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giovedì 1 settembre 2022

E' possibile una visita di Papa Francesco a Kiev?

 DIBATTITI

SCONTRO TRA MOSCA ED UCRAINA. NESSUN PAPA ROMANO E STATO MAI A MOSCA.

IL DESIDERIO DI PAPA FRANCESCO DI ANDARE A KIEV.   IL FALLITO INCONTRO e LE RELATIVE CONSEGUENZE

 

La mancata soluzione dei problemi economico –risarcitori tra la Chiesa Greco-Cattolica e la Chiesa Ortodossa di Mosca in Ucraina dopo la caduta del regime comunista fu uno dei punti in cui il contrasto con la chiesa di Roma impedì l’incontro già in fase di avanzatissima programmazione tra Giovanni Paolo II e Alessio nel 1997. Nel dettaglio di questo aspetto si può dire che

Nel 1946 un edificio di Ivano-Frankivs di proprietà della chiesa Greco-Cattolica venne confiscato dallo Stato sovietico al momento della soppressione della stessa chiesa; da quella data l'immobile fu gestito dalla Municipalità della città, Nel 1992 il vescovo ortodosso Nicola ha ottenuto in locazione l'edificio dalla municipalità stipulando un contratto della durata di 5 anni. Il 23 luglio 1994, però, prima della scadenza prevista della locazione la proprietà del medesimo edificio è stata di nuovo trasferita al proprietario originale, cioè la chiesa Greco-Cattolica e nella fattispecie alla comunità parrocchiale. Questo passaggio ha creato tensioni e risentimenti, inasprendo le relazioni in maniera difficile e pesante; queste si sono sciolte grazie all'intervento della Segreteria di Stato della Santa sede direttamente da Roma su diretto mandato dal Papa Giovanni Paolo II, la quale ha elargito un importante aiuto economico alla chiesa Greco-Cattolica perché trovasse un'altra sede, lasciando l'immobile agli Ortodossi, ma nel tempo ha determinato un lungo raffreddamento nei rapporti che hanno intaccato profondamente la fiducia tra le due comunità religiose.

Il caso di Leopoli è ancora molto più complesso. Anche qui la disputa nasce in relazione all'utilizzo di un edificio di culto in possesso dello Stato. Ma in questa città le comunità che lo rivendicano erano maggiori ossia ben due comunità cattoliche, una di rito bizantino e una di rito latino, oltre ovviamente a quella  di rito greco-ortodosso, peraltro divisa in diverse obbedienze. A causa della decisione del Santo Sinodo ortodosso ogni negoziato è stato bloccato per l'impossibilità di raggiungere un accordo condiviso e pertanto nessuna comunità ha potuto beneficiarne. Anche qui lo strascico di queste soluzioni in camo ecomonico finanziario sono state molto pesanti.

Appare evidente che i fatti di ivano-Frankivs'k e Leopoli per ila definita del posso di edifici non sembrano sufficienti a spiegare la brusca frenata inposta alle relazioni bilaterali tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa ortodossa di Mosca. il reale motivo sembra essere rappresentato dall' influenza dell'area più intransigente del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, che ha finito per mettere in minoranza lo stesso Alessio II, apparentemente favorevole  all'incontro col Santo Padre.  A ciò si sono aggiunte anche le antiche paure dell'Ortodossia nei confronti del cattolicesimo Ma ancor più determinanti sembrano siano state le divisioni interne alla stessa Ortodossia russa, con le note difficoltà di rapporti sia con le Patriarcato di Costantinopoli sia con la Chiesa Ortodossa in Estonia ed in Ucraina.

A questo punto appare utile un cenno riguardante la figura di Alessio II, che fu il patriarca che gesti la fine del regime comunista in Russia, a seguito del dissolvimento della URSS e che disegnò i lineamenti con i governi russi post-comunisti.

Non era un mistero che Papa Giovanni Paolo II tenesse moltissimo all'incontro fraterno col Patriarca di Mosca: sarebbe  stato un evento storico di portate ecumenica, ma anche con forti benefici all'interno delle Chiese sia quella romana sia quella ortodossa,  così come benefico e pacificatore è stato l'abbraccio di pace tra Paolo VI e  Atenagora I nel 1964.

 Il clima si era però drammaticamente modificato da allora inducendo il Patriarca Aleksiej ad assumere le rigide posizioni descritte nell'ambito di questo nostro contributo. Nominato patriarca della chiesa ortodossa russa nel 1990 Alessio II l'ha guidata per 18 lunghi anni in un periodo segnato da grandi cambiamenti e improvvise turbolenze politico-spcoiali ed economiche.

Egli è stato un grande leader spirituale che non ha disegnato la politica scendendo spesso in diretta polemica con Eltsin  e stringendo poi l’alleanza con Putin. L'ultima messa alla vigilia della sua morte l’ha celebrata proprio dentro il Cremlino quasi un sigillo della sua infaticabile attività per promuovere la collaborazione tra Chiesa e Stato nella salvaguardia dei valori etici e nelle eredità storico e culturale della Russia.

Un legame fra religione e nazione che, come si è visto, Alessio II ha sempre difeso ed esaltato contro un Occidente sospettato di voler invadere puntualmente e spiritualmente il Sacro Suolo dell'Ortodossia

E’ proprio in questo contesto che la figura di Alessio II risulta piuttosto controversa. Certo l'immagine diffusa dai mass media di fiero oppositore della Chiesa Cattolica non corrisponde totalmente alla sua personalità: uomo di grande cultura e di straordinaria sensibilità religiosa, Il Patriarca di tutte le Russie non era certo chiuso il dialogo ecumenico con il “Papa Rimskj”, il pontefice di Roma. Ma dopo la caduta dell'Unione Sovietica si trovava a gestire una fase del tutto nuova e imprevedibile , di grande libertà religiosa, con le inevitabili tensioni tra le diverse comunità di fedeli che a volte degenerano in sconti aperti. L'accusa di proselitismo lanciata contro i missionari cattolici in Russia ha costruito un ritornello che Alessio II  non si è mai stancato di ripetere.

Il fine ultimo è stato chiaramente quello di compattare, di fronte al nemico esterno, una Chiesa Ortodossa scossa da divisioni interne, tenuta perennemente in scacco dalla ala  più conservatrice e reazionaria  e messa a dura prova dalla fuga dalle comunità ortodosse d'Ucraina e di Estonia proclamatesi autoacefale.

E’ dentro questa travagliata dinamica che si collocava la stagione del grande freddo tra il Patriarca Russo e il Papa polacco  a Roma.

Ma Alessio è stato anche il protagonista del disgelo con la Chiesa Cattolica e della riaffermata sintonia teologica teologica e pastorale con Benedetto XVI. È scomparso il 5 dicembre 2008 quando il sogno dell’ incontro storico tra il patriarca di Mosca il Papa di Roma sembrava vicino a diventare ancora una realtà. Gli anni successivi che viede i primi passi del suo successore Cirilli non furono semplici anche per il trauma delle “dimissioni” da Papa di Benedetto XVI, le prime dopo 600 anni di storia della Chiesa di Roma.

Certamente non è facile pere la Chiesa Ortodossa russa, che per 70 anni è vissuta sotto l'ombrello protettivo del socialismo reale, e po oltre quaranta anni di posto comunismo confrontarsi con la democrazia, che implica pluralismo e  libertà con il pericolo della secolarizzazione sempre in agguato.

 Alla sfida della modernità con la quale da secoli si confrontano il Cattolicesimo ed il  Protestantesimo con la caduta delle ideologie  La Chiesa Ortodossa Russa è chiamato oggi a risponde a viso aperto. Il profondo legame instaurato con la Russia di Putin non certo facilità il compito. Pertanto il Viaggio che l’attuale pontefice romano, Francesco intende effettuare a Kiev, e soprattutto a Mosca, rappresenta una sfida la cui evoluzione implica anche la soluzione dellla guerra in  corso tra Russia e Ucraina, conflitto di cui riprenderemo a trattarlo in chiave politico-militare dalla prossima nota.


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