LA SPESA MILITARE NEL MONDO –
2014.,
IN AFRICA ED IN ASIA IN CRESCITA. IN
DIMINUZIONE NELLE AMERICHE E IN EUROPA
Massimo Coltrinari
L’Istituto sulla Pace
ed il Disarmo (SIPRI),che ha sede a Stoccolma, ha comunicato in un
rapporto reso noto in questi giorni, i dati sulla spesa militare nel
mondo.
Il totale della spesa
miliare nel mondo è pari, per il 2014, a 1800 miliardi di dollari,
lo 0,4 in meno rispetto al 2013.
In generale la spesa è
diminuita nelle Americhe e in Europa Occidentale,mentre è aumentata
in Asia, Medio Oriente, Africa, Oceania ed Europa Orientale.
In termini assoluti i
cinque paesi che più hanno speso per le esigenze militari sono: gli
Stati Uniti, da anni in testa in questa speciale classifica, seguiti
dalla Cina, dalla Russia,dall’Arabia Saudita e dalla Francia. Gli
Stati Uniti hanno speso circa 610 miliardi di dollari, ovvero un
terzo della spesa globale, in leggero regresso rispetto all’anno
scorso; in aumento le spese militari della Cina, che nel suo budget
militare per il 2014 ha messo 216 miliardi di dollari, cioè tre
volte meno degli Stati Uniti, la Russia, che ha stanziato 84 miliardi
di dollari e l’Arabia Saudita, con 81 miliardi di dollari.,
entrambi i paesi con un badget di 8 volte inferiore a quello degli
Stati Uniti. La Francia, primo paese dell’Europa occidentale, ha
nel budget militare 61 miliardi di dollari (10 volte meno degli Stati
Uniti). Ne totale, questi cinque Paesi valgono il 60% della spesa
globale militare.
Nella fascia a ridosso di
questi paesi troviamo la Gran Bretagna con un budget di 60 miliardi
di dollari, ovvero dieci volte meno degli Stati Uniti e l’India,
che nella sua prosopopea di grande democrazia del mondo e potenza
emergente, ha un budget di 50 miliardi di dollari. A seguire la
Germania ed il Giappone con 46 miliardi e, in modo sorprendente ma
che rileva come questo paese sia costretto ad armarsi per le derive
autoritarie ai confini, la Corea del Sud con 37 miliardi di dollari.
In questa fascia si può inserire l’Italia, al dodicesimo posto
nella graduatoria mondiale, scesa di un punto rispetto al 2013, con
31 miliardi di dollari, ma queste spese sono in diminuzione e si può
dire che oltre il 70% è dedicato a stipendi e pensioni, ed il
restante all’addestramento e quello che rimane all’investimento.
A livello regionale
quest’anno si rileva che, grazie all’effetto trainante della
Cina, i paesi dell’Asia, con quelli dell’Oceania hanno un budget
complessino di 439 miliardi di dollari, un quarto della spesa
globale. Da notare che l’Afganistan, in vista dello sganciamento a
fine anno dell’impegno occidentale, ha avuto rispetto al 2013 i
maggiori incrementi di spesa
I Paesi dell’Europa
hanno messo in bilancio 386 miliardi di dollari di cui quelli
occidentali 292 miliardi e quelli orientali 94 miliardi, marcando
ancora di più il divario tra est ed ovest. In quest’area si può
rilevare che, in virtù della crisi in Ucraina, l’Ucraina ha
incrementato le spese militari del 23%, la Polonia dell’13% mentre
la Russia, ma sono dati antecedenti la crisi ucraina stessa, dell’8%.
Nel Medio Oriente si
registra un incremento della spesa militare che si attesta sui 196
miliardi di dollari. Iraq, Emirati Arabi, Arabia Saudita, e Bahrein
sono i paesi che più quest’anno hanno aumentato le loro spese
militari. Da notare che il Qatar, paese che ha affermato negli ultimi
anni la sua posizione economica, ha acquistato armi ed
equipaggiamenti per oltre 24 miliardi di dollari, quasi l’80% del
bilancio militare italiano.
In Africa la situazione è
più contenuta con una spesa militare che si attesta sui 50 miliardi
di dollari, che però è in aumento. I paesi che più hanno speso
sono l’Algeria, con 12 miliardi di dollari, un terzo del bilancio
militare italiano e l’Angola, con 7 miliardi, spese queste con
tendenze all’aumento.
Di fronte a queste cifre,
che potrebbero essere più significative se si articolassero nei
versanti investimento ed addestramento da una parte, spese per il
personale, infrastrutture e logistica di aderenza dall’altra, si
nota che la gerarchia mondiale è sostanzialmente immutata. Gli Stati
Uniti sono la potenza militare globale, in grado di operare in tutto
il mondo con qualche riserva, e poi seguono le potenze regionali, che
si attestano su una fascia di spesa tra i 80 ed i 200 miliardi.
Soprattutto il divario tra Russia e Cina è estremamente marcato, in
cui la Russia, nonostante la volontà di giocare un ruolo globale di
Putin, rimane una potenza regionale minore. L’Europa divisa ha un
peso relativo, ma i principali paesi europei (Gran Bretagna, Francia,
Germania, Italia ed altri) superano la spesa militare cinese e quindi
potrebbero essere in grado di svolgere un ruolo mondiale se avessero
una politica estera unica e sotto un’unica direzione. Il resto del
mondo segue nelle fasce medio-basse, con una potenza che si esprime a
livello locale, in qualche caso regionale.
La sintesi che emerge da
questo rapporto è che la spesa militare ha una tendenza al ribasso,
come detto, nelle Americhe e in Europa, mentre è in crescita in
Asia, Medio Oriente, Africa ed Oceania. Un dato che deve essere messo
in sistema, per ulteriori analisi, con il crescente aumento della
potenza della Cina: lì dove ci sono interessi diretti cinesi la
spesa militare aumenta, al contrario in quelle aeree regionali in cui
questi sono più attenuati, diminuisce.
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