionale e dare quindi stabilità ad una economia che era sempre sull’orlo del fallimento.
Sopratutto petrolio e carbone dovevano essere approvvigionati da aree sotto il controllo diretto italiano, in qualsiasi parte del mondo. Non avendo chiaro questo obiettivo strategico primario, i nostri rappresentanti andarono a Wersailles perseguendo obiettivi secondari, perdendo ogni credibilità e peso specifico e avviandosi ad una sconfitta diplomatica che fu la genesi di tante amare tragedie del primo dopoguerra
1Wenster R.A., Una speranza rinviata. L’espansione industriale italiana ed il problema del petrolio dopo la prima guerra mondiale, in Storia contemporanea, Anno XI, Aprile 1980, n. 2 . Bologna, Società Editrice Il Mulino, 1980, pag219 e segg.
Nessun commento:
Posta un commento