Cerca nel blog

mercoledì 24 luglio 2024

I Precedenti del colonialismo tedesco in Africa

 UNA FINESTRA SUL MONDO

Lo sterminio degli Herrero

Africa del sudovest 1904

 

Gli Herrero, una popolazione di non più di 80.000 individui che viveva ai confini dell’attuale Namidia, ebbe il non poco piacevole privilegio di essere oggetto  del primo genocidio del secolo breve e di inaugurare il lavoro forzato e subire un trattamento violento e degradante in un campi di concentramento.

Come per scherzo del destino chi commise questo primo sterminio furono i Tedeschi, allora potenza colonia in quella che era chiamata l’Africa del Sud Ovest.

Gli Ferrero erano una popolazione pacifica, ed il loro capo firmò varie trattai in cui cedeva ai coloni tedeschi appezzamenti di territorio su appezzamenti; ma i tedeschi non hanno nei loro programmi coloniali di spartire con gli ferrero le terre, ma di accaparrarsele tutte.

Dalla iniziale disponibilità di Ferrero sono spinti alla rivolta e la sommossa scoppia nel 1904. E’ l’occasione peri tedeschi di passare all’azione. Disprezzando intimamente gli ferrero i tedeschi trasformano quello che poteva essere uno scontro coloniale in uno scontro razziale.

L’11 agosto 1904 nella battaglia di Hamakari-Waterberg l’esercito tedesco non solo sconfigge gli Herrero in armi uccidendo 5-6000 combattenti, ma passa all’azione eliminando sistematicamente quelli che sono al seguito iccidendone altri 20-30 mila. Lo scopo con cui si opera è chiaro: annientare la popolazione indigena rappresentata dagli Herrero.

Ha capo delle forze tedesche operanti vi è il gen. Lothar von Trotha il quale non ha scrupoli: vuole lo sterminio di tutti gli Herrero[1]

Questa posizione di von Trotha non è però condivisa dall’Amministratore civile della Colonia, Theodor von Leutwein, che considera questa azione del tutto assurda, oltre che inattuabile, dal punti di vista economico, in quanto la Colonia ha bisogno delle braccia degli indigeni.

Inizia un braccio di ferro tra il potere militare e quello civile e la questione arriva fino a Berlino, attraverso il Capo di Stato Maggiore dell’esercito tedesco von Schlieffen, che la sottopone al Kaiser.

Guglielmo II prende le parti di von Trotha e, mentre von Leutwein da le dimissioni, si avvia lo sterminio sistematico. Gli Ferrero non hanno possibilità di sopravvivenza se non prendere la via del deserto, il Kalahari, per raggiungere le colonie inglesi o portoghesi. Ma i tedeschi li prevengono ed avvelenano tutti i pozzi d’acqua situati lungo il tragitto. Il Kalahari ucciderà circa 30.000 Herrero.

All’inizio del 1905 von Trotha può constare che la rivolta degli ferrero è sedata. Rimangono poco più di circa 12000 Herrero, qualche migliaio alla macchia il resto rifugiati nelle colonie inglesi.

La Germania Guglielmina non è la Germania nazista e l’ordine di sterminio è ritirato alla fine del 1905.

Ma questa soluzione appare agli occhi dei militari tedeschi e soprattutto di von Schlieffen  come una sconfitta in quanto erano rimasti vivi un numero troppo elevato di Herrero; soprattutto ci si preoccupa di quelli che hanno trovato rifugio nelle coline inglesi, che potrebbero da vita ad una guerriglia che si vuole evitare. Vi è anche la necessità di manodopera nella colonia tedesca ( anche in questo caso i tedeschi avendo bisogno di manodopera, non si fermano davanti allo sterminio, così come nella seconda guerra mondiale); inoltre l’immagine della Germania da tutta questa vicenda ne esce oscurata.

 Da qui la decisione del cancelliere von Bulow di tentare di por fine alla guerra con gli Ferrero e cercare di convincere i sopravissuti a ritornare in Patria.

La questione è posta di nuovo alla attenzione di Guglielmo II e dopo tre settimane di discussione si decide di por fine alla politica di sterminio fino ad allora attuata e di passare alla politica della schiavitù.

Questa politica consiste nel fatto che nella Colonia ogni Herrero che si fosse costituito alla autorità non doveva essere più ucciso, ma considerato come “internato”.[2] Doveva essere ristretto in un luogo controllato e sicuro (campo di concentramento) doveva essere marchiato con le lettere GH (che stavano a significare ‘Herrero catturato”) e doveva lavorare forzatamente per l’economia della Colonia al costo più basso possibile per la Colona stessa; non poteva accampare ne godere di diritti, inoltre non potevano ripopolare le terre degli avi (che erano diventate terre dell’Impero). Come si può ben notare vi è tutta l’architettura dell’internamento di guerra.

Ancora più interessante è il fatto che nelle carte amministrative intercorse tra Berlino e la Colonia, un telegramma della cancelleria in data 14 gennaio 1905, appare per la prima volta il termine Konzentrationlager 

Dopo le esperienze degli spagnoli (1899) e degli inglesi nella guerra Boera, i tedeschi che già adottano il binomio Konzentrationlager ( campo di concentramento) e filo spinato, perfezionano il sistema integrandolo con il lavoro forzato. Per la prima volta, siamo nel 1905, il campo di concentramento con filo spinato e il lavoro forzato sono associati in una unica entità fuori di un contesto militare.

Questo trinomio nella sua attuazione serve per sbarazzarsi dei “diversi” non attraverso i genocidio come voluto da von Trotha, ma attraverso l’eliminazione degli internati attraverso il lavoro fisico. Da qui le durissime condizioni di trattamento all’interno dei campi. Le fonti tedesche, sempre precise  al riguardo attestano che le autorità coloniali tedesche internarono 10632 donne e bambini e 4137 uomini. Di questi 7862 morirono entro un anno dall’internamento a causa delle durissime condizioni di trattamento.

I campi di concentramento sono a Luderitz, Swakopmund e Karabib. Il lavoro è finalizzato alle grandi opere delle Colonia, come la costruzione della linea ferroviaria Luderitz-Keetmanschoop

Ancora più sconcertante è il fatto che dagli Archivi tedeschi i registri, che riportano le cause dei decessi, attestano che si siano fatti sugli internati ferrero esperimenti medici. Il dottor C. Krieger Hinck nella sua tesi di dottorato,menziona l’invio alle Università di Breslavia e di Berlino di collezioni di crani di Herrero, debitamente ripuliti con pezzi di vetro dagli internati stessi. Inoltre numerosi cadaveri di Ferrero furono inviati in Germania per essere sezionati.

 Nel 1908 questa politica attirerà gli strali delle opposizioni parlamentari tedesche ed i campi vengono smantellati . I sopravissuti non sono autorizzati a ritornare nei territori di origine ma vengono smistati nelle diverse fattorie con al collo una placca (identificazione del diverso) recante un numero di matricola.

Nel 1911 I tedeschi recensiscono gli Herrero mescolandoli anche ad altre etnie consimili. Né risultano circa 15.130

 

In base a quanto detto sopra si può quindi dire che in poco più di sette anni l’80% degli Herrero è stato sterminato. Ma gli storici possono ben asserire che nel 1911 gli Ferrero hanno cessato di essere una popolazione o una tribù, quindi sono stati sterminati[3]

 

Rimane l’ultimo dato da porre all’attenzione del lettore. Il primo commissario imperiale della Colonia d’Africa del Sudovest fu un certo dottor Heinrich Goring. Suo figlio Herman Goering fu l’iniziatore del sistema concentrazionario nazista. Due domante: Esiste un collegamento tra padre e Figlio? Ma quello che è successo in Germania dal 1933 al 1945 è solo colpa del “pazzo” Adolf Hitler?  



[1] Che si tratti di pulizia etnica se non proprio di sterminio, risulta da questo Vernichtungsbefehl (ordine di sterminio), che si riporta integralmente: “Io, generale di corpo d’armata dell’esercito tedesco, indirizzo questa lettera al popolo Herero. Gli Herero non sono più considerati sudditi tedeschi. Hanno ucciso, derubato e mutilato delle orecchie e di altri parti del corpo i soldati feriti e ora rifiutano di continuare a lottare per pura vigliaccheria. Io ho da dire loro solo questo:chiunque ci consegnerà un ferrero riceverà 1000 marchi, chi mi consegnerà Samuel Macero ( il capo della rivolta) riceverà 5000 marchi. Gli Herero dovranno lasciare il paese, altrimenti li costringerò a farlo con le armi. Qualsiasi Herero scoperto nei confini del territorio tedesco, armato o disarmato, con o senza bestiame, sarà ucciso. Non tollero neppure la presenza di donne e bambini, che devono partire o morire. Questa è la mia decisone per il popolo Herero

[2] Il termine qui è utilizzato secondo l’attuale concezione. Non poteva essere considerato “prigioniero”  anche se questo fu il termine utilizzato, perché la situazione degli ferrero nel 1905 si attaglia perfettamente a quella del “diverso” che rappresenta un pericolo per lo Stato e quindi va ristretto nelle sue libertà.

[3] Questo contributo è la sintesi di un saggio dedicato allo sterminio degli Herrero che spero possa essere pubblicato sulla nuova serie dei “Quaderni” dell’ANEI, a cui si rimanda. Per un ulteriore documentazione sugli ferrero qui si possono citare le seguenti opere. Bley H., South Africa under German Rule, London, Heinemann, 1971; Bridgman J., The revolt of the Hereros, Berkeley, University of California Press, 1981, Lindqvist S., Sterminate quelle bestie, Milano, Ponte alle Grazie, 2000.

 

 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento