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giovedì 19 gennaio 2023

Il valore strategico del green

 SCENARI, REGIONI, QUADRANTI



Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta

 

            L’attuale pandemia ha accelerato la maturazione di una serie di problematiche già in corso, ma anche posto con forza, evidenziandoli, la rideterminazione degli equilibri strategici nel mondo.

            Tutti e tre i Superstati della Cina, Russia ed U.S.A., hanno mostrato ciascuno i propri limiti, né l’U. E. si è mostrata finora all’altezza di potersi porre nuovamente come elemento di equilibrio a livello globale, essendo divisa all’interno da opposti interessi e sospetti, nonché facilmente influenzabile dall’esterno.

            Una di questa problematiche è la progressiva decadenza dell’ambiente naturale e degli equilibri ecologici del Pianeta, sottoposto ad una pressione antropologica crescente sia demografica che di modelli economico-consumistici, da quelli alimentari, all’usa e getta, fino ad una mobilità di forte impatto ambientale, vedesi il crescente uso low cost  del mezzo aereo, ma anche navale, elementi di cui si tende a tacere per evidenti motivi economici, preferendo concentrarsi su altri aspetti.

            Dal 1970 al 2020 il “Liding Planet Report” calcola che vi è stata una perdita del 69% di specie di vertebrati con punte dell’83% per le popolazioni di acqua dolce, in cui attività umane e l’uso del suolo vengono a sommarsi nell’impoverimento e nella desertificazione.

            Il modello economico e la tecnologia che vi è alla base viene quindi a confluire nella ridefinizione dei poteri nell’ambito globale, la necessità del tanto decantato green non risulta quindi asettico ma  diviene uno dei fattori di futuri scontri globali, sia nella necessaria rideterminazione dei tempi che delle relative tecnologie elaborate, basti pensare alle problematiche emerse nella elettrificazione della mobilità terrestre.

            Si concentra l’attenzione nei settori economici promettenti, sottacendo le problematiche tecnologiche o la necessità del possesso delle relative risorse ambientali, pur sempre necessarie per sostenere il cambiamento, infatti allo sviluppo della tecnologia si affianca il controllo delle terre rare e delle acque dolci necessarie.

            Come tutti i cambiamenti vi sono conflitti in atto e in prospettiva da governare, di cui si deve essere coscienti, superando il semplice entusiasmo foriero di gravi errori, occorre vedere oltre e in trasparenza il complicato rapporto economico-strategico tra finanza, tecnologia, modelli alimentari, sociali, di mobilità, in termini più ampi culturali che vi sono alla base.

            Il dominio dei flussi di informazione viene ad essere uno dei motivi di scontro e di influenza anche sul green, la tecnologia ha un ruolo centrale nel formare l’opinione pubblica e quindi nel rafforzare l’orientamento delle tecnologie da adottarsi, oltre ai legislatori, alle autorità di garanzia e controllo, in quanto aiutati da un impoverimento del linguaggio che rende problematica la capacità critica.

            Ne è sintomo la recente polemica sul divieto adottato in U.S.A. sull’uso di Tik Tok sugli smartphone dei dipendenti pubblici, da cui si vede lo scontro globale in atto sul controllo della comunicazione, di cui il green ne è parte.

            Scontro tra potenze globali di cui era stata già una manifestazione lo scandalo avvenuto a Bruxelles sulle spie cinesi nell’ambasciata di Malta  per rubare i segreti dell’U.E. e polemiche sui tentativi di hackerare i server del Bundestag da parte russa negato dagli stessi.

            D’altronde, come osserva Cathy O’Neil, l’algoritmo è l’espressione matematica anche di un’idea politica, come tale non è mai neutrale, esso viene a formare una verità per il popolo.

 

Bibliografia

·        D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori 2012;

·        Z. Gerseberg – S. Illing, The Paradox of Democracy, University of Chicago Press;

·        A. Schiavone, Progresso, Il Mulino 2020.

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