DIBATTITI
La politica militare britannica in Italia
Nel solco della politica britannica di svalutare e sminuire l'apporto delle forze armate italiane nella primavera del 1945 non si poteva non arrivare all’avvicendamento del Capo di Stato
Maggiore Generale.
Il 6 gennaio 1945 il Maresciallo Messe aveva consegnato al gen. Alexanderder una nota con le principali questioni concernenti l’Esercito italiano e le relazioni con i patrioti e le forze della Resistenza. In questa nota prospettava la necessità di una revisione del sistema di controllo attuato dagli Alleati nell’interesse di una sempre più efficace collaborazione, anche per dare più prestigio e dignità ai comandi intermedi e minori interessati; le opportunità di riunione sotto un unico comando italiano tutti i Gruppi di Combattimento che in quel gennaio 1945 si accingevano ad entrare in linea. Questo era un altro punto della politica svalutativa e minimizzatrice britannica. Non vi era intenzione di creare corpi di armata italiani, ne tantomeno una armata italiana; i singoli Gruppi di Combattimento, che erano a livello divisione, sarebbero stati impiegati nell’ambito dei corpi d’armata alleati. Infine la nota si concludeva con la richiesta di assorbire nell’esercito i partigiani mantenendoli uniti nelle bande di appartenenza per non disperdere i legami morali stabiliti durante i mesi della guerriglia. Nei mesi successivi il Maresciallo Messe svolse un’ampia azione volta a sottolineare la fattiva e determinate partecipazione delle Forze Armate alla fase finale della guerra con numeri che oggettivamente sostenevano la sua posizione. In realtà era una azione destinata a cadere nel vuoto in quanto sia i nostri governanti sia gli alleati, con i britanni in testa, avevano tutto l’interesse, per diverse ragioni, a sminuire l’apporto, sia operativo che logistico, delle Forze Armate.
Il 17 aprile 1945
Messe, ritenuto ormai esaurito il suo compito, annuncia le dimissioni da Capo
di Stato Maggiore Generale. Nominato nel novembre del 1943, scelti ottimi
collaboratori, come Berardi, Utili e tanti altri, Messe riesce a svolgere
un’azione ardua e efficace per avere unità da combattimento italiane in linea.
In modo diametralmente opposto a quello che farà Graziani nella Repubblica
Sociale Italian, riesce a tenere ben salda l’unità di comando, impedisce la
formazione di formazioni di combattimento fuori dalla autorità del Regio
Esercito, assorbe con costanza e intelligenza tutte le bande di partigiani che
via via vengono raggiunte con l’avanzata verso nord, portando nelle fila
dell’esercito il loro spirito di guerriglia e di innovazione, tiene fuori dalla
compagnie militare ogni interferenza politica, riuscendo a portare tutti gli
italiani, e non le varie parti, sotto un'unica bandiera. In pratica disegna i
cardini fondamentali sulle quali sarà costruito l’Esercito italiano della
Repubblica, che è giunto fino ai nostri giorni. Il 5 maggio 1945 fu nominato
Capo di Stato Maggiore Generale, il gen. Cadorna, comandante del Corpo
Volontari della Libertà.
(massimo coltrinari)
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