D'ANNUNZIO AVIATORE DELLA REGIA MARINA
Gabriele
d’Annunzio continuò nel 1916 la sua attività aviatoria con il pilota tenente di
vascello Luigi Bologna. Le sue ricognizioni sulla costa istriana erano
costanti. Il 16 gennaio 1916 tentò un’altra incursione su Trieste, che fallì il
cattivo funzionamento del motore.[1]
Giunto sulla verticale di Grado, il motore si arrestava e Bologna fu costretto
ad un ammaraggio, che fu attuato da una altezza eccessiva e l’apparecchio ne fu
tutto squassato. Bologna se la cavò con
poche escoriazioni, D’Annunzio picchiava lo zigomo contro la carlinga, con
apparente lieve ferita. Per non dar peso alla cosa e per non far ricadere sul
pilota le conseguenze del mal riuscito ammaraggio, d’Annunzio non accusò il
dolore che portava all’occhio e non provvide a farsi medicare e controllare la
ferita. Il giorno successivo, 17 gennaio 1916 D’Annunzio, ancorchè sentisse
dolore all’occhio, partecipava ad una nuova missione s Trieste, che questa
volta riusciva perfettamente. Lanciò un messaggio ai Triestini[2]
ed il Poeta, ritornando incolume a Venezia, si compiacque di recarle
quest’ideale ripsosta di Trieste:
“Trieste, che soffre e resiste con un
immobile costanza, manda oggi dal Golfo il suo sorriso di dolore a Venezia che,
come Lei paziente ed intrepida, non dunita della vittoria e non cessa di
affrettarla coi voti, con le parole e con i sacrifici” “Et percussa valet” 17
gennaio 1916”[3]
L’azione su Trieste è così riferita a
Roma dal Comando in Capo di Venezia:
“Telegramma 469 del 17 gennaio 1916 ore 16.50. 469 Onde
accertare tipi silurati golfo Trieste rinnovato esplorazioni idrovolanti Grado.[4] Stamane pilota Bologna,
osservatore d’Annunzio idrovolante L. lanciati proclami su Trieste. Apparecchio
fatto segno a tro di artiglieria da Opicina e levante città con risultato nullo
stop Rientrati Venezia felicemente stop Siluranti avvistate sono almeno tre
tipo grande probabilmente Satellit – Meteor.“[5]
.
All’indomani della commemorazione di
Giuseppe Miraglia, ad un mese dalla morte[6] D’Annunzio
vede aggravarsi la ferita all’occhio, che per trascuratezza produsse il
distacco della retina. Dopo un ennesimo volo di guerra, forse per gli
strapazzi, il 21 febbraio 1916 D’Annunzio si accorse che dall’occhi ferito no
riusciva più a vedere. Finalmente, anche per insistenza di familiari e
colleghi, si fece visitare da uno specialista oculista che constatò la gravità
della lesione e che gli ordinava il più assoluto riposo, sia aviatorio che
fisico.
Ugo Ojetti scrive di come D’Annunzio
apprese la gravita della sua malattia:
“…
per un mese lottò contro la sua infermità, e credette che venisse da passeggeri
fenomeni nervosi; s’ostinò a non parlarne con anima viva, a vivere ed ad agire
come prima. Sperava di trovare nell’impresa di Lubiana „il rimedio di tutti i
mali“ che quella fu da allora l’aere speranza di tutte le sue imprese; e noi
che lo sapevamo tremavamo per questo ma non osavamo parlarne con lui. Il 21
febbraio , di lunedì, andò da Venezia a Pordenone in automobile, credendo di
arrivare in tempo. Gli era assegnato proprio il posto di prua nell’apparecchio
di Luigi Bailo, il posto più pericoloso. D’improvviso, a Pordenone, seppe della
morte di Alfredo Barbieri e di Luigi Bailo nel volo su Lubiana; vide la salma
di Bailo, infranto ed insanguinato; ridiscese a cervignano per chiudere il suo
lutto nelle sue basse stanzette, al pianterreno di casa Sarcinelli, di fianco
al ponte, ormai disperato di ricevere quello che egli chiamava la medicina
gloriosa. L’occhio lo tormentava. Si guardò in uno specchio, e non riuscì dal
proprio volto a vedere che l’alto della fronte. Allora chiamo un medico, il
dotto B., del Comando, lì della 3a Armata e gli impose di dirgli tutta la
verità. Nell’ospedaletto da campo, dal capitano medico sardo M. gli fu detta:
l’occhio destro era perduto, bisognava tentare di salvare l’altro. Restò nel
suo lettuccio, solo, tutta la notte. Di quella atroce notte non parla nel
Notturno. La mattina dopo , la mattina del 22 , sgomento al pensiero di restare
immobile, chiuso, murato per mesi lì a Coverciano, fuggì a Venezia nella
casetta Rossa, pur sapendo che ogni sussulto della macchina nella corsa poteva
accecarlo interaemnte per sempre. Qui comincia il Notturno.“[7]
Si mossero i migliori specialisti,
tra cui il prof. Orlandini ed il prof. Albertotti, che quasi giornalemnte
emettevano un bollettino sulle sue condizioni di salute e varie fonti ci
descrivano come D’Annunzio affrontò la malattia, la cura e la convalescenza.
Scrive di questo periodo Anna Maria
Andreoli:
D’Annunzio “abita ora a Venezia , sul Canal Grande, nella Casetta Rossa die principi Hohenhole, riparati in Germania.
Ha una nuova amante, Olga Brunner Levi (Venturina) e la sfida quotidiana con la
morte lo rende più che mai passionale. Nel gennaio del 1916, durante un
ammaraggio con un idrovolante perde l’occhio destro per una ferita al capo che lo costringe ad una lunga e cieca
immobilità. Al suo capezzale sono Barrés, amici ed amiche francesi, Corè e
Cinerina, che lo ritrae in divisa militare. Durante l’ozio forzato, nonostante
la cecità, compone una parte del Notturno. Supino sul letto, srive senza
vederle sulle liste d carta strette tra pollice ed il medio per mantenere la
dirittura, in uno stile spezzato che giova al suo lirismo. E non appena
recupara la vista dell’occhi superstisteriscrive i diari di guerra nella
Licenza aggiunta all’edizione in volume della Leda senza cigo (1916). Solo
controvoglia, e sollecitato dal bisogno di denaro, compone i versi di
circostanza che gli vengono chiesti perchè tenga alto il morale delle truppe.
Sono i Canti della guerra latina, raccolti con il titolo di Asterope, come
quinto libro delle Laudi.“[8]
Per questa ferita, le cui fasi sono
riportate e consacrate nel „Notturno“, Gabriele D’Annunzio venne porposto per una onorificenza al valore. L’iniziativa
parte addirittura da Cadonra, in quanto D’Annunzio era in servizio presso il
Comando della 3a Armata, e viene avavnzata dal Ministro della Marina, in quanto
la maggior parte della attività come militare D’Annunzio l’aveva svolta con gli
idrovolanti della Marina.
L’Ammiraglio Corsi, ministro della
Marina, la sottopose al Luogotenente Generale di S.M. e, accolta, gli fu conferita con R. Decreto 23 marzo 1916
la Medaglia d’Argento al valor Militare con la seguente motivazione:
„Come
ufficiale osservatore prese parte volontariamente a varie missioni di guerra
compiute nel territorio nemico da idrovolanti della regia Marina, mantenendo
sempre contegno esemplare e coraggioso e dando costante prova di sangue freddo
e giovanile ardimento anche sotto il tiro avversario. In un atterraggio
riportava grave lesione all’occhio destro“ (Alto Adriatico – Maggio 1915 –
Febbraio 1916
Era la ricompensa per l’impegno in
guerra dell’inter[9]ventista D’Annunzio, il quale
così rispondeva, nel ringrazia, al Ministro della Marina Corsi:
“ L’Alta
onorificenza che con tanta bontà L.E.V. mi annunzia supera di molto quel che ho
potuto fare perchè il non ozioso amore per più di trent’anni da me
professato
alla marina Italiana avesse un virile sugello stop. Essa mi dà oggi impazienza
di levarmi in piedi per cercare una più bella occasione di meritarla stop Creda
la E.V. alla mia sempre più pronta volontà di servire e alla mia devozione
senza limiti“
MASSIMO COLTRINARI
direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org
[1]
Così il Comandante in Capo di Venezia comunica a Roma questa missione “443.Pilota Bologna – Osservatore d’Annunzio
”Usciti stamane con apparecchio L. per escursione Trieste stop E’ dovuto
rientrare Grado indi Venezia per imperfetto funzionamento carburatore stop.
Costa d’Istria coperta foschia” Cfr. Ministero della Marina, Ufficio del
Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele
d’Annunzio, combattente al servizio della Regia Marina, Roma, Società
Anonima Poligrafica Italiana, 1931, pag. 43.
[2]
Il testo, anche questo lungo è riportato integralmente in Ministero della
Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele d’Annunzio, combattente al servizio
della Regia Marina, cit., pag. 44.
[3]
Ibidem
[4]
Dalla relazione del Capitano di Corvetta Rogetti Gustavo. Azione presso Miramare.
17 gennaio 1916 delle Torpediniere 19, 22 e 23 O.S. contro due Dragamine austriaci
“…Il giorno 17 gennaio 1916 verso le ore
13 , la stazione semaforica di Golamentto ed un idrovolante francese ritornato
dall’esplorazione, informavano il Comando della Difesa M.M. di Grado che due
dragamine austriaci stavano salpando alcuni nostri sbarramenti offensivi presso
Miramare: le torpediniere 19 -22 23 O.S. allora giunte a Grado da Venezia per
appoggio idrovolante pilotato Tenente di Vascello Bologna in volo sopra Trieste
con D’Annunzio, prendenvano subito il mare dirigendo verso la costa di
Miramare..” Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore,
Ufficio Storico, Gabriele d’Annunzio,
combattente al servizio della Regia Marina, cit. pag. 45
[5]
Ibidem
[6]
Miraglia stava provando l’aereo per la missione su Zara, prevista per il 23
dicembre 1915. Per questo episodio, che coinvolgeva Ancona come piazzaforte
offensiva e che ebbe come conseguenza la costruzione dell’Aeroporto dell’Aspio
(Ancona) vds. Coltrinari M., Le Marche e
la Prima Guerra Mondiale. Il 1915. I primi sei mesi di guerra. Roma,
Società Editrice Nuova Cultura, 2016, pag. 235
[7]
Ibidem
[8]
Andreli A., Una vita per l’arte e per la
gloria, in D’Annunzio, l’uomo,
l’eroe, il poeta, Roma Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, Edizioni De
Luca, 2001
[9]
Istituto del nastro Azzurro. Sito: www.ilnastroazzurro.it/
consulta l’archivio digitale/Esercito/ Gabriele/D’Annunzio/1916/Medaglia
d’Argento.
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