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giovedì 2 aprile 2020

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione

NOTIZIE CESVAM
Progetto
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione

OSVALDO BIRIBICCHI


L’idea di scrivere il Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione, del periodo che va dall’annuncio dell’Armistizio l’8 settembre 1943 alla Liberazione il 25 aprile del 1945, è nata nell’ambito del progetto Storia in Laboratorio, diretto dal Generale Massimo Coltrinari, avente il fine di trasmettere i valori della Liberazione agli studenti delle Scuole Superiori di I e II grado. Constatato che non è possibile parlare di Guerra di Liberazione senza la conoscenza degli eventi principali che hanno preceduto e seguito l’Armistizio, è stata presa la decisione di porre mano a questo lavoro che nelle intenzioni non deve essere solo una raccolta asettica di dati ma vuole stimolare riflessioni critiche proprio a partire dalla data armistiziale su cui poniamo l’attenzione.
Il Dizionario, strutturato su quattro volumi (Parte Generale, Personaggi e Protagonisti, Luoghi e Battaglie, Unità), si articola in due parti; nella prima vengono considerati cinque fronti: Sud; Nord; Internamento in Germania e negli altri Paesi; Resistenza dei Militari all’Estero e Prigionia mentre nella seconda parte viene posta l’attenzione sulla cosiddetta Campagna d’Italia e sugli Alleati, sulla Coalizione hitleriana in Europa e nel Mondo nonché sulla Repubblica Sociale Italiana.
La struttura delineata suggerisce un quadro sommario di ciò che avvenne all’indomani dell’Armistizio, un evento conosciuto in maniera superficiale che invece merita di essere approfondito in quanto a partire da quel momento l’Italia si dividerà in due: quella del Sud liberata, dagli Alleati con gli sbarchi in Sicilia (9 luglio 1943), Salerno (8 settembre 1943, lo stesso giorno in cui fu comunicata la resa) ed Anzio (22 gennaio 1944), e quella del Nord dove fu creata la Repubblica Sociale Italiana decisa a continuare una guerra ormai persa al fianco dei tedeschi.
In realtà di armistizi fra l’Italia e gli Alleati ce ne furono due: il primo detto armistizio corto conteneva solo clausole militari, fu firmato segretamente a Cassibile in provincia di Siracusa il 3 settembre 1943 ed annunciato cinque giorni dopo dal Generale Eisenhower e poche ore dopo da Badoglio. Il secondo detto armistizio lungo o anche armistizio di Malta fu firmato il 29 settembre e precisava le condizioni della resa senza condizioni già contenute genericamente nell’armistizio corto. La semplice conoscenza di questi elementi stimola riflessioni profonde su quei cinque giorni tra il 3 e l’8 settembre in cui i soldati italiani continuarono a combattere e morire al fianco dei tedeschi contro gli anglo-americani e la mattina del 9 settembre si ritrovarono all’improvviso gli alleati del giorno prima nemici. Le forze armate tedesche presenti sul territorio italiano divennero automaticamente forze di occupazione.
Dopo l’8 settembre tutta la popolazione italiana senza distinzione di credo politico e condizione sociale pagò un prezzo altissimo. Nei territori della Repubblica Sociale, in particolare, iniziò una durissima guerra partigiana contro i nazi-fascisti che a loro volta reagirono con feroci rappresaglie nei confronti dei civili che come se non bastasse subivano anche i violenti bombardamenti aerei diurni e notturni degli Alleati che avanzando verso Nord colpivano sia obiettivi militari che città e paesi[1]. Nel dizionario si fa riferimento anche ai quarantacinque giorni di governo Badoglio che precedettero l’armistizio. Nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943 Mussolini fu esautorato nel Gran Consiglio del Fascismo ed il giorno dopo arrestato e destituito da Vittorio Emanuele III che contemporaneamente assumeva il comando delle Forze Armate e nominava il Maresciallo Badoglio capo del Governo.
Un periodo confuso in cui il governo italiano, che in quel momento aveva fuori dal territorio nazionale oltre 31 divisioni dell’Esercito, avviò contatti segreti con gli Alleati per uscire dalla guerra pur continuando formalmente a professare la propria lealtà all’alleato germanico.
L’8 settembre fu dunque una data spartiacque tra un periodo ormai concluso ed un dopo, ovvero l’inizio della Guerra di Liberazione chiamata dagli Alleati Campagna d’Italia. Una guerra combattuta da tutto il popolo italiano su cinque fronti (e qui mi ricollego alla struttura del dizionario):
1)   dell’Italia libera, a Sud, liberata dagli Alleati i quali consentono al Governo del Re d’Italia, riconosciuto sia dagli Alleati che dall’Unione Sovietica, di esercitare seppure con delle limitazioni le proprie prerogative. Nell’Italia libera furono gettate le basi delle nuove Forze Armate. L’Esercito contribuì alla Guerra di Liberazione inizialmente con il I Raggruppamento Motorizzato che combatté a Monte Lungo (8 dicembre 1943) successivamente con il Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) che si distinse a Filottrano (8 luglio 1944) ed infine con i Gruppi di Combattimento che parteciparono all’offensiva finale contribuendo a liberare gran parte delle città del nord Italia[2];

2)   dell’Italia occupata dai tedeschi. Qui il fronte fu clandestino e la lotta politica condotta dal Corpo Volontari della Libertà, composto dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.)[3]. Fu il grande movimento partigiano del nord Italia all’interno della Repubblica Sociale Italiana;

3)   della Resistenza dei militari italiani all’estero, un fronte questo non conosciuto, dimenticato. È la lotta contro i tedeschi dei soldati italiani inseritisi nelle formazioni partigiane locali (Jugoslavia, Grecia, Albania);

4)   della Resistenza degli Internati Militari Italiani, oltre 600 mila militari che pur andando incontro consapevolmente a privazioni ed umiliazioni opposero un deciso rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale Italiana;

5)   della Prigionia Militare Italiana della seconda guerra mondiale. I prigionieri italiani in mano alleata all’annuncio dell’Armistizio dovettero, come tutti, fare delle scelte. La stragrande maggioranza scelse di cooperare con gli ex-nemici; quelli in mano agli angloamericani furono organizzati in Italian Service Units (ISU), compagnie di 150 uomini addetti a particolare lavori di carattere logistico. Negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna furono impiegati negli arsenali o nelle basi militari ma anche in Australia in attività non propriamente belliche. 
Nel dizionario, inoltre, non si dimentica di evidenziare il ruolo particolare avuto dalla Puglia, Regione d’Italia che per sei mesi, dal 10 settembre 1943 data di arrivo del Re all’11 febbraio 1944 data in cui la corte si trasferì a Salerno in attesa della liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 (ben 134 giorni dopo lo sbarco di Anzio), costituì il fulcro del Regno del Sud. In questo periodo, infatti, Brindisi ne divenne la capitale. È da Brindisi che il governo Badoglio, il 13 ottobre 1943, trentacinque giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, dichiara guerra alla Germania. A partire da questa data, l’Italia assume la posizione di “cobelligerante” ovvero non è più considerata nemica dagli anglo-americani ma neanche alleata nel senso stretto del termine.
Un spazio non secondario viene riservato infine al ruolo delle donne negli avvenimenti bellici dal settembre 1943 all’aprile 1945, a quelle che hanno partecipato attivamente alla Guerra di Liberazione ricoprendo vari ruoli sia logistici che combattenti ed alle donne della Repubblica Sociale Italiana impiegate nel Servizio Ausiliario Femminile con compiti di carattere logistico.
In sintesi possiamo affermare che ognuno partecipò alla Guerra di Liberazione nei modi e nelle forme più disparati.
Se non si comprendessero questi aspetti sarebbe difficile parlare di un argomento così complesso e delicato. Per questo motivo ci siamo avviati alla stesura del dizionario con l’intento di dare un supporto didattico allo studio ed alla conoscenza di un periodo storico complesso ma fondamentale per comprendere l’origine delle nostre odierne istituzioni e in ultima analisi della nostra democrazia.
                                                                                                                                          
                                                                                                                                                                           





[1] In realtà, i bombardamenti sulle città italiane iniziarono subito dopo la dichiarazione di guerra, l’11 giugno 1940, di Mussolini alla Francia ed al Regno Unito.

[2] L’Esercito dell’Italia libera diede il proprio contributo alla Guerra di Liberazione anche mettendo a disposizione degli Alleati oltre 200.000 uomini che furono impiegati nelle Divisioni Ausiliarie ovvero nell’attività logistica, non meno importante ed indispensabile di quella combattente.
[3] Il C.L.N. fu costituito a Roma il 9 settembre 1943 dai rappresentanti dei partiti antifascisti. Tra i fondatori: Ivanoe Bonomi (Presidente), Alcide de Gasperi, Giorgio Amendola, Alessandro Casati, Pietro Nenni, Ugo La Malfa e Giuseppe Romita. Successivamente, i rappresentanti dei vari partiti antifascisti costituirono CLN locali nelle varie città del nord Italia per dare impulso e direzione politica alla Resistenza.

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