Il re di Prussia e l'imperatore
d'Austria annunziarono ai loro popoli che la guerra era scoppiata.
Ecco il proclama di Guglielmo I:
<< Al mio popolo!
<< Nel momento in cui l'esercito prussiano parte per
intraprendere una guerra decisiva, sento il bisogno di parlare al mio popolo,
ai figli ed ai nepoti di coloro ai quali mio padre, - che Dio abbia con
sé,- indirizzava, or fa mezzo secolo,
queste imperiture parole:
<< LA PATRIA È IN PERICOLO!
<< L'Austria e gran parte della Germania hanno
sguainato la spada contro di lei.
<< Son corsi pochi anni dacché, spontaneamente e senza
risentimento del passato, stesi all'imperatore d'Austria la mano come ha
confederato, quando trattavasi di liberare un paese tedesco dalla dominazione
straniera. Avevo sperato che dal sangue versato in comune sarebbe nata una
fratellanza d'armi, che avrebbe avuto per risultato una più intima alleanza,
fondata sul rispetto e sulla stima reciproca, e con questa una comunanza generale
di azioni che avrebbe fruttato alla Germania prosperità all'interno ed
importanza all'estero. Tale speranza è svanita.
<<L'Austria non vuol dimenticare che i suoi sovrani
hanno un tempo governato la Germania. Ella non vuol riconoscere nella Prussia un
alleato naturale, ma un rivale ostile. Secondo essa, gli sforzi della Prussia
debbono essere combattuti dappertutto, perché ciò che è a favore della Prussia
porta danno all'Austria. L'antico egoismo s'è infiammato di nuovo in tutta la
sua forza; la Prussia deve essere indebolita, annientata, disonorata. Verso la
Prussia più non han valore i trattati; i sovrani della Confederazione non solo
son chiamati contro la Prussia, ma son trascinati a violare il patto federale.
Dovunque in Germania noi rivolgiamo lo sguardo, ci vediamo circondati da
nemici, il cui grido di guerra è: Umiliazione della Prussia! Ma lo
spirito del 1813 vive ancora nel mio popolo.
<< Chi ci strapperà un solo lembo del territorio
prussiano, se noi siamo fermamente risoluti di proteggere le conquiste de'
nostri padri? Il re ed il popolo, uniti più strettamente che mai in faccia ai
pericoli che minacciano la patria, considerano come lor supremo, sacrosanto
dovere di sacrificare per lei i loro beni e il loro sangue!
<< Nell'attenta previsione di quanto ora accade, ho
dovuto da anni considerare come obbligo precipuo del real mio mandato di
preparare il valoroso popolo prussiano per l'imponente sviluppo delle sue
forze. Con me, ogni prussiano guarderà con gioia e fiducia la forza armata che
copre le nostre frontiere. Col re alla sua testa, la nazione prussiana sentirà
ch' è realmente un popolo in armi. S'ingannano i nostri avversari, se credono
la Prussia paralizzata da intestine discordie. In faccia al nemico, tacciono i partiti
per rimaner anzitutto uniti nella buona come nell'avversa fortuna.
<< Ho fatto di tutto per risparmiare alla Prussia i
carichi e i sacrifizi della guerra; il mio popolo lo sa, come lo sa Iddio che
scruta i cuori. D'accordo colla Francia, l'Inghilterra e la Russia, ho cercato
fino all'ultimo momento la via di un componimento amichevole, e l'ho tenuta
aperta. L'Austria ha ricusato, ed altri Stati tedeschi hanno fatto causa comune
con lei. Sia pure. Non a me si potrà far rimprovero, se il mio popolo dovrà
sostenere una gran lotta, se forse avrà un grave peso a sopportare; - ma non i
sta più a noi la scelta!
<< Noi dobbiamo lottare per la nostra esistenza; noi
dobbiamo impegnare una lotta di vita o di morte contro coloro che vogliono
dichiarare la Prussia del grande Elettore, di Federico il Grande, la Prussia
quale è sorta dalle guerre per la libertà, decaduta dal posto che occupa,
grazie alla intelligenza e dall'energia dei suoi sovrani, grazie al valore,
alla devozione, alla civiltà del suo popolo.
<< Preghiamo l'Onnipotente, nella cui mano stanno i
destini delle nazioni e le sorti delle battaglie, che benedica le nostre armi!
<< Se Dio ci dà la vittoria, noi saremo in pari tempo
abbastanza forti per rinnovare più solidamente e più efficacemente il debole
vincolo che univa piuttosto di nome che in realtà i paesi tedeschi, quel
vincolo che oggi è spezzato da coloro che paventano il diritto alla potenza
dello spirito nazionale.
<<Iddio sia con noi!
<<Berlino, 18 giugno 1866
<< GUGLIELMO.>
Proclama dell'imperatore d'Austria:
<<Ai miei popoli!
<< In mezzo all'opera di pace che aveva intrapresa
all'intento di collocare sopra solide basi la forma costituzionale destinata ad
assordare l'unità e la potenza dell'impero in tutte le sue parti, e ad
assicurare da un altro lato il libero sviluppo interno ( autonomo ) dei diversi
paesi e popoli della Corona, i miei doveri di sovrano mi hanno ordinato di
chiamare sotto le bandiere tutte le mie armate. Alle frontiere de' miei Stati,
a mezzo dì come a settentrione, sorgono le forze armate di due nemici collegati
in un sol pensiero, quello di abbattere la potenza e la dignità dell'Austria in
Europa. Nessun pretesto di guerra fu da me dato a quegli Stati. Lungi da ciò, -
ne prendo l'Onnipotente in testimonio, - ho sempre considerato come mio dovere
di sovrano di conservare a' miei popoli i benefici della pace, e tutt' i miei
sforzi intesero a compiere fedelmente questo sacro dovere.
<< Uno de' due Stati nemici, non ha bisogno di alcun
pretesto: tormentato unicamente dalla brama di rapire colla violenza porzione
del mio impero, per lui la propizia occasione è bastante stimolo a slanciarsi
in una guerra cui nulla giustifica.
<< Quanto alle truppe prussiane che oggi minacciano i
nostri confini settentrionali, sono appena due anni che parte del fedele ed
eroico mio esercito, alleato a quelle stesse truppe, intraprendeva con esso una
campagna sulle rive del Mare del Nord. Io avevo accettato quella fratellanza
d'armi colla Prussia a fine di tutelare i diritti fondati sopra trattati, di
proteggere una popolazione tedesca minacciata, e di circoscrivere nei più
ristretti limiti i mali di una guerra inevitabile. Col fatto stesso
dell'alleanza delle due grandi potenze dell'Europa centrale, alle quali era
devoluto il compito di preservare la pace dell'Europa, io voleva ottenere
guarentigia per una pace durevole a grandissimo vantaggio del mio impero, della
Germania e dell'Europa. Conquiste non ne ho mai cercate, ed in questo riguardo
mai non ho lasciato che ombra di dubbio si levasse intorno alle mie intenzioni
né da parte dei miei fratelli d'armi, né da parte dell'Europa.
<< Disinteressato quando venne conclusa l'alleanza
colla Prussia, mi sono lasciato parimenti guidare da questo stesso sentimento,
quando, poco dopo aver conquistato i ducati dell'Elba, si facevano apparecchi
di guerra. E nel momento stesso in cui più non era un segreto per alcuno, che
fra i miei nemici si era formato un accordo, scopo del quale non poteva essere
che un assalto contro il mio impero, io non credetti ancora di rinunciare alla
speranza di conservare la pace, e il mio dovere di sovrano mi impose di
mostrarmi pronto a far tutte le concessioni compatibili con l'onore e con la
felicità de' miei popoli per evitare di comprometterla.
<< Senonché compresi tosto che più prolungate esitanze
renderebbero difficile di respingere efficacemente un assalto dal di fuori, e
metterebbe in pericolo la sicurezza dell'impero. Allora soltanto mi rassegnai
ai crudeli sacrifici che sono inevitabili quando si mette un'armata sul piede
di guerra. Alle assicurazioni date dal mio governo che io voleva la pace, alle
reiterate dichiarazioni che io era pronto a procedere colla Prussia ad un
reciproco e simultaneo disarmo, che cosa rispose il gabinetto di Berlino? Fece
delle controproposte, che, ove fossero state accettate, equivalevano ad un
oblio di tutti doveri, che e l'onore e la sicurezza del mio impero
m'inspiravano: la Prussia esigeva un preventivo e completo disarmo, non solo
per quanto risguardava lei, ma egualmente rispetto all'Italia, la cui forza
armata minacciava i miei stadi nel mezzo dì, e per le intenzioni pacifiche
della quale nessuna guarentigia era né poteva esser offerta.
<< Tutte le pratiche seguite con la Prussia nella
questione dei Ducati hanno posto ognor più in evidenza che una soluzione di
questa quistione, corrispondente alla dignità dell'Austria, ai diritti ed agli
interessi della Germania e dei Ducati, non potrebbe essere ottenuta da un
accordo colla Prussia, a motivo della sua politica manifesta di violenza e di
conquista. Le pratiche furono rotte, tutta la questione fu rimessa la decisione
della confederazione, ed in pari tempo i legali rappresentanti dell'Holstein
furono convocati.
<< Le minacciose prospettive di guerra determinarono le
tre potenze, Francia, Inghilterra e Russia, a dirigere anche al mio governo
l'invito di partecipare a conferenze in vista di mantenere la pace. Il mio
governo, concorde col costante mio desiderio di mantener la pace a' miei
popoli, non ha respinto questa partecipazione; ma ha posto alla sua adesione la
condizione espressa che il diritto europeo esistente ed i vigenti trattati
formerebbero il punto di partenza di quei tentativi di mediazione, e che le
potenze compartecipi non appoggerebbero alcun particolare interesse a scapito
dell'equilibrio europeo e dei diritti dell'Austria.
<< Se il solo tentativo di deliberazioni a favor della
pace fallisce già dinanzi a condizioni tanto naturali, è una prova che le
deliberazioni stesse non avrebbero mai potuto condurre al mantenimento ed alla
consolidazione della pace.
<< I recenti fatti provano in modo irrefragabile che la
Prussia non sostituisce che la violenza al diritto. Il diritto e l'onore
dell'Austria, il diritto e l'onore di tutta la nazione tedesca non
costituiscono più un limite all'ambizione fatalmente esaltata della Prussia,
che più non si lascia trattenere d'alcun ostacolo, nemmeno dal diritto e
dall'onore di tutta la Germania. Le truppe prussiane entrano nell'Holstein, gli
Stati convocati dal governatore imperiale furono dispersi colla forza,
l'autorità legittima nell'Holstein, che il trattato di Vienna dava in comune
all'Austria ed alla Prussia, fu da questa reclamata esclusivamente, e la
guarnigione austriaca si vide obbligata a ritirarsi dinanzi a forze decuple.
Quando la Confederazione germanica riconobbe nei fatti un'arbitraria violazione
dei trattati, ed ordinò, dietro proposta dell'Austria, la mobilitazione
dell'esercito federale, allora la Prussia, che si dà volentieri la boria di
rappresentare gl'interessi di tutta la Germania, fece l'ultimo passo nella via
fatale in cui era entrata. Spezzando il vincolo nazionale che unisce tra loro i
Tedeschi, la Prussia dichiarò che usciva dalla Confederazione; esigette che i
governi tedeschi adottassero un cosiddetto piano di riforma, che non è, in
realtà, se non uno sbrano della Germania, e fece marciare le sue truppe contro
i governi rimasti fedeli al patto federale. Gli è a questo modo che divenne
inevitabile una guerra funestissima, una guerra fratricida fra' popoli tedeschi.
<< A fronte dei mali incalcolabili che stanno per piombare su tutti, sugl' individui come sulle
famiglie, sulle province come sugl' imperi, e che io profondamente deploro, ne
appello alla storia ed all'Onnipotente, e cito dinanzi a loro sacrosanto tribunale
coloro su cui cade la responsabilità dei mali di cui saranno autori.
<<Mi decido a combattere fidente nella mia buona causa,
e sostenuto dal sentimento della potenza inerente ad un grand'impero, nel quale
principe e popolo sono uniti in un sole medesimo pensiero e desiderio:
difendere il buon diritto dell'Austria. Al cospetto de' miei valorosi eserciti,
così pronti alla pugna, che formano il baluardo, la muraglia, contro cui si
romperanno le forze nemiche, sento raddoppiarmi il coraggio e la fiducia, e non
posso che sperar bene quando il mio sguardo si incontra in quello che i miei
fedeli popoli dirigono verso di me. Uniti e risoluti nella loro devozione, essi
sono pronti ad ogni sacrifizio. La pura fiamma dell'entusiasmo patriottico
sfavilla con uguale intensità in tutta l'estensione del mio impero. Al primo
appello, i soldati in congedo mossero pieni d'ardore per raggiungere le loro
bandiere; i volontari s'arruolano in massa in corpi speciali; nelle province
più minacciate corre alle armi tutta la popolazione atta a portarle, e con la
più nobile abnegazione tutti si eccitano a sopportare i danni ed a sovvenire ai
bisogni dell'esercito.
<< Un solo sentimento anima gli abitanti de' miei regni
e province: essi sentono i vincoli che li uniscono, la forza che deriva
dall'unione. In questo momento così grave, ma al tempo stesso edificante,
deploro doppiamente che l'opera di conciliazione sulle questioni costituzionali
non sia ancora tanto inoltrata, da permettermi di raccogliere intorno al mio
trono i rappresentanti di tutti i miei popoli. Privo attualmente di questo
appoggio, il mio dovere di sovrano non è che più chiaro, e più ferma che mai la
mia risoluzione di assicurarlo per sempre al mio impero.
<< Non saremo peraltro soli in questa guerra. I
principi e i popoli di Germania conoscono i pericoli onde la loro libertà e la
loro indipendenza sono minacciate da una potenza che, senz'alcun ritegno, si
lascia guidare da istinti personali e velleità di conquista. Non ignorano qual
sostegno essi trovino nell'Austria, la qual sola può tutelare quei beni così
preziosi, e difendere la potenza e l'integrità della patria tedesca in tutte le
sue parti. Al par di noi, tutt' i nostri fratelli e confederati impugnano le
armi per conservar intatti i più sacri beni che i popoli abbiano a difendere. A
forza ci furono poste le armi in mano. Ebbene! dacchè abbiano dovuto risolverci
a questa fatale necessità, non possiamo né dobbiamo più deporle innanzi d'aver
assicurato all'Austria e agli Stati tedeschi alleati con noi, il libero loro
interno sviluppo, e consolidata la loro potenza in Europa.
<< La nostra unione e la nostra forza non devono però
esser per noi i soli motivi di fiducia e di speranza. La mia fiducia e la mia
speranza si fondano su qualcosa di più solido. Ho fede nella giustizia di Dio
onnipotente, che la mia casa ha sempre servito dalla sua fondazione, nella
giustizia di Colui che mai non abbandona coloro che nella giusta loro causa
confidano in Lui: laonde prego Dio di concedermi il suo appoggio e la vittoria,
ed esorto i miei popoli ad unirsi a me chiedendo al Cielo di benedire le nostre
armi.
<<FRANCESCO GIUSEPPE.>>
( A Cura di Roberta Bottoni e Chiara Carandente)
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