APPROFONDIMENTI
Le operazioni sul territorio italiano nel luglio 1943
Con
la resa delle truppe italo-tedesche il 12 maggio in Tunisia il 12 maggio 1943,
era facilmente prevedibile che gli anglo-americani fissassero il prossimo
obiettivo nella invasione della penisola italiana, anche se notizie davano
probabile una invasione della Grecia. Presto le loro intenzioni si fecero
manifeste, con l’attacco a Pantelleria che cadde dopo una risibile resistenza.
Con la perdita dell’Africa settentrionale, preceduta dalla ritirata in Russia,
L’Italia aveva perso le sue truppe migliori; la difesa del suolo metropolitano
diventava sempre più problematica, anche per la scarsezza dei materiali. Ma vi
erano forze e materiali sufficienti per una difesa efficace; il vero problema
stava nel morale, minato da tutta una serie di fattori negativi che chiamavano
in causa i vertici politico-militari nella loro interezza.
Gli
anglo-americani il 10 luglio 1943 invadono la Sicilia sbarcando tra Siracusa e
Licata, in attuazione della operazione “Husky”. La difesa italiana, scarsamente
appoggiata da forze tedesche riuscì inizialmente a contrastare le operazioni di
sbarco; poi dovette cedere; il 12 luglio, la linea delle difese costiere
italiane fu sfondata, mentre alcuni tentativi di reazione italo-tedeschi, con
forze tedesche fatte affluire anche dalla Francia, furono prima contenuti poi
respinti. La mancanza di una difesa mobile centrale basata fu forze mobili
motorizzate e corazzate (la divisione Littorio, poi denominata Centauro, e la
divisone della Milizia “Di Camicie Nere” con i suoi 36 Carri Tigre, erano
stanziate a Chiusi in Toscana) favorì l’avanzata alleata che raggiunse la
Sicilia centrale lungo la direttrice Enna- Caltanisetta.
Il
Comando Italiano, in relazione alle forze disponibili, rinunziò alla difesa
della Sicilia orientale, permettendo agli Alleanti di entrare a Palermo il 22
luglio indisturbati e consegnando loro il porto, che divenne in breve il punto
di forza della loro organizzazione logistica. Per disposizione del vertice
militare italiano erano stati mandati in Sicilia effettivi nativi dell’isola,
nel presupposto che i Siciliani
avrebbero difeso la loro isola fino all’estremo. La realtà si manifestò quasi
subito; sempre più numerosi furono i soldati nativi dell’isola che trovarono
ogni giustificazione e modo per lasciare i loro reparti per raggiungere le lro
famiglie, in un clima di completa sfiducia verso le istituzioni sia militari
che politiche. La difesa era minata nel morale e nella determinazione e questo
ebbe ripercussioni quanto mai negative sulla condotta delle operazioni.
Il 20 luglio le disposizioni per le forze
italo-tedesche prescrivevano che dovevano attestarsi a difesa delle provincie
orientali lungo una linea che, da Sud a Nord, segue il corso del Simeto, sale
all’altezza di Nicosia, e s’allarga ad ovest al alcune parti delle Madonie. La
linea viene presto investita dagli anglo-americani, che, grazie alla
determinazione delle unità tedesche ed a costo di sensibili arretramenti,
attuando la classi manovra di arresto momentaneo, reazione dinamica locale e
ripiegamento su posizioni più arretrate già predisposte alla difesa, sono
contenuti. I combattimenti assumo densità consistenti e sono via via sempre più
accaniti, dando momenti di arresto consistenti alle forze avanzanti. Il 5
agosto 1943 la situazione si compromette definitivamente con la conquista di
Catania da parte britannica, dopo intensi combattimenti, in cui emerge la
determinazione italiana a combattere ( battaglia del ponte di Primo Sole).
I
resti delle unità italiane passano lo stretto e si riorganizzano in Calabria;
questo movimento ha termine il 12 agosto, mentre le forze tedesche continuano a
dare copertura ed a trattenere gli anglo-americani, sviluppando azioni di
frenaggio e arresto momentaneo che permette di guadagnare tempo. Questa azione
ha successo e consente al Comando tedesco di trasferire in Calabria la quasi
totalità delle truppe impiegate e, cosa ancora più importante, la quasi
totalità dei mezzi e degli equipaggiamenti. L’operazione ha termine il 17
agosto, mentre il 16 gli alleati entrano a Messina
a,
dopo una quanto mai squallida disputa tra il gen. Montgomery, britannico, ed il gen., Patton, statunitensi, impegnati
in una sorta di corsa a chi arrivava primo nella città dello stretto.
(massimo coltrinari)
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