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sabato 3 aprile 2021

Progetto 2019/2 Vicende dei Militari Italiani in Russia

DIBATTITI


Quando la URSS comunicò nel settembre 1945, dopo aver restituito circa 20.000 soldati italiani prigionieri, di cui 10830 già dell'ARMIR ed il resto liberati dai campi di internamento tedeschi durante l'avanzata dell'Armata Rossa verso occidente, in Italia scoppiarono violentissime polemiche in relazione al fatto che in base a tutte le stime dovevano essere restituiti circa 80.000 prigionieri. Si accusava Mosca di voler trattenere come lavoratori circa 70.000 soldati italiani oppure, cosa mai detta ufficialmente ma pensata da molti, gli Italiani potevano essere stati tutti soppressi come era stato fatto con i Polacchi alle fosse di Katyn. La nostra ambasciata a Mosca, la prima aperta dopo l'ARmistizio lungo del 29  settembre 1943, ed in piena cobelligeranza nel 1944, era in prima fila per avere conoscenza esatta della situazione dei prigionieri. Si riporta un documento tratto dall' Arichivo Resta.


L'Ambasciatore Piero Quaroni a Mosca nel 1944


Prot. N. 545 Pol./C/18/D

OGGETTO: Prigionieri di Guerra in Russia.

 

 

Per opportuna e riservata conoscenza di V.E. si trascrive quanto ha testè riferito al nostro Ministero degli Affari Esteri l’ambasciatore d’Italia a Mosca circa la questione dei nostri prigionieri di guerra in territorio sovietico:

“Dalla data della mia assunzione a Mosca ho ripetutamente prospettato verbalmente e per iscritto alle Autorità sovietiche ogni aspetto del problema, sottolineando la viva aspettativa del popolo italiano e caldeggiando l’accoglimento delle nostre ripetute richieste. I miei reiterati passi non hanno fino ad ora avuto altro risultato che la nota concessione dello scambio della corrispondenza fra i prigionieri e le loro rispettive famiglie.

Non mancherò di insistere, per quanto non mi faccia eccessive illusioni sul loro accoglimento.

Mie molteplici insistenze per avere anche soltanto informazioni e precisazioni circa il numero e le condizioni deli italiani comunque venuti sotto l’Autorità sovietica, a seguito degli ultimi avvenimenti bellici, hanno avuto fino ad ora invariabilmente risposta che “si attendono informazioni dalle competenti Autorità”.

Effettivamente data la rapida avanzata sovietica e lo stato dei territori liberati, una certa confusione è inevitabile. Ho poi anche l’impressione che il coordinamento tra il Commissariato degli Affari e le Autorità militari sulla questione in genere non sia perfetto.

Elemento principale resta però la volontà sempre marcata di queste Autorità di farci comprendere attraverso una forma estremamente cortese che tutto quello che esse potranno fare in favore dei nostri connazionali non è un nostro diritto ma una loro generosa concessione. A questo atteggiamento, motivato in genere dalla concezione della nostra posizione come quella di una colpevole della guerra che deve riguadagnarsi il perdono, si aggiungono certe reticenze per la fluidità della situazione politica italiana cui non è estraneo il constatato scarso valore rappresentativo dei partiti politici al Governo in mancanza di suffragi elettorali e l’incognita della liberazione dell’Italia settentrionale. Di qui proviene forse l’idea sull’opportunità di rimandare la soluzione generale di principio a un momento più opportuno. Per queste complesse ragioni spero V.E. possa comprendere, come, nonostante le mie continue pressioni, tutte queste questioni non possono avanzare né essere risolte se non nel quadro e nella misura che da questo Governo sono ritenute opportune per considerazioni di carattere generale”.

 

L’ALTO COMMISSARIO

  NOTIZIE CESVAM

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