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martedì 28 febbraio 2017

lunedì 27 febbraio 2017

Editoriale di Febbraio 2017

EDITORIALE

Riprendono con il mese di marzo fli "Incontri con l'Autore" che erano stati avviati l'anno scorso. E' un momento in cui tutti coloro che a vario titolo vengono a contatto con il CESVAM si riuniscono per un punto di situazione e per riavvivare la fiamma, come dicono i Francesi. E' anche il momento per comunicare a tutti lo stato dei Progetti in esecuzione, sopratutto quelli che sono in fase conclusiva. Oltre a questo è un momento per fare nuove proseliti, sia in temi di contributi alle ricerche sia come presentazione di lavori svolti anche fuori dal CESVAM.

Nel mese di Marzo, precisamente il 23 prossimo, che è anche la data di Fondazione dell'Istituto del Nastro Azzurro si parlerà e si presenterà il libro di Paolo Chirieletti, "Nepi In Armi" 1915-1918. Prima Guerra Mondiale, Caduti, Decorati e Combattenti della Città di Nepi.
In accordo con l'Autore e con il Comitato che lo ha sostenuto in questa opera, sarà anche allestita che rimarrà in essere fino al 5 aprile 2017 una mostra documentaria basata sui disegni di Francesco Farnesi che corredano il volume.

Il CESVAM, quindi, vuole dimostrare che, mattone dopo mattone,  sta crescendo sia sul versante delle ricerche, sia quello  della documentazione sia quello delle iniziative culturale.

Massimo Coltrinari
Direttore del CESVAM

domenica 26 febbraio 2017

1866. 150° anniversario della III Guerra di Indipendenza. 21 Luglio 1866

APPROFONDIMENTI

La Battaglia di Bezzecca

Massimo Coltrinari

Garibaldi era riuscito a costringere il KUHN in un vicolo cieco, non fornendogli altra via di uscita che quella d'affidarsi alle sorti d'una battaglia risolutiva. Infatti, due erano le alternative che ora il KUHN avrebbe potuto seguire:
                    operare un travaso della sua riserva strategica in Val di Ledro, per contrastare il passo al Corpo dei Volontari e coprire Riva e Rovereto;
                    oppure concentrare tutte le proprie forze sotto Trento, per lo scontro decisivo.
La seconda alternativa sarebbe stata sicuramente preferita dal KUHN, in quanto gli avrebbe permesso di agire a forze riunite appoggiandosi alle fortificazioni di Trento, dopo aver allontanato notevolmente Garibaldi dalla propria base d'operazione. Ma questa soluzione gli era preclusa dall'avanzata delle forze regolari del MEDICI che risalivano la Val Sugana e che si sarebbero congiunte con il Corpo dei Volontari a Trento, rinserrandolo in una temibile morsa. Perciò, l'unica possibilità di manovrare per le linee interne contro i due corpi avversari e batterli separatamente era quella di affrontare Garibaldi in Val di Ledro e successivamente volgersi contro il MEDICI.
Anche questa soluzione, però, presentava degli aspetti preoccupanti; infatti il KUHN doveva operare celermente e l'aspra barra montana, interposta fra Lardaro e Pieve di Ledro-Bezzecca, attraversata solo da due sentieri rupestri, non gli avrebbe consentito il trasferimento di tutta la riserva strategica in tempo utile per intercettare Garibaldi. In più, il KUHN si era formato l'errata convinzione che il contingente dei Volontari, operante in corrispondenza delle Giudicarie, fosse stato nettamente battuto, per cui il Generale austriaco, pressato dall'urgenza del momento e partendo da un falso presupposto, decise di:
                    dividere le proprie forze in due aliquote di pari consistenza;l'una avrebbe spazzato quelle che egli riteneva delle deboli forze residue poste a sbarramento del Chiese, quando l'altra avesse battuto i volontari a Bezzecca e ne avesse iniziato l'inseguimento lungo la Val d'Ampola. Così Garibaldi si sarebbe trovato rinchiuso senza alcuna via d'uscita, all'altezza di Storo;
                    riunire le proprie forze, non appena battuto Garibaldi, per agire a massa contro il MEDICI, sotto le mura di Trento. Il KUHN infatti, aveva giustamente valutato che questi sarebbe stato trattenuto, sino al 26 o 27 luglio, dalle forze austriache che manovravano in ritirata in Val Sugana.
Per alleggerire le proprie unità e rendere più spedito il movimento, il KUHN fu anche costretto a privarle delle artiglierie da campagna, sostituendole con batterie di racchette, sorta di lanciarazzi multipli dell'epoca, più leggeri da trasportarsi, ma molto più imprecisi e di minor potenza delle comuni bocche da fuoco.
A Bezzecca, comunque, erano presenti 8 pezzi da campagna ( quelli delle forze precedentemente operanti in Val d'Ampola), 4 pezzi da montagna e 8 racchette, provenienti dal settore delle Giudicarie, e circa 4.500 uomini. Garibaldi oppose loro forze pressoché pari, sia perchè dovette scaglionare in profondità un buon numero di reparti per fronteggiare eventuali azioni nemiche che si delineassero contemporaneamente in più punti dalla displuviale, sia perchè l'angustia della Val di Ledro non consentiva un maggior concentramento di forze.
Inoltre il Generale intendeva, una volta battuti gli austriaci, avviare subito forze fresche attraverso la Sella di Lesumo e Campi per Riva, aggirando le difese del forte di Ponale, posto a sbarramento della via più diretta per il Garda. In agguato, per controllare la situazione, restavano le forze dislocate sulla spalla sinistra dell'Ampola.
La sera del 20 luglio, gli Austriaci avevano già raggiunto la displuviale in corrispondenza della testata della Val di Conzei (a nord di Bezzecca) e la mattina successiva si spiegarono su tre colonne di cui:
                    le due principali scesero lungo le pendici opposte delle Val di Conzei, convergendo sugli sbocchi della stessa valle;
                    la terza, molto meno robusta, puntò su Molina per integrare le difese del forte di Ponale ed impedire ai volontari la ritirata sul M. Notta.
In secondo scaglione, seguendo la colonna principale di destra, marciava la riserva con anche il compito di proteggere il fianco esposto del dispositivo d'attacco.
Il KUHN aveva affidato l'azione su Bezzecca al Gen. MONTLUISANT, Comandante della riserva strategica. Questi intendeva:
                    in un primo tempo, assicurarsi gli sbocchi della Val Conzei;
                    successivamente, investire sulla fronte l'abitato di Bezzecca con la propria ala sinistra, mentre l'ala destra avrebbe operato un rapido movimento avvolgente della posizione.
Determinato il crollo della difesa garibaldina, egli era certo che le unità di Volontari, anche se non direttamente impegnate nell'azione, non avrebbero retto ad una poderosa avanzata di tutte le sue forze e sarebbero rimaste travolte, ripiegando disordinatamente su Storo, per cozzare contro le truppe del KUHN. Inoltre preoccupandosi forse eccessivamente di lasciarsi aperta una via di ritirata, fermò la propria riserva a mezza via, ordinandole di assicurare a tutti i costi il controllo della displuviale in corrispondenza della Val di Conzei.

A questo punto è opportuno dare una breve descrizione del campo di battaglia di Bezzecca. Il villaggio è ubicato in Val di Ledro, di fronte allo sbocco della Val Conzei, ed è profondamente incassato fra alti e poderosi contrafforti. Come tutte le posizioni all'ingresso di valli anguste, presenta lo svantaggio di essere dominata a tiro di fucile da balze strapiombanti, a loro volta sovrastate da altre quote sicchè, per poterle tenere con sicurezza, è necessario, disperdere molte forze, spingendo in alto e verso l'avanti robusti distaccamenti a protezione della stretta. Non era certo questa l'intenzione di Garibaldi, il quale ignorava da quale e da quante direzioni sarebbe venuto l'attacco austriaco e che aveva intenzione, come di consueto, di battere l'avversario in un combattimento manovrato. Distaccamenti fiancheggianti erano stati posti a protezione delle diverse unità e quella di esse che fosse stata investita dall'attacco nemico avrebbe dovuto sostenere l'urto il più lungo possibile, per creare le migliori premesse per l'intervento delle altre, le quali avrebbero affrontato gli Austriaci in campo aperto.
Nella zona di Bezzecca, erano state presidiate due posizioni che apparivano assolutamente indispensabili alla sua difesa, cioè le alture di Naè, a ovest, ed il Poggio di S.Bartolomeo, a est dell'abitato, mentre si era provveduto a sbarrare la valle di Conzei in corrispondenza dei rilievi sovrastanti i villaggi di Enguiso e di Locca. Nel caso di un attacco, Garibaldi aveva concordato con il Gen. HAUG, Comandante della Brigata che teneva il settore, un'azione su Lesumo attraverso la dorsale della Val Conzei, per colpire sul tergo l'avversario fermato a Bezzecca.

All'alba del 21 luglio, le avanguardie austriache urtavano contro le difese di Enguiso e Locca, ma i grossi trovavano qualche difficoltà a spiegarsi, trattenuti dall'asprezza del terreno. L'HAUG, rinforzando i presidi, riuscì ad arrestare gli Austriaci ed, illudendosi di poter resistere agevolmente su tali linee, sollecitò Garibaldi a compiere la mossa su Lesumo. Ma il Generale conosceva la debolezza intrinseca della due posizioni e, prevedendone la caduta non appena fossero state seriamente investite, rinforzò invece le difese di Bezzecca, inviandovi un battaglione al comando del figlio Menotti Garibaldi e facendo schierare tre batterie, due dietro l'abitato e una davanti a Bezzecca, per appoggiare l'azione in Val Conzei e successivamente coprire il ripiegamento dei presidi di Enguiso e Locca verso la linea di difesa principale, quando la situazione si fosse fatta insostenibile. Ben presto l'ostinazione dell'HAUG nel voler difendere gli accessi alla Val Conzei determinò una pericolosa crisi della difesa.
Sopravanzate sul fianco le posizioni, gli Austriaci scesero verso Bezzecca e inutili furono due furiosi contrattacchi all'arma bianca delle forza poste a suo presidio, come inutili risultarono i rinforzi inviati nel settore minacciato perchè non vennero impiegati per prolungare l'ala della difesa ed intercettare gli attaccanti che trafilavano sul fianco, ma per rinforzare i presidi e ripianarne le perdite. Al fine, le posizioni di Locca ed Enguiso caddero e la batteria schierata davanti a Bezzecca riuscì a coprire il ripiegamento dei superstiti sparando a mitraglia, sotto una grandine di colpi.
Frattanto Garibaldi, che sino allora era rimasto in posizione arretrata, dubitando che l'attacco dalla Val Conzei non fosse l'azione principale, ma una diversione per distrarre forze dal settore prescelto per lo sforzo decisivo, si portò a Bezzecca preoccupato perla condotta del combattimento da parte dell'HAUG, il quale consumava le sue forze gettandole a spizzico nel vortice della battaglia. Immediatamente individuò una pericolosissima situazione: le alture di Naè erano state abbandonate, su ordine dell'HAUG, per farne accorrere i difensori a Locca. Il Generale ordinò che la posizione fosse subito rioccupata (e ciò fu fatto precedendo d'un soffio gli Austriaci) ed ordinò anche che venisse rinforzato il settore di Poggio S. Bartolomeo, la cui guarnigione, asserragliata nel recinto murato del cimitero che ivi sorge, era duramente provata e sopportava il peso dell'attacco condotto dall'intera ala sinistra austriaca.
Intanto le unità che si ritiravano dalla Val Conzei, ripiegavano precipitosamente, incalzate da presso dall'avversario, travolgendo anche i reparti inviati a loro rinforzo e ancora in cammino verso le posizioni ormai perdute. Il precipitarsi in Bezzecca di un così gran numero di Volontari provocò una enorme confusione ed una calca indescrivibile, non perchè fra le file garibaldine si fosse diffuso il panico, quanto per la strettezza del luogo ed il gran numero di difensori che già vi si trovavano. Ogni comandante voleva schierare la propria unità per riprendere l'azione contro l'attaccante, anche a costo d'ingombrare il campo di tiro dei reparti già schierati a difesa; ogni Volontario che avesse perso contatto con la propria compagnia si intrufolava dove capitava per aprire il fuoco. Fu necessario far sgomberare rapidamente e con le brusche gli intrusi, lontano dalla linea del fuoco ed essi defluirono alla rinfusa nella zona di Tiarno, ove si ricomposero per rendersi utili nel prosieguo dell'azione. Fortunatamente gli Austriaci non avevano insistito nell'investimento di Bezzecca, accanendosi contro il Poggio di S.Bartolomeo e soprattutto contro le alture di Naè, in esecuzione del piano tattico del MONTLUISANT, ed un deciso contrattacco, ordinato da Garibaldi, riuscì a disimpegnare la batteria schierata davanti a Bezzecca, permettendole di retrocedere a riparo dell'abitato. Intanto cadde la posizione di S.Bartolomeo, mentre le alture di Naè erano teatro di furiosi combattimenti, talvolta perdute, ma sempre rioccupate con sanguinosi contrassalti dei Volontari. Garibaldi, temendo uno sfondamento sulle ali e l'accerchiamento di Bezzecca e ritenendo ormai esauriti i compiti di fissaggio frontale del nemico, ordinò il ripiegamento, facendo concentrare tutto il fuoco di artiglieria disponibile davanti al villaggio a copertura del movimento retrogrado. Diede, inoltre, ordine al figlio Menotti di rinforzare la difesa sui rilievi di Naè e di mantenervisi a tutti i costi. Le alture di Naè, infatti, continuavano ad essere la posizione chiave della battaglia: prima avevano permesso di tenere Bezzecca, ora saranno il perno attorno a cui ruoterà lo schieramento garibaldino per ripiegare ordinatamente in Val di Ledro, successivamente copriranno il fianco per le azioni controffensive sviluppate, in basso, verso Bezzecca e, per l'alto, contro Lesumo. Garibaldi, individuandone immediatamente l'importanza, riuscì a conseguire la vittoria utilizzandole come elemento determinate della sua manovra. Nella ritirata di Bezzecca, si distinse particolarmente il figlio minore del Generale, Ricciotti Garibaldi, che riuscì a recuperare, guidando pochi animosi, un pezzo d'artiglieria ribaltato nel fango dai cavalli di traino e che stava per essere catturato dai cacciatori austriaci.
Ne frattempo, Garibaldi aveva fatto serrare sotto tutte le unità dislocate nell'Ampola, ordinata a quelle in attesa sulla sua dorsale sinistra di portarsi a Lesumo e ad un contingente minore di raggiungere la displuviale per proteggere loro il fianco da eventuali provenienze dalle Giudicarie.
Appena  questi movimenti furono a buon punto, concentrò un intensissimo fuoco d'artiglieria su Bazzecca e ben presto il paese fu in preda alle fiamme e gli Austriaci furono costretti ad uscirne. Colto il momento favorevole, il Generale sferrò un risoluto attacco per trattenere l'avversario in fondovalle ed impedire un suo disimpegno quando si fosse accorto che la sua linea di ritirata stava per essere recisa in corrispondenza di Lesumo.
Bezzecca venne riconquistata e gli Austriaci ricacciati verso la Val Conzei, ma un altro deciso contrattacco partiva dalle alture di Naè e costringeva l'avversario a ripiegare su Locca e poi su Enguiso. Ma il distaccamento, inviato da Garibaldi a vegliare sulla displuviale, era venuto a contatto con la riserva del Montluisant e questi, quando ne ricevettero l'annunzio, stimò pericolosa ed insostenibile la propria posizione, ritenendo che si trattasse di avanguardie di forze ben più consistenti. Ordinò allora la ritirata generale sul M. Pichea, da dove poteva porsi in salvo su Riva, sottraendosi così, più per un caso fortunato che per arte, all'aggiramento predisposto con tanta cura da Garibaldi.

A sera, infine, al Generale giunse la buona nuova che anche nelle Giudicarie l'attacco austriaco era stato respinto, non avendo voluto il KUHN spingere a fondo il proprio sforzo, quando si era accorto dell'entità delle forze che lo fronteggiava.

venerdì 24 febbraio 2017

Mercoledi del Nastro Azzurro. 1 marzo 2017. ore 17

NOTIZIE CESVAM

IL CESVAM HA COLLABORATO CON LA FEDERAZIONE DI ROMA PER L'ORGANIZZAZIONE DEL MERCOLEDI DEL NASTRO AZZURRO DI MARZO
SI  RIPORTA IL COMUNICATO STAMPA.


ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M.
(Ente Morale R.D. 31 maggio 1928 n. 1308)
Piazza Galeno, 1 - 00162 ROMA



Federazione Provinciale di Roma Roma, 
22 febbraio 2017

Comunicato Stampa



Mercoledì 1 marzo 2017
presso la Sala Convegni dell'Istituto del Nastro Azzurro Piazza Galeno,1 – Roma
dalle ore 17,00 alle ore 19,00

si terrà il 6° incontro del 2° ciclo
de "I Mercoledì del Nastro Azzurro"

verranno presentati i volumi
'Caschi Blu Italiani'

'ReportagEsercito'

a cura di 'Informazioni della Difesa'
rivista dello Stato Maggiore della Difesa

Interverranno:
Stefano Pighini, Tommaso Gramiccia, Massimo Coltrinari, Mario Renna, Giuseppe Tarantino


Il Presidente Nazionale del Nastro Azzurro Gen. Carlo Maria Magnani ha dato la sua adesione.


CONTATTI:centrostudicesvam@istituonastroazzurro.org







giovedì 23 febbraio 2017

Collana Storia in Laboratorio. I LIbri del Nastro Azzurro . Aggiornamento a Febbraio 2017

NOTIZIE CESVAM

A Febbraio 2017, l'attività di ricerca, studio, elaborazione e pubblicazione del Centro Studi ha permesso di elaborare per le due Collane in essere, il seguente piano di pubblicazione che si estrinseca nella indicazione dei volumi editi ed in preparazione.

Per ogni notizia o informazione eventuale, si prega di scrivere a:
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org 


Collana Storia in Laboratorio

N. 1 EDOARDO GIORGI DI VISTARINO, ALESSANDRO CICOGNA MOZZONI
Umberto Utili, un generale scomodo, 2008

N. 2 MASSIMO COLTRINARI
L’8 settembre in Albania
La crisi armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo. 8 settembre - 7 ottobre 1943, 2009

N.3, N.1 MASSIMO COLTRINARI, LAURA COLTRINARI
La ricostruzione e lo studio di un avvenimento storico militare, 2009

N. 4 MASSIMO COLTRINARI, PAOLO COLOMBO
La Divisione “Perugia”
Dalla tragedia all’oblio. Albania 8 settembre- 3 ottobre 1943, 2009

N. 5 MASSIMO COLTRINARI
Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo. 18 settembre 1860, 2009

N. 6 GIORGIO PRINZI, MASSIMO COLTRINARI
Salvare il Salvabile
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943: per gli Italiani, il momento delle scelte, 2010

N. 7 PIERIVO FACCHINI
La campagna di Tunisia. 19421943, 2010

N. 8 MASSIMO COLTRINARI
L’investimento e la presa di Ancona
La conclusione della campagna di annessione delle Marche 20 settembre 8 ottobre
1860, 2010

N. 9 NICOLA DELLA VOLPE
I Militari nella Guerra Partigiana (19431945)
N. 10 MASSIMO COLTRINARI
Il Corpo Italiano di Liberazione e Ancona.
Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. Il passaggio del fronte giugno-luglio1944., 2014

N. 11 MASSIMO COLTRINARI
L’ultima difesa pontifica di Ancona .7 – 29 settembre 1860
La fine del potere temporale dei Papi nelle Marche. Tomo I. La Piazzaforte, 2013

N. 12 MASSIMO COLTRINARI
L’ultima difesa pontifica di Ancona .7 – 29 settembre 1860
La fine del potere temporale dei Papi nelle Marche. Tomo II. Gli Avvenimenti, 2013

N. 13 DIANA FOTIA
Terrorismo per non addetti ai lavori
Il circolo vizioso dell’aggressività. 2013

N. 14 MASSIMO COLTRINARI
I prigionieri italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica
La guerra Italiana all’URSS 1941-1943. Le operazioni. Vol. I, 2013

N. 15 MASSIMO COLTRINARI
I prigionieri italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica *
La prigionia in mano all’URSS 19411943.Vol. II
N. 16 MASSIMO COLTRINARI
I prigionieri italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica *
La guerra Italiana all’URSS 19411943. L’Occupazione. Vol. III
N. 17 MASSIMO COLTRINARI
I prigionieri italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica *
La guerra italiana all’URSS 1941143: La Memoria. Vol. IV
N. 18 FRANCESCA ROMANA LENZI
L’Italia in Alta Slesia. (19191922),
Aspetti Storici e militari nei documenti dell’Archivio storico dello Stato Maggiore dell’esercito, 2011

N. 19 MASSIMO MORRONI
Il Cielo. Istruzioni per l’uso 2011

N. 20 EDORARDO BORIA
Carte come armi
Geopolitica, cartografia,comunicazione, 2012

N. 21 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1914
Le Brigate di Fanteria con il nome Marchigiano:
Marche”, “Ancona”, “Macerata”, “Pesaro”, “Piceno” 2014

N. 22 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1915
Sotto attacco. Tanto indifese quanto interventiste. Volume I , 2015

N. 23 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1915*
I primi sei mesi di guerra. Volume II

N. 24 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1916 *
La difesa costiera ed il fronte interno

N. 25 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1917 *
Morendo si sottrasse da morte il Santo Suolo. Volume I

N. 26 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1917 *
Il Combattente disarmato.
La Prigionia attraverso il diario di un soldato marchigiano. Volume II

N. 27 MASSIMO COLTRINARI
Le Marche e la prima guerra mondiale: il 1918 *
Il Valore del soldato Marchigiano

N.28 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA (a cura di)
Comprendere la Grande Guerra
Dal primo al secondo anno di guerra. 1915-1916
Atti del Convegno in occasione della Giornata del Decorato
Salò 23- 24 aprile 2016

N. 29 MASSIMO COLTRINARI
!866. Quattro Battaglie per il Veneto. Il Valore Italiano nella III Guerra di Indipendenza*

N.30, N.4 MASSIMO COLTRINARI GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1914 *
L’anno fatale
Volume I - Compendio

N.31, N.5 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1914 *
L’anno fatale
Vol..II Dizionario

N.32, N.6 MASSIMO COLTRINARI ,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1915 *
L’anno di passione
Volume I – Compendio

N.33, N.7 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1915 *
L’anno di passione
Volume II - Dizionario

N.34, N.8 MASSIMO COLTRINARI,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1916 *
L’anno d’angoscia
Volume I – Compendio

N.35, N.9 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1916 *
L’anno d’angoscia
Volume II - Dizionario

N.36, N.10 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1917 *
L’anno terribile
Volume I – Compendio

N.37, N.11 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1917 *
L’anno terribile
Volume II - Dizionario

N.38 N.12 MASSIMO COLTRINARI,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1918 *
L’anno della gloria
Volume I – Compendio

N.39 N.13 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1918 *
L’anno della gloria
Volume II - Dizionario

N.40, N.14 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra. Indici*
L’Europa in fiamme

N. 41 MASSIMO COLTRINARI
La guerra di Liberazione: Una guerra su cinque fronti *

N. 42 MASSIMO COLTRINARI
Cialdini era in Osimo *
Riflessioni tecnico tattiche sugli eventi del settembre 1860 nelle Marche

N.43, n 15 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA (a cura di)
Le Missioni di Pace ed il Valore Militare
Atti del Convegno in occasione della Giornata del Decorato 2017
Arezzo 29 aprile 2017*

* In preparazione. I Titoli sono provvisori

I Libri del Nastro Azzurro
Della collana Storia in Laboratorio

N. 1, N. 3 MASSIMO COLTRINARI, LAURA COLTRINARI
La ricostruzione e lo studio di un avvenimento storico militare, 2016

N. 2, N.28 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA (a cura di)
Comprendere la Grande Guerra
Dal primo al secondo anno di guerra. 1915-1916
Atti del Convegno in occasione della Giornata del Decorato
Salò 23- 24 aprile 2016

N.3, N. 29 MASSIMO COLTRINARI
!866. Quattro Battaglie per il Veneto. Il Valore Italiano nella III Guerra di Indipendenza*

N.4, n.30 MASSIMO COLTRINARI GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1914 *
L’anno fatale
Volume I - Compendio

N.5, N.31 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1914 *
L’anno fatale
Vol..II Dizionario

N.6, N.32, MASSIMO COLTRINARI ,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1915 *
L’anno di passione
Volume I – Compendio

N.7, N.33 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1915 *
L’anno di passione
Volume II - Dizionario

N.8, N.34 MASSIMO COLTRINARI,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1916 *
L’anno d’angoscia
Volume I – Compendio

N.9, N.35, MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1916 *
L’anno d’angoscia
Volume II - Dizionario

N.10, 36 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1917 *
L’anno terribile
Volume I – Compendio

N.11, n. 37 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1917 *
L’anno terribile
Volume II - Dizionario

N.12, N.38 MASSIMO COLTRINARI,GIANCARLO RAMACCIA
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1918 *
L’anno della gloria
Volume I – Compendio

N.13, n: 39 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Grande Guerra il 1918 *
L’anno della gloria
Volume II - Dizionario

N.14 N.40 MASSIMO COLTRINARI (a cura di)
Dizionario Minimo della Grande Guerra. Indici*
L’Europa in fiamme.

N.15, n 41 MASSIMO COLTRINARI, GIANCARLO RAMACCIA (a cura di)
Le Missioni di Pace ed il Valore Militare
Atti del Convegno in occasione della Giornata del Decorato 2017
Arezzo 29 aprile 2017*


mercoledì 22 febbraio 2017

Ulteriori turbolenze nel Medio Oriente

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE


Usa-Islam
Golfo inquieto dopo il bando Trump                 
Eleonora Ardemagni
13/02/2017
 più piccolopiù grande
Molto si è scritto dell’executive order con il quale il presidente statunitense Donald Trump ha provato a vietare l’ingresso negli Usa, per 90 giorni, ai cittadini provenienti da Iran, Iraq, Siria, Yemen, Libia, Sudan e Somalia. Esso è senza dubbio un pessimo messaggio, che ripropone l’equazione “immigrazione uguale terrorismo” e fa il gioco dei reclutatori jihadisti.

Una misura (e una retorica) che vanno ben oltre la securitization di George W. Bush e le sue discusse guerre preventive, poiché non sono qui i governi a venire additati, ma direttamente i cittadini, sulla base del passaporto.

Oltre alle considerazioni di carattere securitario (che dire dei tanti foreign fighters sauditi, giordani, tunisini, marocchini?), questa misura fa male anche a chi non è entrato nella lista: Paesi alleati degli Usa e dunque ancora più esposti al terrore jihadista. A prescindere dalla sua applicazione, il provvedimento ha già avuto e avrà, conseguenze geopolitiche: il Golfo ne è l’epicentro.

Reazioni e silenzi
Il cosiddetto “Muslim ban” ha messo a nudo la mancanza di solidarietà inter-araba: certo non una novità. I Paesi arabi risparmiati dal bando, come Arabia Saudita ed Egitto, non hanno commentato la vicenda. Solo il Qatar, forse timoroso per la possibile designazione Usa dei Fratelli Musulmani come organizzazione terroristica, ha espresso un pacato disappunto. Il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti ha negato la natura anti-islamica del provvedimento, mentre il capo della polizia di Dubai lo ha addirittura elogiato.

Sulla sponda araba del Golfo, attendismo è la parola-chiave nei confronti della nuova Amministrazione: l’ostilità della Casa Bianca verso l’Iran non è necessariamente sinonimo di rapporti distesi con l’Arabia Saudita, data l’imprevedibilità del neo-presidente. Come spesso accade, re Abdullah di Giordania è stato il primo a captare l’attuale zeitgeist internazionale, inanellando prima un incontro con Putin a Mosca e poi uno con Trump a Washington.

Triangolo Usa-Iran-Arabia
Di certo, la tensione fra Stati Uniti e Iran è rapidamente salita, non solo perché Teheran compare nella lista dei Paesi colpiti dal bando. Finora è stato “colpo su colpo”: test missilistico effettuato dall’Iran e sanzioni individuali Usa. La Casa Bianca ostenta sfiducia verso l’Iran: un regalo di Trump ai falchi iraniani, alla vigilia del voto presidenziale del 19 maggio, quasi che si volesse favorire l’ascesa “dell’avversario migliore” per andare a uno scontro frontale.

Il presidente americano e il re saudita Salman hanno concordato telefonicamente sull’applicazione rigida dell’accordo nucleare: in campagna elettorale, Trump lo voleva “stracciare” e ciò non converrebbe neanche a Riad. Re Salman non può che auspicare buoni rapporti con gli Usa: sicurezza del Golfo, investimenti e sostegno alla “Vision 2030”, industria della difesa, questione Jasta (la legge che permetterebbe ai parenti delle vittime dell’11 Settembre di citare Riad per danni).

L’approccio di Washington nei confronti della politica regionale dell’Iran è radicalmente cambiato: una rassicurazione per i sauditi. Qualcosa però non quadra tra i due alleati storici. Per esempio, le “safe zones”, da creare in Siria e in Yemen per il ritorno dei rifugiati (e delle quali i sauditi dovrebbero farsi finanziariamente e forse militarmente carico secondo Trump), compaiono nel comunicato stampa della Casa Bianca, e solo in ribattuta nell’agenzia ufficiale di Riad, senza riferimenti allo Yemen.

Incertezze e segnali contrastanti
Dato il livello di incertezza, qualcosa si è mosso nel Golfo. Il ministro degli esteri del Kuwait, in visita a Teheran il 25 gennaio, ha recapitato un messaggio dei leader del CCG al presidente Hassan Rouhani: un tentativo per esplorare se vi siano, tra Arabia Saudita e Iran, margini di confronto su temi specifici. In Siria, è ormai la Russia a dare le carte, non più l’Iran, mentre le politiche di Trump sono ancora un rebus.

Solo il tempo dirà se un Golfo meno conflittuale sia davvero possibile: tra molti segnali negativi, vi sono però piccoli indizi in questo senso. L’accordo sulla produzione petrolifera in sede Opec, così come la ripresa dei contatti per la partecipazione dei fedeli iraniani al pellegrinaggio 2017 alla Mecca.

Il neopresidente libanese Michel Aoun ha compiuto un viaggio semi-riparatore a Riad e Doha: gli aiuti militari sauditi all’esercito libanese rimangono bloccati, ma ripartiranno scambi diplomatici, turismo e investimenti. E il Marocco, molto vicino ai sauditi, invierà un ambasciatore in Iran (non accadeva da sette anni).

Yemen, America first?
Sicuro è il cambio di approccio degli Usa sullo Yemen, in meno di un mese: cinque attacchi con droni, un discusso raid anti-Aqap con impiego di forze speciali (un soldato Usa morto e vittime civili yemenite), dispiegamento della Uss Cole. Il segretario di Stato Rex Tillerson è ancora “non pervenuto” sul conflitto, mentre gli insorti sciiti, sostenuti anche dall’Iran, sferrano il primo attacco kamikaze contro una nave da guerra saudita nel Bab-el-Mandeb. Interessi incrociati ancora più scivolosi nell’era Trump.

Eleonora Ardemagni, analista di relazioni internazionali del Medio Oriente per Aspenia e l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). Gulf and Eastern Mediterranean Analyst, NATO Defense College Foundation, commentatrice per Avvenire.

martedì 21 febbraio 2017

La situazione in Siria in evoluzione

GEOPOLITICA DELLE ROSSIME SFIDE




Siria

Corsa ad Al-Bab sulla via di Raqqa
Laura Mirachian
14/02/2017


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Prima o poi un incidente doveva succedere. Il 9 febbraio, tre vittime turche e 11 feriti. I russi si sono subito scusati definendolo un “tragico errore” e hanno aperto un’inchiesta. La tensione è peraltro palpabile nei cieli siriani, a pochi chilometri dai confini con la Turchia.

Una corsa convulsa verso la riconquista di Al-Bab, occupata dal sedicente Stato islamico, l’Isis, dal 2014, tra forze concorrenti: l’esercito turco con i ribelli del Free Syrian Army, l’esercito di Assad con l’appoggio dell’aviazione russa e di Hezbollah, le forze curdo-siriane con l’appoggio dei raid americani. Al-Bab - ‘la Porta’- è l’ultimo avamposto dell’Isis sulla via di Raqqa, ‘capitale’ dell’autoproclamato Califfato affollata di civili (erano circa 100.000),ma anche di jihadisti in fuga da Mosul, ivi incluso lo stesso Al-Baghdadi.

Tutti i concorrenti si propongono l’obiettivo di liberare Al Bab da Isis e jihadisti, ma le finalità di ognuno sono diverse. Per la Turchia, è cruciale evitare il ricongiungimento dei territori a ridosso dei propri confini da parte dei combattenti curdo-siriani che considera terroristi al pari dei curdi del Pkk. Sarebbe essenziale per contro farne una ‘area protetta’ ove possano convergere le masse di rifugiati ospitati in territorio turco, una sorta di ‘protettorato’ presidiato per conto di Ankara.

Per Assad, è cruciale allargare il controllo sulle aree a nord di Aleppo, faticosamente riconquistata, al costo di macerie e incalcolabili sofferenze per la popolazione, dopo settimane di aspri combattimenti condotti con i propri alleati. Per i curdo-siriani, si tratta di contrastare le strategie di entrambi completando il controllo delle proprie aree di insediamento, in vista di futuri assetti di larga autonomia se non di indipendenza e di eventuale accorpamento con i curdi di oltre-confine. E per gli americani?

Trump, cambio di scenario
Da anni Washington sorregge le offensive delle compagini curdo-siriane considerandole la migliore carta contro Isis e Al Qaida, offrendo anche un limitato appoggio ai ribelli cosiddetti moderati. È ancora valida questa strategia nell’era Trump? La priorità dichiarata è sradicare il terrorismo e le sue potenzialità di attacco in territorio americano. Ma, a prescindere dall’inopinato decreto che, contro ogni buon senso, ha accorpato terrorismo ed islam, Trump si trova a confrontare uno scenario rapidamente cambiato rispetto ai tempi di Obama.

Aleppo è ora sotto il controllo di Damasco, la Russia sta tentando di coordinare le sue iniziative militari con la Turchia, nel contesto dell’intervenuto riavvicinamento, e domina la scena sia militarmente che, dopo le intese di Astana, politicamente. L’Iran ha rafforzato la sua presenza nel territorio. Per contro, la Turchia appare esausta, impegnata com’è sul fronte interno nel duplice fronte anti-gulenista e anti-Pkk, e anche il rapporto con l’Iraq di Al-Abadi sta subendo incrinature. L’operazione Scudo dell’Eufrate non ha il successo sperato.

Trump, modulando il giudizio della prima ora circa l’obsolescenza della Nato, ha rassicurato Erdogan sull’importanza dell’Alleanza per il comune obiettivo di abbattere il terrorismo, e inviato Mike Pompeo ad Ankara in vista della grande sfida di Raqqa (e non solo).

Ma, come conciliare le assicurazioni date ad Ankara sulla creazione di una ‘zona protetta’ nel nord siriano con il sostegno militare ai curdo-siriani? E come gestire i russi, ben intenzionati a favorire il controllo di Assad nel retroterra delle basi aereonavali di Latakia e Umaymin?

E come ‘collaborare’ con Mosca evitando il risentimento degli oppositori moderati che hanno potuto contare per anni sul pur debole appoggio americano? E, soprattutto, quello dei tradizionali alleati del Golfo, che dalle retrovie hanno a lungo foraggiato compagini arabe anche radicali per contrastare l’influenza iraniana in area?

E che fare dell’Iran, ora che l’intesa nucleare sta vacillando? Al-Bab e Raqqa si rivelano un test per la tenuta del triangolo Usa-Russia-Turchia, dal quale in larga parte dipende il futuro della pacificazione in Siria, e per lo stesso ruolo dell’Iran in area.

Ripresa dei negoziati a Ginevra
Fra qualche giorno, il 20 febbraio, De Mistura riunirà le parti in causa per la ripresa dei colloqui a Ginevra. A fine gennaio ad Astana, Mosca ha segnato un colpo, non tanto per il rinnovato cessate-il-fuoco garantito questa volta dalla triade Mosca-Ankara-Teheran (sappiamo che i combattimenti continuano, così come gli assedi che secondo il ‘programma di riconciliazione’ di Assad cesseranno solo se i combattenti usciranno disarmati da città e villaggi), quanto per la Dichiarazione finale - non sottoscritta dai belligeranti interni, ma subito sancita dalla risoluzione del CdS 2336 approvata all’unanimità - che prefigura un piano di lavoro per il futuro della Siria. In linea, del resto, con il piano del giugno 2012 di Kofi Annan.

Viene infatti sancito l’impegno alla sovranità, indipendenza, integrità territoriale della Siria come Stato non-confessionale, multietnico, multi-religioso, e a un processo negoziale cui opposizione e governo ugualmente partecipino. Non è scontato. Troppe mappe di smembramento sono apparse in questi mesi. E resta il nodo relativo al destino di Assad che l’opposizione vorrebbe subito rimosso e deferito a un tribunale per crimini di guerra.

A Ginevra, Mosca giocherà ora la sua carta più cruciale per tenere insieme la Siria e assicurare una transizione che non escluda Assad a priori. Basata su ‘zone di sicurezza’ che equivarrebbero a ‘sfere di influenza’. Ai russi la cosiddetta ‘Siria utile’, il retroterra mediterraneo; a turchi e americani il centro-nord fino all’Iraq, assicurando ai curdi autonomia e riconoscimento dell’identità culturale. Una sorta di Sykes-Picotin edizione siriana.

E per quanto riguarda Assad, valga per tutte l’ultima uscita di Boris Johnson che rivela una inedita flessibilità sulla sua partecipazione a future elezioni. L’Iran resta il capitolo più problematico. Né Turchia né Russia sono probabilmente disposti a confrontare Trump, che ha già posto il Paese ‘on notice’ dopo gli ultimi test missilistici, per sostenerne il ruolo in area.

E per contro non ci si può aspettare da Teheran un semplice arretramento che vanifichi una strategia antica di millenni (la direttrice mediterranea). La sessione di Ginevra porterà forse qualche chiarimento, ma non sarà certo quella decisiva.

Laura Mirachian, Ambasciatore, già Rappresentante permanente presso l’Onu, Ginevra.