APPROFONDIMENTI
IL POTERE E L’ELITE
La
proiezione storica in Italia
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto
Sabetta
Carl J. Friedrich considera il potere
sia quale possesso che come rapporto e in quest’ultimo caso si fonda sulla
previsione delle reazioni altrui, nell’accentuare il carattere relazionale del
potere cresce la dimensione probabilistica (Dahl)
dovuta alla pluralità dei soggetti coinvolti e alla variabilità delle
questioni, vi è pertanto una pluralità di élite le quali concorrono al
controllo delle risorse economiche e all’occupazione dei vertici istituzionali.
Il gruppo dirigente difficilmente è
compatto, esso risulta essere eterogeneo e parzialmente strutturato, cambiando
la sua composizione al cambiare dei problemi e delle decisioni (Modello pluralista – elitista).
Il potere,
secondo Etrioni, si può manifestare
in termini coercitivi, remunerativi – utilitaristici e normativo – simbolici, nella prima ipotesi si ha un consenso imposto
e quindi alienato, nella seconda un
consenso calcolato di tipo remunerativo, nella terza vi è un simbolismo dal forte coinvolgimento sociale.
Accanto ad un potere diffuso secondo una teatralità, vi è il potere
politico che per essere effettivo ha bisogno di una precisa localizzazione
decisionale e legittimazione (Parsons),
il controllo delle risorse deve essere inoltre affiancato da uno squilibrio fra
le relazioni di scambio (Emerson – Blau)
che permetta il controllo nella distribuzione dei benefici.
L’esistenza
di una molteplicità di gruppi di interesse fa sì che la conflittualità sia
settorializzata e il ricambio frammentato (Dahrendorf),
emerge ancor più l’importanza dell’aspetto simbolico che spiega lo scarto tra
effettivo operare politico e l’immagine proiettata (Edelman).
Ne consegue che la realtà della vita pubblica
in un mondo simbolico si concentra per ciascun soggetto secondo le sue
necessità solo su uno dei suoi vari aspetti, in una possibile sconnessione tra
simboli e realtà effettuale che il potere tende a mascherare deformando la
realtà, in un rapporto di manipolazione tra le élite e la massa in cui viene ad
inserirsi l’operato dei gruppi organizzati, circostanza che comporta una
consumazione continua di simboli.
Il
concentrare l’attenzione sulla ineguale distribuzione delle risorse oppure
sulla visione relazionale del potere, conduce a due possibili scenari : quello dei gruppi di veto reciproci di Riesman e quello di una élite compatta nel difendere i
propri interessi propria di Mills, quest’ultimo
ritiene essere i contrasti e conflitti individuati da Riesman propri di un livello intermedio del potere, riservando solo
al vertice la compattezza nella tutela degli interessi.
Truman sottolinea
che la democraticità è assicurata comunque proprio dalla continua
contrattazione tra gruppi di interesse, che nel bilanciarsi tra loro
impediscano la concentrazione di una eccessiva influenza, l’appartenenza a
gruppi e associazioni diverse degli stessi individui facilita ulteriormente la
dialettica democratica.
Il crescere
delle aspettative e contemporaneamente della complessità determina una
frustrazione che favorisce il proliferare dei gruppi, i quali non sono altro
che l’espressione di interessi minacciati, la stessa macchina organizzativa di
partito non è che un potenziale gruppo di pressione nella distribuzione delle risorse
e dei vantaggi (Key).
Emerge la rilevanza
dell’organizzazione nel conseguire i risultati desiderati, il rapporto tra gruppi di pressione e partiti
possono quindi risolversi o in una influenza, se non un controllo del partito
mediante il condizionamento del finanziamento, o al contrario un’emanazione
degli stessi partiti per una mobilitazione ideologica (Sola).
Vi è il passaggio negli anni Ottanta da un’organizzazione gerarchica ad
una a “rete” secondo una fisionomia
di networks, all’interno dei quali
predominano tuttavia delle oligarchie decisionali che definiscono ed attuano le
politiche.
Si crea quella che Jordan e Adams definiscono “triangoli di ferro”, dove i tecnici
dell’agire con i burocrati e i membri delle commissioni acquistano una
irresponsabilità dovuta alla competenza esclusiva posseduta, finendo per agire
sulla formazione dell’agenda dei problemi, una struttura accentratasi e
perfezionatasi con l’introduzione e la diffusione dell’informatica.
Nella
formazione e gestione del potere occorre considerare che le caratteristiche
sociali e storiche delle comunità urbane si sono evolute in senso differente
secondo tre linee che si rifanno
geograficamente all’età Carolingia e al successivo periodo del X secolo, ad
un’area comunale e frammentata al Centro-Nord vi è un’area strettamente
gerarchico - feudale nel Sud di matrice longobardo-bizantina.
Sulle evoluzioni delle due aree si
sovrappone e si affianca l’area papale - cattolica erede del Basso Impero Romano
e delle lotte con Bisanzio, vi è il recupero e il riuso di un antico istituto
romano, la “commendatio”, con cui i
clienti si sottoponevano ad un potente nel Tardo Impero.
La “commendatio” evolve nel Mediterraneo
secondo due direttrici, da una parte
verso un tipo di società commerciale, ma dall’altra parte, in particolare in
ambiente ecclesiastico, nelle lettere dette “commendatizie” con le quali si raccomandava, ossia si voleva “commendare”, un postulante bisognoso da
parte di un potente.
Nel Tardo Medioevo vi fu un ulteriore
evoluzione in ambiente ecclesiastico, vedasi la figura dell’abate commendatario, anche nell’ambiente laico con la “constitutio de feudis” che garantisce l’inamovibilità dei benefici si ebbe il radicarsi di una nuova forma laica
di “commendatio”.
Il rifarsi
all’Europa carolingia nelle sue modalità di articolazione, favorisce il
grandioso processo di incastellamento che ne conseguì nella fase successiva, in
particolare nell’Italia, in mancanza del consolidarsi di nuovi poteri centrali,
che ebbe come conseguenza ultima la disarticolazione della struttura pubblica e
la non corrispondenza all’effettività degli “honores”.
Fino ad arrivare alla concezione
privatistica, quale assegnazione in via esclusiva e privata dei poteri
pubblici, conseguenza ultima di una concezione del potere pubblico che si
esprimeva in armonia con il vocabolario del diritto privato.
Il vincolo
vassallatico, nel definire nuovamente la commendatio
del basso Impero, crea vaste clientele secondo una visione privata del potere
pubblico, tanto che si parla di allodialità
del potere, forme e mentalità che si estendono fino ai nostri giorni,
considerando che il potere ha bisogno della memoria.
Infatti una costante della forza
culturale e istituzionale della Chiesa Cattolica è proprio il culto della
memoria, la scrittura è la fonte della trasmissione del potere nel tempo come
l’estetica ne è la proiezione in termini emozionali.
Estetica ed
etica sono un binomio inscindibile, come già osservato dai greci, e per tale
via diventano funzionali al potere, Dufrenne
afferma essere arte e politica due
istituzioni del sistema sociale necessariamente collegate all’ideologia, in
quanto esprimono e giustificano il sistema, in un rapporto di subordinazione
dell’estetica alla politica.
Per Sourian
un’idea morale ben difficilmente può affermarsi con il solo ragionamento senza
uno slancio emotivo, tanto che Guyon paragona
l’emozione morale ad una emozione estetica, in un rapporto diretto tra essere e
realtà esterna che trasforma l’estetica in una forma di conoscenza, in uno
strettissimo rapporto con la morale (Lalo).
Essendo
l’emozione estetica un aspetto fisiologico della realtà della vita, essa è di
per sé parte di un’azione-emozione artistica e in quanto tale quest’ultima è
essenzialmente sociale (Guyan),
pertanto etica, estetica ed arte fanno parte di una visione del potere di una
qualsiasi élite.
Proiezione di una propria visione ideologica
del mondo, ma anche elemento teatrale e al contempo comunicativo di un proprio
potere non solo fisico ma anche emozionale, in modo che il soggetto pensante si
identifichi con l’oggetto pensato e per tale via con il potere che lo ha ideato
e diffuso, quello che Basch definisce
in una espressione come “simbolismo
simpatico”, nel confluire degli elementi “sensibili”, intellettuali o “formali”
e “associati”.
BIBLIOGRAFIA
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Manesco
A., Arte e politica nell’ultimo Dufrenne, Clued, 1979;
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Souriau
E., La couronne d’herbes, Parigi, U.G.E., 1975;
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Dewey
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Mukarovsky
J., Il significato dell’estetica, Einaudi, 1973;
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Aron
R., L politica, la guerra e la storia, Il Mulino, 1992;
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