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mercoledì 8 febbraio 2017

Siria. La faticosa strada verso il futuro

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE


Il punto dei negoziati

Siria: dopo Astana, certezze (e incertezze) sul futuro
Ludovico De Angelis
30/01/2017
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Sotto l’egida russa e con il supporto turco ed iraniano, si sono conclusi il 24 gennaio i negoziati ad Astana tra i diversi attori coinvolti nella guerra civile siriana. L’obiettivo principale dell’incontro è stato quello di riunire gli attori regionali interessati con quelle forze armate ribelli considerate legittime, al fine di trovare una soluzione diplomatica alle controversie militari in atto, tramite l’adozione di un cessate il fuoco su scala nazionale.

Per quanto riguarda il futuro politico del Paese, invece, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che i colloqui programmati per l’8 febbraio a Ginevra slitteranno alla fine del mese: essi vedranno alla guida della delegazione d’opposizione non i rappresentanti dei gruppi armati presenti in Kazakhstan - i quali hanno comunque ottenuto l’autorizzazione a partecipare -, ma l’High Negotiating Committee, cioè l’organo dell’opposizione delegato per i negoziati di Ginevra.

Due giorni di colloqui
La due giorni d’incontri di Astana ha rappresentato, seppur in misura relativa, un piccolo passo avanti verso un ‘cessate-il-fuoco’ onnicomprensivo, essendo la prima volta dall’inizio dell’insurrezione che il governo e l’opposizione armata siedono al medesimo tavolo negoziale.

Sebbene il risultato della conferenza non sia stato considerato dalla totalità degli attori come soddisfacente, si è finalmente concordato un framework definito e circoscritto di gruppi dell’opposizione armata (con a capo Mohammad Alloush, leader di Jaysh al-Islam) con i quali il governo e i suoi alleati si sono mostrati favorevoli a intavolare un primo vero e proprio negoziato.

Questo sembra essere in definitiva il risultato di fondo della conferenza di Astana: seppur timidamente, infatti, il governo Assad ha de facto riconosciuto un’opposizione armata legittima. Ciò rappresenta rispetto al passato una novità, dato cheil governo ha sempre considerato tutta l’opposizione armata come “terrorista” e perciò non rappresentativa.

Questo risultato è rimasto tuttavia opaco, se non addirittura negato dal governo siriano: Bashar Jaafari - a capo della delegazione governativa - ha tenuto infatti a precisare che i rappresentanti dei gruppi armati presenti ad Astana rimangono “terroristi”.

Il comunicato di Astana
Il risultato della conferenza è stato sottoscritto in una dichiarazione congiunta redatta dalle delegazioni di Iran, Turchia e Russia, nel quale sono elencati 13 punti che verosimilmente contribuiranno a guidare i prossimi passi della transizione. Tre gli elementi essenziali:

- l’esclusione del Daesh e di Jabhat Fateh al-Sham (JFS - ex Nusra) dal ‘cessate-il-fuoco’ e la netta separazione di queste due entità dagli altri gruppi d’opposizione;
- la composizione di un meccanismo trilaterale che servirà a monitorare, prevenire e definire le modalità con le quali dovrà essere raggiunto un ‘cessate-il-fuoco’ nazionale;
- il beneplacito da parte del governo russo e dei suoi alleati alla richiesta dei rappresentanti delle forze armate ribelli di poter partecipare ai prossimi negoziatia Ginevra, i quali entrano di fatto nel processo politico.

Il comunicato finale non ha però ricevuto l’approvazione dell’opposizione, sintomo delle marcate differenze fra gli schieramenti. Infatti, nonostante i delegati ribelli abbiano riconosciuto la Russia come garante del ‘cessate-il-fuoco’, rimangono ancora molti dubbi sul ruolo dell’Iran e delle milizie afghane, irachene e libanesi ad esso affini: un esponente dell’opposizione ha addirittura affermato che la questione relativa all’esclusione di JFS non verrà affrontata finché queste milizie saranno presenti sul territorio siriano.

Altro attrito è stato quello relativo agli eventi di Wadi Barada, area a nord-ovest di Damasco posta sotto assedio dall’esercito siriano e da milizie filo-iraniane, a causa della presunta presenza di militanti di JFS.

L’opposizione ha rigettato questa insinuazione considerandola un mero pretesto che maschererebbe la ferma volontà di riconquistare una zona rilevante strategicamente (il bacino idrico che rifornisce d’acqua molti quartieri di Damasco, sotto il controllo governativo, si trova proprio in quell’area), nonché un segnale della scarsa credibilità ed affidabilità di Assad.

Le ruggini intra-opposizione
Altro punto da sottolineare è quello relativo alle scorie del post-conferenza all’interno dell’opposizione armata stessa: nella roccaforte di Idlib, infatti,la situazione sembrerebbe essersi fatta più tesa, con Ahrar al-Sham e JFS - i due gruppi salafiti-jihadisti con maggiore presa sul territorio – che hanno incrinato i loro rapporti e che, in questo momento, starebbero combattendosi in alcune località della provincia, dopo aver convissuto più o meno pacificamente per anni.

Dopo la conferenza di Astana, numerose organizzazioni - compresa Jaysh al-Islam del capo negoziatore Alloush - hanno deciso di accodarsi ad Ahrar, schierandosi perciò in contrapposizione a JFS in ciò che sembrerebbe un tentativo di isolare quest’ultima organizzazione.

A dimostrazione dei dissidi all’interno del movimento salafita-jihadista siriano, pochi giorni fa è arrivata la scomunica di JFS da parte di alcuni consigli ed esponenti religiosi salafiti nell’orbita dell’opposizione islamista siriana - tra i quali il ben noto Abu Basir al-Tartusi - che hanno definito i militanti di JFS dei Khawarij (ribelli/insubordinati), adoperando lo stesso dispregiativo utilizzato in passato per quelli del Daesh.

Ciò fa pensare che nelle prossime settimane assisteremo ad un tentativo di escludere sempre più JFS da parte dei gruppi dell’opposizione considerati legittimi, in ciò che sembrerebbe essere l’inizio di una escalation militare all’interno del movimento ribelle il quale, nonostante le differenze ideologiche, ha spesso condiviso ed unito le forze per tentare di rovesciare il governo di Assad.

Ludovico De Angelis studia Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Roma Tre e attualmente sta effettuando uno stage presso lo IAI (https://twitter.com/__Ludovico).

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