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Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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mercoledì 31 luglio 2024
martedì 30 luglio 2024
Editoriale Luglio 2024
Mese dedicato alla impostazione del secondo semestre accademico questo di luglio che si chiude in questi giorni. Impostazione delle linee guida delle attività dei Master. Primo passo l'analisi e la raccolta di quanto seminato nel semestre concluso, che ha dato buoni frutti. Almeno 7 elementi estremamente validi sono saliti a bordo della nostra navicella con le loro idee e la loro voglia di fare. Tutti sotto i trenta anni, e questa è una bella soddisfazione, Per gli argomenti, fermo restando la totale chiusura degli argomenti di attualità e di cronaca, come nel solco della tradizione CESVAM, stanno avendo interesse quelli dedicati all'80° della Guerra di Liberazione che sono propedeutici a quelli del prossimo anno. Altri si possono indicare in quelli dedicati alla Prima Guerra Mondiale ed alla Prigionia di Guerra, che stanno avendo particolare successo.
Il tema del Valore Militare, sempre centrale, sta avendo un particolare sviluppo con la conclusione degli export di provincia dell'Albo d'Oro Nazionale, con le prime indicazioni statistiche per provincie. In questo particolare settore iniziano, come da previsione, offerte di collaborazione che hanno tutte però il carattere non scientifico e metodologico; alcune poi maschero una carenza sostanziale di approccio, essendo tentativi di buona volontà a carattere locale,
Interessanti sono alcuni aspetti di iniziativa esterna, che presentano sviluppi molto concreti a costi irrisori, ma proposti da persone provenienti dal mondo militare che rifiutano totalmente l'associazionismo militare e il conseguente approccio alle tematiche storiche; alcuni poi detestano eventi e cerimonie come l'associazionismo li propone, nel ricordo di un passato in caserma non ceto esaltante. Il CESVAM è in grado di superare queste pregiudiziali e quindi avere la possibilità di collaborare con questi colleghi dalla indubbia capacità.
Massimo Coltrinari
lunedì 29 luglio 2024
Copertina Luglio 2024
Anno LXXXV, Supplemento on line, VII, 2024, n. 101
Luglio 2024
domenica 28 luglio 2024
Archivio Aldo Resta. 6° Reggimento Bersaglieri. Relazione del ciclo operativo 22 gennaio - 22 febbraio 1943 XXI
ARCHIVIO
6°
REGGIMENTO BERSAGLIERI
“…e
vincere bisogna!”
COMANDO
OGGETTO:
relazione del ciclo operativo 22 gennaio – 22 febbraio 1943. XXI.
AL
COMANDO DEL II CORPO D’ARMATA
E
per conoscenza:
AL
COMANDO DELLA 3^ DIVISIONE CELERE
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Il 6 ° bersaglieri,
concentratosi a Korssuni il 9 gennaio dopo il ciclo operativo fra Don e Donez, aveva
iniziato il riordinamento organizzando per ordine del comando 3^ divisione Celere
le proprie forze nella seguente formazione:
- un
comando di rgt. con cp. comando;
- un
btg. bersaglieri su due cp. fucilieri, una
compagnia mitraglieri e una cp. armi di accompagnamento (un pl. cannoni da 47/32
+ un pl. mortai da 81).
Il giorno 21 gennaio giungeva ordine che tutte le forze
disponibili dalla divisione Celere presenti a Korssuni dovevano costituire un reggimento
di formazione agli ordini del Colonnello CARLONI e passare alle dipendenze del
Comandante la divisione “Sforzesca” per partecipare alla organizzazione
difensiva ed eventuale difesa della piazza di Rikowo.
Il giorno successivo si
costituiva un bgt. di formazione il
quale in aggiunta al 6° bersaglieri, incorporava due battaglioni a piedi di
formazione del 120° artiglieria. Inoltre sarebbe dovuto giungere a far parte
del reggimento un btg. di bersaglieri di formazione comandato dal capitano COSENTINO in movimento
da Woroschilowgrad su Gorlowka.
Il 23 mattina il comando di
divisione "Celere" partiva con le forze rimanenti per la sua
destinazione, lasciando al reggimento un totale complessivo di circa 100 automezzi
di cui 18 inefficienti e intrasportabili.
In ottemperanza agli ordini
ricevuti fin dal giorno 22 dal comandante la
div. “Sforzesca” il colonello CARLONI assumeva il comando del settore sud
orientale della difesa di Rikowo con un battaglione (il 1° del 120° artiglieria)
in servizio di vigilanza lungo la linea ferroviaria RikowoKorssuni, un altro
battaglione (il II del 120° artiglieria) in riserva a Rikowo munito di
automezzi per eventuali spostamenti, un terzo btg. (6° bersaglieri) in riserva
a Korssuni col compito, di vigilanza sugli sbocchi sud e ovest dell’abitato e di
pattugliamento a circa 40 km.; attorno alla piazzaforte di Rikowo.
Il btg. bersaglieri
Cosentino veniva temporaneamente fermato a Gorlowka (villaggio Carlo Marx) ed
il suo comandante assumeva il compito di comando del settore nord-ovest della
piazza di Rikowo.
Il giorno 3 febbraio il
col. CARLONI per ordine dal comando II Corpo assumeva il comando della piazza
di Rikowo in sostituzione del comandante
della “Sforzesca” in partenza. Alle sue dipendenze aveva le seguenti
forze: reggimento di formazione Carloni (6° bersaglieri), compreso il btg. Cosentino
- XIX gr. art. c.a. - II gr. 17° art.
L’armamento totale, in
seguito alle operazioni di riordinamento
era il seguente:
- reggimento
di formazione 6° bersaglieri (compreso il btg. Cosentino):
fucili mitragliatori 35 - mitragliatrici 20 - mitragliere da 20 m/m n.3 -
cannoni da 47/32 n. 2 – mortai da 81 n.3;
- XIX
gruppo Artiglieria contraerea:
cannoni
da 75/40 n .5 - mitragliatrici contraeree n. 4;
- Il
gruppo 17° artiglieria:
obici
da 75/18 n .5 - mitragliere da 20 m/m
n.4 - mitragliatrici n.2.
Armamento individuale al completo.
Dotazione di munizioni
sufficiente per combattimenti di non lunga durata.
La sera del giorno 3 l’Eccellenza
comandante del II C.A. comunicava al col. CARLONI che nella notte dal 3 al 4 sarebbe
venuto a cessare il servizio di difesa della piazzaforte di Rikowo e dalle ore 6 del giorno 4 sarebbe stato assunto dalle truppe germaniche. La colonna
doveva concentrarsi a Korssuni e ripartire il successivo giorno 5 per
raggiungere in tre tappe Dnjepropetrowk.
Durante il tragitto la
colonna avrebbe dovuto assicurare la protezione dell’itinerario contro
eventuali incursioni di truppe motorizzate russe segnalate in provenienza da nord. Per tale scopo fin
dalla sera del giorno 3 veniva distaccata a 10 km. a nord di Grischino una cp. del I° gruppo 120°
art. rinforzata e con un obice da 75/18 e con una mitragliera da 20 m/m.
Il giorno 5 le proibitive
condizioni atmosferiche impedivano il movimento della colonna; esso però fu
attuato il giorno 6, superando notevoli difficoltà.
La notte del 6 al 7 la colonna
sostava a Sselidowka. Il mattino successivo veniva compiuta la seconda tappa
con soste a Pawlograd, dove veniva attuata una sosta per deficienza di
carburante.
Per le vicende operative
svoltesi a nord nei pressi di Losowaja e nei pressi di Grischino si delineava
il giorno 8 la minaccia alle vie di comunicazione lungo le quali si stava
svolgendo lo sgombero della divisione “Ravenna” e di truppe germaniche della 6^
Armata. Il giorno 9 successivo tale minaccia si concretava con la puntata di
carri su Grischino e con l’attacco in forze su Losowaja che impegnava e metterà
in crisi una debole divisione di formazione germanica.
Il col. CARLONI resosi conto della situazione e constatato che per la esistente crisi di effettivi delle truppe germaniche le due vie di comunicazione per Dnjepropetrosk e per ****
sabato 27 luglio 2024
Temi di Laurea Riflessioni sulla Grande Guerra Bibliografia II
NOTIZIE CESVAM
MASSIMO COLTRINARI,
GIANCARLO RAMACCIA, DIZIONARIO MINIMO DELLA GRANDE GUERRA. 1914. L’ANNO FATALE.
L’alterazione degli equilibri europei
e l’esclusione dell’Italia, Roma,
Società Editrice Nuova Cultura – Università Sapienza, Collana I Libri del
Nastro Azzurro, Pag. 210, ISBN 978 88 3365 049 4, Euro 20, Vol. 1
Compendio
1914, dopo l’introduzione in cui sono analizzate le cause remote e prossime che
portarono alla Grande Guerra, in un quadro geopolitico del mondo e l’Europa in
quell’ultimo anno di pace, analizza le dottrine ed i procedimenti di impiego,
la mobilitazione ed i piani di operazione
dei principali eserciti coinvolti, passa ad analizzare i vari fronti,
occidentale, orientale e balcanico, oltre a quello in mare e nelle colonie che
si sono formati per effetto delle dichiarazioni di guerra che si sono succedute
ad effetto domino. Infine un capitolo dedicato all’Italia, che si ritrovò quasi
di sorpresa senza alleati e senza amici in una neutralità che per tutto il
restante anno fu quasi paralizzante la politica italiani, prima che il Paese
fosse chiamato a scegliere tra neutralità ed intervento e la politica e
l’opinione pubblica si fronteggiasse tra neutralisti e interventisti.
Il
volume è acquistabile in tutte le librerie. Oppure
Presso
la Casa Editrice, (Società Editrice Nuova Cultura attraverso la email:
ordini@nuovacultua.it
o il sito: www.nuovacultura.it/
collane scientifiche)
Presso
la Segreteria dell’Istituto del Nastro Azzurro (segrreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)
Informazioni
e dettagli su www.cesvam.it
venerdì 26 luglio 2024
Le mutazioni al vertice militare italiano 1943-1944 Da Messe a Cadorna
1
Il vertice militare
italiano ebbe una evoluzione degna di nota, in vista della organizzazione
postbellica delle Forze Armate. Oltre a due casi di stretta natura politica che
preannunciavano i nuovi equilibri politici in Italia, vi fu il passaggio di
comando dal Maresciallo Messe al generale Cadorna, comandate del Corpo
Volontari della Libertà, mentre sul piano operativo si assisteva alla entra in
linea del Gruppi di Combattimento.
I due casi politici
sotto linearono la dipendenza ancora completa dagli Alleati delle Forze Armate
italiane, dove tenevano banco il predominio degli Alleati ed i loro interessi.
Ai primi di gennaio 1945 il Governo Tito chiese in modo formale e perentorio
che l’ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Mario Roatta, venisse processato
come criminale di guerra; altrettanto aveva avanzato la medesima accusa nei
confronti del generale Taddeo Orlando, già ministro della Guerra, che aveva
svolto l’incarico di Comandante dell’Arma dei Carabinieri. Questa accuse
facevano sorgere un problema molto difficile per gli Alleati. Da un lato
avevano dato il pieno appoggio a Tito nella speranza di averlo dalla propria
parte, nel quadro della politica balcanica, soprattutto britannica. Tito aveva
ripagato questo sostegno, con il quale era divenuto l’assoluto padrone della
Jugoslavia, lasciando l’isola di Lissa, presidiata da truppe britanniche ed
aveva raggiunto il maresciallo sovietico Tolbukin in Romania, pregando di inviare
reparti dell’Armata Rossa a liberare Belgrado. Era una aperta ammissione che il
comunista Tito sceglieva per il dopoguerra il campo non occidentale. Un
processo a Roatta, che era stato anche capo del SIM, il servizio Informazioni
Italiano, e che era in possesso di importanti documenti su Cherchill e la
politica inglese nei Balcani, significava mettere in mostra elementi che
avrebbero portato discredito a Londra e in generale agli Alleati
La soluzione fu
trovata con un espediente. Il 4 marzo 1945 il generale Roatta fuggì, o fu fatto
fuggire, dall’Ospedale Militare dove era ricoverato sotto sorveglianza. Dalla
vicenda Roatta emergeva una chiara linea politica. Gli Alleati mantenevano ed
esercitavano in Italia il potere di veto sulle decisioni delle autorità
italiane, pur essendo l’Italia cobelligerante, sulla scia dell’armistizio
“lungo”. E questo doveva essere tenuto presente quando gli interessi italiani
erano n contrasto con quelli alleati. A conferma di questo assunto si ha il
caso del gen. Berardi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Berardi dal
novembre 1943 aveva sempre con decisione difeso le posizioni italiane,
soprattutto quando era in gioco il prestigio ed il valore del Regio Esercito.
Inoltre Berardi riusciva antipatico, se non proprio inviso a numerosi politici
italiani. E’ credibile che a deciderne l’allontanamento dalla carica di Capo di
Stato Maggiore siano stati gli Alleati, e che ai nostri uomini di governo più
d’uno dei quali fu sicuramente ben lieto di ottemperare. La sostituzione del
gen. Berardi era accompagnata in parallelo dal ridimensionamento delle
attribuzioni del Capo di Stato Maggiore Generale, in un quadro di reale
ridimensionamento del potere politico che i vertici militari avevano. Era in
iniziato il dopoguerra, in cui la componente militare fu via via estromessa da
ogni decisione politica. La sostituzione di Berardi aveva per gli Alleati un
preciso significato: togliere dalla scena un personaggio che avrebbe potuto,
dopo il Maresciallo Messe, rivendicare il coordinamento dell’attività operativa
dei Gruppi di Combattimento non solo per la carica ricoperta, ma anche per
l’azione appassionata e concreta svolta per l’approntamento di quelle Unità.[1] E’
significativo che a sostituire Berardi fu chiamato un generale di brigata,
Ercole Ronco, il quale essendo per grado o per anzianità di grado inferiore ai
comandanti dei Gruppi, non avrebbe potuto pretendere di sovraintendere
all’impiego in combattimento delle Unità italiane. Dietro la versione
ufficiale, che non ha alcun significato, vi era ben preciso l’interesse
alleato, soprattutto britannico di minimizzare la reale portata del concorso
operativo italiano
Ed evitare che ne
derivasse un nuovo prestigio alle Forze Armate italiane che avevano dato prova
di valore militare. Questa decisa presa di posizione era funzionale agli
interessi britannici, che in ogni settore volevano oltre che minimizzare
svalutare l'apporto italiano alla fase finale della guerra in Italia. Un
atteggiamento che trovava d’accordo molti esponenti dei nascenti politici
italiani e che si è riverberato nella nostra opinione pubblica, la quale ignora
questo apporto, che vedremo più avanti.
Nel solco di questa politica non si poteva non
arrivare all’avvicendamento del Capo di Stato Maggiore Generale.
Il 6 gennaio 1945 il Maresciallo Messe aveva
consegnato al gen. Alexander
der una nota con le
principali questioni concernenti l’Esercito italiano e le relazioni con i
patrioti e le forze della Resistenza. In questa nota prospettava la necessità
di una revisione del sistema di controllo attuato dagli Alleati nell’interesse
di una sempre più efficace collaborazione, anche per dare più prestigio e dignità
ai comandi intermedi e minori interessati; le opportunità di riunione sotto un
unico comando italiano tutti i Gruppi di Combattimento che in quel gennaio 1945
si accingevano ad entrare in linea. Questo era un altro punto della politica
svalutativa e minimizzatrice britannica. Non vi era intenzione di creare corpi
di armata italiani, ne tantomeno una armata italiana; i singoli Gruppi di
Combattimento, che erano a livello divisione, sarebbero stati impiegati
nell’ambito dei corpi d’armata alleati. Infine la nota si concludeva con la
richiesta di assorbire nell’esercito i partigiani mantenendoli uniti nelle
bande di appartenenza per non disperdere i legami morali stabiliti durante i
mesi della guerriglia. Nei mesi successivi il Maresciallo Messe svolse un’ampia
azione volta a sottolineare la fattiva e determinate partecipazione delle Forze
Armate alla fase finale della guerra con numeri che oggettivamente sostenevano
la sua posizione. In realtà era una azione destinata a cadere nel vuoto in
quanto sia i nostri governanti sia gli alleati, con i britanni in testa,
avevano tutto l’interesse, per diverse ragioni, a sminuire l’apporto, sia
operativo che logistico, delle Forze Armate.
Il 17 aprile 1945
Messe, ritenuto ormai esaurito il suo compito, annuncia le dimissioni da Capo
di Stato Maggiore Generale. Nominato nel novembre del 1943, scelti ottimi
collaboratori, come Berardi, Utili e tanti altri, Messe riesce a svolgere
un’azione ardua e efficace per avere unità da combattimento italiane in linea.
In modo diametralmente opposto a quello che farà Graziani nella Repubblica
Sociale Italian, riesce a tenere ben salda l’unità di comando, impedisce la
formazione di formazioni di combattimento fuori dalla autorità del Regio
Esercito, assorbe con costanza e intelligenza tutte le bande di partigiani che
via via vengono raggiunte con l’avanzata verso nord, portando nelle fila
dell’esercito il loro spirito di guerriglia e di innovazione, tiene fuori dalla
compagnie militare ogni interferenza politica, riuscendo a portare tutti gli
italiani, e non le varie parti, sotto un'unica bandiera. In pratica disegna i
cardini fondamentali sulle quali sarà costruito l’Esercito italiano della
Repubblica, che è giunto fino ai nostri giorni. Il 5 maggio 1945 fu nominato
Capo di Stato Maggiore Generale, il gen. Cadorna, comandante del Corpo
Volontari della Libertà.
[1] Loi S., I rapporti fra alleati ed italiani nella cobelligeranza, Roma,
Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1986,
pag. 118 e segg.
giovedì 25 luglio 2024
Temi di Laurea. Riflessioni sulla Grande Guerra - Bibliografia
NOTIZIE CESVAM
MASSIMO COLTRINARI,
GIANCARLO RAMACCIA, DIZIONARIO MINIMO DELLA GRANDE GUERRA. 1914. L’ANNO FATALE.
L’alterazione degli equilibri europei e l’esclusione dell’Italia, Roma, Società
Editrice Nuova Cultura – Università Sapienza, Collana I Libri del Nastro Azzurro,
Pag. 210, ISBN da assegnare, Euro 20, Vol. 2
GLOSSARIO 1914
Il Glossario 1914 è stato, quindi, concepito come sostegno ed integrazione del
Compendio 1914 e degli altri compendi del Dizionario. Riporta i principali
lemmi riferiti al primo anno di guerra, accanto a quei lemmi che si è ritenuto,
non avendo un riferimento temporale, inserirli ad integrazione di questo
Glossario al fine di darle una specifica autonomia e configurazione.
Questo volume, Glossario 1914, è parte integrante del Dizionario minimo
della Grande Guerra che si compone di cinque volumi (compendi) e di altrettanti
volumi (glossari) dedicati ad ogni anno del conflitto (1914, 1915, 1916, 1917,
1918) in cui nei primi si descrivono gli avvenimenti dell’anno considerato e
nei secondi i lemmi di pertinenza. IlDizionario, completato da un volume
dedicato agli indici ed uno dedicato ai percorsi di studio e di ricerca, vuole
essere uno strumento per porre in grado il lettore, ovvero lo studente, in
grado di costruire una mappa logica, e quindi, una di mappa di ricerca che,
permettendo di accedere con metodo alla rete informatica ed ai motori di
ricerca, lo possa aiutare a comprendere, approfondire, ampliare e perfezionare
la propria conoscenza della Grande Guerra.
Il volume è acquistabile in tutte le librerie. Oppure
Presso la Casa Editrice, (Società Editrice Nuova Cultura attraverso la
email:
ordini@nuovacultua.it o il sito: www.nuovacultura.it/ collane
scientifiche)
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(segrreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)
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mercoledì 24 luglio 2024
I Precedenti del colonialismo tedesco in Africa
UNA FINESTRA SUL MONDO
Lo sterminio degli Herrero
Africa del sudovest 1904
Gli Herrero, una popolazione di non più di 80.000 individui che viveva ai
confini dell’attuale Namidia, ebbe il non poco piacevole privilegio di essere
oggetto del primo genocidio del secolo
breve e di inaugurare il lavoro forzato e subire un trattamento violento e degradante
in un campi di concentramento.
Come per scherzo del destino chi commise questo primo sterminio furono i
Tedeschi, allora potenza colonia in quella che era chiamata l’Africa del Sud
Ovest.
Gli Ferrero erano una popolazione pacifica, ed il loro capo firmò varie
trattai in cui cedeva ai coloni tedeschi appezzamenti di territorio su
appezzamenti; ma i tedeschi non hanno nei loro programmi coloniali di spartire
con gli ferrero le terre, ma di accaparrarsele tutte.
Dalla iniziale disponibilità di Ferrero sono spinti alla rivolta e la
sommossa scoppia nel 1904. E’ l’occasione peri tedeschi di passare all’azione.
Disprezzando intimamente gli ferrero i tedeschi trasformano quello che poteva
essere uno scontro coloniale in uno scontro razziale.
L’11 agosto 1904 nella battaglia di Hamakari-Waterberg l’esercito tedesco
non solo sconfigge gli Herrero in armi uccidendo 5-6000 combattenti, ma passa
all’azione eliminando sistematicamente quelli che sono al seguito iccidendone
altri 20-30 mila. Lo scopo con cui si opera è chiaro: annientare la popolazione
indigena rappresentata dagli Herrero.
Ha capo delle forze tedesche operanti vi è il gen. Lothar von Trotha il
quale non ha scrupoli: vuole lo sterminio di tutti gli Herrero[1]
Questa posizione di von Trotha non è però condivisa dall’Amministratore
civile della Colonia, Theodor von Leutwein, che considera questa azione del
tutto assurda, oltre che inattuabile, dal punti di vista economico, in quanto
Inizia un braccio di ferro tra il potere militare e quello civile e la
questione arriva fino a Berlino, attraverso il Capo di Stato Maggiore
dell’esercito tedesco von Schlieffen, che la sottopone al Kaiser.
Guglielmo II prende le parti di von Trotha e, mentre von Leutwein da le
dimissioni, si avvia lo sterminio sistematico. Gli Ferrero non hanno
possibilità di sopravvivenza se non prendere la via del deserto, il Kalahari,
per raggiungere le colonie inglesi o portoghesi. Ma i tedeschi li prevengono ed
avvelenano tutti i pozzi d’acqua situati lungo il tragitto. Il Kalahari
ucciderà circa 30.000 Herrero.
All’inizio del 1905 von Trotha può constare che la rivolta degli ferrero
è sedata. Rimangono poco più di circa 12000 Herrero, qualche migliaio alla
macchia il resto rifugiati nelle colonie inglesi.
Ma questa soluzione appare agli occhi dei militari tedeschi e soprattutto
di von Schlieffen come una sconfitta in
quanto erano rimasti vivi un numero troppo elevato di Herrero; soprattutto ci
si preoccupa di quelli che hanno trovato rifugio nelle coline inglesi, che
potrebbero da vita ad una guerriglia che si vuole evitare. Vi è anche la
necessità di manodopera nella colonia tedesca ( anche in questo caso i tedeschi
avendo bisogno di manodopera, non si fermano davanti allo sterminio, così come
nella seconda guerra mondiale); inoltre l’immagine della Germania da tutta
questa vicenda ne esce oscurata.
Da qui la decisione del
cancelliere von Bulow di tentare di por fine alla guerra con gli Ferrero e
cercare di convincere i sopravissuti a ritornare in Patria.
La questione è posta di nuovo alla attenzione di Guglielmo II e dopo tre
settimane di discussione si decide di por fine alla politica di sterminio fino
ad allora attuata e di passare alla politica della schiavitù.
Questa politica consiste nel fatto che nella Colonia ogni Herrero che si
fosse costituito alla autorità non doveva essere più ucciso, ma considerato
come “internato”.[2] Doveva essere ristretto in
un luogo controllato e sicuro (campo di concentramento) doveva essere marchiato
con le lettere GH (che stavano a significare ‘Herrero catturato”) e doveva
lavorare forzatamente per l’economia della Colonia al costo più basso possibile
per
Ancora più interessante è il fatto che nelle carte amministrative
intercorse tra Berlino e
Dopo le esperienze degli spagnoli (1899) e degli inglesi nella guerra
Boera, i tedeschi che già adottano il binomio Konzentrationlager ( campo di concentramento) e filo spinato,
perfezionano il sistema integrandolo con il lavoro forzato. Per la prima volta,
siamo nel 1905, il campo di concentramento con filo spinato e il lavoro forzato
sono associati in una unica entità fuori di un contesto militare.
Questo trinomio nella sua attuazione serve per sbarazzarsi dei “diversi”
non attraverso i genocidio come voluto da von Trotha, ma attraverso l’eliminazione
degli internati attraverso il lavoro fisico. Da qui le durissime condizioni di
trattamento all’interno dei campi. Le fonti tedesche, sempre precise al riguardo attestano che le autorità coloniali
tedesche internarono 10632 donne e bambini e 4137 uomini. Di questi 7862
morirono entro un anno dall’internamento a causa delle durissime condizioni di
trattamento.
I campi di concentramento sono a Luderitz, Swakopmund e Karabib. Il
lavoro è finalizzato alle grandi opere delle Colonia, come la costruzione della
linea ferroviaria Luderitz-Keetmanschoop
Ancora più sconcertante è il fatto che dagli Archivi tedeschi i registri,
che riportano le cause dei decessi, attestano che si siano fatti sugli
internati ferrero esperimenti medici. Il dottor C. Krieger Hinck nella sua tesi
di dottorato,menziona l’invio alle Università di Breslavia e di Berlino di
collezioni di crani di Herrero, debitamente ripuliti con pezzi di vetro dagli
internati stessi. Inoltre numerosi cadaveri di Ferrero furono inviati in
Germania per essere sezionati.
Nel 1908 questa politica attirerà
gli strali delle opposizioni parlamentari tedesche ed i campi vengono
smantellati . I sopravissuti non sono autorizzati a ritornare nei territori di
origine ma vengono smistati nelle diverse fattorie con al collo una placca
(identificazione del diverso) recante un numero di matricola.
Nel 1911 I tedeschi recensiscono gli Herrero mescolandoli anche ad altre
etnie consimili. Né risultano circa 15.130
In base a quanto detto sopra si può quindi dire che in poco più di sette
anni l’80% degli Herrero è stato sterminato. Ma gli storici possono ben
asserire che nel 1911 gli Ferrero hanno cessato di essere una popolazione o una
tribù, quindi sono stati sterminati[3]
Rimane l’ultimo dato da porre all’attenzione del lettore. Il primo
commissario imperiale della Colonia d’Africa del Sudovest fu un certo dottor
Heinrich Goring. Suo figlio Herman Goering fu l’iniziatore del sistema
concentrazionario nazista. Due domante: Esiste un collegamento tra padre e
Figlio? Ma quello che è successo in Germania dal 1933 al 1945 è solo colpa del
“pazzo” Adolf Hitler?
[1] Che
si tratti di pulizia etnica se non proprio di sterminio, risulta da questo Vernichtungsbefehl (ordine di
sterminio), che si riporta integralmente: “Io,
generale di corpo d’armata dell’esercito tedesco, indirizzo questa lettera al
popolo Herero. Gli Herero non sono più considerati sudditi tedeschi. Hanno
ucciso, derubato e mutilato delle orecchie e di altri parti del corpo i soldati
feriti e ora rifiutano di continuare a lottare per pura vigliaccheria. Io ho da
dire loro solo questo:chiunque ci consegnerà un ferrero riceverà 1000 marchi,
chi mi consegnerà Samuel Macero ( il capo della rivolta) riceverà 5000 marchi. Gli Herero dovranno
lasciare il paese, altrimenti li costringerò a farlo con le armi. Qualsiasi
Herero scoperto nei confini del territorio tedesco, armato o disarmato, con o
senza bestiame, sarà ucciso. Non tollero neppure la presenza di donne e
bambini, che devono partire o morire. Questa è la mia decisone per il popolo
Herero
[2] Il
termine qui è utilizzato secondo l’attuale concezione. Non poteva essere
considerato “prigioniero” anche se
questo fu il termine utilizzato, perché la situazione degli ferrero nel 1905 si
attaglia perfettamente a quella del “diverso” che rappresenta un pericolo per
lo Stato e quindi va ristretto nelle sue libertà.
[3] Questo
contributo è la sintesi di un saggio dedicato allo sterminio degli Herrero che
spero possa essere pubblicato sulla nuova serie dei “Quaderni” dell’ANEI, a cui
si rimanda. Per un ulteriore documentazione sugli ferrero qui si possono citare
le seguenti opere. Bley H.,
martedì 23 luglio 2024
Temi di Laurea, Riflessioni sulla Grande Guerra 1914
DIBATTITI
Tema: Riflessioni sulla Grande Guerra
1.
La posizione internazionale
dell’Italia. La Triplice Alleanza.
a. Una alleanza obbligata e non
scelta
b. Genesi e sviluppi quinquennali.
Rinnovo del 1888. Piani operativi: attacco alla Francia. Truppe Italiane sul
Reno
c. Rinnovo 1891 . Senza entusiasmo
come nel 1892 e 1901.
d. Il Rinnovo del 1906 e del 1912. La
convenzione militare del 1914 ( Marzo)
2.
Germania. Le implicazioni militari
della Triplice alleanza alla fine del 1912.
a. I piani operativi di guerra della
Germania
b. IL potenziale militare italiano come
valutato dai tedeschi
c. Il Piano operativo tedesco e
l’apporto italiano
d. Le operazioni in Mediterraneo. La
flotta austro-ungarica e quella italiana contro quella britannica e francese
e. La Convenzione del 194 e le
aspettative tedeschi
3. L’atteggiamento dell’Austria verso l’Italia all’interno della Triplice
Alleanza
a. 1907 -1908. Prima ipotesi della
guerra preventiva.
b. 1909 . Seconda Ipotesi di guerra
preventiva
c. 1910-1911 Terza ipotesi di guerra preventiva
d. 1912
Quarta Ipotesi di guerra preventiva
4. Perché la Convenzione Militare del 1914 non fu applicata da parte tedesca
e da parte italiana nel giugno 1914. (Guerra alla Francia)
5. Perché l’Italia non attaccò l’Austria nel 1914. La scelta della
Neutralità. (Rovesciamento delle Alleanze)
6. La difesa di un confine non minacciato: il confine orientale
a. Il Piano di difesa di Ricotti Magnani
1870-1885
b. Il piano di difesa di Enrico Cosenza 1885
-1889
c. Il Piano di difesa di Tancredi
Saletta 1889-1909
d. Il Piano Cadorna del 1914 -1915
Testo di Riferimento
Massimo Coltrinari, Riflessioni sulla Grande Guerra. Verso la
Guerra . Ne alleati ne amici ., Roma Università Sapienza, Casa Editrice Nuova
Cultura, 2022 Capitolo I.
lunedì 22 luglio 2024
L'avanzata verso nord del fronte alleato Luglio 1944 Documento
Comando del II Corpo Polacco
Ufficio Operazioni
22 luglio 1944, ore 13,15
Ordine particolare per il Comandante del Corpo Italiano di
Liberazione
Reparti distaccati de Corpo Polacco stanno combattendo per
la conquista del crinale Ostra (334475) – Madriola (375565)
Dopo aver raggiunto il fiume Misa ambedue i reparti distaccati, nel caso il nemico intenda fare
resistenza, si sistemeranno a difesa assicurando il possesso dei propri punti
di osservazione chiudendo le direzioni principali nonchè mantenendo il contatto
col nemico ed eseguendo ricognizioni a mezzo pattuglie. Il movimento continua
nel caso il nemico si allontani
Compito del Corpo Italiano di Liberazione
Raggiungere il fiume Misa nel tratto di competenza tra il
limite con il Corpo Polacco e C. Monteforte (235420) dove, in caso si debba
riscontrare resistenza da parte del nemico, occorre organizzarsi in difensiva
assicurando il possesso dei punti di osservazione e chiudendo le direzioni
principali. Con pattuglie eseguire ricognizioni e mantenere il contatto con il
nemico. Il movimento continua nel caso il nemico si debba allontanare
Il Comandante il II Corpo Polacco
domenica 21 luglio 2024
Tema di Laurea Le Guerre Afgane Bibliografia
NOTIZIE CESVAM
BIBLIOGRAFIA
- The
New American Cyclopœdia, vol. I, 1858;
-
O. Baratieri,
L’Afghanistan, Estratto dalla Nuova Antologia, 15 dicembre 1879, 15 gennaio, 15
febbraio 1880, Roma 1880, Tipografia Barbera (SME – Biblioteca Militare
Centrale);
-
C.
Bertacchi, L’Afganistan nel conflitto eventuale tra l’Inghilterra e
- A.
Forbes, The Afghan wars 1839-42 and 1878-80, Broadway 1892, New York Charles
Scribner's Sons 743-745;
- George
Macaulay Trevelyan, O.M.-British history in the nineteenth century and
after(1782-1919),
- L.
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G. Orfei, Le invasioni
dell’Afghanistan da Alessandro Magno a Bush, Roma 2002, Fazi Editore (SME –
Biblioteca Militare Centrale);
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P. Hopkirk, Il Grande
Gioco- I servizi segreti in Asia Centrale, Milano 2004, Adelphi Edizioni;
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Karl E. Meyer, La polvere
dell’Impero - il “Grande Gioco” in Asia centrale, Milano, 2004, Corbaccio;
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Indian Traveller and Settler in
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M. Guerrini, Afghanistan:
profilo storico di una cultura, Roma 2006, Casa editrice Jouvence.
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http://www.bellica.it/armi_individuali2.html;
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www.1.somerset.gov.uk/archivies/sli/1afghan.htm;
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www.britishbattles.com/first-afghan-war/kabul-gandamak.htm;
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http://www.mlwerke.de/me/me14/me14_073.htm.