L'IMPATTO DELL'ANNUNCIO
ARMISTIZIALE E LE REAZIONI INIZIALI (8-11 SETTEMBRE 1943)
Nell'ambiente
militare e civile di Tirana, ai primi di settembre, secondo la testimonianza
del gen. Alessandro Albert, sottocapo di SM del Comando Gruppo Armate Est, vi
"era una vaga sensazione di prossimi eventi eccezionali che dal 25 luglio
era nell'aria non trovava base né conferma alcuna nei fatti e nelle
disposizioni del "centro" (disposizioni) tutte intonate a "la
guerra continua" a fianco dei tedeschi. Nessun preavviso, pur velato,
giunse. Le stesse "voci" mancavano o quasi"[1].
Secondo
i tedeschi[2],
dopo la caduta di Mussolini, il Comando del Gruppo Armate Est e quello della 9a
Armata, anche a seguito di ordini impartiti dal Comando Supremo, avevano sempre
emanato disposizioni affinché la guerra continuasse a fianco degli alleati
germanici.
Al
comando del Gruppo Armate Est si seguiva, quell'8 settembre, la normale
routine. Il Capo di Stato Maggiore, gen. Giglioli, era a Roma chiamato i giorni
precedenti, ma nessuno era a conoscenza dei motivi di tale chiamata. Il gen.
Rosi aveva ricevuto una convocazione a Roma per l'indomani 9 settembre per
discutere il problema della successione della Luogotenenza dopo la partenza del
gen. Pariani.
I
tedeschi, invece, ritenevano che Rosi si dovesse recare a Roma per discutere,
con il Comando Supremo, un piano mirante a concentrare le forze dipendenti dal
Gruppo Armate Est a ridosso delle coste, premesse ad un successivo rientro in
Patria. Questo piano era stato discusso precedentemente sempre secondo i
tedeschi, tra Rosi, Dalmazzo e Pariani. A loro giudizio questo era l'unico
segno premonitore degli eventi che poi portarono all'armistizio[3].
I
tedeschi, in ogni caso, erano sul chi vive. Il 4 e il 5 settembre era giunto a
Tirana, con un ufficiale accompagnatore, il gen. Comandante del XXI Corpo
d'Armata Alpino, gen. Bader, "per assumervi il Comando. In questo periodo
non si aveva ancora nessun sentore del crearsi di una tensione in seguito agli
avenimenti attorno a Badoglio, o meglio, al Comando Supremo in Roma"[4].
Era
in piena funzione l'Ufficio di collocamento tedesco in seno al Comando del
Gruppo Armate Est. I colloqui tra gli ufficiali di questo Ufficio e lo SM del
Gruppo Armate Est erano frequentissimi[5].
I
tedeschi diedero i seguenti giudizi dei comandanti e degli ufficiali che ebbero
un ruolo negli avvenimenti armistiziali:
"-
S.E. Rosi si è continuamente sforzato di mantenere un atteggiamento amichevole
con il Comando di Divisione (gen. Bader) e con il Plenipotenziario Superiore
del Sud-Est.
-
L'atteggiamento del gen. Giglioli era indecifrabile.
-
Il ten. col. Trabucchi è sempre stato decisamente dalla nostra parte ed ha
collaborato positivamente.
-
Anche per l'ufficiale d'ordinanza del Plenipotenziario Superiore, ten. Bianchi,
vale quanto detto al punto precedente.
Per
il Comando della 9° Armata si hanno i seguenti giudizi:
-
S.E. Il gen. Dalmazzo era conosciuto come un convinto nazionalfascista, con
tendenze filotedesche.
- Il
gen. Tucci era notoriamente amico dei tedeschi e dell'Asse.
-
Il ten. col. Zignani era imprescrutabile.
-
Il cap. Fredegoni si adattava a seconda dei suoi superiori"[6].
Questi
i giudizi dei tedeschi su i protagonisti degli eventi dell'8 settembre 1943 a
Tirana, eventi che colsero tutti di sorpresa.
Infatti
nulla lasciava supporre quanto nel pomeriggio dell'8 settembre sarebbe
accaduto.
Al
Comando della 9° Armata si stavano predisponendo gli atti per il passaggio
delle consegne tra il gen. Dalmazzo e il gen. Sogno, passaggio previsto per il
giorno successivo[7].
Tedeschi
attivi, pronti a fronteggiare ogni emergenza, italiani dediti alla normale
attività di routine: questa l'atmosfera che regnava a Tirana nelle ore precedenti
l'annuncio dell'armistizio.
I
Comandi superiori italiani in Albania furono colti, quindi, completamente di
sorpresa, nel pomeriggio dell'8 settembre, dalla notizia dell'armistizio con le
truppe Alleate.
Il
Comando Gruppo Armate Est non riuscì a prendere contatto con il Comando Supremo
a Roma e seguì gli avvenimenti quasi subendoli. Un ruolo più attivo l'ebbe,
nelle prime ore pomeridiane dell'8 settembre, il Comando della 9° Armata.
La
notizia dell'armistizio fu conosciuta al Comando di detta Armata da una
intercettazione di radio Ankara alle ore 16,30 dell'8 settembre[8].
Comunicata
al gen. Dalmazzo, questi inviò il ten. col. De Matteis alla Legazione italiana
per avere lumi in merito. Qui il Conte Barbarich, anche lui non sapendo nulla,
si mise in comunicazione con il Ministero degli Esteri, a Roma, ottenendo
conferma che la notizia era priva di qualsiasi fondamento.
Intorno
alle 18,00 nell'ambiente del Comando della 9° Armata[9]
si diffuse la notizia che alla radio era stato dato un comunicato annunciante
l'armistizio tra l'Italia e la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione
Sovietica.
"Il
Comando del Gruppo Armate Est interpellato in merito non era in grado di
confermare la notizia. Il gen. Tucci (Capo di Stato Maggiore della 9° Armata)
chiedeva allora la comunicazione telefonica con Roma.
Alle
19,45 circa gli veniva passato al telefono il col. Petitti del Ministero della
Guerra – Gabinetto, il quale smentiva la notizia dell'armistizio. Il Comando
della 9° Armata riteneva allora opportuno di fare una comunicazione circolare a
tutti i comandi dipendenti per avvertirli che la notizia radio diffusa doveva
essere attribuita ad una manovra della propaganda avversaria"[10].
Acquisiti
questi dati, il ten. col. De Matteis, su incarico del gen. Dalmazzo, recatisi
al Ministero albanese per la cultura e la propaganda, in un incontro con il
ministro Leka, redige un comunicato di smentita.
Nel
contempo sulla rete militare viene trasmesso a tutti i comandi dipendenti un
dispaccio di chiarificazione. Verso le 19,30 Radio Tirana diffonde la smentita,
ma appena questa trasmissione ha termine Radio Roma diffonde, alle 19,45 il
noto comunicato di Badoglio annunciante l'armistizio, messaggio che viene
ripetuto alle 20,00 ed alle 20,30.
L'incertezza
cresceva nei comandi italiani ed il gen. Tucci, chiedeva ulteriori
comunicazioni con Roma per chiarificazioni, ma inutilmente.
Dalle
20,30 dell'8 settembre la 9° Armata, secondo il ten. col. Zignani, non fu più
in grado di comunicare con il Comando Supremo a Roma, né con altri comandi in
Italia.
Dalla
analisi delle fonti si può dedurre che sia il Comando del Gruppo Armate Est,
dipendente direttamente dal Comando Supremo, sia il Comando della 9° Armata non
abbiano ricevuto orientamenti o preavvisi da parte del Comando Supremo. Anche
la Luogotenenza del Regno, dipendente dal Ministro degli Esteri, fu lasciata
completamente all'oscuro degli avvenimenti armistiziali.
Ad
accentuare il grado di incertezza e confusione fu la smentita data dal
Gabinetto del Ministro della Guerra che classificava la notizia come
"manovra della propaganda avversaria", smentita confermata dal
Ministro degli Esteri alla Luogotenenza del Regno e giunta ai comandi
dipendenti in contemporanea con il messaggio del maresciallo Badoglio, diffuso
da Radio Roma.
Il
quadro così descritto fa comprendere come i nostri Comandi, la sera dell'8 settembre, si
trovarono in una situazione estremamente difficile; non avendo preavvisi od
orientamenti, dovettero gestire una situazione di estrema gravità con un alto
grado di incertezza.
Nel
tardo pomeriggio dell'8 settembre, mentre il sole "rotola" tra le
verdi colline di Kashar, Radio Roma diffonde il proclama di Badoglio. Per le
vie di Tirana, nelle caserme, al "Kursal" al "Dajti",
luoghi di ritrovo, soldati ed ufficiali ascoltano la notizia in silenzio. Si
ascolta e si pensa. I primi commenti sono di gioia, la fine di un incubo. Molti
credono che l'armistizio sia la pace, la fine della guerra; ora si può solo che
aspettare l'ordine per il ritorno in Italia; alcuni cantano, altri si
ubriacano, altri ancora non dormono per la gioia. Per tutta la sera la città è
pervasa da un'atmosfera di allegria ed echeggiano canti e grida. "Tutti a
casa" si grida per le strade. Nei 350 presidi, in cui le forze italiane
sono dislocate, non si dorme.
La
notte nelle caserme le notizie arrivano telefonicamente, diffuse da civili,
deformate da radio fante. Gli ufficiali superiori tacciono, gli ufficiali di
grado inferiore tentennano, i soldati raccolgono tutte le notizie, le
propagano, le alterano.
Altri
soldati aspettano, vegliano passando la notte ad occhi aperti, osservano i
fuochi accesi sul monte Kraabe, sul Dajti, odono anche delle sparatorie.
È
una atmosfera di incertezza, di confusione[11].
Varie
sono le testimonianze di quei momenti, alcune particolarmente significative.
All'aeroporto di Shijak la notizia dell'armistizio è descritta dal suo
comandante: "Trovo tutto il personale in orgasmo, raggruppato intorno alle
radio delle varie mense – senso di esaltazione e di stordimento generale.
Faccio subito chiudere gli spacci e portatomi alla mensa sottufficiali che
risulta la più gremita, testualmente dico: "Mi sembra che molti di voi non
comprendono quello che sta succedendo. Quelli che ora ridono piangeranno ben
presto. Non la pace ci è stata annunciata ma la guerra, poichè la vera guerra
comincia ora per l'Italia. Smettete questa gazzarra e tornate calmi ai vostri
posti".
Alla
mensa ufficiali tutti mi si stringono intorno; ascolto i propositi più
disparati (essendo il gen. Ferroni a Roma) ed intanto dalla Luogotenenza mi
viene assicurato che a Roma il Ministero della Guerra e il Ministero degli
Esteri hanno smentito la notizia radio. Il gen. Ferroni deve rientrare il 9
sono certo che da lui avrò notizie precise, perciò rimetto a domani ogni
conclusione. Nella serata però le notizie radio non lasciano alcun dubbio sulla
gravità degli avvenimenti".
Dalle
altre testimonianze disponibili emerge il dato che la notizia dell'armistizio
fu accolta dai soldati italiani con gioia e soddisfazione, convinti tutti che
significasse la fine della guerra ed il conseguente ritorno a casa.
Subito
dopo però, passata l'euforia, si cominciò a meditare sui fatti e la
preoccupazione e l'incertezza iniziò a serpeggiare. Mentre i pochi militari
tedeschi in Albania mostravano preoccupazione e si defilavano il più possibile,
nell'animo dei nostri soldati, anche per l'azione degli ufficiali, si diffuse
la sensazione che il futuro non era certo. Si prestavano orecchie e fede alle
notizie più disparate.
Le
prime azioni dei comandi superiori sono improntate a mantenere l'ordine
pubblico e possibilmente di tenere alla mano le truppe.
Il
gen. Tucci convoca il gen. dei Carabinieri Scopelliti affinchè prenda le
opportune misure per garantire l'ordine pubblico. "Diedi gli ordini
opportuni al comandante della locale legione ma in detta serata né nei giorni
successivi si ebbe alcun sintomo di turbamento da parte della popolazione
albanese né di quella italiana".
[1]Relazione gen. Alessandro ALBERT.
[2]Rapporto magg. Walter SCHLUBECK.
[3]Rapporto magg. Walter Schlubeck. Non vi è traccia di quanto detto nelle
relazioni del gen. Rosi e del gen. Dalmazzo.
[4]Rapporto magg. Walter SCHLUBECK.
[5]In particolare si ebbero i seguenti colloqui:
- colloquio del 1 settembre 1943 fra il magg.
Schlubeck ed il ten. Joss con ufficiali italiani dello Stato Maggiore;
- colloquio del 4 settembre fra il ten. Joss ed
il gen. Rosi;
- colloquio del 4 settembre tra il Bader, il
ten. Joss e il gen. Dalmazzo;
- colloquio del 4 settembre tra il magg.
Schlubeck ed il gen. Giglioli;
- colloquio dell'8 settembre, tra il ten. Joss
ed ufficiali dello Stato Maggiore con esortazione della 9a Armata agli
Albanesi.
Cfr. Rapporto magg. Walter SCHLUBECK.
[6]Rapporto magg. Walter SCHLUBECK.
[7]Il gen. Sogno doveva assumere il Comando della 9° Armata il 10
settembre, dovendosi presentare il 9 settembre, secondo quanto stabilito con
dispaccio del Ministero della Guerra – Gabinetto n. 619/IV del 2 settembre
1943.
Cfr. Relazione del gen. Lorenzo DALMAZZO.
[8]Relazione ten. col. Angelo DE MATTEIS.
[9]Relazione ten. col. Goffredo ZIGNANI.
[10]Relazione ten. col. Goffredo ZIGNANI.
[11]Nota di Arturo FOSCI, della Associazione Italia – Albania.
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