APPROFONDIMENTI
Dal punto
di vista degli Alleati, l’Italia come potenza antagonista, non è stata mai
considerata una reale minaccia. Fin quando le forze alleate, soprattutto
inglesi, operarono da sole in Africa settentrionale, le forze armate italiane
riuscirono a tenere testa e soprattutto a portare la minaccia ancorchè
potenziale, al Canale di Suez. Le varie offensive in Africa settentrionale, una
sorta di pendolo avanti ed indietro, tenevano l’unico fronte aperto della Gran
Bretagna con un esercito europeo. L’arrivo di sole due divisioni tedesche portò
alla conquista di Tobruck ed una marcia in avanti fino ad El Alamein. Si rilevava in tutto questo la debolezza
della Gran Bretagna che non era in grado da sola a sconfiggere le forze italiane
e due divisioni tedesche. La situazione sarebbe rimasta in stallo, se non ci
fosse stato l’aiuto concreto degli Stati Uniti. Churchill era a colloqui con
Roosevelt quando arrivò la notizia della caduta di Tobruch il 27 giugno 1942 2
la richiesta britannica fu chiara: l’invio in africa settentrionale di 250
carri armati Scherman con i relativi equipaggiamenti e materiali di supporto.
La richiesta fu accolta e da questo momento gli equilibri di potenza tra Gran
Bretagna e Stati Uniti iniziano ad evolversi, spostandosi a favore di questi
ultimi. Churchill sarà molto rammaricato e mostrerà tutto il suo disappunto. Quando
nell’autunno dell’anno successivo, sconfitta l’Italia alle conferenze del Cairo
ma soprattutto a quella di Teheran, Stati Uniti e Unione Sovietica discuteranno
tra loro, mentre a lui è concessa la sola parte del comprimario. La Gran
Bretagna aveva perso la leaderschip del mondo e doveva passare la mano,
processo questo che avrà una diretta conseguenza sugli avvenimenti di cui
stiamo trattando, ovvero in tutta l’operazione di sbarco ad Anzio che dal suo
inizio vedeva gli Stati Uniti contrari a quello che consideravano solo una
dispersione di forze.
La
battaglia di El Alamein, ancorchè una vittoria inglese, è la logica conseguenza
di questo processo che avrà il suo epilogo in Africa con la vittoriosa avanzata
verso occidente dell’8a Armata al comando di Montgomery che riuscì a togliere
agli Italiani la Libia prima, e poi a sconfiggerli definitivamente in Tunisia,
maggio 1943. Lo sbarco in Marocco e sulle coste algerine da parte di forze
alleate cambiò completamente la situazione in Nord Africa, decretando la ormai
fine della presenza dell’Asse nel continente africano. Era il debutto delle
forze statunitensi in guerra. Nonostante la vittoria al passo di Kesserine, le
forze dell’Asse erano destinate ad essere distrutte. Ormai gli statunitensi
stavano prendendo dimestichezza con la guerra ed i loro soldati acquisivano
esperienza. L’assalto a Pantelleria che oppose una scarsissima resistenza, era
il preludio all’assalto al territorio metropolitano italiano. Lo sbarco in
Sicilia prevedibile e previsto, iniziò a mettere a nudo la consistenza dell’alleanza
italo-tedesca. Mentre gli statunitensi non esitarono a dare i loro migliori
armamenti agli inglesi e a sostenerli in moto massiccio, i tedeschi ebbero un
atteggiamento opposto nei confronti degli italiani. IN Africa mandarono due
sole divisioni non avendo per nulla una visione strategica di grande respiro. La
Sicilia e la Sardegna, minacciate, non videro l’arrivo di nessun reparto
tedesco per tempo. IL disprezzo che i tedeschi avevano per i fascisti italiani
era tale che non fecero nulla per salvarlo. La presenza di due o tre divisioni
tedesche in Sicilia, come le due in Sardegna, sicuramente avrebbe contrastato
di molto l’azione alleata e, forse, lo sbarco non sarebbe riuscito, vito che le
forze italiane da sole, con qualche reparto tedesco giunto all’ultimo momento
erano riuscite ad arrivare a far arretrare le forze alleate quasi alla famosa
linea del bagnasciuga. I tedeschi abbandonarono al lor destino sia Mussolini
che il fascismo. Quando questo cadde, si meravigliarono di tanta inconsistenza,
ma anche qui non diedero aiuto al legittimo Governo italiano per impedire un
eventuale sbarco sul continente. E, come naturale conseguenza, l’Italia uscì
dalla guerra con l’armistizio del settembre 1943. A questo punto i tedeschi
furono costretti a mandare forze in Italia, che prima tenevano ad oziare in
Francia e nel nord della Jugoslavia, assumendosi l’onere della difesa di quello
che adesso chiamavano il fronte meridionale. Avessero mandato qualche mese
prima (maggio giugno 1943) solo la metà delle forze che adesso dovevano
impegnare, avrebbero difeso questo fronte meridionale con a fianco le divisioni
italiane che sicuramente sarebbero ritornate utili. In più se avessero
sostenuto l’Italia, non sarebbero dovuto intervenire né in Grecia, né
nell’Egeo, né in Albania nei nel resto dei Balcani, che fino al settembre 1943
erano presidiate da forze italiane. Questa che possiamo definire una vera e
propria miopia strategica, che non si riscontra in campo alleato, da un certo
punto di vista è uno dei errori più evidenti della condotta della Germania, che
non riuscì ad utilizzare al meglio le forze alleate.
L’uscita
dalla guerra dell’Italia fu un danno per la Germania, mentre in campo alleato
evidenziò in modo chiaro il dissidio tra statunitensi e britannici in merito
alla condotta della guerra in generale, e la conferenza di Teheran lo mise bene
in luce, e la conduzione della campagna in Italia che per questo dissidio fu
una serie interminabile di equivoci, mezze misure, errori e sconfitte di cui
Anzio è una somma di tutto questo. (Massimo Coltrinari)
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