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Caratteristiche carro M 13-40
Nel
1937 l’Ansaldo iniziò la progettazione di un carro armato che avesse
un’autonomia di 12 ore su terreno vario e fosse dotato di torretta girevole su
cui installare un cannone da 47/32. Il 26 dicembre del 1939 venne stabilito di
interrompere la produzione degli M 11-39
e concentrarla sul nuovo carro medio denominato M 13. Il carro fu omologato nel febbraio 1940 con la richiesta di
apportare diverse modifiche.
Furono
poi prodotte due versioni: la M 41 con
motore migliorato; la M 42 che
prevedeva la sostituzione del motore diesel con un propulsore a benzina e
l’installazione di un cannone da 47/40 al posto di quello da 47/32. Dalla
versione M 41 fu derivata la versione
semovente da 75/18.
Equipaggio: 4
uomini
Peso: 13.000
kg (M 40); 14.000 kg (M 41); 15.000 kg (M 42);
Lunghezza: 4,915
m (M 40 e M 41); 5,060 m (M 42);
Larghezza: 2,280
m per tutti e tre i modelli;
Altezza: 2,370
m per tutti e tre i modelli;
Armamento principale: un cannone da 47/32 in torretta girevole
(M 40 e M 41); un cannone da 47/40 in torretta girevole (M 42);
Armamento secondario: una mitragliatrice abbinata all’armamento
principale, due mitragliatrici installate in casamatta e una mitragliatrice per
il tiro contraerei (tutti i modelli);
Motore: SPA da 11.140
cm3 diesel a 8 cilindri a V (M
40); SPA da 11.980 cm3 diesel a 8 cilindri a V (M 41); SPA da 12.000 cm3
benzina a 8 cilindri a V (M 42);
Potenza: 125 HP (M40);
145 HP (M41); 190 HP (M42);
Velocità max: M 40: 30 km/h su strada; 15 km/h su
terreno vario;
M 41: 32 km/h su strada; 16 km/h su
terreno vario;
M 42: 40 km/h su strada; 20 km/h su
terreno vario;
Autonomia: M 40: 210 km su strada; 10 ore su
terreno vario
M 41: 200 km su strada; 10 ore su
terreno vario
M 42: 220 km su strada; 10 ore su
terreno vario
Protezione
max: 42 mm sulla
fronte (scafo e torretta); fianchi 25 mm (scafo); 15 mm (cielo); 25 mm (posteriore);
10 mm (fondo).
Fonte Nicola
PIGNATO e Filippo CAPPELLANO, Gli
autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano – Volume Secondo
(1940-1945), op. cit., pp. 239-253
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