Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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mercoledì 30 aprile 2025
martedì 29 aprile 2025
Editoriale Aprile 2025
EDITORIALE
Questo mese di aprile 2025 ha visto la iniziale applicazione dei dettami scaturiti dal convegno del 26 marzo 2025, dal titolo "Verso il Congresso Nazionale. Chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo, dove andiamo". che si possono racchiudere nel concetto delle attività a "geometria variabile" . Le risorse, le energie ed il tempo disponibile saranno impiegate in quei progetti ed attività i cui connotati diano la massima garanzia di un proficuo e redditizio lavoro, dopo accurata valutazione delle persone con cui si viene a contatto, che devono essere da CESVAM. In questo quadro ha avuto un impulso degno di nota l'impegno per continuare l'offerta formativa svolta attraverso i Master, ovvero una apertura verso il mondo dei giovani che sta dando le più ampie soddisfazioni, anche in termini di adesione e partecipazione, oltre che si sostegno finanziario.
Avviata con soddisfazione anche l'apertura del Canale You Tube CESVAM i cui video sono il frutto della collaborazione di tanti componenti il CESVAM. Come ampiamente previsto il Canale, in base alla registrazione al momento ha iscritti solo fuori dell'Istituto del Nastro Azzurro, con una quasi totale assenza di iscritti già soci. Questo rientra nell'iniziativa in quanto è rivolta a persone che non conoscono il Nastro Azzurro e le sue finalità. Occorre anche dire che la stragrande maggioranza dei soci è in eta matura e più che matura e quindi ha poca dimestichezza, se non addirittura ignora queste forme di comunicazione.
Da rilevare che questo QUADERNI ON LINE, come risulta dalle "Statistiche" ha confermato il trend dei mesi precedenti in termini di contatti e letture. Nel mese di Marzo 2025 i contatti, ovvero i lettori, sono stati 7016, mentre nel mese di Aprile 2025 hanno superato quota 8000. In totale dalla sua apertura i contatti totali sono stati 219.743. La constatazione è quanto mai mai positiva, anche con la semplice constatazione che i lettori sono di gran lunga superiore ai soci iscritti.
Da sottolineare come il "Catalogo delle Edizioni a Stampa 2014 2024" edito tramite il Progetto 2023/2 "Divulgazione" sta avendo un discreto successo. Sta assolvendo la funzione per cui è stato creato, ovvero presentare gli oltre 51 volumi che il CESVAM ha edito dal 2014 ad oggi e quindi contribuisce alla diffusione delle nostre pubblicazioni.
Si preannuncia la edizione per il prossimo congresso del III CESVAM REPORT (settembre 2021 - agosto 2025) che segue il I CESVAM REPORT (settembre 2014 - agosto 2019) e il II CESVAM REPORT ( settembre 2019 - agosto 2021).
Infine si chiude questo editoriale riportando il motto emerso durante gli scambi di opinione avuti durante il suddetto Convegno del 26 Marzo 2025, mutuato dalla pubblicità di una nota catena di Supermercati: i fatti, oltre le parole.
(massimo coltrinari. direttore del CESVAM)
lunedì 28 aprile 2025
Copertina Aprile 2025
Anno LXXXVI, Supplemento on line, IV, 2025, n. 110
APRILE 2025
domenica 27 aprile 2025
I crimini contro la pace. I crimini contro l'umanità. Il Diritto Internazionale
APPROFONDIMENTI
IL PROCESSO DI NORIMBERGA
Sessant’anni fa a Norimberga si concludeva il
processo che vide il vertice nazista chiamato a rispondere dei suoi atti e dei
suoi crimini. Per la prima volta nella storia, coloro che erano al vertice di
uno Stato e attori di una guerra senza leggi e senza limiti, erano chiamati,
nel quadro di garanzie processuali riconosciute, a dare conto delle loro
decisioni; decisioni che in sei lunghi anni avevano procurato al loro popolo ed
ai popoli europei indicibili sofferenze e lutti, oltre danni materiali immensi.
Tenuto a Norimberga, la città tedesca culla della legalità apparente nazista (
Le famose “leggi di Norimberga” sulla quali si fondò fino al 1942 la giurisprudenza
tedesca, travolta poi dalle decisioni della Conferenza di Wansee) questo
processo rappresenta la pietra miliare nel Diritto Internazionale per chiamare,
in qualche caso, a rispondere dei loro atti tutti i dittatori ed oppressori che
si alternano in folla sulla scena di questo martoriato mondo. Ma non solo.
Con la dizione di “processo di Norimberga”
intendiamo anche le azioni procedurali messe in atto dai vincitori della
seconda guerra mondiale, oltre che del vertice anche dei maggiori esponenti
della dirigenza tedesca. Sono una serie di processi che si svolsero dalla fine
della guerra agli inizi degli anni cinquanta durante i quali si cercò di
ripristinare un minimo di legalità di fronte alla violenza esercitata, oltre i
canoni della accettata violenza bellica, dai tedeschi contro popolazioni
nemiche i cui componenti non erano belligeranti. Questi processi si tennero non
solo in Germania ma anche nei paesi già occupati dai nazisti, come URSS,
Polonia, Cecoslovacchia, Jugolsavia, ecc.
Parallelamente
a questi processi, che si svolsero in un arco temporale che va dal 1945
agli inizi degli anni cinquanta, si svolsero processi in seno all’ordinamento
giudiziario della Germania Federale, per imputati minori. Questa ultima categoria di processi si
qualifica per il fatto che sono corti composte da Tedeschi che giudicano altri
tedeschi, ovvero viene meno la composizione internazionale e straniera
dell’organi giudicante.
Gli Alleati iniziarono a pensare sui trattamenti da riservare ai nemici dell’Asse già nell’autunno del 1943. Inizialmente si pensò di sottoporre i responsabili ad un “consiglio militare di guerra”; poi, acquisti ulteriori dati, si decise di sottoporli a regolare processo.
Nonostante tutti gli sforzi queste tesi non
riuscivano ad includere quello che era il più grande problema del tappeto:
l’Olocausto. Già la definizione di ebreo era un problema; se non si trovava una
soluzione, il genocidio ebraico e le vessazioni subite dagli ebrei in Europa
rimanevano fuori da ogni processo. Fu quindi necessario ricorre alla tesi di
“crimini contro l’umanità, cioè lo sterminio, la deportazione e qualsiasi atto
disumano commesso contro le popolazioni civili, prima e durante la guerra,
fuori della violenza bellica, e le persecuzioni per motivi etnici, religiosi,
politici, razziali, di sicurezza od occasionali.
I crimini contro l’umanità per poterli definire
hanno bisogno di essere correlati alla tesi del “complotto” ordito per
sostenere una aggressione o un crimine di guerra, altrimenti la mera
definizione di “crimine contro l’umanità” rischia di esulare dalla prassi
processuale. In altre parole si accetta il principio che i “crimini contro
l’umanità” non possono essere perpetrati prima della guerra, ovvero a partire
dal 1 settembre 1939.
Il Processo di Norimberga contro il vertice nazista.
Il 18 ottobre
I principali impuati però sono assenti perché
deceduti. Hitler, in primo luogo, suicidatosi il 30 aprile 1945, Himmler,
suicidatosi il 23 maggio 1945, Heydrich, ucciso da patrioti cecoslovacchi a
Praga nel 1942, e Muller, capo della Gestapo e martin Bormann, capo del partito
eclissatosi al momento del crollo della Germania.
Parallelamente al processo di Norimberga sono
istruiti processi contro funzionari di vario livello della dirigenza tedesca.
Il 26 aprile 1945 gli Alleati ordinano di arrestare d’ufficio gli appartenenti
ai seguenti gruppi: 1° Dignitari del
partito dal grado più basso della gerarchia. 2° Funzionari e Dirigenti della
Gestapo e del Sicherheitsdienst. 3° Waffen-SS dal grado più basso di sottufficiale.
4° Ufficiali di Stato Maggiore delle Tre Forze Armate. 5° Ufficiali di Polizia.
6° SA dal grado più basso di ufficiale. 7° Ministri ed alti funzionari,
responsabili territoriali e comandanti civili e militari dei territori
occupati. 8° Nazisti e simpatizzanti nazisti dell’industria e del commercio. 9°
Giudici e procuratori dei Tribunali speciali. 10° Traditori Alleati passati al
servizio dei Nazisti.
La data di riferimento per i capi di accusa è il 1
settembre 1939, ove emerge che i “crimini contro l’umanità” non possono essere
stati perpetati prima della guerra. Con questo vengono dichiarate non
criminali le seguenti organizzazioni: le SA, perché nel corso della guerra le
sue attività furono insignificanti; il Consiglio di Gabinetto, perché ristretto
di numero, e l’Alto Comando dello Stato Maggiore Generale nella sua generalità
( l’accusa riguarda solo alcune decine di generali). Quindi non sono dichiarate
criminali il Corpo degli Ufficiali e quello della Funzione Pubblica
Con questi criteri si individuano circa 5000
persone. Ma il numero si riduce a circa
Costoro sono raggruppati in dodici procedimenti
d’accusa, che vale la pena di elencare: 1° contro i medici nazisti; 2° contro
il maresciallo dell’aeronautica Eberhard Milch. 3° contro il ministro della
giustizia Franz Schlegelberger e i suoi collaboratori. 4° contro Oswal Pohl e
la burocrazia dei campi di concentramento e sterminio. 5° contro gli
industriali del gruppo Flick. 6° contro
In totale, sono posti sotto processo 185 persone, 15
per diverse cause esclusi.
Alla fine dei 12 processi “minori” di Norimberga si
hanno i seguenti verdetti: 35 imputati dichiarati non colpevoli; 97 condannati
a pene detentive fino a vent’anni di carcere;
sabato 26 aprile 2025
La memoria in Austria. Il Museo Militare di Vienna III Parte
APPROFONDIMENTI
HGM
Hegresgeschichtliches Museum
Sala di Francesco Giuseppe e Sarajevo
(1867 — 1914)
Quadro storico
La sconfitta dell'Austria nella guerra contro la Prussia del 1866 ebbe
come conseguenza la perdita di ogni influenza della monarchia asburgica sulla
politica dei paesi tedeschi. Tanto più importante era quindi dare una struttura
politica salda ai propri domini. Fra questi l'Ungheria fu quello più
problematico. Dal periodo dei moti rivoluzionari del 1848 e del 1849 i paesi
della Corona Ungherese - vale a dire l'Ungheria stessa, la Slovacchia, la
Croazia e la Transilvania - avevano perso in parte le libertà valide fin
allora, ed erano stati sottomessi ad una sorveglianza severa, sia civile che
militare. Questa situazione non poteva durare. Dopo lunghissime trattative
venne stabilito il cosiddetto “Compromesso” o “Ausgleich” del 1867, in cui
vennero regolati ex novo i rapporti dei paesi della Corona Ungherese con gli
altri dell'Impero. La monarchia asburgica venne divisa in due: paesi austriaci
(Cisleitania) e i paesi della Corona Ungherese (Transleitania). Ogni parte
dell'Impero doveva avere il suo governo e le sue rappresentanze parlamentari.
Dal 1867 in poi vi erano solo tre settori, che rientravano nelle competenze del
governo centrale; la politica estera, la politica finanziaria e la politica di
difesa. Solo per questi settori esistevano dei ministri comuni. Per l'esercito
il compromesso ebbe delle conseguenze vastissime. Da quel momento in poi c'era
l'esercito comune imperial-regio (k.u.k.) e comune era anche la marina militare
imperial-regia (k.u.k.). Parallelamente vi erano le milizie territoriali delle
due parti dell‘Impero, quella regal-ungarica (k.u.) Honvéd, e quella
imperial-regia (k.k.) “Landwehr"
Il periodo di pace dal1867 al 1914 venne interrotto solo da un maggiore
evento militare, che passò alla storia austriaca come la Campagna di
occupazione del1878. Allora le truppe austro-ungariche occuparono le province
della Bosnia e dell'Erzegovina separate dall'Impero ottomano. Questa
occupazione venne trasformata in annessione nel 1908. Inoltre
l'Austria-Ungheria partecipò solamente in modo indiretto ai conflitti di potere
politico in Europa. Nel 1879 strinse un patto d'alleanza con l'Impero germanico
che nel 1882 fu allargata all'Italia. Per questo si parlò prima di duplice e
dopo di triplice alleanza. Dal 1908 l'Austria-Ungheria fu trascinata sempre di
più nei conflitti dell’area balcanica. Dopo alcuni decenni diventò evidente che
il compromesso del 1867 non aveva portato ad una soluzione dei tutto
soddisfacente per l'Impero asburgico e che si poteva venire incontro alle
richieste di maggior libertà delle complessivamente 11 grandi nazionalità della
monarchia danubiana, solo ristrutturando un'altra volta e in modo radicale
l'Impero. La speranza che ciò si potesse realizzare venne associata in
particolare alla persona dell’erede al trono Arciduca Francesco Ferdinando, cui
l'Imperatore Francesco Giuseppe per ora non aveva affidato un incarico
politico, bensì militare: in caso di guerra avrebbe dovuto assumere il comando
supremo. Quando l'Arciduca nel 1914 si recò a Sarajevo, fu ucciso assieme a sua
moglie da nazionalisti serbi la domenica del 28 giugno.
venerdì 25 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Percorsi di Ricerca Indici
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1945. Una vittoria amara. Glossario.
Il volume raccoglie i lemmi più significativi degli ultimi
quattro mesi, quelli del 1945, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di
altri riferiti agli eventi più significativi conclusivi della fine della
Seconda Guerra Mondiale in Europa i con alcuni di essi riferiti a terminologie
particolari di uomini e mezzi di questo periodo.
.
F.to 17x24, Pagg, 202, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020
ISBN 78 88 99 822934, Euro 15,
(Progetto 2016/3)
giovedì 24 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario. 1945 Una Vittoria Amara.
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1945. Una vittoria amara. Glossario.
Il volume raccoglie i lemmi più significativi degli ultimi quattro mesi, quelli del 1945, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti agli eventi più significativi conclusivi della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa i con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.
F.to 17x24, Pagg, 202, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020
ISBN 78 88 99 822934, Euro 15,
(Progetto 2016/3)
mercoledì 23 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1945 Una Vittoria Amara
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1945. Una vittoria amara. Compendio.
Il volume tratta degli
ultimi quattro mesi della Guerra di Liberazione, quelli del 1945, fornendo una ampia sintesi degli avvenimenti
conclusivi sia della campagna d’Italia che della seconda guerra mondiale in
Europa. Riporta tutte le biografie dei Decorati al Valore Militare di Medaglia
d’Oro del periodo considerato, suddivisi per i relativi fronti.
F.to 17x24, Pagg, 206, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Giugno 2022
ISBN 78 88 99 822910, Euro 15,
(Progetto 2016/3)
martedì 22 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario Dalla Speranza alla Delusione
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1944. Dalla Speranza alla Delusione.
Glossario.
Il volume raccoglie i lemmi più significativi dodici mesi,
quelli del 1944, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti agli
eventi più significativi dell’anno preso in considerazione nonché alcuni
riferiti alla seconda guerra mondiale nei
suoi variegati aspetti con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari
di uomini e mezzi di questo periodo.
F.to 17x24, Pagg, 174, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Ottobre 2022
ISBN 98 88 99 822675, Euro 10,,
(Progetto 2016/3)
lunedì 21 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1944 Dalla Speranza alla Delusione
ARCHVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1944. Dalla speranza alla delusione
Compendio.
Il volume tratta dei
terribili dodici mesi della Guerra di Liberazione fornendo una ampia sintesi
degli avvenimenti, proposti nel quadro dei fronti della Guerra di Liberazione,
in cui il Compendio è articolato. Riporta tutte le biografie dei Decorati al
Valore Militare di Medaglia d’Oro per tutto l’anno 1944, suddivisi per i
relativi fronti.
F.to 17x24, Pagg, 238, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2022
ISBN 9888 99 822675, Euro 10, (Progetto
2016/3)
domenica 20 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario 1943 Il momento delle scelte
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1943. Il Momento delle scelte.
Glossario.
Il volume raccoglie i lemmi più significativi dei primi cinque mesi della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti alla caduta del fascismo ed al governo Badoglio nonché alcuni riferiti sia alla seconda guerra mondiale che alle guerre combattute dalla Forze Armate Italiane dal 1935 in poi, con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.
F.to 17x24, Pagg, 157, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Ottobre 2020
ISBN 978 88 99 822538, Euro 15,, (Progetto 2016/3)
sabato 19 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1943 Il Momento delle Scelte
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1943. Il Momento delle scelte.
Compendio.
Il volume tratta dei
primi quattro mesi della Guerra di Liberazione fornendo una ampia sintesi degli
avvenimenti. Dalle scelte del settembre-ottobre 1943, nascono i fronti della
Guerra di Liberazione, in cui il Compendio è articolato, mentre sul nostro
territorio viene combattuta da eserciti stranieri una guerra non nostra.
Riporta tutte le biografie dei Decorati al Valore Militare di Medaglia d’Oro
dal settembre al dicembre 1943, suddivisi per i relativi fronti.
F.to 17x24, Pagg, 202, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020
ISBN 978 88 99 822538, Euro 15, (Progetto
2016/3)
venerdì 18 aprile 2025
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 - Una Guerra su Cinque Fronti
ARCHIVIO
Massimo Coltrinari
DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
La guerra di Liberazione. Una guerra su
cinque fronti.
Il volume riporta e
descrive il concetto della Guerra di Liberazione, intesa come una guerra che il
popolo italiano ha combattuto ,nell’ambito della Campagna d’Italia, a fianco
degli Alleati angloamericani. All’indomani della tragedia armistiziale ”. Una
guerra contro un nemico, la Germania nazista, che, invaso ed occupato il
territorio italiano, combatteva la sua guerra europea e mondiale, che in Italia
era definita “difesa del fronte meridionale.
.”. In questo ambito militavano gli Italiani che avevano scelto di
combattere nella Coalizione Hitleriana
F.to 17x24, Pagg, 000, Carte,
Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, In preparazione
giovedì 17 aprile 2025
mercoledì 16 aprile 2025
martedì 15 aprile 2025
La memoria in Austria. Il Museo Militare di Vienna II Parte
MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
HGM
Heeresgeschichtliches Museum .
La Repubblica e la Dittatura
L’Austria dal 1918 al 1945
Vetrine ed oggetti i in esposizione
Vetrina a parete, a sinistra dell'ingresso: pezzi che si riferiscono
alla fondazione della Repubblica, alla Costituzione democratica e al
Parlamento, come anche alle forze armate -“Volkswehr” (“armata del popolo’) e
"Bundesheer” (“l'esercito federale”) — e alla lotta per i confini dello stato.
AI centro della sala: “Colonna per affissioni” con manifesti
politici.
Vetrina verso destra partendo dall'ingresso e oggetti vicini alla
finestra: pezzi che si riferiscono alla persona dell'Imperatore Carlo I, alla
condizione economica estremamente precaria e alla grande importanza della
ferrovia per l’approvvigionamento della popolazione e per il mantenimento dei
contatti con l'estero.
3 vetrine posizionate, una dopo l’altra, diagonalmente sul lato delle
finestre: pezzi che si riferiscono alle formazioni paramilitari, alla violenza
crescente nella politica e alle guerre civili. Dietro, esposto liberamente o
appeso al centro della sala: Posti di blocco rapidi; cannone da campo M 18 da
80 mm dell'esercito, dipinto a olio di M. Florian: “La Rivoluzione”; sulla
parete posteriore della prima stanza video: Ritratti dei presidenti e dei cancellieri
della Repubblica d'Austria.
2 Vetrine sul lato delle finestre, dopo il cannone da 80 mm: Divise,
armamento ed equipaggiamento dei soldati dell’Esercito federale, dei corpi dei
tiratori volontari e della milizia al fronte.
Vetrina a parete a sinistra, dopo la prima stanza video: oggetti di
memoria dei cancellieri Seipel, Dollfuss e Schuschnigg; pezzi che ricordano gli
sforzi vani per mantener l’indipendenza dell’Austria e attinenti al referendum
sull‘annessione al Reich del 10 aprile 1938, al successivo allineamento della
società, all'incorporazione dell'esercito austriaco nella Wehrmacht tedesca
nonché a lo smembramento e all’annessione di una parte della Cecoslovacchia.
Al centro della sala, dopo la stanza video: Targa commemorativa che ricorda l'introduzione
della costituzione corporativa; “Colonna per affissioni” con appelli e cartelli
pubblicitari del “fronte patriottico” (“Vaterlandische Front" ) e dei
nazionalsocialisti; sulla parete a sinistra della sala, diagonalmente dietro la
“colonna per affissioni”: F. Liebermann: Busto di Adolf Hitler.
Vetrina a parete a sinistra, “dopo il busto di Hitler: “Il culto del
Fuhrer”; l'armamento, divise ed equipaggiamento della Wehrmacht ,
del‘’Reichsarbeitsdienst” (“servizio del lavoro del Reich)i e della “Hitlerjugend”
("Gioventù hitleriana”) caschi e copricapi di soldati dei paesi sconfitti.
Vetrina in centro sala: Manichino di un paracadutista tedesco; il suo
armamento e il suo equipaggiamento. Sopra di esso: Aereo leggero: Fi 156 C- trop (“Fieseler Storch”); accanto alle
finestre: Volkswagen tedesca Tipo 82 (“Kubelwagen”); cannone controcarro Pak 40
tedesco; motoveicolo cingolato “NSU” tedesco.
Vetrina centro sala, dopo la “vetrina dei paracadutisti”: Manichino di
un ufficiale d'artiglieria sovietico; armi e pezzi d' equipaggiamento
sovietici; “rifiuti di guerra” del campo di battaglia di Stalingrado.
3 vetrine vicino alle finestre: Gruppo di oggetti di C. Stenvert:
“Stalingrado o il calcolo di redditività del tirannicidio”. Sulla parete
posteriore della seconda stanza video e sulla parete della finestra: Quadri e
foto sui diversi aspetti della guerra: accanto alla parete delle finestre:
Cannone contraereo tedesco da 88 mm (Flak 36) e riflettori di cannone
contraereo da 600 mm tedeschi.
Vetrina dopo il cannone contraereo da 88 mm: Manichino di un pilota
bombardiere americano. Dietro, pendente dal soffitto: 2 bombe aeree USA; sotto:
postazione di mitragliatrice di un pilota bombardiere americano.
Vetrina a parete a sinistra, dopo la seconda stanza video: rifugio
antiaereo; un facsimile della “dichiarazione di Mosca”; carro da demolizione
teleguidato tedesco “Goliath”; pezzi attinenti alle tematiche della Resistenza,
della guerra partigiana, degli austriaci negli eserciti alleati, dei campi di
concentramento, dei lavori forzati e dell’industria degli armamenti; al centro
della sala: “colonna per affissioni” con esortazioni a resistere del regime
nazionalsocialista, dietro: H. Fronius: “La fucilazione”.
Ultima vetrina a parete a sinistra: Pezzi che si riferiscono
all’assistenza spirituale e sanitaria dei militari come anche alla guerra sul
territorio austriaco, alla capitolazione delle forze armate tedesche, al
prigionieri di guerra, al ripristino dello stato austriaco e
all'amministrazione militare alleata.
Vetrina al centro sala: Divise, armi, equipaggiamento e volantini
dell’Armata rossa. Dietro, lungo la parete della finestra: trattore cingolato
tedesco “Ost”; sbarramento anticarro; cannone controcarro M 42 sovietico da
76,2 mm; bunker a forma di sfera; fuoristrada MB Willy's “Jeep” americana;
sulla parete della finestra: Quadro di M. Florian: “Incendio del duomo di Santo
Stefano”; sulla parete posteriore della sala, a destra: Quadro a olio di H.
Wulz: ‘“Ritorno a casa”; a sinistra: G. Ambrosi: “Busto del Presidente della
repubblica austriaca Dr. Karl Renner; sopra il passaggio verso la sala
“Austria, potenza marittima": R. Hammerstiel: Trittico “Sera, notte e
mattino”.
Nelle due stanze video: documentari sulla prima Repubblica austriaca e
sulla Seconda Guerra mondiale.
lunedì 14 aprile 2025
Contributo alla Formazione dell'Albo d'Oro dei Decorati Italiani. Le Decorazioni al valore di Forza Armata V Parte Arma dei Carabinieri
ARCHIVIO
Progetto Albo d'Oro
Manuel Vignola
La
Medaglia al Valore dell'Arma dei Carabinieri è stata istituita con D.P.R.
297/2000 dopo l'elevazione dell'Arma al rango di Forza Armata autonoma
dall'Esercito, e riordinata come le altre con la riforma nel 2010, all'art.
1441 e ss. L'intento era premiare quei militari i quali, in attività non
belliche, si sono prodigati con rischio della vita per le classi oro/argento,
senza rischio personale per la classe bronzo, nel salvare vite o
impedire/attenuare sinistri, aver portato lustro all'Istituzione in Patria e
all'estero, nonché aver contribuito a garantire il rispetto delle normative in
particolare quelle afferenti ai diritti umani. Unitamente a queste venivano
istituite le Croci al Merito in tre classi al fine di ricompensare attività e
studi che abbiano dato lustro all'Arma. Le proposte per le Medaglie al Valore
sono vagliate da una Commissione di cui fa parte il Comandante Generale e
proposte dal Ministro della Difesa al Presidente della Repubblica per la
promulgazione, le Croci sono concesse direttamente dal Ministro. Ove sia
concessa alla memoria e non vi siano parenti, la decorazione viene conservata
al Museo Storico dell'Arma per i carabinieri, presso il Corpo di appartenenza
se di altra FF.AA. o al Comune di nascita se civile.
Medaglia d'oro al Valore dell'Arma e Croce d'oro al Merito (www.quirinale.it-www.wikipedia.it
domenica 13 aprile 2025
La Politica coloniale dell'Impero guglielmino all'inizio del XX Secolo
APPROFONDIMENTI
Lo sterminio degli Herrero
Africa del sudovest 1904
Gli Herrero, una popolazione di non più di 80.000 individui che viveva ai
confini dell’attuale Namidia, ebbe il non poco piacevole privilegio di essere
oggetto del primo genocidio del secolo
breve e di inaugurare il lavoro forzato e subire un trattamento violento e degradante
in un campi di concentramento.
Come per scherzo del destino chi commise questo primo sterminio furono i
Tedeschi, allora potenza colonia in quella che era chiamata l’Africa del Sud
Ovest.
Gli Ferrero erano una popolazione pacifica, ed il loro capo firmò varie
trattai in cui cedeva ai coloni tedeschi appezzamenti di territorio su
appezzamenti; ma i tedeschi non hanno nei loro programmi coloniali di spartire
con gli ferrero le terre, ma di accaparrarsele tutte.
Dalla iniziale disponibilità di Ferrero sono spinti alla rivolta e la
sommossa scoppia nel 1904. E’ l’occasione peri tedeschi di passare all’azione.
Disprezzando intimamente gli ferrero i tedeschi trasformano quello che poteva
essere uno scontro coloniale in uno scontro razziale.
L’11 agosto 1904 nella battaglia di Hamakari-Waterberg l’esercito tedesco
non solo sconfigge gli Herrero in armi uccidendo 5-6000 combattenti, ma passa
all’azione eliminando sistematicamente quelli che sono al seguito iccidendone
altri 20-30 mila. Lo scopo con cui si opera è chiaro: annientare la popolazione
indigena rappresentata dagli Herrero.
Ha capo delle forze tedesche operanti vi è il gen. Lothar von Trotha il
quale non ha scrupoli: vuole lo sterminio di tutti gli Herrero[1]
Questa posizione di von Trotha non è però condivisa dall’Amministratore
civile della Colonia, Theodor von Leutwein, che considera questa azione del
tutto assurda, oltre che inattuabile, dal punti di vista economico, in quanto
Inizia un braccio di ferro tra il potere militare e quello civile e la
questione arriva fino a Berlino, attraverso il Capo di Stato Maggiore
dell’esercito tedesco von Schlieffen, che la sottopone al Kaiser.
Guglielmo II prende le parti di von Trotha e, mentre von Leutwein da le
dimissioni, si avvia lo sterminio sistematico. Gli Ferrero non hanno
possibilità di sopravvivenza se non prendere la via del deserto, il Kalahari,
per raggiungere le colonie inglesi o portoghesi. Ma i tedeschi li prevengono ed
avvelenano tutti i pozzi d’acqua situati lungo il tragitto. Il Kalahari
ucciderà circa 30.000 Herrero.
All’inizio del 1905 von Trotha può constare che la rivolta degli ferrero
è sedata. Rimangono poco più di circa 12000 Herrero, qualche migliaio alla
macchia il resto rifugiati nelle colonie inglesi.
Ma questa soluzione appare agli occhi dei militari tedeschi e soprattutto
di von Schlieffen come una sconfitta in
quanto erano rimasti vivi un numero troppo elevato di Herrero; soprattutto ci
si preoccupa di quelli che hanno trovato rifugio nelle coline inglesi, che
potrebbero da vita ad una guerriglia che si vuole evitare. Vi è anche la
necessità di manodopera nella colonia tedesca ( anche in questo caso i tedeschi
avendo bisogno di manodopera, non si fermano davanti allo sterminio, così come
nella seconda guerra mondiale); inoltre l’immagine della Germania da tutta
questa vicenda ne esce oscurata.
Da qui la decisione del
cancelliere von Bulow di tentare di por fine alla guerra con gli Ferrero e
cercare di convincere i sopravissuti a ritornare in Patria.
La questione è posta di nuovo alla attenzione di Guglielmo II e dopo tre
settimane di discussione si decide di por fine alla politica di sterminio fino
ad allora attuata e di passare alla politica della schiavitù.
Questa politica consiste nel fatto che nella Colonia ogni Herrero che si
fosse costituito alla autorità non doveva essere più ucciso, ma considerato
come “internato”.[2] Doveva essere ristretto in
un luogo controllato e sicuro (campo di concentramento) doveva essere marchiato
con le lettere GH (che stavano a significare ‘Herrero catturato”) e doveva
lavorare forzatamente per l’economia della Colonia al costo più basso possibile
per
Ancora più interessante è il fatto che nelle carte amministrative
intercorse tra Berlino e
Dopo le esperienze degli spagnoli (1899) e degli inglesi nella guerra
Boera, i tedeschi che già adottano il binomio Konzentrationlager ( campo di concentramento) e filo spinato,
perfezionano il sistema integrandolo con il lavoro forzato. Per la prima volta,
siamo nel 1905, il campo di concentramento con filo spinato e il lavoro forzato
sono associati in una unica entità fuori di un contesto militare.
Questo trinomio nella sua attuazione serve per sbarazzarsi dei “diversi”
non attraverso i genocidio come voluto da von Trotha, ma attraverso l’eliminazione
degli internati attraverso il lavoro fisico. Da qui le durissime condizioni di
trattamento all’interno dei campi. Le fonti tedesche, sempre precise al riguardo attestano che le autorità coloniali
tedesche internarono 10632 donne e bambini e 4137 uomini. Di questi 7862
morirono entro un anno dall’internamento a causa delle durissime condizioni di
trattamento.
I campi di concentramento sono a Luderitz, Swakopmund e Karabib. Il
lavoro è finalizzato alle grandi opere delle Colonia, come la costruzione della
linea ferroviaria Luderitz-Keetmanschoop
Ancora più sconcertante è il fatto che dagli Archivi tedeschi i registri,
che riportano le cause dei decessi, attestano che si siano fatti sugli
internati ferrero esperimenti medici. Il dottor C. Krieger Hinck nella sua tesi
di dottorato,menziona l’invio alle Università di Breslavia e di Berlino di
collezioni di crani di Herrero, debitamente ripuliti con pezzi di vetro dagli
internati stessi. Inoltre numerosi cadaveri di Ferrero furono inviati in
Germania per essere sezionati.
Nel 1908 questa politica attirerà
gli strali delle opposizioni parlamentari tedesche ed i campi vengono
smantellati . I sopravissuti non sono autorizzati a ritornare nei territori di
origine ma vengono smistati nelle diverse fattorie con al collo una placca
(identificazione del diverso) recante un numero di matricola.
Nel 1911 I tedeschi recensiscono gli Herrero mescolandoli anche ad altre
etnie consimili. Né risultano circa 15.130
In base a quanto detto sopra si può quindi dire che in poco più di sette
anni l’80% degli Herrero è stato sterminato. Ma gli storici possono ben
asserire che nel 1911 gli Ferrero hanno cessato di essere una popolazione o una
tribù, quindi sono stati sterminati[3]
Rimane l’ultimo dato da porre all’attenzione del lettore. Il primo
commissario imperiale della Colonia d’Africa del Sudovest fu un certo dottor
Heinrich Goring. Suo figlio Herman Goering fu l’iniziatore del sistema
concentrazionario nazista. Due domante: Esiste un collegamento tra padre e
Figlio? Ma quello che è successo in Germania dal 1933 al 1945 è solo colpa del
“pazzo” Adolf Hitler?
[1] Che
si tratti di pulizia etnica se non proprio di sterminio, risulta da questo Vernichtungsbefehl (ordine di
sterminio), che si riporta integralmente: “Io,
generale di corpo d’armata dell’esercito tedesco, indirizzo questa lettera al
popolo Herero. Gli Herero non sono più considerati sudditi tedeschi. Hanno
ucciso, derubato e mutilato delle orecchie e di altri parti del corpo i soldati
feriti e ora rifiutano di continuare a lottare per pura vigliaccheria. Io ho da
dire loro solo questo:chiunque ci consegnerà un ferrero riceverà 1000 marchi,
chi mi consegnerà Samuel Macero ( il capo della rivolta) riceverà 5000 marchi. Gli Herero dovranno
lasciare il paese, altrimenti li costringerò a farlo con le armi. Qualsiasi
Herero scoperto nei confini del territorio tedesco, armato o disarmato, con o
senza bestiame, sarà ucciso. Non tollero neppure la presenza di donne e
bambini, che devono partire o morire. Questa è la mia decisone per il popolo
Herero
[2] Il
termine qui è utilizzato secondo l’attuale concezione. Non poteva essere
considerato “prigioniero” anche se
questo fu il termine utilizzato, perché la situazione degli ferrero nel 1905 si
attaglia perfettamente a quella del “diverso” che rappresenta un pericolo per
lo Stato e quindi va ristretto nelle sue libertà.
[3] Questo
contributo è la sintesi di un saggio dedicato allo sterminio degli Herrero che
spero possa essere pubblicato sulla nuova serie dei “Quaderni” dell’ANEI, a cui
si rimanda. Per un ulteriore documentazione sugli ferrero qui si possono citare
le seguenti opere. Bley H.,



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