NOTIZIE CESVAM
Progetto
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione
OSVALDO BIRIBICCHI
L’idea
di scrivere il Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione, del periodo che
va dall’annuncio dell’Armistizio l’8 settembre 1943 alla Liberazione il 25
aprile del 1945, è nata nell’ambito del progetto Storia in Laboratorio, diretto dal Generale Massimo Coltrinari, avente
il fine di trasmettere i valori della Liberazione agli studenti delle Scuole
Superiori di I e II grado. Constatato che non è possibile parlare di Guerra di
Liberazione senza la conoscenza degli eventi principali che hanno preceduto e
seguito l’Armistizio, è stata presa la decisione di porre mano a questo lavoro
che nelle intenzioni non deve essere solo una raccolta asettica di dati ma
vuole stimolare riflessioni critiche proprio a partire dalla data armistiziale
su cui poniamo l’attenzione.
Il
Dizionario, strutturato su quattro volumi (Parte Generale,
Personaggi e Protagonisti, Luoghi e Battaglie, Unità), si
articola in due parti; nella prima vengono considerati cinque fronti: Sud;
Nord; Internamento in Germania e negli altri Paesi; Resistenza dei Militari
all’Estero e Prigionia mentre nella seconda parte viene posta l’attenzione
sulla cosiddetta Campagna d’Italia e sugli Alleati, sulla Coalizione hitleriana
in Europa e nel Mondo nonché sulla Repubblica Sociale Italiana.
La struttura
delineata suggerisce un quadro sommario di ciò che avvenne all’indomani
dell’Armistizio, un evento conosciuto in maniera superficiale che invece merita
di essere approfondito in quanto a partire da quel momento l’Italia si dividerà
in due: quella del Sud liberata, dagli Alleati con gli sbarchi in Sicilia (9
luglio 1943), Salerno (8 settembre 1943, lo stesso giorno in cui fu comunicata
la resa) ed Anzio (22 gennaio 1944), e quella del Nord dove fu creata la
Repubblica Sociale Italiana decisa a continuare una guerra ormai persa al
fianco dei tedeschi.
In realtà di armistizi fra l’Italia e gli Alleati
ce ne furono due: il primo detto armistizio
corto conteneva solo clausole militari, fu firmato segretamente a
Cassibile in provincia di Siracusa il 3
settembre 1943 ed annunciato cinque giorni dopo dal Generale Eisenhower e poche
ore dopo da Badoglio. Il secondo detto armistizio lungo o anche armistizio
di Malta fu firmato il 29 settembre e precisava le condizioni della resa
senza condizioni già contenute genericamente nell’armistizio corto. La semplice conoscenza di questi
elementi stimola riflessioni profonde su quei cinque giorni tra il 3 e l’8
settembre in cui i soldati italiani continuarono a combattere e morire al
fianco dei tedeschi contro gli anglo-americani e la mattina del 9 settembre si
ritrovarono all’improvviso gli alleati del giorno prima nemici. Le forze armate
tedesche presenti sul territorio italiano divennero automaticamente forze di
occupazione.
Dopo l’8 settembre
tutta la popolazione italiana senza distinzione di credo politico e condizione
sociale pagò un prezzo altissimo. Nei territori della Repubblica Sociale, in
particolare, iniziò una durissima guerra partigiana contro i nazi-fascisti che
a loro volta reagirono con feroci rappresaglie nei confronti dei civili che come
se non bastasse subivano anche i violenti bombardamenti aerei diurni e notturni
degli Alleati che avanzando verso Nord colpivano sia obiettivi militari che città
e paesi[1]. Nel
dizionario si fa riferimento anche ai quarantacinque giorni di
governo Badoglio che precedettero l’armistizio. Nella notte tra il 24 ed il 25
luglio 1943 Mussolini fu esautorato nel Gran Consiglio del Fascismo ed il
giorno dopo arrestato e destituito da Vittorio Emanuele III che
contemporaneamente assumeva il comando delle Forze Armate e nominava il
Maresciallo Badoglio capo del Governo.
Un periodo confuso in cui il
governo italiano, che in quel momento aveva fuori dal territorio nazionale
oltre 31 divisioni dell’Esercito, avviò contatti segreti con gli Alleati per
uscire dalla guerra pur continuando formalmente a professare la propria lealtà
all’alleato germanico.
L’8 settembre fu dunque una
data spartiacque tra un periodo ormai concluso ed un dopo, ovvero l’inizio
della Guerra di Liberazione chiamata
dagli Alleati Campagna d’Italia. Una
guerra combattuta da tutto il popolo italiano su cinque fronti (e qui mi
ricollego alla struttura del dizionario):
1) dell’Italia libera, a Sud, liberata dagli Alleati i quali consentono al
Governo del Re d’Italia, riconosciuto sia dagli Alleati che dall’Unione
Sovietica, di esercitare seppure con delle limitazioni le proprie prerogative. Nell’Italia
libera furono gettate le basi delle nuove Forze Armate. L’Esercito contribuì
alla Guerra di Liberazione inizialmente con il I Raggruppamento Motorizzato che combatté a Monte Lungo (8 dicembre
1943) successivamente con il Corpo
Italiano di Liberazione (C.I.L.) che si distinse a Filottrano (8 luglio
1944) ed infine con i Gruppi di Combattimento che parteciparono all’offensiva
finale contribuendo a liberare gran parte delle città del nord Italia[2];
2) dell’Italia occupata dai tedeschi. Qui il fronte fu clandestino e la
lotta politica condotta dal Corpo Volontari della Libertà, composto dai
rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, riuniti nel Comitato di Liberazione
Nazionale (C.L.N.)[3]. Fu
il grande movimento partigiano del nord Italia all’interno della Repubblica
Sociale Italiana;
3) della Resistenza dei militari italiani all’estero, un fronte questo non
conosciuto, dimenticato. È la lotta contro i tedeschi dei soldati italiani inseritisi
nelle formazioni partigiane locali (Jugoslavia,
Grecia, Albania);
4) della Resistenza degli Internati Militari Italiani, oltre 600 mila militari
che pur andando incontro consapevolmente a privazioni ed umiliazioni opposero
un deciso rifiuto di aderire alla Repubblica
Sociale Italiana;
5) della Prigionia Militare Italiana della seconda guerra mondiale. I
prigionieri italiani in mano alleata all’annuncio dell’Armistizio dovettero, come
tutti, fare delle scelte. La stragrande maggioranza scelse di cooperare con gli
ex-nemici; quelli in mano
agli angloamericani furono organizzati in Italian Service Units (ISU),
compagnie di 150 uomini addetti a particolare lavori di carattere logistico. Negli
Stati Uniti ed in Gran Bretagna furono impiegati negli arsenali o nelle basi
militari ma anche in Australia in attività non propriamente belliche.
Nel dizionario, inoltre,
non si dimentica di evidenziare il ruolo particolare avuto dalla Puglia, Regione
d’Italia che per sei mesi, dal 10 settembre 1943 data di arrivo del Re all’11
febbraio 1944 data in cui la corte si trasferì a Salerno in attesa della
liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 (ben 134 giorni dopo lo sbarco di
Anzio), costituì il fulcro del Regno del Sud. In questo periodo, infatti,
Brindisi ne divenne la capitale. È da Brindisi che il governo Badoglio, il 13
ottobre 1943, trentacinque giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, dichiara
guerra alla Germania. A partire da questa data, l’Italia assume la posizione di
“cobelligerante” ovvero
non è più considerata nemica dagli anglo-americani ma neanche alleata nel senso
stretto del termine.
Un spazio non secondario viene riservato infine al
ruolo delle donne negli avvenimenti bellici dal settembre 1943 all’aprile 1945,
a quelle che hanno partecipato attivamente alla Guerra di Liberazione
ricoprendo vari ruoli sia logistici che combattenti ed alle donne della
Repubblica Sociale Italiana impiegate nel Servizio Ausiliario Femminile con
compiti di carattere logistico.
In sintesi possiamo affermare che ognuno partecipò
alla Guerra di Liberazione nei modi e nelle forme più disparati.
Se non si comprendessero
questi aspetti sarebbe difficile parlare di un argomento così complesso e
delicato. Per questo motivo ci siamo avviati alla stesura del dizionario con
l’intento di dare un supporto didattico allo studio ed alla conoscenza di un
periodo storico complesso ma fondamentale per comprendere l’origine delle
nostre odierne istituzioni e in ultima analisi della nostra democrazia.
[1]
In realtà, i bombardamenti sulle città italiane iniziarono subito dopo la dichiarazione
di guerra, l’11 giugno 1940, di Mussolini alla Francia ed al Regno Unito.
[2]
L’Esercito dell’Italia libera diede il proprio contributo alla Guerra di
Liberazione anche mettendo a disposizione degli Alleati oltre 200.000 uomini
che furono impiegati nelle Divisioni Ausiliarie ovvero nell’attività logistica,
non meno importante ed indispensabile di quella combattente.
[3]
Il C.L.N. fu costituito a Roma il 9 settembre 1943 dai rappresentanti dei
partiti antifascisti. Tra i fondatori: Ivanoe Bonomi (Presidente), Alcide de
Gasperi, Giorgio Amendola, Alessandro Casati, Pietro Nenni, Ugo La Malfa e
Giuseppe Romita. Successivamente, i rappresentanti dei vari partiti
antifascisti costituirono CLN locali nelle varie città del nord Italia per dare
impulso e direzione politica alla Resistenza.
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