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domenica 30 giugno 2019

Indici Giugno 2019


SOMMARIO
ANNO LXXIX, Supplemento on line, VI, n.42
Giugno 2019
www.valoremilitare.blogspot.com
Editoriale, Giugno 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        28.06.2019
Copertina, Giugno 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        29.06.2019

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

APPROFONDIMENTI
Alberto Rovighi, Svizzera: un confine tranquillo. La sua storia
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data ...17.06.2019


DIBATTITI
Massimo Baldoni, Le cause della guerra di Crimea 1854-1855
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   01.06.2019
Redazionale, 4 Giugno 1944: La Liberazione di Roma
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   04.06.2019
Valentina Trogu, La figura del Leader
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   12.06.2019
Redazionale, Richiesta di Informazioni, Don Alcide Lazzeri
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   25.06.2019
  
ARCHIVIO
Redazionale, 2 giugno: date di storia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   02.06.2019
Redazionale, Le cartoline della Brigata Abruzzi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   20.06.2019
Redazionale, Festa dell'Arma del Genio. Medaglia d'Oro all'Arma 1915-1916
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   24.06.2019
Redazionale, Terni: Comando Esercito UMBRIA Iconografia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   26.06.2019
Redazionale, Verso la conclusione del I Semestre 2019 delle attività del CESVAM
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   27.06.2019
  
MUSEI,ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Massimo Coltrinari, Una lettera del 7 settembre 1943
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   14.06.2019
Redazionale, Storia dell'Istituto del Nastro Azzurro
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   16.06.2019
Redazionale, Storia del Nastro - Azzurro Federazione di Arezzo
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   19.06.2019

 IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, L'Italia ed il problema della occupazione
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   03.06.2019
Redazionale, Antistato. Il centro del potere della 'Ndrangheta
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   13.06.2019

 SCENARI,REGIONI, QUADRANTI
Redazionale, La Difesa antimissile
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       15.06.2019

 CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       05.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       06.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       07.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       09.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       09.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       09.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari Ieri, Amici oggi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       10.06.2019
Redazionale, 6° Incontro Avversari ieri, Amici Oggi. Sviluppi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       11.06.2019
Redazionale, Dedicato alla Giornata del Decorato il n. 3 del Periodico
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       21.06.2019
Redazionale, Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea  1796 - 1960
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       23.06.2019
Redazionale, CUM Club Ufficiali Marchigiani Incontro Annuale
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       23.06.2019

 SEGNALAZIONI LIBRARIE
Luigi Amedeo de Biase, Segnalazione Librarie
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       18.06.2019

 AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgini, Desiderio pseudonimo
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 30.06. 2019



sabato 29 giugno 2019

Copertina Giugno 2019



QUADERNI  ON LINE


Intestazione del Diploma 
per la Croce al Merito di Guerra della Regia Marina
Prima Guerra Mondiale
Rilasciato dal Dipartimento Marittimo di Venezia

Anno LXXX, Supplemento on line, VI, 2019, n. 42
Giugno 2019
www.valoremilitare.blogspot.com










venerdì 28 giugno 2019

Editoriale Giugno 2019

Il 6° incontro "Avversari Ieri, Amici oggi", tenutosi l'8 ed il 9 giugno a Follina è stato un successo che si aggiunge alla bella riuscita della Giornata del Decorato del 2019. Il Cesvam non può che rallegrarsi di questi risultati. Termina con il mese di giugno 2019 il primo semestre dell'anno e le somme che si possono trarre sono positive. Sono stati editi quattro volumi, ed è stato approntato tutto quanto per la uscita del n. 3 del 2018 della Rivista QUADERNI ( pronta per la spedizione) il n. 4 del 2018 ( in fase finale di stampa) nonchè approntato in prima bozza il n. 1 del 2019 e in fase di approntamento finale il n. 2 del 2019. Tutto è stato riportato a livello, dopo le note scelte editoriali.

Il Cesvam chiude le sue attività esterne per i mesi di Luglio ed Agosto e riprenderà il 1° settembre, secondo il calendario accademico. Il mese di Luglio vede, peraltro, una attività ridotta, volta al rafforzamento e all'assestamento delle ricerche e della fasi dei progetti in essere. Tra queste la elaborazione del manoscritto "Capire la Grande Guerra", e la conclusione  del Dizionario della Grande Guerra (Glossari)

Questo editoriale si chiede con la comunicazione che è stata firmata con UNICUANO la convenzione per l'avvio di un secondo master, come da programmazione, che segue quello in STORIA MILITARE CONTEMPORANEA 1796-1960, i cui approcci sono in corso di definizione, di approntamento del programma didattico, e della definizione del bando,  per  un Master  in POLITICA MILITARE COMPARATA, DOTTRINE, STRATEGIE ED ARMAMENTO DAL 1945 AD OGGI che sarà approntato a partire dal 1 settembre 2019  ed attivato a partire dal 5 novembre 2019 alla apertura del nuovo anno accademico 2019-2020 come prima edizione.

Si sta completando, quindi,  il quadro delle attività didattico accademiche del CESVAM che vede due versanti uno di Storia ed uno di Geografia, di cui la Rivista QUADERNI è l'espressione. 

massimo coltrinari
direttore.cesvam@istitutonastroazzurro,org

giovedì 27 giugno 2019

Verso la conclusione del I Semestre 2019 delle attività del CESVAM

ARCHIVIO
Ricerche sulle decorazioni italiane e straniere



Con il 30 giugno stanno venendo a conclusione
 alcune ricerche avviate in questo semestre
 Fra queste quella della ricognizione delle Medaglie al Valore e 
quelle relative alle Onorificenze dei Paesi che sono stati
 coinvolti nella Grande Guerra
I risultati, dopo una opportuna rielaborazione saranno pubblicati su un banner
 del sito
www.istitutodelnastroazzurro.org



martedì 25 giugno 2019

Richiesta di Informazioni, Don Alcide Lazzeri

DIBATTITI
Ricerca di informazioni 
Medaglia d'Argento al Valor Militare Don Alcide Lazzeri


Don Alcide Lazzeri

Il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Arezzo Siena chiede informazioni riguardo la Medaglia d'Argento al Valor MIlitare a Don Alcide Lazzari con questa email:
"Sono a chiedere il Vostro aiuto ,sabato prossimo a Civitella in Val di Chiana (AR) Comune decorato di MOVC e nostro Socio Benemerito avrà inizio la causa di Beatificazione del Parroco Don Alcide Lazzeri  già Cappellano Militare in Libia e nella Grande Guerra, trucidato dai Tedeschi nel 1945 durante la strage di Civitella, in Federazione risultava Decorato di MAVM con la seguente motivazione:
Don Alcide Lazzeri
Nato a Chitignano (Arezzo) Cappellano Capo 
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Non esitava, nel corso di una feroce rappresaglia nemica, ad offrirsi eroicamente a salvezza dei centocinquanta ostaggi catturati ed in procinto di essere passati per le armi. La sua nobile offerta veniva però respinta ed anche egli cadeva ucciso insieme ai suoi parrocchiani. Fulgido esempio di coraggiosa dedizione e di sublime altruismo spinto fino all'estremo sacrificio».
Civitella in Val di Chiana, 29 giugno 1945 ma non riusciamo a trovare nessun riscontro della decorazione al Valor MIlitare mentre la Decorazione della MOVC ci sono riscontri:
LAZZERI DON ALCIDE   Medaglia d’Oro al Valor Civile  

«Parroco del Comune, non esitava, nel corso di una feroce e indiscriminata rappresaglia nemica, ad offrirsi eroicamente a salvezza di 150 ostaggi catturati ed in procinto di essere passati per le armi. La sua  nobile offerta veniva però respinta ed anch'egli cadeva ucciso insieme ai suoi  parrocchiani. Fulgido esempio di corag­giosa dedizione e di sublime altruismo spinto fino all'e­stremo sacrificio».  
Civitella della Chiana giugno 1944


I fatti del 29 giugno ’44. Civitella
L’antefatto
La sera del 18 giugno 1944, domenica, nove soldati tedeschi, forse paracadutisti della divisione “Hermann Göring”, si avvicinano ad una casa colonica in località Madonna presso Civitella. Dopo aver ordinato la cena e mangiato, si diressero verso il Dopolavoro del paese, sedendosi ad un tavolo, le armi appoggiate a terra. Un gruppo di partigiani, saputo che nel paese giravano dei tedeschi, decise di tentarne il disarmo. Verso le 21, essi entrano nel locale armati. Qui le versioni divergono: chi dice che i partigiani aprirono subito il fuoco, chi invece propende per una intimazione di resa, a cui i tedeschi avrebbero reagito. In ogni caso, ci fu un conflitto a fuoco e tre tedeschi cadono a terra. Uno di essi, illeso, invece riusciva a fuggire. Nel Dopolavoro la confusione era al massimo, i civili scappavano da ogni parte e qualcuno era stato anche ferito. Dei tedeschi, due erano morti e uno e ferito.
Verso le 23 della notte, alla casa colonica della Madonna, arriva un tedesco che porta sulle spalle un compagno ferito. E’ lo stesso del Dopolavoro, che viene lavato e curato, finché i suoi compagni lo portano via su un camion. Al paese, intanto, quando spunta l’alba, la popolazione scappa terrorizzata dalla rappresaglia. Nel frattempo, l’arciprete don Alcide Lazzeri, saputo dell’accaduto, decide di far lavare i due morti tedeschi rimasti nel Dopolavoro, ed organizza loro il funerale con le poche donne che è riuscito a trovare. Ma dei tedeschi ancora nessuna traccia. Il 20 giugno arriva un militare germanico, forse un medico, ad esaminare i due cadaveri che ancora giacciono nel locale di ritrovo. Assieme ad una interprete, egli ascolta don Lazzeri che rammenta le fasi dell’attacco e dichiara che i civili sono estranei a quanto accaduto. L’ufficiale accetta, come segno di buona volontà, che i due soldati siano sepolti nel locale cimitero, e così avviene, con la partecipazione di un picchetto militare tedesco. Ma ancora le intenzioni dei soldati non sono chiare, e i paesani hanno paura a tornare. Dopo una serie di indagini, i tedeschi vanno via. Anzi, qualcuno dice ai civitellini di stare tranquilli, perché non ci saranno rappresaglie. Ma invece, la mattina del 29 giugno 1944, quando anche per la festa di San Pietro e Paolo, molti sono rientrati, unità della divisione paracadutisti corazzati “Hermann Göring”, a cui si affiancano altri militari, pare ci siano stati anche degli italiani, circonda il paese all’alba. Tutti gli uomini vengono strappati alle case e portati sulla piazza del paese, tra essi anche don Lazzeri che offre la sua vita in cambio di quella dei civili. Non viene ascoltato: sarà ucciso con un colpo alla nuca come tutti gli altri 149 i morti, tra cui due sacerdoti. Poi, i corpi vengono gettati nelle case a cui i tedeschi hanno dato fuoco.
L’ampiezza dell’operazione e il numero di compagnie coinvolte nei fatti di Civitella non permette di stabilire con esattezza l’ora, ma tutti i testimoni sopravvissuti concordano nell’aver individuato l’arrivo dei soldati tedeschi intorno alle 5,30 del mattino, quando le famiglie si preparavano ad andare alla messa nel giorno di Pietro e Paolo.
Tra gli intenti dell’operazione vi era sicuramente anche quello di rallentare l’avanzata delle truppe Alleate, nel momento in cui si stava costruendo negli Appennini la Linea Gotica a difesa dell’Italia settentrionale.
I primi ad essere uccisi furono gli abitanti delle frazioni intorno al paese.
Le case di Palazzina, Querciola, Maestà Tonda furono perquisite dai soldati tedeschi e in ognuna furono uccisi uomini, donne e ragazzi, che erano rimasti a casa. A Civitella i militari entrarono da Porta Senese, percorrendo le strade del paese e spingendo in direzione della chiesa parrocchiale coloro che venivano catturati lungo il loro tragitto. I soldati tedeschi giunsero poi presso la Casa di Riposo e qui uccisero otto ospiti che si trovavano al suo interno.
Giunti alla chiesa, dove erano riuniti gli abitanti, trovarono la porta chiusa. Il parroco don Alcide Lazzeri, comprendendo con ogni probabilità cosa stava accadendo, aveva benedetto la popolazione facendola chiudere dentro l’edificio. I soldati lanciarono una bomba a mano per aprile la porta e trascinarono fuori gli abitanti che si erano rinchiusi sperando di salvarsi. Sembra che allora proprio don Alcide abbia gridato: «Sono io il responsabile di quanto è accaduto, uccidete me».
Il tentativo fu inutile. Gli uomini furono portati a lato della chiesa a gruppi di cinque, e uccisi. Lo stesso don Lazzeri morì nell’eccidio. Dopo le esecuzioni, i soldati tedeschi continuarono a cercare e uccidere gli abitanti rimasti dentro le abitazioni. In ultimo, incendiarono le case di Civitella, provocando la morte anche di coloro che avevano tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi uomini riuscirono a sfuggire al massacro.
contattare : federazione.arezzo@istitutonastroazzurro.org
                   centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

lunedì 24 giugno 2019

Festa dell'Arma del Genio. Medaglia d'Oro all'Arma 1915-1916

 ARCHIVIO
Il Cesvam dovrà avviare ricerche
 e studi in merito ai Soci Collettivi e ai risvolti
 che essi propongono




Trasferita dalla Caserma Rossani di Pavia nel 2017 è 
collocata alla Caserma "Col di Lana" di Cremona

un Omaggio ed un augurio a tutti i genieri d'Italia
nel giorno della loro festa.


domenica 23 giugno 2019

CUM Club Ufficiali Marchigiani Incontro Annuale

NOTIZIE CESVAM

Jesi 22-23 giugno 2019


post in progress

Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 - 1960

                                                                                                                              NOTIZIE CESVAM


Conclusione dell'Anno Accademico 2018 - 2019



Con la fine del mese di giugno si conclude l'anno accademico
del Master  in
 STORIA MILITARE CONTEMPORANEA 1796 - 1960

 Sono state svolte le previste lezioni per 54  CFU
 ripartite nei previsti moduli.
Sono disponibili i test di autovalutazione individuale.
 Sono aperte le procedure per la richiesta della testi di Master
che saranno discusse 
nella prima sessione utile, ovvero quella autunnale
prevista per la seconda decade di novembre 2019.

La II Edizione del Master sarà attivata per
l'anno accademico 2019 -2020




mercoledì 19 giugno 2019

Storia del Nastro - Azzurro Federazione di Arezzo

MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Documento del 1923 della
Federazione di Arezzo



Ricevuto dal Presidente della Federazione di
 Arezzo-Siena
 Cav. Stefano Mangiavacchi

martedì 18 giugno 2019

Segnalazione Librarie

SEGNALAZIONE LIBRARIE
Dedicata questo mese alla 
iconografia della Grande Guerra

LUIGI AMEDEO de BIASE 

LE CARTOLINE DELLE BRIGATE E DEI REGGIMENTI DI FANTERIA 
NELLA GUERRA DEL 1915-1918

 Roma Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1993




Il Volume qui segnalato riporta al completo tutte le cartoline edite, in numero vario da due a quattro di tutti i reggimenti che presero parte alla Grande Guerra
 raggruppati per Brigate.
 Si ha quindi per elencazione ordinativa tutte le Brigate già esistenti e che furono costituite durante la guerra.
 L'iconografia è estremamente significativa dando informazioni particolareggiate sui singoli reggimenti e la loro storia. Come noto il nome geografico del Reggimento o della Brigata non coincideva con la città di stanza dei reggimenti. Questo per amalgamare sempre più il personale. Infatti i Distretti di alimentazione dei reggimenti stessi erano in numero di dieci, con base quello di cui il reggimento portava il nome
 Esempio Il 93° Reggimento Messina portava il nome della città sicilia, era di stanza ad Ancona. I distretti di alimentazione erano di base quello di Messina ma gli altri nove, per un gettito della leva del 10% ciascuno, erano di tutte le regioni d'Italia
 Un sistema questo scaturito dalle riforme del 1871-1873 volute, all'indomani della Presa di Roma dal generale Ricotti Magnani, il vero ordinatore del Regio Esercito Italiano


lunedì 17 giugno 2019

Svizzera: un confine tranquillo. La sua storia


APPROFONDIMENTI




ALBERTO ROVIGHI

IL CONFINE ITALO-SVIZZERO,
 LA NEUTRALITÀ DELLA SVIZZERA
 E DELLA SAVOIA
 E LE RIPERCUSSIONI MILITARI SUL REGNO D’ITALIA

Si riporta, in chiusura, una analisi abbastanza accurata di Alberto Rovighi in merito al confine italo-svizzero e i riflessi sia di carattere storico e delle relazioni diplomatiche:

Il nuovo Stato unitario italiano, con le sue estesissime coste e, alle frontiere terrestri, due grandi Paesi, Francia ed Austria, che ne condizionavano la politica ulteriore, doveva naturalmente affrontare immediatamente gravosi problemi di sicurezza militare; e ciò nelle ben note difficoltà di consolidamento interno e di ordine finanziario.
Di primo acchito, l’avere alla frontiera terrestre settentrionale, o centrale, un Paese dichiaratamente neutrale come la Svizzera, di minori dimensioni territoriali e demografiche (41.324 Kmq e 2,5 milioni di abitanti), costituiva un fattore di sicurezza apprezzabile che consentiva al nuovo Regno di concentrare la sua attenzione altrove.
Tuttavia, nel prosieguo, le relazioni tra i due Paesi sul piano militare andranno trovando motivi di tensione e provocando nei nostri militari non indifferenti preoccupazioni, soprattutto per le condizioni geotopografiche della frontiera e per le possibilità di azione strategica attraverso il territorio svizzero, connesse con la sua posizione nel quadro delle Potenze confinanti.
Non è il caso di dilungarsi in una presentazione dettagliata del confine italo-svizzero e dei due versanti della dorsale alpina che una buona carta ci può dare a sufficienza; sembra necessario ricordare però quegli elementi e quelle caratteristiche geotopografiche che, come si è detto, hanno avuto un peso determinante nelle relazioni di ordine militare fra i due paesi. (V. carta n. 1 e schizzi n. 3a, 3b, 3c, 4, 5).
Il confine italo-svizzero non seguiva e non segue, essendo rimasto sempre praticamente invariato, linee di carattere naturale o etnico; esso ha carattere esclusivamente politico ed è conseguente ad avvenimenti e situazioni storiche evolute soprattutto nel XVI secolo nelle relazioni fra i Cantoni meridionali svizzeri (Vallese, Ticino, Grigioni) e le regioni italiane confinanti (Piemonte, Lombardia, Venezia). Esso, seguendo limiti di passate circoscrizioni feudali o comunali locali, ha quindi un andamento spesso tortuoso e complesso, non rispondente certamente a criteri di sicurezza reciproca1.
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1 Le innumerevoli contestazioni per minuti particolari del confine vennero risolte solamente dopo un lungo lavoro di Commissioni di delimitazione che, iniziato nel 1913 e poi sospeso per lo scoppio della I Guerra Mondiale, fu ripreso solo nel 1923, condotto a termine nell’anno 1933 e sancito con la Convenzione stipulata a Berna il 24 luglio 1941.


Partendo dal M. Dolent (ad est del M. Bianco) fino alla zona dello Stelvio (P.zo Umbrail fino al 1918; ora al Piz Lat) esso è lungo circa 700 Km e corre per soli 220 km sulla dorsale elevata e difficile delle Alpi Centrali (Pennine e Lepontine ad ovest, Retiche ad est). Per la parte rimanente se ne distacca in più punti per creare salienti che si svolgono per ben 397 km sul versante italiano e per 92 km sul versante svizzero.
I due salienti italiani, delle valli di Lei e di Livigno, nelle Alpi Retiche, sono di minore interesse ai fini delle comunicazioni e di eventuali operazioni militari.
Tutti i cinque salienti svizzeri, invece, in maggiore o minore misura, conferiscono rilevanti possibilità offensive verso il nostro Paese:
-              il saliente di Gondo o di Val di Vedro permette un controllo assoluto del Passo del Sempione e   dell’accesso alla Valle dell’Ossola (F. Toce);
-         il grande saliente del Canton Ticino, spingendosi profondamente sul versante padano fra Lago Maggiore e Lago di Como e giungendo col Mendrisiotto a meno di 50 km da Milano, permette il controllo indisturbato di importanti passi alpini sull’alto e moltiplica sul basso le possibilità di passaggi della frontiera in terreni facili;
-         il saliente della Mera o di Val Bregaglia permette di scendere rapidamente a Chiavenna, tagliando le comunicazioni con lo Spluga, e di qui su Colico nell’alta Valle dell’Adda;
-         il saliente di Val Poschiavo consente di puntare a tagliare agevolmente, a Tirano, le comunicazioni della Valtellina tra Sondrio e Bormio e di aprirsi il passo verso il Colle dell’Aprica e la conca di Edolo in Val Giudicaria;
-         infine il saliente di Val Monastero, per quanto minacciato da quello italiano di Val Livigno, permette aggiramenti a breve raggio delle difese (Giogo di S. Maria e Passo di Frach) allo Stelvio e di marciare, quindi, sia verso la Valtellina sia verso la Val Venosta.
Il confine, là dove corre sulla dorsale o su contrafforti difficilmente percorribili, garantisce sicurezza; ma i numerosi salienti a favore della Svizzera moltiplicano i passi percorribili: da controllare per evitare le sempre fiorenti attività del contrabbando, o da difendere in caso di conflitto. Mentre poi alle ali, fra Valle d’Aosta e Lago Maggiore e fra Lago di Como e lo Stelvio, 
le condizioni difensive sfavorevoli per l’Italia trovano una qualche attenuazione per l’esistenza dei rilievi che dal M. Rosa si spingono sulla destra della Val D’Ossola, e delle impervie dorsali del- le Prealpi Orobie che corrono lungo il versante meridionale della Valtellina; nel settore centrale, invece, il confine si spinge fino alle basse colline fra Lugano e Varese ed alle porte di Como.
Anche i solchi lacustri e fluviali del versante meridionale, con il loro andamento generalmente perpendicolare alla dorsale alpina, costituiscono un elemento meno favorevole; la regione fra Ticino ed Adda adduce poi direttamente alla sezione del Po compresa fra Casale e Cremona ed a quella Stretta di Stradella, considerata dal tempo della battaglia di Fornovo (1495) il perno della difesa dell’Italia, quale punto di frattura fra difesa della Valle Padana e quella della Penisola.
Nel territorio svizzero, anche ammesso il nostro raggiungimento della dorsale alpina con l’occupazione del Canton Ticino, ulteriori penetrazioni si presentano difficili: sia per la maggior profondità del versante montano, sia per l’andamento a quinte trasversali e le difficoltà delle Alpi Bernesi e di Glarona e poi delle Prealpi Svizzere e delle Alpi Bavaresi, sia - infine - per l’andamento dei principali corsi d’acqua. Ad ovest del nodo oroidrografico del Gottardo, infatti, eventuali penetrazioni tendono ad essere dirottate dall’alta valle del Rodano verso il lago di Ginevra ed il Giura franco-svizzero mentre ad est le valli del Reno anteriore e posteriore e quella dell’Inn spingono le penetrazioni verso la stretta di Sargans ed i monti del Voralberg, ad oriente dell’Altopiano Svizzero.
Al di là della conca di Andermatt, a nord del S. Gottardo, si spingono solo difficili comunicazioni per le valli dell’Aare (dopo il superamento dei passi della Furka e del Grimsel) e della Reuss, che presentano strozzature ed adducono a zone lacustri trasversali, di notevole osta- colo.
Dunque, dal punto di vista militare, la frontiera italo-svizzera presenta caratteristiche del tutto negative per l’Italia, particolarmente per le azioni possibili dal Canton Ticino.
Infatti, i due tratti laterali di frontiera sulle Pennine e sulle Reti che, per quanto negativi, trovano compensazione negli sbarramenti in profondità; mentre quello centrale consente la condotta di operazioni in forza, particolarmente dopo che, con il miglioramento delle comunicazioni stradali e ferroviarie del S. Gottardo (1882) si è reso possibile, da parte svizzera, l’afflusso rapido di forze ingenti alla zona Locarno - Lugano - Bellinzona.
Esistono certamente alcuni fattori di qualche peso anche a nostro favore. Uno è rappresentato dalla possibilità di esercitare azioni volte a recidere alla base ed al centro il saliente ticinese agendo dai nostri due salienti: ad ovest, dell’alta valle del Toce (V. Antigorio, Val Formazza e Val Vigezzo); e ad est, del Liro (V. S. Giacomo) e per il Passo di S. Iorio. Si tratta però di azioni difficili se non condotte di sorpresa e se destinate a scontrarsi contro una difesa ben predisposta ed efficiente.
                L’altro fattore di maggior peso, nei riguardi della possibilità di contrapporsi con successo ad una offensiva avversaria dal Canton Ticino verso Milano, è costituito dalla nostra possibilità di far affluire forze concentricamente – ad ovest, da sud e da est – attraverso la ricca rete di comunicazioni della Valle Padana e di concentrare masse superiori contro quelle eventualmente sboccate dal saliente ticinese nell’aperta pianura.
Ma questa possibilità non sarebbe attuabile qualora il grosso delle forze italiane fosse fortemente impegnato ad Oriente o ad Occidente, sull’arco alpino o sulla pianura. In tal caso una minaccia esercitata nel settore centrale, dal saliente ticinese, si presenterebbe con caratteri di estrema gravità: per la difficoltà di contrapporvisi tempestivamente e sufficientemente; per la prossimità di obiettivi primari; per il suo carattere avvolgente rispetto al grosso delle forze italiane impegnate ad est o ad ovest.
Oltre alla minaccia costituita dal saliente ticinese, il territorio svizzero presentava, ad eventuali nostri avversari, altre possibilità, per quanto di minore pericolosità.
Soprattutto dacché la Savoia era passata sotto la sovranità della Francia, questa, in caso di conflitto con l’Italia, poteva cercare di estendere la sua fronte di attacco e di esercitare una pericolosa azione avvolgente risalendo l’alta valle del Rodano per invadere l’Italia non solo per il Gran San Bernardo ma anche per il Sempione e, dopo l’apertura delle comunicazioni per il passo della Furka, perfino per il Gottardo e la valle del Ticino, violando così la neutralità della Savoia. Così, ad Oriente, fino al 1918 cioè fino a quando l’Austria ebbe il possesso dell’Alto Adige, questa avrebbe potuto facilitare una offensiva dallo Stelvio e dal Tonale verso la Valtellina e la Val Giudicaria aggirandone le difese passando per le valli svizzere dei Grigioni ed i passi mal difesi di quel confine. E’ vero che queste azioni avrebbero violato la neutralità svizzera e, la prima, anche quella della Savoia, stabilite dal Trattato del 1815; ma in entrambi i casi, si trattava di passaggi di forze attraverso regioni periferiche della Svizzera.
Sicché si poteva sempre temere che circostanze interne ed esterne potessero impedire alla Svizzera di impegnarsi a fondo per garantire la neutralità ed opporsi a queste violazioni.
E’ da dire che con simili passaggi attraverso zone periferiche della Svizzera potranno
 apparire possibili, in particolari circostanze che considereremo nel prosieguo, anche alle Autorità italiane nel caso di eventuali nostre operazioni offensive contro la Francia in combinazione con la Germania alleata.
Non ci si nascondeva, peraltro, le difficoltà dell’impresa sia per le asperità del terreno e successivamente anche per le difese predisposte da parte svizzera; era una impresa che si riteneva possibile essenzialmente qualora le pressioni interne ed esterne esercitabili da parte tedesca avessero reso la Repubblica Elvetica praticamente consenziente.
In questo caso la possibilità di attraversamento della Svizzera avrebbero potuto consentire due possibilità:
-          o di estendere le nostre azioni offensive (attraverso il Moncenisio, il Piccolo San Bernardo, la Tarantasia e la Moriana) verso il fronte Grenoble - Albertville con altre avvolgenti per il Gran San Bernardo, il Sempione e l’alta valle del Rodano, in modo da sboccare in forze nella regione di Lione;
-          oppure di avvalersi delle numerose linee di penetrazione e di arroccamento attraverso il territorio svizzero per portarsi al confine nord occidentale della Svizzera ad investire, in combinazione con le Armate tedesche alleate, le posizioni del Giura Franco-Svizzero e della famosa Trouè de Belfort, concorrendo alla battaglia decisiva sul Reno.
Va detto chiaramente, poi, che, nonostante le condizioni topografiche del confine così negative, le preoccupazioni delle nostre Autorità Militari non erano destate tanto dalle minacce esercitabili da parte della Svizzera, sulla cui volontà e sul cui interesse a mantenere la neutralità generalmente si confidava, quanto da quelle esercitabili attraverso il suo territorio dalle altre grandi Potenze confinanti.
Si è detto che generalmente si confidava nella volontà e nell’interesse della Svizzera ad osservare la neutralità; ma si temeva che essa non potesse in certe circostanze garantirla, oppure che il quadro politico esterno ovvero le stesse complessività della costituzione interna della Confederazione potessero indurla a non contrapporsi decisamente a violazioni periferiche del suo territorio, che non fossero tali da minacciare la sua esistenza o il grosso delle sue forze arroccate nel ridotto del Gottardo o sull’Altopiano svizzero.
Si era ben convinti, dunque, che la neutralità svizzera fosse a noi favorevole e che la sua osservanza fosse a noi conveniente; ma si paventava ogni possibilità che la Svizzera stessa non potesse garantirla. Preoccupavano poi tutti quei sintomi o quelle opinioni che, nella Svizzera medesima, erano indicativi di una minore volontà di osservarla. Veniva riconosciuto che la politica interna della Svizzera era influenzata essenzialmente dalle pressioni interne ed esterne dell’elemento tedesco e quello francese, mentre non mancavano, nella libera Svizzera, uomini e forze politiche orientati a vedere ed a chiedere politiche più attive di quelle ancorate al mantenimento della neutralità.
Di fatto, nel primo ventennio di questo secolo, una netta prevalenza dell’elemento tedesco nella popolazione, nelle attività economiche, negli organi di informazione e, soprattutto, nelle sfere militari, finirono per preoccupare le nostre Autorità politiche e militari per il caso di un possibile schieramento della Svizzera al fianco dei nostri avversari oppure di un suo atteggiamento piuttosto consenziente verso loro iniziative.
Dinnanzi a tali prospettive acquisivano, allora, grande rilevanza tutte quelle caratteristiche negative della frontiera italo-svizzera che abbiamo sinteticamente ricordato.*

*Rovigli A., Un secolo di relazioni tra Italia e Svizzera 1861 -1961, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1987.