Cerca nel blog

giovedì 24 dicembre 2020

Massimo Coltrinari: a proposito di dignità. Il Galata morente

 DIBATTITI

I Valori quale distinzione di popoli

collettività ed uomini.


Galata Morente

 (Replica marmorea da originale bronzeo) 

(Musei Capitolini Roma)

 

La statua è testimonianza di come i Romani replicando gli originali rendono omaggio a chi sa morire per la patria: il Galata infatti ha perso una battaglia ma non la dignità.

Vediamone la storia:

Nel III sec. A. C.   Attalo I di Pergamo (v. nota 1) si proclama re dopo  la grande vittoria riportata  nel 229-228 sulla tribù celtica dei barbari Galati, invasori dell’ Asia Minore. In tale occasione alla sua corte si costituisce una scuola di scultura il cui principale scopo è quello di glorificare le imprese degli Attalidi.

Plinio il Vecchio cita i nomi degli artisti di maggior grido (Naturalis Historia XXIV, 84) ai quali vanno aggiunti quelli incisi sulle basi di supporto alle statue, venute alla luce durante gli scavi del tempio di Atena Nikephòros, protettrice della città e dispensatrice di vittoria): Epigono, Antigono,Piromaco,Stratonico ecc.ecc.

Riconducibile al grande monumento commemorativo della suddetta vittoria, il tempio di Zeus, è la copia romana in marmo asiatico, del Galata morente. Essa è proveniente dalla villa Ludovisi a Roma, edificata sugli Horti antichi di Cesare in parte coincidenti con l’area degli Horti di Sallustio. Alcuni studiosi ritengono che l’ opera scultorea sia stata commissionata da Giulio Cesare stesso per celebrare la sua vittoria sui Galli, spostandone  di alcuni secoli, con tale ipotesi, la data  di esecuzione ( dal III sec al I sec a. c.)

Descrizione: Il Gallo è rappresentato caduto al suolo per una grave ferita al fianco destro, riportata durante il combattimento contro le truppe di Attalo I.

Completamente nudo egli possiede tutti quei caratteri etnici di cui ci informa Diodoro Siculo (Bibliotheca Histhorica V,28): la figura alta , muscolosa; i capelli corti ed ispidi sono divisi in dritte ciocche rese rigide dall’ uso del sapone; i baffi lunghi non sono accompagnati dalla barba. Intorno al collo si nota un “torquis”, collana a tortiglione tipica della nobiltà celtica.

Questo guerriero, incitando i suoi commilitoni, suonava la tromba che ora giace spezzata; adesso, mortalmente colpito, è caduto a terra sul suo scudo ovale: la fronte corrugata, la bocca leggermente socchiusa e lo sguardo fisso al suolo denotano il tentativo di trattenere la sofferenza, di controllare il dolore. Mentre i tratti del volto sembrano irrigidirsi nella morte imminente, egli tuttavia ancora si sforza di star ritto puntellandosi con il braccio, ben deciso ad affrontare la morte con grande dignità, rivelando la sua natura indomita resa qui con sorprendente verismo.   

 Massimo Coltrinari

Note: 1) Attalo I Sotere (sec. III-II a.c.) re dal 241 al 197 a Pergamo, riportò una grande vittoria sui Galati nel 229-228; ma fu poi ripetutamente sconfitto dai Seleucidi perdendo vasti territori.  Diede inizio alla politica filoromana della dinastia e fondò la biblioteca di Pergamo.

2) Pergamo: città dell’Asia Minore non lontana dal Mar Egeo, 100 Km. Circa a nord di Smirne

3) Galati: così i Greci chiamavano i celti in generale (detti Galli dai Romani) e più specificamente le tribù stanziate nella Galazia ( regione dell’ altopiano anatolico comprendente la steppa centrale e la catena del Tauro)


Nessun commento:

Posta un commento