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domenica 19 febbraio 2017

La Rete e le relazioni internazionali

UNA FINESTRA SUL MONDO

Rete e Pace
Cyberspazio: non solo guerra e spioni
Tommaso De Zan
02/02/2017



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A sentire i telegiornali ci sarebbe da preoccuparsi sullo stato di salute di Internet e sull’utilizzo di strumenti Information Communication Technology (Ict).

Tra hacker russi che interferiscono con i processi elettorali delle democrazie occidentali, professionisti all’apparenza innocui alle prese con campagne di spionaggio, e criminali informatici la cui azione si stima provocherà 6 bilioni di dollari di danni all’economia, qualcuno potrebbe cominciare a flirtare con l’idea che, in fin dei conti, sia meglio chiudere i rubinetti e “bloccare la rete”.

Nonostante i pericoli e le minacce dello spazio cibernetico, sarebbe folle pensare di poter tornare indietro all’era pre-internet. Non è lo scopo di questo articolo fare una disamina approfondita sui benefici apportati da maggiore connettività e sempre più potenti strumenti Ict, ma basta ricordare che se ci stiamo muovendo verso l’Internet of Things e l’Industria 4.0 un motivo ci sarà.

Applicazioni per prevenire i conflitti
Tra questi benefici, però, forse non si parla abbastanza delle attuali e potenziali applicazioni che rete e strumenti informatici hanno o potrebbero avere nel campo della prevenzione dei conflitti e del consolidamento della pace.

Un recente studio dell’Istituto Affari Internazionali, nel contesto del progetto EU-Civcap finanziato dalla Commissione europea, ha scoperto che connettività e strumenti Ict hanno o potrebbero avere un ruolo importante anche nei suddetti campi, soprattutto per le possibilità che questi offrono nella produzione, conservazione e condivisione di dati.

Il rapporto si è soffermato sull’applicabilità di alcuni particolari tipi di tecnologie come ad esempio computer e smartphone (e relativi software), gli Unmanned Aerial Systems (Uas), più comunemente conosciuti come droni, e i sistemi satellitari.

Smartphone, computer e relativi software vengono già utilizzati nel sistema di “early warning” keniano, che ha lo scopo di monitorare l’eruzione di atti di violenza. La popolazione dispone di telefoni cellulari attraverso i quali invia degli sms per allertare le autorità di possibili episodi conflittuali.

Un altro esempio è il sistema realizzato dall’United Nations Development Programme (Undp), che ha realizzato un software (Crisis Recovery Mapping Analysis) che permette di creare mappe virtuali con i dati ricevuti dal terreno.

Qualcuno afferma che arriveremo a breve anche a utilizzare l’enorme quantità e granularità di dati derivanti dall’utilizzo di siti e social network come Twitter, Facebook, Instagram e Youtube (“Big Data per la prevenzione dei conflitti”).

Il lato nascosto, ma non oscuro, di droni e satelliti
Nonostante siano più conosciuti nella loro configurazione da combattimento, i droni possono essere utilizzati per altri scopi rispetto a quello di attacco. Specialmente quando equipaggiati con avanzati sistemi per la raccolta dati, questi sistemi possono essere utilizzati per monitoraggio, sorveglianza e valutazione del rischio e/o danno.

Nel 2006, droni vennero utilizzati in Timor-Leste per verificare la situazione degli sfollati interni; nel 2010 Unosat li ha utilizzati per valutare lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione dopo il terremoto ad Haiti; più recentemente, l’Ue ha approvato l’utilizzo di droni per scopi di sorveglianza nel contesto della missione Eunavfor Med.

I sistemi satellitari offrono funzionalità nei campi dell’osservazione terrestre, posizionamento/navigazione e infine trasmissione dei dati e comunicazioni. Le possibili applicazioni per la promozione della pace sono evidenti: nel 2009, il Centro satellitare dell’Unione europea, Ue, diede supporto attraverso immagini satellitari all’operazione Eufor Ciad/Rca dell’Ue per il monitoraggio degli spostamenti dei rifugiati; supporto venne anche fornito alla missione Eumm Georgia attraverso la registrazione delle attività militari della zona; a partire dal 2014 è operativo il programma Copernicus dell’Ue, che ha fra i domini applicativi anche la protezione civile e l’aiuto umanitario nella gestione dei disastri sia naturali che non.

Benefici, ma anche rischi tecnologici
Per farla breve, i benefici che connettività e tecnologia possono avere nel campo della prevenzione dei conflitti e del consolidamento della pace sono molti e destinati ad espandersi mano a mano che queste tecnologie miglioreranno e aumenterà la connettività.

Tuttavia, c’è anche un “lato oscuro” della tecnologia che andrebbe considerato prima di lasciarsi andare in facili entusiasmi.

In primo luogo, il cosiddetto “digital divide”, la diseguaglianza generata dalle diverse possibilità di accesso e utilizzo dell’Ict, potrebbero portare ad interventi da parte di attori esterni in zone di conflitto tale da far aumentare il risentimento verso questi attori, nobili o meno che siano le loro intenzioni.

Supponiamo che una regione centrale di un Paese in preda ad una sanguinosa guerra civile sia meglio “connessa” di un’altra regione periferica e questo porti ad un intervento esterno in una regione piuttosto che un’altra. Come lo prenderebbero gli abitanti della regione “non connessa” e abbandonata?

Le conseguenze che hanno portato la diffusione di notizie false nella campagna elettorale statunitense sono sotto gli occhi di tutti. Se la manipolazione di notizie e voci avvenisse in contesti di conflitto, è facile pensare che gli effetti possano essere ben più nefasti, soprattutto quando attori con diversi interessi cominciassero a manipolare intenzionalmente e costantemente l’informazione con lo scopo di scatenare rivolte o influenzare le decisioni delle altre parti in conflitto.

Infine, il discorso privacy. Collezionare i dati che si trovano in rete offre sicuramente un vantaggio notevole se utilizzate per prendere decisioni in contesti delicati. Ma a parte quei dati che possono essere ricavati attraverso tecniche di open-source intelligence, in situazioni di crisi non è detto che gli attori in un conflitto diano il proprio consenso al dispiegamento, per esempio, di droni che potrebbero esporre le proprie malefatte alla comunità internazionale.

Una maggiore integrazione di connettività e sistemi Ict nella pianificazione e conduzione delle attività di promozione della pace può offrire dei benefici evidenti. Ciononostante, anche alla luce delle possibili controindicazioni, è bene considerare la tecnologia come uno dei vari strumenti piuttosto che la soluzione definitiva, e in questo senso, dovrebbe complementare, piuttosto che sostituire, le altre tradizionali forme di intervento da parte di attori esterni per aumentare le possibilità di una pace duratura.

Tommaso De Zan è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter @tdezan21).

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