Il generale Enrico Cialdini, comandante il 4° corpo d'armata,
aveva già dato fuori un ordine del giorno che merita anch'esso d'esser
riprodotto.
<< Ufficiali, sott'ufficiali e soldati del quarto corpo
d'armata,
<< Ripigliamo le armi auspici e duce re Vittorio
Emanuele. Non ci muove ambizione di dominio, né desiderio di conquista. Altro
non cerchiamo fuorché di far libera la misera Venezia, terra non austriaca, ma
altamente italiana. Altro non vogliamo fuorché compiere l'indipendenza e
l'unità del nostro paese: sacro per ogni anima generosa e cittadina è questo
compito. Ci accompagnano quindi i voti di quanti nel mondo amano la patria.
<< All'annunzio della sospirata impresa sparvero fra
noi gare municipali e differenze politiche, tacquero rivalità di uomini e
discordie di partiti. Tutti ci demmo fraternamente la mano. Spettacolo solenne,
esempio sublime, che insegna l'Italia in qual modo possa, volendo, raddoppiare
sempre la sua potenza.
<< Allarmi dunque! La santità dello scopo, la grandezza
dei mezzi, la concordia degli animi preparano la vittoria. Ora a noi di
conseguirla. All'armi dunque.
<< Lasciamo al nemico le minacciose bravate e le
superbe parole. Il linguaggio dell'ira e dell'orgoglio non fu mai argomento di
forza nè di giustizia.
<< Noi invece ricordiamo quietamente come la nostra
bandiera corresse l'Italia da Torino a Marsala per la splendida via dei
nazionali trionfi. Noi invece traendo dal passato tranquilla fiducia
nell'avvenire attendiamo calmi e sicuri gli ordini del re guerriero, attendiamo
i decreti del destino e le sentenze del cannone.
<< Dal quartier generale di Bologna, 20 giugno 1866.
<< Il generale d'armata
<< Enrico Cialdini.>>
A cura di Roberta Bottoni e Chiara Carandente)
Nessun commento:
Posta un commento