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Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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mercoledì 30 novembre 2022
martedì 29 novembre 2022
Editoriale Novembre 2022
Un mese, quello di Novembre 2022, che è stato abbastanza interessante per il CESVAM. Sono giunti a compimento due progetti, ovvero la pubblicazione del volume dedicato al Quadro di Battaglia del Regio Esercito Italiano al 10 giugno 1940 ed il Dizionario minimo della Guerra di LIberazione, il 1945, il Glossario, mentre il compendio si pensa possa essere edito nel prossimo Dicembre.. Un volume, il primo, che sintetizza una ricerca iniziata oltre 10 anni fa che è costata agli Autori molto lavoro. Con questi volumi si mantiene il ritmo di edizioni che ci si era dato, portando a compimento segmenti di progetti come da pianificazione. Sul versante dei Master si conclude con la sessione di Laurea del 5 dicembre 2022 prossimo l'anno accademico 20/21, con le sue sessioni di laurea. Questo permette all'Istituto di ricevere quanto dovuto (Compensi per il 2022) in virtù della patnerschip in essere con la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Avere delle entrate non gusta mai.
Approntato il n. 4 della Rivista QUADERNI, che sarà in distribuzione a metà dicembre che completa il quadro editoriale di questo settore, in cui è mantenuto il programma di edizione come stabilito.
INFOCESVAM ha dato costante aggiornamento dello stato di avanzamento dei Progetti in essere, mentre le attività di ricerca nel quadro del centenario proseguono e le pubblicazioni di Storia del Nastro Azzurro anche su QUADERNI ON LINE saranno via via che la data anniversaria si avvicina, intensificate.
Intanto occorre registrare la bella prestazione che è stata ottenuta dalla Presidenza e dalla Segreterai Generale con la presentazione del Calendario del centenario, in cui il CESVAM ha avuto dedicata una intera pagina. Questo è di ottimo auspicio per i futuri appuntamenti del 25-26 marzo prossimi, che sicuramente segneranno una tappa indelebile nella vita dell'Istituto.
(massimo coltrinari)
lunedì 28 novembre 2022
Copertina novembre 2022
QUADERNI ON LINE
Anno LXXXIII, Supplemento on line, XI , 2022, n. 82
domenica 27 novembre 2022
Decorati di MOVM in Prigionia. 3 Lino Ponzinibio
ARCHIVIO
Ponzinibio Lino, n.
1902 Bussoleno (Torino). Capitano cpl 1° reggimento alpini..
Altre decorazioni: magg. per m.g. (Fronte russo, genn.
1943)[1];
M.B. (Torrevelilla, marzo 1938)[2];
M.B. (Valjunquera, marzo 1938)[3].
Compì gli studi medi a Novara e a Torino dove si diplomò in ragioneria e
commercio. Chiamato alle armi nell'agosto 1922, dopo aver frequentato il corso
all. uff. di cpl. della specialità alp. venne nominato sottotenente e prestò servizio
fino al nov. 1923 nel btg. «Borgo San Dalmazzo» del 2° rgt. alp. Nella vita civile fu dal 1924
amministratore di aziende commerciali e industriali poi, nel 1935, fu assunto
dalla Banca Popolare di Novara. Assolse
contemporaneamente importanti incarichi di carattere politico.
Richiamato a domanda nel nov. 1937, partì volontario per la Spagna col grado di
ten., che aveva conseguito dal genn. 1932, assumendo il comando della 1ª compagnia del l btg. del 2° rgt. della rgt. d’assalto «Frecce Nere».
Rimpatriato nel giugno 1928, fu collocato in congedo nel genn. 1939 per
inabilità dipendente da causa di guerra. Promosso cap. nell’agosto 1940, nel
marzo dell’anno successivo venne richiamato a domanda. Assegnato al comando
della 10ª compagnia del btg.
«Mondovì» del 1° alp., partì per il fronte
russo nell’agosto 1942 schierandosi sulla riva destra del Don, a nord del fiume
Kalitwa. Durante il ripiegamento iniziatosi il 17 genn. 1943, fece parte del
btg. di retroguardia della Div. «Cuneese». Caduto il comandante del btg. «Mondovì» né assumeva il comando rimanendo
ferito nei combattimenti del 25 gennaio a Detchjanaja e del 28 genn. a Valujkj
dopo aver rifiutata la resa propostagli dal nemico. Raccolto sul campo,
rimpatriò dalla prigionia nell’ott. 1946. Collocato in congedo, fu iscritto nel
R.O, e riprese il suo posto quale funzionario della Banca Popolare di Novara.
Ebbe le successive promozioni a maggiore, con anzianità 28 genn. 1943, a ten.
col. dal 1° genn. 1952 ed a col. dal 30 dic. 1960. Risiedeva a Torino.[4]
[1] Il testo della
motivazione è su: www.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/Lino/ Ponzinibio/Esercito/1943/ Promozione per
merito di Guerra
[2]
Il testo della motivazione
è su: www.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/Lino/ Ponzinibio/Esercito/1938/ Medaglia di
Bronzo
[3]
Il testo della motivazione
è su: www.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/Lino/ Ponzinibio/Esercito/1938/ Medaglia di
Bronzo
[4]
Il testo della motivazione
è su: www.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/Lino/ Ponzinibio/Esercito/1946/ Medaglia d’Oro
sabato 26 novembre 2022
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione V Fronte La Prigionia
venerdì 25 novembre 2022
Il Calendario dell'Esercito per il 2023
NOTIZIE CESVAM
Quest’anno il CalendEsercito 2023 costituisce un’opera editoriale storica che intende aprire una riflessione sul ruolo dell'Esercito Italiano a seguito dell’8 settembre 1943 quale elemento propulsivo della riscossa per la liberazione della Patria al fianco degli alleati. Realizzata per ricordare l'ottantesimo anniversario di quegli eventi, l’opera editoriale vuole appunto raccontare cosa accadde nelle settimane che seguirono l’armistizio quando i Soldati italiani, nonostante la situazione, continuarono a combattere per contrastare l'aggressione tedesca. In soli 98 giorni, l’Esercito Italiano seppe reagire, combattere e vincere a Mignano Monte Lungo, rientrando in linea con il I Raggruppamento Motorizzato per liberare il proprio Paese con una determinazione e saldezza morale che ci fanno dire, con orgoglio: A testa alta.
per approfondimenti: ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org
giovedì 24 novembre 2022
Monica Apostoli. Il Valore Militare ed i Telegrafisti
DIBATTITI
I PRIMI DECORATI
AL VALOR MILITARE DEL 3° REGGIMENTO GENIO TELEGRAFISTI
di Monica
APOSTOLI
I telegrafisti del 3° Reggimento
Genio Telegrafisti e i telefonisti delle sezioni telefoniche delle Divisioni
affrontarono fin dalla mobilitazione del 24 maggio 1915 le difficoltà di
collegamento sul campo di battaglia ma si dimostrarono sempre valorosi e impavidi
nello svolgimento del proprio dovere.
Nella I battaglia dell’Isonzo,
durante un contrattacco austriaco che iniziò il 5 luglio 1915 nel settore di
Castelnuovo del Carso, il soldato COSTANZI Alfredo, telefonista in un
trinceramento, si meritò per il servizio reso, una Medaglia di Bronzo al Valor
Militare.
Pochi giorni dopo, il 18 luglio 1915,
durante la II battaglia dell’Isonzo, quando con un tiro di preparazione
dell’artiglieria le nostre truppe riuscirono ad impossessarsi di alcuni
elementi della trincea, il Sottotenente BIANCHI Tranquillo della 10 ͣ compagnia
telegrafisti si trovava sulla linea di fuoco sotto l’attacco delle fanterie
nemiche con una sezione ottica. Caduto il comandante di plotone di fanteria, il
Sottotenente BIANCHI si sostituì al comando dei fanti e con essi, procedendo
all’assalto, riuscì a catturare molti prigionieri fra i quali sette ufficiali.
Per questo motivo, il Comandante dell’Armata gli concedette una Medaglia
d’Argento al Valor Militare. Lo stesso ufficiale aveva già ottenuto un encomio
solenne da parte del Comando dell’XI Corpo d’Armata per il valoroso
comportamento che ebbe a Sagrado nei giorni 25 e 26 giugno dello stesso anno.
MEDAGLIA DI
BRONZO AL VALOR MILITARE Soldato COSTANZI Alfredo, da Sigillo (Perugia):
“Quale
telefonista, rimase al suo posto, sotto il vivo fuoco del nemico, che si era
avanzato a brevissima distanza. – Castelnuovo, 5 luglio 1915.”
MEDAGLIA
D’ARGENTO AL VALOR MILITARE Sottotenente BIANCHI Tranquillo da Sormano (Como):
“Comandante
di un posto di segnalazione ottica, nei pressi della line di fuoco, visto
cadere un ufficiale comandante di plotone, lo sostituì nel comando del reparto,
continuando l’assalto iniziato e portandolo a termine, contribuendo
efficacemente alla riuscita dell’attacco ed alla cattura di numerosi
prigionieri, fra cui sette ufficiali – 19 luglio 1915.”
mercoledì 23 novembre 2022
Materiali per la Storia del Nastro Azzurro.
ARCHIVIO
Libri per il Centenario. Materiali
martedì 22 novembre 2022
L’eredità della Grande Guerra.
APPROFONDIMENTI
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta
Come ben
descritto da Norman Stone nel suo “La
grande Europa 1878-1919” (Ed. Laterza, 1986), nel paragrafo relativo all’Italia
(255), il Paese presentava già nell’ 800 una fragilità strutturale determinata
dalla disomogeneità tra le sue parti, non solo economica bensì anche culturale.
La crescita
economica avvenuta dopo gli anni ’80 dell’Ottocento non aveva risolto il
conflitto.
La
dissoluzione del liberismo classico Cavouriano, ammirato tanto da Gladstone,
aveva nella realtà dato il via a tentativi di creare nuovi equilibri, che si
erano risolti nel Mezzogiorno in quelle che Stone
definisce come la nascita di “consorterie”
di “galantuomini”, che avevano
sostituito progressivamente i vecchi “notabili”
locali.
Nel Nord con
l’industrializzazione si erano affacciate le varie correnti socialiste,
massimaliste rivoluzionarie e minimaliste democratiche, in perenne conflitto
tra loro, mentre nel Centro Italia rimaneva una situazione mista per aree.
La grande
Depressione nello spazzare le relazioni economiche e sociali precedenti ebbe
due effetti opposti, permise la nascita di nuove forme nelle aree industriali
del Nord ma al contempo creò illusioni, chimere e incertezze nel Meridione,
permettendo la scalata di una nuova classe affaristica parassitaria di “galantuomini”, detta anche dei “ministeriali”.
Vi fu quella
che Stone definisce come “la conquista del Nord da parte del Sud”, in cui occorreva contemperare le
richieste assistenziali con le riforme economiche a favore dell’incipiente
industrializzazione, il risultato fu un progressivo sgretolarsi del liberalismo
Cavouriano mediante figure quali il Depetris
e il Crispi.
Lo svilirsi progressivo del parlamentarismo introdusse l’idea del
corporativismo (Toniolo) quale
sistema alternativo, da cui il successivo “Stato
corporativo” di Mussolini.
Con Giolitti vi è un’abile intrecciarsi di
alterne alleanze tra parti opposte che permettono un ulteriore crescita
economica, fino a che corruzione, disaffezione, spinte radicali e politica
internazionale fanno sì che vi sia il colpo di mano dell’entrata in guerra
dell’Italia, contro la maggioranza parlamentare.
La guerra
evidenzia i conflitti interni al Paese, il distacco tra classi superiori e
intellettuali con la base contadina e operaia che subisce il patriottismo, un
distacco evidenziato dal duro trattamento che le truppe al fronte ricevono
dalle gerarchie militari superiori, sospettose e diffidenti sulla fedeltà dei
propri soldati.
Anche il
disinteresse di Roma per tutta la guerra sul destino dei circa 600.000
prigionieri italiani in mano austriaca, fino alla morte per denutrizione,
accusati di volontaria consegna in mano al nemico, come l’accusa di tradimento
lanciata da Cadorna sulle nostre unità al momento degli eventi di Caporetto,
dimostrano questa diffidenza e distacco.
Come l’accoglienza
riservata al ritorno dei prigionieri, con internamento in campi italiani e
interrogatori da parte di apposite commissioni, ne evidenziano sospetti e
mancata coesione.
Nel
dopoguerra il rientro di masse di soldati nella vita civile e la difficoltà del
reinserimento, creano conflitti sociali aggravati dalla mancata attuazione
della riforma agraria, già promessa sul Piave ai nostri contadini – soldati.
Si
manifestata chiaramente la frattura interna alla Nazione tra classi, il biennio
rosso aggrava con le sue agitazioni paura, conflitti e rancori, la reazione è
il fascismo; nel quale non prevale solo e tanto l’aspetto repressivo e
violento, bensì anche e soprattutto un carattere mistico e comunitario, che diviene
erede, con i suoi simboli presi dagli “Arditi” del 1918, del cameratismo
comunitario e giovanile delle trincee.
Un carattere
“organico e religioso”, come lo definisce Mosse,
che crea consenso, d’altronde il totalitarismo ha una tradizione che risale
alla Rivoluzione Francese, alla “volontà generale” di Rousseau, in cui il “popolo” depositario si vede incarnare nei
tratti mistici di Robespierre, leader e
custode.
Questo
comporta l’eliminazione della distinzione tra vita privata e pubblica,
coinvolgendo funzionalmente le masse che
vengono educate al nuovo culto.
Presentandosi
quale “Terza via “ tra “capitalismo” e “marxismo” unifica, anziché
contrapporre, prolungando l’unitarietà dello sforzo bellico nel periodo successivo
alla fine della guerra e introducendo, in tal modo, le masse finora escluse dal
senso nazionale nello spirito della “Nuova Italia”.
La società
nella Grande Guerra diventa funzionale, marcatamente utilitaristica, perdendo
molto del contenuto morale (Stone),
il movimento fascista nel recuperare i valori borghesi ante-guerra, vi aggiunge
l’esperienza bellica maturata da tutte le classi sociali, cercando di fonderle
in un unico corpo.
Le classi
inferiori sembrano partecipare alla vita politica senza tuttavia parteciparvi
effettivamente, si aspira a creare l’uomo “nuovo”, ossia il nuovo cittadino,
partecipe e non passivo, ardito e non semplice fante, un cameratismo non ancora
burocratizzato.
Nell’elevazione
a mito, quale giustificazione, della morte in massa si crearono i riti
celebrativi per una comunione degli spiriti, nell’identificazione sia con il
sacrificio religioso, ovvero il martirio, che con l’eroismo classico dell’eroe
pagano, in cui la “Comunità Nazionale” e i singoli reduci e familiari possano
identificarsi.
La
comunicazione di massa, nel sublimare il sacrificio, lo rende dinamico e
permanente, elemento del vissuto quotidiano, di cui rendere merito ed esserne
orgoglioso, circostanze che porta ad accettare con rassegnazione ma anche
orgoglio la morte e il dolore, oltre che accettabile la violenza e la brutalità
in essa insita.
Vi è la
necessità di rifondare la Nazione, abbattere quello in cui non ci si riconosce
più, superato dalla grandiosità e dalla violenza degli avvenimenti, le nuove
“verità eterne” vengono assimilate con il ripetere interminabile e la suggestione
dei riti, si crea in tal modo una perenne estasi nietzscheana senza limiti
apparenti.
I successi
conseguiti inizialmente e la possibilità di mettere l’accento sugli aspetti
idealisti da sovrapporre a quelli economici, fa sì che vi sia un richiamo interclasse,
fondato su una mistica patriottica ma al contempo dinamica e rivoluzionaria.
Il nemico
“borghese” è il vecchio sfruttatore, privo di dinamismo, distinguendo fra
borghesia industriale e finanziaria, così che gli ideali borghesi vengono
recuperati secondo nuove visioni che permettono l’integrazione delle masse
contadine e operaie, solo a rivoluzione avvenuta vi sarebbe stata tolleranza e
compassione.
Sebbene
rivoluzionario e proteso al nuovo dinamismo tecnologico, vengono recuperati ed
integrati in esso i valori borghesi pre-guerra (Rabinbach) con i valori popolari in una nuova sintesi, dove non
mancano la valorizzazione estetica, propria degli aspetti più intellettuali.
I fattori
culturali vengono quindi a fondersi con i fattori sociali ed economici, in una
ricerca di trasformazione in sintesi con i vecchi valori, secondo il concetto
fascista di “uomo nuovo”.
L’individualismo,
secondo il cameratismo delle trincee, può essere ammesso solo se uniti
preventivamente in una comunità tesa a scopi comuni, la realizzazione del sé
può quindi avvenire solo entro la collettività, questo non implica una
conflittualità tra collettività e individualismo, bensì uno stretto
interscambio.
Principi e
valori che emergono in tutti i movimenti allo stato nascente (Alberoni), ma che vengono delusi una
volta giunti al potere e trasformati in classe dirigente, una inevitabile
trasformazione ciclica che si ripete inesorabile nella storia, anche nel nuovo
millennio.
Nell’integrare
politicamente le masse, si va alla ricerca di nuove forme di partecipazione
popolare, ma nasce anche la necessità di rinnovare periodicamente il movimento,
dando nuovi obiettivi e pertanto nuovo slancio alle giovani generazioni, che si
affacciano alla politica e ad un movimento progressivamente ingessato dalla
gestione del potere.
Mito e
interessi coincidono, i successi economici rafforzano il movimento trasformato
in regime, ma permettono allo stesso tempo, attraverso gli ideali
combattentistici e nazionali, di dare nuovi status ad ampie fette della
popolazione, indipendentemente dagli aspetti puramente economici/salariali,
circostanza che è stata recuperata in altri termini nei nuovi movimenti di
inizio millennio.
L’interclassismo
che lo anima ne costituisce una forte base che si appoggia sul nazionalismo,
fornendo una identità ed una fede che dà orgoglio all’individuo nella massa,
una necessità ancor maggiore in un forte momento di crisi, che segue alle sofferenze
di una guerra vinta ma anche spiritualmente mancata nelle aspirazioni
perseguite.
Il conflitto
non è solo tra blocchi contrapposti, ma anche all’interno dei blocchi stessi,
situazione ripetutasi al termine della Guerra Fredda, quando Luttwak osservò esservi un clima di
spietata concorrenza, anche all’interno dell’Unione Europea, tanto da potere
leggere l’interpretazione restrittiva del Trattato di Maastricht come un
conflitto interno all’Europa, tra un nocciolo duro e l’altra parte dell’Europa.
Un’Italia
ricca e vittoriosa ma anche male amministrata, non in grado di discutere le
condizioni del Trattato di pace alla pari con gli altri alleati e di difendere, quindi, la propria
autonomia geo-economica e tecnologica, in mancanza di una propria dottrina
internazionale e della chiarezza sui punti di forza ma anche di debolezza (Incisa di Camerana).
D’altronde
si rischia la sensazione di accerchiamento che già provò la Germania
guglielmina alla vigilia della Grande Guerra, ma che provò anche l’Italia di
Vittorio Veneto alla fine della Grande Guerra nelle trattative svoltesi a
Parigi nel 1919 (Pawly).
Dedicato a mia madre
Mattiuzzo Clementina Rita nata sul Piave, vicino al Montello, nel marzo 1918 e
suo padre Mattiuzzo Raimondo che, quale artigliere, combatté sul Piave.
BIBLIOGRAFIA
·
Stone
N., La Grande Europa 1878 – 1919, Ed. Laterza, 1976;
·
Mack
Smith D., Storia d’Italia dal 1861 al 1969, 3 voll., Laterza, 1979;
·
Mosse
G. L., L’uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste, Laterza, 1982;
·
Petacco
A., Storia del Fascismo, 6 voll. Curcio Editori, 1986;
·
Incisa
di Camerana L., La vittoria dell’Italia nella terza Guerra Mondiale, Laterza,
1996;
·
Romano
S., Lo scambio ineguale, Laterza, 1995;
·
Pawly
R., Guglielmo II e la potenza militare tedesca, Osprey, 2018.
lunedì 21 novembre 2022
Decorati di MOVM in Prigionia. Franco Magnani
ARCHIVIO
Franco
Magnani
Capitano s.p.e n.
1909: Mede (Pavia). 8° reggimento alpini, Divisione « Julia »·
Altre
decorazioni: trasferimento in s.p.e. per m.g. (A.O., 1936 - 37)[1];.Cr.g.
al V.M. (Gianagobò, aprile 1936); Cr.g. al V.M. (Sella di Gurè, marzo 1937) [2];
M.A., al V.M. (Fronte greco, ott. 1940)[3];
magg. per m.g. (Fronte russo, dic. 1942) [4].
Diplomatosi in ragioneria e frequentata la Scuola reclutamento uff. di cpl. a
Milano, venne nominato sottotenente. nel giugno 1929 ed assegnato al 4° rgt.
alp. Richiamato a domanda nel 1930 ed inviato in Tripolitania prestò servizio
nel VI btg. libico e nel VII gr. sahariano. Promosso ten. con anzianità 1°marzo
1935, dalla Libia parti per l'A.O con il 1° rgt. di fanteria coloniale e partecipò
al conflitto etiopico al comando di un pl. mitraglieri. Rientrato con la Div. «Libia»
in Tripolitanìa nel luglio 1937, rimpatriò alcuni mesi dopo e, con il
trasferimento in s.p.e. per m.g., fu destinato all'8°rgt. alp. della Div. «Julia».
Nell'aprile 1939, al comando della 70'ª compagnia. del btg. «Gemona» sbarcò in
Albania e il 1° genn. 1940, benché ancora ten., venne chiamato a ricoprire
l'incarico di aiutante maggiore in.1ª dell'8° rgt. alp. mobilitato. Il 28 ott.
dello stesso anno entrò in guerra sul fronte greco-albanese al comando della
compagnia. d'assalto della «Julia»; compagnia «speciale» formata di elementi
volontari scelti da lui stesso. Gravemente ferito ad una gamba nel secondo
giorno di guerra rimpatriò nel nov. e, dopo una lunga degenza all'istituto «Rizzoli»,
riprese servizio al deposito dell'8°rgt. alp. Promosso capitano con anzianità
1° marzo 1941, il 7 agosto 1942 partiva per la Russia al comando della 12ª
compagnia del btg. «Tolmezzo». Il 1° novembre veniva nuovamente nominato
aiutante maggiore dell'8° rgt. alp. Durante le marce di ripiegamento dal Don
cadeva, combattendo, in mano nemica il 22 genn. 1943 a Novo George ka coi pochi
superstiti del rgt. Dopo aver sopportato 11 lunghi anni di persecuzioni,
condanne, carcere, lavori forzati e campi di punizione, rimpatriò nel febbraio.
del 1954. Promosso magg. per mg. con anzianità 28 dic. 1942 e poco dopo ten.
col. con anzianità 1° genn. 1955, rientrò nei ranghi della nuova «Julia» ove
tenne il comando prima. del btg. «Feltre» e poi del btg. «Gemona» da lui
ricostituito. Promosso col. nell'ott. del 1956 comandò il 7° rgt. alp. prima,
poi la Sc. Mil. «Nunziatella». Promosso gen. di Brig. il 15 dic. 1961 assunse
il comando della Brig. alp. «Taurinense» e dall'ott. 1964 venne trasferito al
Comando Regione Militare N.O. Deceduto a Torino il 1° marzo 1965 per incidente
stradale.[5]
[1]
Il testo della motivazione
è su:rwww.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/ Franco / Magnani/Esercito/1936/ Promozione per
merito di Guerra.
[2]
Il testo della motivazione
è su:rwww.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/ Franco / Magnani/Esercito/1936/ Croce di Guerra
[3]Il testo della motivazione è su:rwww.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/ Franco / Magnani/Esercito/1940/ Medaglia d’Argento
[4]
Il testo della motivazione
è su:rwww.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/ Franco / Magnani/Esercito/1942/ Promozione per
merito di Guerra
[5]
Il testo della motivazione
è su:rwww.istitutodelnastroazzurro.org/consulta
l'archivio digitale/ Franco / Magnani/Esercito/1954/ Medaglia d’Oro
domenica 20 novembre 2022
Storia del Nastro Azzurro. Sezione di Milano
ARCHIVIO
venerdì 18 novembre 2022
Ucraina: la situazione ad ottobre 2022
UNA FINESTRA SUL MONDO
Fonte: Panorama Difesa, n. 423 Novembre 2022
La Carta mostra la situazione operativa a meta ottobre 2022 in Ucraina. Come noto, gli Ucraini sono passati alla offensiva e stanno riprendendo lembi del territorio nazionale che i Russi considerano loro. I Russi mostrano una debolezza tale che in molti settori sono sulla difensiva e in qualche punto si ritirano per non essere anninetati. L'attesa per tutti è l'arrivo dell'inverno che darà un momento di arresto alle operazioni
Materiali per la Storia del Nastro Azzurro
ARCHIVIO
Libri del Centenario Materiali
Tessera di riconoscimento per l'accesso al Xi Congresso Nazionale, tenutosi a Catania il 16-17-18 Novembre 1958 rilasciata alla consorte dell'Azzurro Presidente della Federazione di Rieti, Signora Costanza Ferroni
giovedì 17 novembre 2022
Decorati di MOVM in Prigionia. Don Giovanni Brevi.
ARCHVIO
Brevi don Giovanni, n, 1908 Bagnatica (Bergamo). Tenente cappellano, 9° reggimento alpini
Altre
decorazioni: Cr.g. al V.M. (Mali Scindeli, Fronte greco, aprile 1941).
Compì i suoi studi
nel Seminario di a Albino (Bergamo) e in quello regionale di Bologna. Laureato
in teologia nel 1934, venne consacrato sacerdote e nel 1935 divenne missionario
nel Cameroun francese. Dispensato da servizio militare di leva, fu chiamato
alle armi quale cappellano militare col grado di ten. nel genn. 1941 ed invisto in Albania col btg.
«Aquila» del 9° rgt. alp. Partecipò alle operazioni di guerra svoltesi sul
fronte greco-albanese. Nell'aprile dello stesso anno rientrò col reparto al
deposito del rgt. e nell'agosto 1942 partì per la Russia col btg. »Val Cismon»
della Div. alp. «Julia».Durante il ripiegamento dalle posizioni del Don, la
sera del 21 genn. 1943, al bivio della strada Rossosch-Waluiki, cadde
prigioniero dei russi con i superstiti del rgt. Trasferito prima in un campo di
punizione unitamente al ten. col. Russo, ai maggiori Massa Gallucci e Zigiotti,
al capit. Magnani, al ten. medico Reginato, al ten. Ioli e al ten. Pennisi, fu,
poi condannato ai lavori forzati in base a insussistenti accuse. Rimpatriato
nel genn. 1954, nel 1958 fu promosso capit. e dal luglio 1961 cappellano
militare capo. assegnato alla 2ª leg. della guardia di finanza a Torino.
mercoledì 16 novembre 2022
Sergio Benedetto Sabetta. La Proiezione storica in Italia. Il Potere e l'Elite
APPROFONDIMENTI
IL POTERE E L’ELITE
La
proiezione storica in Italia
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto
Sabetta
Carl J. Friedrich considera il potere
sia quale possesso che come rapporto e in quest’ultimo caso si fonda sulla
previsione delle reazioni altrui, nell’accentuare il carattere relazionale del
potere cresce la dimensione probabilistica (Dahl)
dovuta alla pluralità dei soggetti coinvolti e alla variabilità delle
questioni, vi è pertanto una pluralità di élite le quali concorrono al
controllo delle risorse economiche e all’occupazione dei vertici istituzionali.
Il gruppo dirigente difficilmente è
compatto, esso risulta essere eterogeneo e parzialmente strutturato, cambiando
la sua composizione al cambiare dei problemi e delle decisioni (Modello pluralista – elitista).
Il potere,
secondo Etrioni, si può manifestare
in termini coercitivi, remunerativi – utilitaristici e normativo – simbolici, nella prima ipotesi si ha un consenso imposto
e quindi alienato, nella seconda un
consenso calcolato di tipo remunerativo, nella terza vi è un simbolismo dal forte coinvolgimento sociale.
Accanto ad un potere diffuso secondo una teatralità, vi è il potere
politico che per essere effettivo ha bisogno di una precisa localizzazione
decisionale e legittimazione (Parsons),
il controllo delle risorse deve essere inoltre affiancato da uno squilibrio fra
le relazioni di scambio (Emerson – Blau)
che permetta il controllo nella distribuzione dei benefici.
L’esistenza
di una molteplicità di gruppi di interesse fa sì che la conflittualità sia
settorializzata e il ricambio frammentato (Dahrendorf),
emerge ancor più l’importanza dell’aspetto simbolico che spiega lo scarto tra
effettivo operare politico e l’immagine proiettata (Edelman).
Ne consegue che la realtà della vita pubblica
in un mondo simbolico si concentra per ciascun soggetto secondo le sue
necessità solo su uno dei suoi vari aspetti, in una possibile sconnessione tra
simboli e realtà effettuale che il potere tende a mascherare deformando la
realtà, in un rapporto di manipolazione tra le élite e la massa in cui viene ad
inserirsi l’operato dei gruppi organizzati, circostanza che comporta una
consumazione continua di simboli.
Il
concentrare l’attenzione sulla ineguale distribuzione delle risorse oppure
sulla visione relazionale del potere, conduce a due possibili scenari : quello dei gruppi di veto reciproci di Riesman e quello di una élite compatta nel difendere i
propri interessi propria di Mills, quest’ultimo
ritiene essere i contrasti e conflitti individuati da Riesman propri di un livello intermedio del potere, riservando solo
al vertice la compattezza nella tutela degli interessi.
Truman sottolinea
che la democraticità è assicurata comunque proprio dalla continua
contrattazione tra gruppi di interesse, che nel bilanciarsi tra loro
impediscano la concentrazione di una eccessiva influenza, l’appartenenza a
gruppi e associazioni diverse degli stessi individui facilita ulteriormente la
dialettica democratica.
Il crescere
delle aspettative e contemporaneamente della complessità determina una
frustrazione che favorisce il proliferare dei gruppi, i quali non sono altro
che l’espressione di interessi minacciati, la stessa macchina organizzativa di
partito non è che un potenziale gruppo di pressione nella distribuzione delle risorse
e dei vantaggi (Key).
Emerge la rilevanza
dell’organizzazione nel conseguire i risultati desiderati, il rapporto tra gruppi di pressione e partiti
possono quindi risolversi o in una influenza, se non un controllo del partito
mediante il condizionamento del finanziamento, o al contrario un’emanazione
degli stessi partiti per una mobilitazione ideologica (Sola).
Vi è il passaggio negli anni Ottanta da un’organizzazione gerarchica ad
una a “rete” secondo una fisionomia
di networks, all’interno dei quali
predominano tuttavia delle oligarchie decisionali che definiscono ed attuano le
politiche.
Si crea quella che Jordan e Adams definiscono “triangoli di ferro”, dove i tecnici
dell’agire con i burocrati e i membri delle commissioni acquistano una
irresponsabilità dovuta alla competenza esclusiva posseduta, finendo per agire
sulla formazione dell’agenda dei problemi, una struttura accentratasi e
perfezionatasi con l’introduzione e la diffusione dell’informatica.
Nella
formazione e gestione del potere occorre considerare che le caratteristiche
sociali e storiche delle comunità urbane si sono evolute in senso differente
secondo tre linee che si rifanno
geograficamente all’età Carolingia e al successivo periodo del X secolo, ad
un’area comunale e frammentata al Centro-Nord vi è un’area strettamente
gerarchico - feudale nel Sud di matrice longobardo-bizantina.
Sulle evoluzioni delle due aree si
sovrappone e si affianca l’area papale - cattolica erede del Basso Impero Romano
e delle lotte con Bisanzio, vi è il recupero e il riuso di un antico istituto
romano, la “commendatio”, con cui i
clienti si sottoponevano ad un potente nel Tardo Impero.
La “commendatio” evolve nel Mediterraneo
secondo due direttrici, da una parte
verso un tipo di società commerciale, ma dall’altra parte, in particolare in
ambiente ecclesiastico, nelle lettere dette “commendatizie” con le quali si raccomandava, ossia si voleva “commendare”, un postulante bisognoso da
parte di un potente.
Nel Tardo Medioevo vi fu un ulteriore
evoluzione in ambiente ecclesiastico, vedasi la figura dell’abate commendatario, anche nell’ambiente laico con la “constitutio de feudis” che garantisce l’inamovibilità dei benefici si ebbe il radicarsi di una nuova forma laica
di “commendatio”.
Il rifarsi
all’Europa carolingia nelle sue modalità di articolazione, favorisce il
grandioso processo di incastellamento che ne conseguì nella fase successiva, in
particolare nell’Italia, in mancanza del consolidarsi di nuovi poteri centrali,
che ebbe come conseguenza ultima la disarticolazione della struttura pubblica e
la non corrispondenza all’effettività degli “honores”.
Fino ad arrivare alla concezione
privatistica, quale assegnazione in via esclusiva e privata dei poteri
pubblici, conseguenza ultima di una concezione del potere pubblico che si
esprimeva in armonia con il vocabolario del diritto privato.
Il vincolo
vassallatico, nel definire nuovamente la commendatio
del basso Impero, crea vaste clientele secondo una visione privata del potere
pubblico, tanto che si parla di allodialità
del potere, forme e mentalità che si estendono fino ai nostri giorni,
considerando che il potere ha bisogno della memoria.
Infatti una costante della forza
culturale e istituzionale della Chiesa Cattolica è proprio il culto della
memoria, la scrittura è la fonte della trasmissione del potere nel tempo come
l’estetica ne è la proiezione in termini emozionali.
Estetica ed
etica sono un binomio inscindibile, come già osservato dai greci, e per tale
via diventano funzionali al potere, Dufrenne
afferma essere arte e politica due
istituzioni del sistema sociale necessariamente collegate all’ideologia, in
quanto esprimono e giustificano il sistema, in un rapporto di subordinazione
dell’estetica alla politica.
Per Sourian
un’idea morale ben difficilmente può affermarsi con il solo ragionamento senza
uno slancio emotivo, tanto che Guyon paragona
l’emozione morale ad una emozione estetica, in un rapporto diretto tra essere e
realtà esterna che trasforma l’estetica in una forma di conoscenza, in uno
strettissimo rapporto con la morale (Lalo).
Essendo
l’emozione estetica un aspetto fisiologico della realtà della vita, essa è di
per sé parte di un’azione-emozione artistica e in quanto tale quest’ultima è
essenzialmente sociale (Guyan),
pertanto etica, estetica ed arte fanno parte di una visione del potere di una
qualsiasi élite.
Proiezione di una propria visione ideologica
del mondo, ma anche elemento teatrale e al contempo comunicativo di un proprio
potere non solo fisico ma anche emozionale, in modo che il soggetto pensante si
identifichi con l’oggetto pensato e per tale via con il potere che lo ha ideato
e diffuso, quello che Basch definisce
in una espressione come “simbolismo
simpatico”, nel confluire degli elementi “sensibili”, intellettuali o “formali”
e “associati”.
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