Si è tenuta ieri alla sede della Ass. Bersaglieri di Roma la preannunciata conferenza del Direttore del CESVAM sul tema "Il Servizio Informazioni nella Grande Guerra". In attesa di pubblicare il resoconto, riportiamo la II parte ( nel post del 20 settembre 2017 è stata portata la I parte) della predetta conferenza.
Tullio Marchetti, lil creatore del servizio Informazioni
La data che segna il riassetto del Servizio
Informazioni può essere considerata quella del 19 aprile 1915. Il gen. Cadorna
istituisce alla frontiera orientale alcuni uffici distaccati preposti alla
raccolta di informazioni. In tutto ne istituisce sette, rispettivamente a
Milano, Brescia, Verona, Belluno, Tolmezzo, Udine e Palmanova. Di questi, tre
dovevano gravitare sul fronte giuli-carnico, tre sul fronte trentino ed uno su
quello svizzero. L’organico di questi uffici era, inizialmente, di 5 o 6
persone, delle quali due erano “informatori”, che operavano a ridosso delle
prime liee; uno era addetto allo spionaggio i quanto tale, ed i rimanenti si
occupavano del vaglio delle notizie e del funzionamento dell’ufficio. Al
momento della dichiarazione di guerra, questi uffici diverranno gli Uffici “I”
(informazioni) delle Armate Operanti.
All’entrata in guerra tutto lo Stato Maggior dell’Esercito si
trasforma in Comando Supremo e si trasferisce in zona di operazioni, con sede a
Udine. L’Ufficio “I” del Comando Supremo si trasferisce a Treviso, e trova sede
nel Convento dei Carmelitani Scalzi, a fine maggio poi si sposta ad Udine
presso l’Arcivescovado. Il suo ordinamento era il seguente:
. Capo Ufficio: 1 Colonello di SM
. Segreteria 2 Capitani applicati
1a Sezione informazioni ( con competenza sul fronte
carnico-giulio)
.. 1 Ten.
Col. di SM, 2 Cap. di SM o in servizio di SM ed 1 Cap. degli Alpini
2a Sezione informazioni ( con competenze sul fronte
trentino-tirolese)
.. 1 Magg.
di SM, 2 Cap. di SM, 2 Cap. di Fanteria
3a Sezione controspionaggio e polizia militare
.. 2 Cap.
dei carabinieri
4a Sezione Cifra
.. 11
ufficiali, di cui 4 richiamati dal congedo
Traduttori ed interpreti:
.. 4 per la
lingua tedesca, 1 per il serbo-croato, 1 per il russo, 1 per lo sloveno, 1 per
i dialetti dell’Istria e della Dalmazia. Tutti gli interpreti sono Ufficiali
richiamati.
Questa organizzazione può essere chiamata “Il Grande
Servizio Informazioni”, in quanto spaziava su tutto il fronte.
Accanto a questa, vi era l’organizzazione sopra
detta, degli Uffici Informazioni che con la dichiarazione di guerra divennero
gli Uffici “I” delle Armate, che si può definire il “Piccolo Servizio
Informazioni”. Con la guerra si potè dire che il “Grande” S.I. si dimostrò in molti casi poco sicuro e
superficiale; spesso ci si perdeva in chiacchiere o in racconti “da caffè”
senza alcun controllo incrociato delle notizie, anche perché poco sostenuto dagli
addetti militari all’estero che fornivano informazioni tardive e generiche. Il
personale era stato reclutato un po’ dovunque, con criteri diversi e ci si
accorse che in qualche caso alcuni informatori servivano contemporaneamente due
o più padroni Il “Piccolo S.I, quello delle Armate, si rilevò molto più sicuro,
preciso, veritiero, in quanto era composto da personale motivato,
selezionato controllato, che operava
anche al di là delle linee e spesso in profondità.
“Al momento
della entrata in guerra gli Uffici Informazioni si occupavano soltanto di
obiettivi militari immediati quali: l’identificazione delle unità nemiche, la
loro consistenza, l’armamento, le comunicazioni, ma giunsero a redigere
anche planimetrie aggiornate dei
territori oltre le linee di confine. Riuscire in ciò fu un notevole risultato
ma molto mancava ancora. Non si era ancora attrezzati per carpire al nemico i
suoi piani strategici e soltanto in seguito l’interesse si pose anche sulle
relazioni della situazione politica ed economica, sul morale delle truppe,
sull’effetto della propaganda e su altre notizie in un primo tempo ritenute
poco importanti.”[1]
L’attività funzionale del S.I. del Comando Supremo
si sintetizzava nella preparazione da parte delle Sezioni Informazioni dei cosiddetti
“promemoria urgenti” che venivano consegnati direttamente al Capo reparto
Operazioni ed all’Ufficio Situazioni di Guerra; vi era poi la edizione di
notiziari periodi, e notiziari riassuntivi che venivano distribuiti secondo
determinati criteri.
L’attività funzionale dell’Ufficio “I” delle Armate
si basava sulla attività sul terreno dell’Agente, il quale si rapportava con
l’Ufficiale di Collegamento, che coordinava vari agenti, e che era in contatto
diretto con la postazione (Ufficio “I” delle Armate).
Questi si collegavano e rapportavano con la
“Centrale” (Ufficio “I” del Comando Supremo, che operava secondo le sue
competenze facendo giungere le notizie per l’utilizzo all’Ufficio Situazioni ed
Operazioni di Guerra.
Gli Uffici “I” sia del Comando Supremo che delle
Armate svolgevano attività offensiva informativa nei confronti del nemico. Poco
o nulla era stato creato, sia al loro interno che nel resto del paese in merito
alla attività difensiva informativa, ovvero in merito al controspionaggio:
“ Il
Controspionaggio era ancora deficiente. Non si era ancora riusciti a costruire
un’organizzazione capace di ostacolare l’opera del nemico che già faceva opera
di intossicazione e spargeva notizie erronee sul nostro ambiente politico e
militare, Non si compì alcuna azione di sabotaggio ai danni degli
austro-ungarici benché ci si potesse avvalere di persone fidate in territorio
nemico. Mancava il giusto approccio, imputabile alle mancanze ed ai ritardi
accumulati in tempo di pace. L’azione di propaganda patriottica si compirà solo
nell’ultimo anno del conflitto”[2]
Chi fu
veramente il creatore e l’uomo decisivo del Servizio informazioni nella Grande
Guerra fu Tullio Marchetti.[3]
Trentino di nascita nel 1905 gli fu affidata la sorveglianza del Trentino. Era
membro della S.A.T:, Società Alpinisti Trentino la più importante istituzione
patriottica italiana d’oltreconfine, che gli permise di tenere contatti con
tantissime persone votate alla causa italiana che non aspettavano altro che
servire l’Italia. Fu assegnato all’Ufficio “I” della 1a Armata e diresse i
centri di Brescia e di Verona, e dal 1916 ebbe anche la responsabilità
dell’Ufficio “I” della 6a Armata.
Marchetti operò sempre con estrema efficienza, e questo lo portò in urto
con i responsabili dell’Ufficio “I” del Comando Supremo. Grazie a superiori di
lunghe e larghe vedute, potè operare a tutto tondo attivando una rete in
Svizzera, in Germania ed in Austria che fornì importantissime notizie.
In Trentino riuscì a stabilire una rete basata sia
sulle sue conoscenze, ma soprattutto di persone che volevano servire l’Italia.
Di Questa rete facevano parte
“.. il prof.
Ramponi, il rag. Albertini nella Valle di Sole e di Non; i fratelli Damiano e Cesare
Vis nelle Valli di Ledro, Giudicarie e Sabbia; il dott. Poli nella zona di Arco
e Riva; il barone Fiorio nella conca di Loppio, Mori e Riva; l’avv. Piscel a
Rovereto; il colonello Santucci a Telve Vasugana; il barone Buffa a Carzano.
Poi ricordiamo Trapmann, Battisti,
Scotoni, Colpi, Larcher, solo per citare alcuni fra i tanti suoi collaboratori.
Se questi facevano parte di quello che
Marchetti chiamava “servizio perferico”
il suo fiore all’occhiello risultò essere il suo “servizio estero Fino al 20
giugno 1915 in Svizzera non esisteva alcun organo di informazione veramente efficiente.
Per questo il Marchetti provvide alla costituzione di una struttura estera
mirante anzitutto a prevenire le mosse del nemico e a mettere al sicuro
l’Armata da eventuali suoi attacchi. Ad organizzare e a dirigere il Centro fu
chiamato il barone Silvio da Prato, già suddito austriaco con padre trentino e
madre svizzera. Egli, il 6 maggio del 1915 a Zrigo intraprese la sua avventura
che continuò fino al dicembre 1915. A Lui facevano riferimento Giovanni
Giovinnazzi, ex contorllore della Finanza austriaca a Glurn in Valle Venosta e
Luigia Zeni insediata accortamente ad Innsbruck,
all’Hotel Union il 22 maggio alla vigilia dell’inizio delle ostilità”[4]
Come appare evidente, Cesare Battisti faceva parte
della organizzazione di Tullio Marchetti. La sua attività a favore dell’Italia
poteva essere meglio sfruttata con incarichi in seno al Servizio Informazioni.
In realtà battisti molto si adoperò per fornire informazioni al Comando
Supremo, comprese monografie dettagliate delle zone di operazioni in territorio
austriaco, e tantissime altre informazioni. Non fu data a lui attenzione e
preferì arruolarsi in reparti combattenti, come semplice tenente, precisamente
nel Battaglione alpini “Vicenza”, come comandante della compagnia di marcia,
insieme a Fabio Filzi, al comando della quale partecipò, inquadrato nella
Brigata “Ancona” alle operazioni per la conquista di Monte Corno e Monte
Trappola, in cui cadde prigioniero.[5]
Nonostante la precisa disposizione del Comando
Supremo che prescriveva che ogni Ufficio “I” di Armata svolgesse i suoi compiti
nell’ambito della Armata, grazie alla lungimiranza del gen. Brusati, comandante
l’Armata, Tullio Marchetti riuscì’ “ a
potenziare la rete in Austria ed in Germania. Fu mandato in Svizzera Dario Cominolli,
un commerciante di legnami che, protetto da questa sua attività, aprì uno studio
nel quale si incontravano Aquilino Vasco, Lea Dalmaso (coinvolta nello scasso
della cassaforte del Consolato austriaco a Zurigo) e quindi Giovanni Barbera,
il Grandi, il Granello, il Ramponi, il Mengoni ed altri trentini”
Marchetti aveva, quindi, istituito oltre ad un
servizio “periferico”, anche un servizio estero, di pochi elementi ma erano irredentisti
trentini, attivi e fidati. Erano dislocati a Innsbruck, Zernetz e a Zurigo e i
risultati furono sempre degni di nota.
[1]Tarolli V., Spionaggio
e Propaganda. Il Ruolo del Servizio Informazioni dell’esercito nella Guerra
1915-1918, Chiari ( BS) Nordpress Edizioni, 2001, pag. 17 e segg.
[2]
Ibidem, pag. 18
[3]
Da non confondere con Odoardo Marchetti
divenuto capo del S.I. nel 1917, fu assai stimato sia da Cadorna sia da Diaz. Ambedue i Capi di Stato Maggiore
ebbero bisogno di lui e gli affidarono incarichi segretissimi e delicati. Il
Sottocapo di SM, Badoglio, chiamava Tullio Marchetti il “papà degli informatori.
Ibidem , pag. 24
[4]
Ibidem
[5]
Vds il capitolo Libro 1016 Le Marche
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