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Caratteristiche carro armato L3/ 33 -35
Nel
1928 venne messo allo studio l’opportunità di dotare il Regio Esercito di un
carro armato leggero che potesse essere utilizzato in compiti di esplorazione e
di appoggio alla fanteria. I progettisti dell’Ansaldo, che iniziarono i primi
studi nel 1930, si ispirarono al carro inglese Carden-Lloyd Mark VI, sul cui scafo realizzarono alcuni prototipi.
Una prima serie di carri armati fu classificata come CV 21. Nel 1933, da qui l’appellativo di Carro Veloce 33 (C.V. 33), si arrivò a realizzare una prima
versione definitiva, che nell’anno successivo, in seguito ad alcune modifiche
apportate all'armamento (installazione di due mitragliatrici FIAT mod 35) e ad altre componenti,
portò alla definizione di una seconda serie di 500 Carri Veloci che vennero definiti come Ansaldo tipo Carro Veloce 35 (C.V. 35). Nel 1938 i carri di nuova
produzione installarono due mitragliatrici BREDA in luogo delle FIAT.
Alcuni
carri sopravvissero alla Seconda Guerra Mondiale e furono utilizzati nell’immediato
dopoguerra dai reparti del Corpo delle
Guardie di Pubblica Sicurezza (attuale Polizia di Stato).
Equipaggio: 2 uomini (capocarro
mitragliere e pilota);
Peso: 3.100 kg (L3-33);
3.456 kg (L3-35); 3.200 kg (L3-33);
Lunghezza: 3,167 m (L3-33); 3,150 m
(L3-35); 3,200 m (L3-33);
Larghezza: 1,400 m (L3-33); 1,400
kg (L3-35); 1,460 kg (L3-33);
Altezza: 1,287 m (L3-33); 1,28
m (L3-35); 1,300 m (L3-33);
Armamento: una mitragliatrice FIAT
AV (L 3-33), due mitragliatrici FIAT mod. 14/35 (L 3-35); due mitragliatrici
Breda 38 (L 3-38);
Motore: da
2.745 cm3 benzina a 4 cilindri;
Potenza: 43 CV;
Rapporto
p/HP 13,87 (L3-33); 12,44
(L3-35); 13,43 (L3-33);
Velocità
max: 38/42
km/h su strada; 14,4/15 km/h su terreno vario;
Autonomia: 130/140
km su strada; 5/6 ore su terreno vario;
Protezione max: 14 mm (fronte); 8 mm (fianchi); 7
mm (cielo).
fONTE:
Nicola
PIGNATO e Filippo CAPPELLANO, Gli
autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano. Volume primo (dalle
origini fino al 1939), USSME, Roma 2002, pp. 529-531 e pp. 558-559
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