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lunedì 30 maggio 2016

Copertina. Maggio 2016





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Anno LXXVII, Supplemento online, V, 2016, n. 9
Maggio 2016
www.cesvam.blogspot.com

domenica 29 maggio 2016

Editoriale Maggio 2016

Editoriale

Anche a maggio si è riusciti a mantenere il ritmo di un post al giorno. Questo ci permette di procedere al punto successivo del piano elaborato da tempo. Ovvero alla gestione diretta dello spazio CESVAM sul sito  WWW.nastroazzurro.it.
 Si pensa di occuparlo con una nota a cadenza settimanale dei post messi sul blog, dopo aver messo tutti quelli già pubblicati. Inoltre mettere tutte le iniziative che coinvolgono il CESVAM più eventuali note a risposta, con qualche foto di particolare interesse.
Massimo Coltrinari
(direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)

Prima Guerra Mondiale. L'ambasciatore di Germania in Italia, won Bulow



venerdì 27 maggio 2016

Uniformologia Una Ricerca in Corso.

Studio per i gradi nell'Esercito Italiano prima e durante la Grande Guerra

Tema di Ricerca: i Gradi degli ufficiali superiori dell'Esercito Italiano
 erano in argento o in oro?


1908 - 1915

L'introduzione della divisa grigio-verde non mutò i distintivi di grado in uso, eccezion fatta per i graduati di truppa che videro i galloni cambiare colore da rosso a nero. A tutti venne estesa, nel 1899, l'immagine dello stellone d'Italia; il colore delle stellette e del bordo del distintivo era l'oro o l'argento a seconda dell'arma, corpo o servizio in cui militava il soldato, tranne che per gli ufficiali generali il cui bordo era rosso e le stellette oro.
I marescialli nacquero il 3 luglio 1902, caratterizzati da un distintivo recante da uno a tre galloncini, anch'essi d'oro o d'argento. Sergenti, sergenti maggiori, caporali maggiori e caporali portavano invece le insegne al paramano.

Ufficiali generali

(per visualizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Rank insignia of generale d'esercito of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of generale in comando d'armata of the Italian Army (1915).png
Rank insignia of tenente generale of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of maggior generale of the Italian Army (1908).png
Grado
Generale d'esercito
Generale in comando d'armata (1915)
Tenente generale
Maggior generale

Ufficiali superiori

(per visulaizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Rank insignia of colonnello comandante di reggimento of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of colonnello of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of tenente colonnello of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of maggiore of the Italian Army (1908).png
Grado
Colonnello comandante di reggimento
Colonnello
Tenente colonnello
Maggiore

Ufficiali inferiori

(per visualizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Rank insignia of primo capitano of the Italian Army (1915).png
Rank insignia of capitano of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of tenente of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of sottotenente of the Italian Army (1908).png
Grado
1º capitano (1915)
Capitano
Tenente
Sottotenente

Marescialli

(per visualizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Rank insignia of maresciallo maggiore of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of maresciallo capo of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of maresciallo ordinario of the Italian Army (1908).png
Grado
Maresciallo maggiore
Maresciallo capo
Maresciallo ordinario

Sergenti e truppa

(per visualizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Rank insignia of sergente maggiore of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of sergente of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of caporale maggiore of the Italian Army (1908).png
Rank insignia of caporale of the Italian Army (1908).png
Grado
Sergente maggiore
Sergente
Caporale maggiore
Caporale

 

Prima guerra mondiale

La Grande Guerra comportò per il Regio Esercito un continuo cambiamento delle gerarchie e dei distintivi di grado. Per ridurre la visibilità degli ufficiali al fronte vennero abolite ad esempio la sciarpa azzurra, la sciabola e altre vistose insegne. I gradi vennero definitivamente rimossi dalle controspalline e fissati sui paramano delle divise, in via sperimentale con le stellette allineate orizzontalmente oppure posti addirittura sul retro del paramano, cioè visibili soltanto di spalle. Restarono in questa posizione fino al 1934

Ufficiali generali

Per distinguere meglio gli incarichi di comando, gli ufficiali generali passarono da tre gradi gerarchici a otto. Le stellette erano sempre d'oro, il nastro in tessuto era d'argento su stoffa inizialmente grigio-verde, dal 1918 diventata rossa.
La massima suddivisione si ebbe nel 1918 quando il grado di colonnello in comando di brigata viene trasformato in brigadier generale ed inserito nella categoria degli ufficiali generali; nascono altresì i gradi di maggior generale in comando di divisione, tenente generale in comando d'armata e tenente generale capo di stato maggiore dell'esercito.


(per visualizzare i gradi cliccare entro i riquadri)
Paramano
Rank insignia of tenente generale d'Esercito of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of tenente generale capo di SM Esercito of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of tenente generale in comando d'armata of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of tenente generale in comando di divisione of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of maggior generale in comando di divisione of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of maggior generale in comando di brigata of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of brigadier generale of the Italian Army (1918).png
Grado
Generale d'esercito
Tenente generale capo di SM esercito (1918)
Tenente generale in comando di armata (1918)
Tenente generale in comando di corpo d'armata
Tenente generale in comando di divisione
Maggior generale in comando di divisione (1918)
Maggior generale in comando di brigata
Brigadier generale (1918)

Ufficiali superiori

Un aumento delle gerarchie lo videro anche gli ufficiali superiori, passati da tre a sei per sopperire al crescente numero di incarichi affidati a personale con grado gerarchico inferiore. Sorsero quindi i tenenti colonnello comandanti di reggimento e colonnelli in comando di brigata, quest'ultima nati nel 1916 e mutati nel 1918 in brigadier generali, con insegna senza stellette.
Paramano
Rank insignia of colonnello in comando di brigata of the Italian Army (1917).png
Rank insignia of colonnello in comando di reggimento of the Italian Army (1916).png
Rank insignia of colonnello of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of tenente colonnello i.g.s. of the Italian Army (1916).png
Rank insignia of tenente colonnello of the Italian Army (1918).png
Rank insignia of maggiore of the Italian Army (1918).png
Grado
Colonnello in comando di brigata (1916-1918)
Colonnello in comando di reggimento
Colonnello
Tenente colonnello i.g.s. (1916)
Tenente colonnello
Maggiore


giovedì 26 maggio 2016

mercoledì 25 maggio 2016

Una ricerca in itinere. Progetti 2015

IL QUADRO DI BATTAGLIA DEL REGIO ESERCITO NEL 1940

Luigi Marsibilio

Esaminiamo brevemente il quadro della situazione riguardante il Regio Esercito nel 1940 che, come noto, era inteso come l’esercito del Regno d’Italia, denominazione mantenuta dal maggio 1861 al giugno 1946. Tale struttura è stata impiegata in tutte le vicende belliche che hanno coinvolto il nostro Paese, in particolare nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Il Regio Esercito è stato inoltre protagonista del colonialismo italiano. Assunse il nome di Esercito Italiano con la fine del regno dei Savoia.
Nel settembre del 1939, quando la Germania invase la Polonia, l'Italia dichiarò la propria "non belligeranza". Benito Mussolini, conscio del fatto che i conflitti di Etiopia e Spagna avevano pesantemente intaccato le scorte dell'esercito e bloccato il suo ammodernamento, decise dunque di non intervenire.
A fronte di tale sensata scelta, il Duce, impressionato dai folgoranti successi tedeschi e persuaso che il conflitto sarebbe durato poco, fece il possibile per accelerare i tempi per l’entrata in guerra dell’Italia, che avvenne il 10 giugno 1940.
L’aspetto non trascurabile era che il Regio Esercito, pur avendo il consistente organico di 75 Divisioni, presentava gravi carenze nei settori dell'armamento e dei materiali. In particolare:
  • i pezzi di artiglieria erano ancora quelli impiegati nel primo conflitto Mondiale;
  • i carri armati erano leggeri con corazza ed armamento inadeguati;
  • le mitragliatrici erano quantitativamente insufficienti;
  • i reparti erano carenti di automezzi;
  • le uniformi erano di pessima qualità;
  • mancavano gli equipaggiamenti e le attrezzature erano inadatte alle aree dove si sarebbe operato (cioè in Libia, Unione Sovietica, Albania, Grecia).
Secondo lo storico Giorgio Spini, una delle cause di tale situazione deficitaria era da attribuirsi al fatto che la cosiddetta “sbirrocrazia di Mussolini”, come egli definì il fascismo, rivelò la propria debolezza proprio nelle Forze Armate, in quella realtà che la retorica del regime avrebbe voluto organica al proprio disegno totalitario.
Contrariamente a quello che era avvenuto negli anni trenta nel settore degli armamenti, allorquando le ricerche nel campo militare avevano dato buoni frutti. Infatti, l'Italia possedeva bocche da fuoco di ottima qualità, inserite tra le migliori del conflitto, ma pochissimi esemplari furono prodotti e distribuiti. Anche l'armamento individuale era degno di nota con il moschetto automatico Beretta (usato da truppe speciali come la 185ª Divisione Paracadutisti Folgore), la mitragliatrice Breda mod. 37 o la pistola Beretta M34 per ufficiali. All'entrata in guerra i carri armati disponibili erano di tipo leggero e con armamento fisso, il carro medio era decisamente inferiore a quelli avversari. Per quello che riguarda i carri pesanti, praticamente ne fu prodotto un solo esemplare prima dell'8 settembre 1943. Vennero invece prodotti molti esemplari di un semovente, il 75/18 che dimostrò potenza e affidabilità anche dopo il 1943, nonostante l'arrivo di nuovi carri da parte dell'Asse e degli Alleati.
Veniamo ora alla situazione dei reparti. Il Regio Esercito, nella seconda guerra mondiale utilizzò diversi tipologie di Divisioni, per la maggior parte di fanteria.
La Divisione era l'unità di base del Regio Esercito.
Il 10 giugno 1940, le 75 Divisioni erano così ripartite:
59 di fanteria, 3 della milizia, 2 coloniali libiche, 5 di alpini, 3 celeri, 3 corazzate e 2 motorizzate.
La gran parte di queste grandi unità erano dislocate nel territorio metropolitano o in Libia, e solo due erano in Africa Orientale Italiana (la cui guarnigione era composta in gran parte da unità di Camicie Nere e da brigate coloniali).
La riorganizzazione del 1938 aveva portato alla costituzione di divisioni di fanteria cosiddette binarie, poiché erano composti da 2 reggimenti di fanteria (invece dei precedenti tre), oltre ad uno di artiglieria.
Alla maggior parte di queste unità, successivamente, venne aggregata una Legione d'Assalto di Camicie Nere. A queste, occorre poi aggiungere un battaglione di mortai da 81, una compagnia con artiglieria anticarro, una compagnia del genio, una mista con telegrafisti e marconisti, oltre a diverse sezioni (fotoelettricisti, sanità, sussistenza e pesante).
Al 10 giugno 1940, una Divisione di questo tipo risultava composta da circa 13 mila uomini, equipaggiati con 60 pezzi di artiglieria, 156 mortai e 350 mitragliatrici. Per il trasporto erano disponibili circa tremila cinquecento animali, 154 carri, 153 biciclette, 71 motocicli e 131 mezzi di vario tipo. L'effettiva assegnazione avvenne abbastanza a rilento per problemi addestrativi e per la limitata disponibilità di materiali, ed era ancora largamente incompleta al momento dell'entrata in guerra.
Numerose sulla carta, in realtà al momento della dichiarazione di guerra la maggior parte delle divisioni italiane era incompleta sia in termini di uomini che di materiali; difatti su 75 divisioni appena 35 potevano dirsi complete in termini di organico e materiali. Questa situazione non venne mai interamente rettificata durante il corso della guerra, e una parte considerevole delle divisioni sul territorio metropolitano o impegnate in compiti di guarnigione in Francia e nei Balcani, rimasero incomplete dal punto di vista dei materiali, dovendo anzi spesso cedere parte delle proprie dotazioni per sostenere le divisioni impegnate nelle zone di operazioni.
Successivamente all'ingresso in guerra, verranno costituite numerose altre unità di livello divisionale. Tra queste, vi erano anche Divisioni di paracadutisti (due, con una terza mai completata) ed oltre 20 Divisioni costiere. Queste ultime erano essenzialmente di reparti di seconda linea, di consistenza variabile a seconda della zona di impiego.