NOTIZIE CESVAM
Cronaca di un Convegno
Si è tenuto venerdì 3 Febbraio, su due tornate una antimeridiana ed una
pomeridiana, il convegno, organizzato dal CESVAM, nel quadro della
realizzazione dei progetti presentati nel 2015 al Ministero della Difesa, il
convegno avente per Tema: “I soldati italiani in Albania da occupatori a
combattenti per la libertà”. “Dalla crisi armistiziale alla costituzione del
Comando Italiano Truppe alla Montagna. Settembre 1943-aprile 1944.”
Il convegno è stato realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata d’Albania presso la Repubblica Italiana, con la
Fondazione “Antonio Gramsci” di Roma, e la Associazione “Occhio Blu Anna Cenerini
Bova ” di Roma. Questa ultima associazione si propone di sviluppare le
relazioni culturali tra l’Italia e l’Albania al fine di promuovere la reciproca
conoscenza tra i due Paesi.
Il Convegno si è aperto con i previsti saluti da parte degli
organizzatori. In Assenza del presidente nazionale Gen. Carlo Maria Magnani,
impegnato a Firenze per l’organizzazione della Giornata del decorato 2017, ha
portato i saluti del nastro Azzurro il gen. Carlo Minchiotti; sono seguiti
quindi quelli del . Prof. Giuseppe Vacca, Fondazione “Antonio Gramsci” e quelli
a nome dell’. Ambasciatore di Albania
presso lo Stato Italiano, Amb. Anila Bitri Lani, assente per urgenti ed
improrogabili impegni in Albania.
Si è aperta quindi la I Tornata del convegno con l’assunzione della Presidenza
da parte dell’Amb. Mario Bova. che ha
svolto una ampia relazione su “Il Significato del Convegno” indicando quindi motivi e linee di sviluppo
dei lavori. Non vi è lo spazio per riportare i contenuti dell’intervento, come
delle relazioni, rimandando alla pubblicazione degli atti che usciranno nella “Collana
Storia in Laboratorio – I Liri del nastro Azzurro” nel prossimo marzo. (Chi
desidera averli si può prenotare scrivendo alla email”centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org).
Al termine del suo intervento l’Amb. Bova, che ha anche ricordato scopi
e finalità della Associazione “Occhio Blu. Anna Cenerini Bova” ha dato la
parola al Prof. Giancarlo Ramaccia,
membro del Collegio dei Redattori dei “Quaderni”, per la I Relazione dal
titolo: Il fallimento del Fascismo: per
gli Italiani il momento delle scelte. Si è avuto con questa relazione
contezza delle scelte dei 130 soldati italiani stanziati in Albania nel settembre
1943. Il prof Ramaccia ha individuato le categorie di queste scelte: i
rimpatriati, gli aderenti alla vecchia alleanza, gli internati in Germania e
Polonia, i non combattenti rifugiatesi e nascosti alla macchia, i combattenti,
dando le relative indicazioni quantitative e svolgendo le relative
considerazioni ed osservazioni. A questa relazione si è collegata quella del Dott.
Giovanni Cecini, Storico, membro del Collegio dei Redattori dei “Quaderni” dal
titolo La composizione militare del C.I.T.a.M ad ottobre 43. Aggiornamenti.
In cui si è descritto in modo capillare la composizione delle unità di questo
Comando e quelle che si sono formate in seno all’ELNA ( Esercito di Liberazione
Nazionale Albanese).
La tornata antimeridiana si è conclusa con la relazione del Direttore
del CESVAM sul tema:
L’Albania e la crisi
armistiziale italiana. Settembre-Ottobre ’43. E’ stato tracciato un quadro
politico-economico-militare dell’Albania dal momento in cui è entra in unione
con il regno d’Italia fino alla crisi armistiziale del settembre 43.
E’ stato dato spazio agli interventi del numeroso pubblico intervenuto.
Hanno posto domande ai panelist il gen. C.A. dei carabinieri, Goffredo
Mencagli; l’On. Mario Brunetti, il Maestro del lavoro Tommaso Gramiccia, il
Presidente della federazione di Perugia del Nastro Azzurro, Danilo d’Alessandro
(per iscritto) . In mattinata, per le vie brevi, aveva personalmente portato il
Saluto della Associazione Nazionale Reduci dalla Prigiona, Internamento e Guerra
di Liberazione, il Prof. Enzo Orlanducci. Anche dei contenuti di questi
interventi sarà dato conto negli Atti.
La II Tornata, iniziata alle ore 15.00 è stata aperta in modo informale
su presentazione del Gen. Carlo Minchitti, dal Prof. Bucci,ordinario all’Universtà
del Molise, nella sua qualità di
rappresentate delle popolazioni Arvaresch del Molise presso quella Università.
La Tornata è stata presieduta Gen. Dott. Massimo Coltrinari. Che ha
introdotto i lavori parlando del “Il retaggio
dei soldati italiani in Albania”
Qundi si sono svolte le due relazioni dei rappresentati albanesi e qui
vi è il modo di sottolineare come il convegno ha avuto il contributo di
studiosi italiani e albanesi. La IV Relazione è stata svolta dal Dott. Edon Quesari, Storico, che ha studiato a lungo presso la Fondazione “Gramsci”
Onlus. Che ha avuto come tema “Una metamorfosi liberatoria. I Partigiani
italiani del Battaglione “Gramsci” in Albania tra nazionalismo e comunismo
(1943-1944) “e la V Relazione svolta
dall’Amb. Pellumb Xhufi. Sul tema “Un
caso senza precedenti di fraternizzazione: la Divisione “Antonio Gramsci” e la
guerra Partigiana in Albania” che è
stata corredata dalla proiezione di interessanti ed importantissimi documenti
coevi sia in italiano che in albanese che hanno portato oggettività a questioni
che sono in discussione e che apre interessanti aspetti ai futuri e programmati
convegni.
Anche per questa tornata vi sono stati interventi. Hanno chiesto la
parola e posto domande e per iscritto Nicola Palazzi, ricercatore, Roberto Pagano,
il dott. Parisi dell’Istituto di Storia della Resistenza di
Bari, con cui si spera di riavvivare la già esistente collaborazione
ultradecennale, e la dott. Esmeralda
Truily, della Fondazione Nilde Jotti. Anche di questi interventi sarà dato
conto negli Atti. Infine merita un pochino di spazio in più l’intervento del
Luogotenente Domenico Caccia, Vicesegretario nazionale del Nastro Azzurro, che,
riprendendo l’intervento del Gen. Mencagli in mattinata, ha chiesto, sulla base
di documentazione in suo possesso, risposte in merito alla Colonna Gamucci. In
particolare Caccia ha indicato in una
precisa testimonianza albanese che i carabinieri di Gamucci sono stati fucilati
anche con l’intervento del Comandante di
Plotone Terzilio Cardinali del Battaglione Gramsci. La prima risposta è stata
data dal Dott. Coltrinari, il quale ha posto il problema delle fonti e delle
testimonianze. In particolare allo stato della ricerca non vi sono documenti
che quanto asserito dalla testimonianza albanese possa essere vero. Ha preso
poi la parola l’amb Xhufi il quale, sulla base delle fonti albanesi, ha precisato
che i Carabinieri di Gamucci sono stati fucilati con ordini precisi che
prevedevano anche che gli Italiani del battaglione Gramsci non ne fossero venuti
a conoscenza, tanto che furono avviati ad altra località il giorno precedente.
Tutto doveva svolgersi nel massimo segreto. Peraltro è noto che il gen. Azzi e
il C.I.T.a.M. vennero a conoscenza dell’eccidio solo nel Dicembre 1943.
Pertanto è facile concludere che, in “re ipsa”, nessun italiano partecipò in nessun modo a
questa decisione e quindi all’eccidio.
Questo intervento dimostra come il Convegno abbia avuto partecipazione
e le discussioni intavolate, in un clima di cordialità e rispetto reciproco,
hanno toccati temi delicati e spinosi.
Le conclusioni sono state tratte,
prima dal prof. Vacca con un accenno interessante tra i collegamenti tra Storia
Politica, Storia Sociale e Storia
Militare, con un ruolo di quest’ultima che deve necessariamente essere più rivalutato,
e che il convegno apre nei fatti l’80° anniversario della morte di Antonio
Gramsci e poi dall’Ambasciatore Bova che ha ripreso interventi di Coltrinari ed
altri ed ha sottolineato che questo è il primo convegno di un programma che
apre interessanti prospettive di approfondimento e studio e che gioverà
sicuramente ai rapporti tra Italia ed Albania.
Come Nastro Azzurro il Convegno è la realizzazione di uno dei Progetti
che stanno caratterizzando il CESVAM e quindi, come il Presidente Magnai ha
ribadito più volte, l’Istituto ha preso una svolta che sta dando frutti sempre
più copiosi e che occorre continuare su questa strada
Il convegno, quindi, ha
dimostrato di essere una delle manifestazione di quella che è stata definita la
cultura del superamento, ovvero andare per le strade del mondo, incontrarsi,
capire, sapere, comprendere per poi su una più ampia base di cognizioni articolare
valutazione e formulazioni di idee che saranno più accettabili e migliori di quelle che sono il prodotto
della cultura dell’introversione, chiusa in steccati e barriere, al di qua di
muri anche ideologici, che porta a quella spirale dell’auto distruzione che si
può sintetizzare nel noto sillogisma:
quanto una parte si impossessa del tutto, il tutto scompare.
Nessun commento:
Posta un commento