APPROFONDIMENTI
Il
Comandante dell’Alpencorps, gen. Krafft von Delmensinghen, un mese dopo la dichiarazione
di guerra del 24 maggio 1915, il 22 giugno 1915 inviava un rapporto
confidenziale ai subordinati comandi di settore V e IV:
“Oggetto. Valutazione della situazione
bellica.
La condotta finora esitante degli
Italiani appare poco comprensibile a tutti gli ufficiali esperti. Si sarebbe
pensato che l’Armata di uno Stato che si prefigge una pura scorreria e che ha
avuto 10 mesi di tempo per prepararvisi, avrebbe agito rapidamente per
attaccare quello che vuole conquistare. D’altra parte, però, si deve
considerare che il nemico ha potuto riflettere in tutta calma per 10 mesi da
osservatore, e in questo modo si ottengono i successi in guerra: ma che ora
egli è obbligato ad adeguare alle conoscenze acquisite le prestazioni che può
attendersi dalla sua Armata. Fin qui la guerra (quella di tutti i fronti) ha messo sufficientemente in evidenza l’importanza di una difesa ben
preparata. Ha dimostrato che anche le truppe più valorose e tenaci possono aver
ragione delle posizioni fortificate solo dopo una preparazione molto accurata.
Il nemico non agisce in modo illogico quando cerca soprattutto di assicurarsi
una schiacciante superiorità nell’artiglieria, anche se a noi non risulta
ancora chiaro perché non lo abbia fatto prima. La condotta fin qui tenuta dal nemico
non si configura quindi altrimenti se non come un lento, circospetto
avanzamento nelle posizioni nelle quali è in grado di coprire il suo
schieramento con l’artiglieria. Il nemico si creerà dunque presumibilmente
tutte le condizioni per poter una volta sferrato l’attacco, fare uso dei suoi
mezzi tecnici in tutta la loro potenza ed efficacia, riuscendo così a
bilanciare la non troppo elevata forza d’attacco della fanteria. Non dobbiamo
quindi lasciaci ingannare e cullare della calma dell’avversario.”[1]
Nel
commentare questa Robert Striffler scrive:
“Nella sua analisi, non certo scritta a
posteriori, Krafft dimostrava comunque totale comprensione per la tattica
italiana, astenendosi da qualsiasi denigrazione demagogica dell’avversario.
Secondo Krafft, nei primi dieci mesi di guerra (dall’agosto 1914) gli Italiani
avrebbero preparato i loro piani nella convinzione che i difensori,
specialmente trattandosi di guerra in montagna, si trovassero in posizioni
geograficamente avvantaggiate, dalle quali poteva essere scalzati solo con la superiorità
dell’artiglieria. Infatti, il guaio dei piani italiani fu proprio la
sopravalutazione delle forze di difesa nei primi giorni di guerra all’Austria.”[2]
La
comune opinione che oggi è nella maggioranza degli studiosi è che il gen. Nava,
comandante della 4a Armata, con una avanzata rapida e una forte determinazione,
avrebbe potuto benissimo sfondare il fronte dolomitico e penetrare in profondità
tra le montagne ed arrivare in val Pusteria. Nessuno oggi può dire che cosa sarebbe
successo in seguito, ovvero se fosse stato in grado di mantenere le posizioni
conquistate e se questo successo quando avrebbe inciso sulla vittoria finale.
Nelle
settimane precedenti le ostilità era emerso l’atteggiamento guardingo, quasi
titubante, del gen. Nava e dei suoi diretti collaboratori, non in armonia con
quanto stabilito dalle direttive di Cadorna, che chiedeva una iniziativa
vigorosa alla 4a Armata. Al momento della dichiarazione fu emanato l’ordine di
operazioni n. 2 che prevedeva ulteriori spostamenti in avanti, ma il Comando
del IX C.d.A. era ancora a Belluno, mentre quello del I C.D.A. a Pieve di Cadore..
Nessuna brigata di fanteria si era
avvicinata al confine ed aveva preso la via dei passi. Il Comando del I C.d.A.
prescrive che si doveva attuare un atteggiamento guardingo ed era opportuno
contrastare eventuali tentativi di iniziative avversarie. In pratica nei primi
giorni di guerra, l’atteggiamento italiano fu di totale inazione. Solo il 27
maggio il predetto comando di corpo d’armata ordinò una ricognizione su Cortina
ed una azione dimostrativa a cavallo del Boite. Ma la conca di Cortina era
stata sgombrata dagli Austriaci, e quindi ad una settimana dall’inizio delle
operazioni non erano state svolte alcuna azione di qualche importanza. Il 1
giugno il Comando di Armata ordina l’avanzata generale
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