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domenica 29 dicembre 2019

Editoriale Dicembre 2019

Editoriale

il mese di dicembre ha visto l'impiego del CESVAM incentrato nel portare a termine e chiudere i cicli di ricerca dei progetti in corso. In particolare quello dedicato alla preparazione del Dizionario minimo della Guerra di Liberazione  in vista delle celebrazioni del 75° anniversario della fine della seconda guerra mondiale e degli avvenimento fondanti la nostra Repubblica.

In particolare si sono affrontati temi di ricerca che ancora oggi presentano punti molto interessanti da approfondire. Per chiudere l'anno sottolineando che il CESVAM è un centro di studio e di ricerca proponiamo ai lettori uno dei tanti temi trattati. La responsabilità del vertice politico-militare del Regno d'Italia che, una volta giunto a Brindisi lasciando Roma tardò in modo irresponsabile a dichiarare la guerra alla Germania, mettendo così a repentaglio la sorte di migliaia di soldati italiani che ancor stavano combattendo contro i tedeschi.


Gli eccidi di Lero, come quelli di Cefalonia, Coo, in Grecia, in Albania e nei Balcani ed il trattamento dei soldati italiani da parte dei tedeschi, che fu oltre che criminale e tragico anche sostanzialmente ottuso ed idiota dato il bisogno estremo che gli stessi tedeschi avevano di alleati e di mano d'opera, chiamano ancora una volta in causa l’atteggiamento del vertice politico-militare del Regno d’Italia e di Badoglio in particolare come detto.

Lero dimostra, con i combattimenti violenti(13-17 novembre 1943 che la leggenda del "tutti a casa" per l'Esercito Italiano è, appunto, una leggenda. 

 A Lero, però, nonostante che numerosi ufficiali siano stati passati per le armi non vi fu uno sterminio di massa come l’accanita resistenza italiana, (i tedeschi ebbero oltre 1180  Caduti, oltre il 41% della forza impiegata) poteva lasciar presagire, come  fu a Cefalonia. Da qui qualche considerazione. 
  
Nicola Gallerano scrive:

Sembra a noi che questa circostanza sia da metter in relazione con l’avvenuta dichiarazione di guerra alla Germania, che è del 13 ottobre mentre la fine della resistenza negli altri importanti presidi è precedente a quella data e si concluse quasi sempre con l’eccidio degli italiani che avevano osato combattere come franco-tiratori. Se la supposizione fosse fondata come pensiamo, ne verrebbe un nuovo specifico carico di responsabilità per il re, che si oppose alla dichiarazione di guerra  fino al 13 ottobre; per Badoglio che non gliela seppe imporre, come capo del governo, e per il Comando Supremo che seguitò a comportarsi, dal momento in cu si sentì bel al sicuro a Brindisi, come se quei combattimenti non lo riguardassero non esitando a falsificare ancora una volta la verità nella motivazione della Medaglia d’Oro alla memoria conferita a Mascherpa e a Campioni (fucilati a Parma il 24 maggio 1944 in seguito a sentenza di un tribunale fascista) per aver essi “ eseguito ordini ricevuti”: laddove il primo non ne ebbe affatto ed agì di propri iniziativa, mentre il secondo ricevette l’ordine di cavarsela da solo”[1]

La concessione della Medaglia d'Oro non cancella la realtà dei fatti. 
Nella dedica del suo libro agli avvenimenti armistiziale Ruggero Zangrandi appone questa dedica

Dedico questo lavoro 
a mia figlia Gabriella 
ed ai giovani della sua età 
nella fiducia che una conoscenza non convenzionale 
di quel che accadde in Italia 
intorno all'8 settembre 1943 
concorra a far loro imparare prima
 il male che possono arrecare a un Paese
 le cattive azioni di capi vili
 e quanto poco
 il sacrifico di migliaia di uomini semplici
 riesca poi a farvi rimedio

L'augurio di fine anno è che una conoscenza non convenzionale di quanto accaduto non solo nel 1943, ma di tutta la nostra storia recente e, sopratutto,  della realtà quotidiana ci aiuti ad avere più certezze per l'avvenire.
(massimo coltrinari)

[1] Gallerano N. La resistenza italiana nell’Egeo dopo l’8 settembre 1943 .in Ruggero Zangrandi 25 luglio 8 settembre 1943, Milano, Feltrinaelli 1964, pag.  995 e segg.

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