DIBATTITI
Di Alessandro Andò
Confronto della potenza di fuoco delle principali artiglierie italiane ed inglesi al variare della gittata utile
Per visualizzare attraverso un grafico la disparità fra le artigliere italiane ed inglesi si è ricorso all’artificio di creare un numero calcolato moltiplicando il peso del proiettile per la cadenza media per il numero dei pezzi d’artiglieria presente: le artiglierie considerate sono quelli che hanno maggiore importanza per la numerica sul campo. Il valore trovato cerca di rappresentare la potenza di fuoco e attraverso questo si comparano i due parchi artiglieria in relazione alla gittata utile.
La gittata utile è la gittata alla quale può essere ancora raggiunta una buona precisione di tiro. Non si riporta nel grafico la potenza di fuoco a 700 e 1500 m per le artiglierie inglesi in quanto i QF 25 -pr avevano un tiro superiore.
Da tenere presente che le artiglierie sia in campo italiano che inglese non furono tutte schierate contemporaneamente: la quasi totalità venne schierate nella terza e decisiva fase.
È evidente che gli italiani utilizzavano prevalentemente i cannoni per tiro di sbarramento agli attacchi di fanteria nemici o per preparazione ad attacchi colpendo solamente la prima linea nemica: la posizione delle loro artiglierie era praticamente sulla linea della fanteria per avere la maggiore gittata possibile.
A una distanza di 3300 metri gli italiani potevano controbattere per tiro di controbatteria con il cannone 105/28: a Cheren era affluito dopo il 20 febbraio un gruppo artiglieria equipaggiato con 16 pezzi, aliquota significativa se confrontata con quelli presenti in AOI al 10 giugno 1940 pari a 59 (fonte Rovighi). Il gruppo venne posizionato nel settore Forcuta - Amba per poter battere la valle del Bogu di fronte al Sanchil: quando l’attacco venne portato il 15 marzo al Dolodorodoc, più a sud di 1,5 Km, con le batterie inglesi poste di fronte a questa montagna, la loro efficacia diminuì per l’allungo del tiro.
Significativa la testimonianza di Loffredo, S. Tenente al 10° Rgt. Granatieri di Savoia, tratta dal documentario RAI “I disperati di Cheren”: compara la battaglia fra le artiglierie come un match fra due pugili di cui uno con un braccio più lungo dell’altro.
I quattro tipi di calibri considerati sono 3 italiani e 1 uno inglese e rappresentano oltre il 70% del totale artiglierie presenti a Cheren, circa 220 su 300 ÷310 totali.
In particolare per parte italiana: N° 72 di 65/17 (cannone di fanteria d’accompagnamento), N° 40 di 77/28 (produzione Skoda) e N° 12 di 105/28, quest’ ultimo viene da me considerato non per la numerica, ma per le sue caratteristiche confrontabili al cannone inglese Q.F. 25 lb presente a Cheren con 100 pezzi.
Evidente il vantaggio inglese: le artiglierie italiane non potevano fare tiri di controbatterie, ma solo d’interdizione agli attacchi di fanteria avversaria e di sostegno limitato ai contrattacchi italiani. L’unico cannone che poteva contrastare o si poteva considerare equivalente (come da grafica) era il 105/28: peraltro solamente presenti in numero di 12 pezzi.
Da notare che il Q.F. 25 lb con minor calibro ( 88 mm ) aveva le stesse prestazione del 105/28 (105 mm) il primo entrato in servizio nel 1939 e il secondo nel 1916.
Fonti per le caratteristiche:
Giulio Benussi Armi portatili artiglierie e semoventi del Regio Esercito Italiano 1900 -1943 Ed. INTERGEST - Milano 1975 (dati tratti da manuali dell’epoca)
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