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martedì 1 dicembre 2020

Chiara Mastrantonio. Prigionia nella Prima Guerra Mondiale

APPROFONDIMENTI


 ll cimitero di prigionieri di guerra di Boldogasszony

 

 

A poca distanza dal comune austriaco di Frauenkirchen, noto in ungherese come Boldogasszony, si trova un cimitero di prigionieri di guerra, conosciuto come “cimitero serbo”. Una piccola cappella, un memoriale in serbo, una pietra ed una targa commemorativa di cui poco si conosce, neanche da parte degli abitanti del luogo. Legato strettamente alla presenza del campo di prigionia di Boldogasszony, uno dei maggiori campi di prigionia della monarchia austro-ungarica, eretto nell’autunno 1914, il cimitero è descritto come già attivo dal 1914 al 1918, dalle parole del medico Otto Knüsel nel 1916:

 

„In langen Reihen sind die Grabhügel nebeneinander. Hinter jedem Hügel steht ein einfaches schmuckloses Kreuz mit dem Namen oder der Nummer des Toten. In den Massengräbern liegen die Toten des Flecktyphus. Lange flache Beete. In einem Massengrab liegen 400 Tote. Die Flecktyphusepidemie ist erloschen und nun erhält wieder jeder Tote sein Einzelgrab. Daneben gibt es noch drei größere reichverzierte Kreuze. Hier liegen drei Offiziere, Opfer der Seuche. Sie sind mit militärischen Ehren bestattet worden. Eine Aufschrift: ‚Hier ruht Dr. D., kaiserlich, russischer Oberstabsarzt. Das Opfer seines edlen Berufes'."

 

“I tumuli delle tombe sono l’uno accanto all'altro in lunghe file. Dietro ogni collina c'è una croce semplice e disadorna con il nome o il numero della persona morta. I morti di tifo giacciono nelle fosse comuni. Letti piani lunghi. 400 morti giacciono in una fossa comune. L'epidemia di tifo si è placata e ora ogni persona morta riceve la propria tomba. Ci sono anche tre croci più grandi, riccamente decorate. Tre ufficiali giacciono qui, vittime della peste. Sono stati sepolti con gli onori militari. Un'iscrizione: ‘Qui giace il Dr. D., imperiale, ufficiale medico capo russo. Vittima della sua nobile professione’.”

 

Non è ancora possibile l’identificazione dei corpi sepolti nel cimitero: delle circa 6.000 persone, solo 2.200 di origine ungherese sono state registrate. Si presume che circa il 95% provenisse dalla Serbia, mentre il restante, secondo i libri di registro, si divide in piccole percentuali di origine montenegrina, russa, bulgara, rumena, italiana e albanese.

 

Con il trattato di pace di Saint-Germain-en-Laye del 1919, l'Austria si è impegnata a garantire la cura e la manutenzione delle tombe dei caduti, affidando alla “Croce Nera”, fondata nel 1919, questo compito. Nel 1919, la comunità di Frauenkirchen affidò a Martin Wetschka, membro del parlamento statale, Landtag, la cura del cimitero. Furono attuate opere di ristrutturazione fino all’aprile del 1927: recinzioni di filo metallico e pilastri di cemento, sostituzione del cancello a traliccio con uno di legno, nella cappella; la stessa cappella è stata imbiancata, ne sono stati sostituiti i vetri delle finestre; le tombe riempite di ghiaia e sabbia; sono stati piantati alberi di castagno ed erba, intorno al complesso funebre.

 

Tra i compiti dell’amministratore, vi era anche la supervisione del cimitero. In quanto destinazione popolare tra gli abitanti del luogo, venne allestita una guardia per il controllo dell’afflusso di gente. Nel 1930 entrò in vigore il divieto di transito, per preservarne le condizioni.

 

Il cimitero di Boldogassznoy ha ospitato numerose celebrazioni commemorative, tra cui una speciale nell’agosto del 1927. In questa occasione, i rappresentanti dell’amministrazione distrettuale e una delegazione militare di Neusiedl am See sono arrivati al cimitero insieme ad una delegazione italiana, che fu accolta al suono dell’inno nazionale italiano “marcis reale”.

 

Nel 1933 fu prevista anche la chiusura parziale del cimitero. Il governo italiano espresse il desiderio di riesumare i 50 soldati italiani sepolti nel cimitero e di trasferirli in una tomba centrale a Vienna, ma la richiesta non fu accolta ed il piano italiano venne abbandonato.


Chiara Mastrantonio


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