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martedì 29 aprile 2025

Editoriale Aprile 2025

 EDITORIALE


Questo mese di aprile 2025 ha visto la iniziale applicazione dei dettami scaturiti dal convegno del 26 marzo 2025, dal titolo "Verso il Congresso Nazionale. Chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo, dove andiamo". che si possono racchiudere nel concetto delle attività a "geometria variabile" . Le risorse, le energie ed il tempo disponibile saranno impiegate in quei progetti ed attività i cui connotati diano la massima garanzia di un proficuo e redditizio lavoro, dopo accurata valutazione delle persone con cui si viene a contatto, che devono essere da CESVAM. In questo quadro ha avuto un impulso degno di nota l'impegno per continuare l'offerta formativa svolta attraverso i Master, ovvero una apertura verso il mondo dei giovani che sta dando le più ampie soddisfazioni, anche in termini di adesione e partecipazione, oltre che si sostegno finanziario.

Avviata con soddisfazione anche l'apertura del Canale You Tube CESVAM i cui video sono il frutto della collaborazione di tanti componenti il CESVAM. Come ampiamente previsto il Canale, in base alla registrazione al momento ha iscritti solo fuori dell'Istituto del Nastro Azzurro, con una quasi totale assenza di iscritti già soci. Questo rientra nell'iniziativa in quanto è rivolta a persone che non conoscono il Nastro Azzurro e le sue finalità. Occorre anche dire che la stragrande maggioranza dei soci è in eta matura e più che matura e quindi ha poca dimestichezza, se non addirittura ignora queste forme di comunicazione.

Da rilevare che questo QUADERNI ON LINE, come risulta dalle "Statistiche" ha confermato il trend dei mesi precedenti in termini di contatti e letture. Nel mese di Marzo 2025 i contatti, ovvero i lettori, sono stati 7016, mentre nel mese di Aprile 2025 hanno superato quota 8000. In totale dalla sua apertura i contatti totali sono stati 219.743. La constatazione è quanto mai mai positiva, anche con la semplice constatazione che i lettori sono di gran lunga superiore ai soci iscritti.

Da sottolineare come il "Catalogo delle Edizioni a Stampa 2014 2024" edito tramite il Progetto 2023/2 "Divulgazione" sta avendo un discreto successo. Sta assolvendo la funzione per cui è stato creato, ovvero presentare gli oltre 51 volumi che il CESVAM ha edito dal 2014 ad oggi e quindi contribuisce alla diffusione delle nostre pubblicazioni.

Si preannuncia la edizione per il prossimo congresso del III CESVAM REPORT (settembre 2021 - agosto 2025) che segue il I CESVAM REPORT (settembre 2014 - agosto 2019) e il II CESVAM REPORT ( settembre 2019 - agosto 2021).

Infine si chiude questo editoriale riportando il motto emerso durante gli scambi di opinione avuti durante il suddetto Convegno del 26 Marzo 2025, mutuato dalla pubblicità di una nota catena di Supermercati: i fatti, oltre le parole. 

(massimo coltrinari. direttore del CESVAM)

lunedì 28 aprile 2025

Copertina Aprile 2025




 QUADERNI ON LINE



La collaborazione a geometria variabile


  

                                           Anno LXXXVI, Supplemento on line, IV, 2025, n. 110

                                                                               APRILE  2025

valoremilitare.blogspot.com 
www.cesvam.org 

canale you tube: istituto nastro azzurro - cesvam

domenica 27 aprile 2025

I crimini contro la pace. I crimini contro l'umanità. Il Diritto Internazionale

 APPROFONDIMENTI

IL PROCESSO DI NORIMBERGA

 1945-1948

 

Sessant’anni fa a Norimberga si concludeva il processo che vide il vertice nazista chiamato a rispondere dei suoi atti e dei suoi crimini. Per la prima volta nella storia, coloro che erano al vertice di uno Stato e attori di una guerra senza leggi e senza limiti, erano chiamati, nel quadro di garanzie processuali riconosciute, a dare conto delle loro decisioni; decisioni che in sei lunghi anni avevano procurato al loro popolo ed ai popoli europei indicibili sofferenze e lutti, oltre danni materiali immensi. Tenuto a Norimberga, la città tedesca culla della legalità apparente nazista ( Le famose “leggi di Norimberga” sulla quali si fondò fino al 1942 la giurisprudenza tedesca, travolta poi dalle decisioni della Conferenza di Wansee) questo processo rappresenta la pietra miliare nel Diritto Internazionale per chiamare, in qualche caso, a rispondere dei loro atti tutti i dittatori ed oppressori che si alternano in folla sulla scena di questo martoriato mondo. Ma non solo.

Con la dizione di “processo di Norimberga” intendiamo anche le azioni procedurali messe in atto dai vincitori della seconda guerra mondiale, oltre che del vertice anche dei maggiori esponenti della dirigenza tedesca. Sono una serie di processi che si svolsero dalla fine della guerra agli inizi degli anni cinquanta durante i quali si cercò di ripristinare un minimo di legalità di fronte alla violenza esercitata, oltre i canoni della accettata violenza bellica, dai tedeschi contro popolazioni nemiche i cui componenti non erano belligeranti. Questi processi si tennero non solo in Germania ma anche nei paesi già occupati dai nazisti, come URSS, Polonia, Cecoslovacchia, Jugolsavia, ecc.

Parallelamente  a questi processi, che si svolsero in un arco temporale che va dal 1945 agli inizi degli anni cinquanta, si svolsero processi in seno all’ordinamento giudiziario della Germania Federale, per imputati minori.  Questa ultima categoria di processi si qualifica per il fatto che sono corti composte da Tedeschi che giudicano altri tedeschi, ovvero viene meno la composizione internazionale e straniera dell’organi giudicante.

 Dopo il processo Eichmann svoltesi nel 1961, che rappresenta uno spartiacque fra i processi di Norimberga e la residuale azione processuale nei confronti di coloro che per vari motivi si sottrassero al giudizio, si svolsero dagli anni ottanta in poi alcuni processi contro responsabili nazisti di crimini oggetto di imputazione a Norimberga, più per una questione di principio e di coerenza che di reale giustizia. Qui si tenta di tracciare un quadro generale di questi avvenimenti, come premessa introduttiva al problema della punibilità o meno di comportamenti non accettai in guerra o in situazioni conflittuali estreme.

 Gli Alleati iniziarono a pensare sui trattamenti da riservare ai nemici dell’Asse già nell’autunno del 1943. Inizialmente si pensò di sottoporre i responsabili ad un “consiglio militare di guerra”; poi, acquisti ulteriori dati, si decise di sottoporli a regolare processo.

 Alla conferenza di Londra dell’estate del 1945 si prese in esame tre categorie di “crimini”: la prima “crimini contro la pace”, tesi sostenuta da americani ed inglesi, in cui si sottolinea che l’aggressione tedesca ha leso i diritti di tutto il mondo; la seconda “crimini contro la guerra”, tesi sostenuta da sovietici e francesi, in cui si inseriscono i maltrattamenti, le uccisioni, i lavori forzati, l’assassinio e le violenze sui prigionieri di guerra, l’esecuzione di ostaggi, le razzie, la distruzione ingiustificata di villaggi, non sostenuta da esigenze militari.

 

Nonostante tutti gli sforzi queste tesi non riuscivano ad includere quello che era il più grande problema del tappeto: l’Olocausto. Già la definizione di ebreo era un problema; se non si trovava una soluzione, il genocidio ebraico e le vessazioni subite dagli ebrei in Europa rimanevano fuori da ogni processo. Fu quindi necessario ricorre alla tesi di “crimini contro l’umanità, cioè lo sterminio, la deportazione e qualsiasi atto disumano commesso contro le popolazioni civili, prima e durante la guerra, fuori della violenza bellica, e le persecuzioni per motivi etnici, religiosi, politici, razziali, di sicurezza od occasionali.

 

I crimini contro l’umanità per poterli definire hanno bisogno di essere correlati alla tesi del “complotto” ordito per sostenere una aggressione o un crimine di guerra, altrimenti la mera definizione di “crimine contro l’umanità” rischia di esulare dalla prassi processuale. In altre parole si accetta il principio che i “crimini contro l’umanità” non possono essere perpetrati prima della guerra, ovvero a partire dal 1 settembre 1939.

 

Il Processo di Norimberga contro il vertice nazista.

Il 18 ottobre 1945 a Norimberga, scelta proprio in virtù del fatto che fu il palcoscenico dei riti nazionalsocialisti di rilievo, si  tenne la prima udienza di quello che poi nella dizione comune è passato alla storia come Processo di Norimberga. Principale imputato presente era Herman Goering; gli altri imputati erano, Rudolf Hess, Robert Ley, Julius Streicher, esponeti del partito nazista; Hjalmar Schacht, ministro dell’economia e presidente della Reichbank, Walter Funk, addeto alla arianizzazione del popolo tedesco e delle popolazioni dei territori occupati, Wilhelm Frick, ministro dell’Interno;, Joachin Ribbentropp, ministro degli esteri; Franz von Papen, vicecancelliere, Albert Speer e Fritz Sauckel, addetti allo sfruttamento della forza lavoro coatto; i militari impuati sono Wilhelm Keitel, capo del Comando Supremo delle Forze Armate e Alfred Jodl, del Comando Supremo delle Forze Armate, Erich Raeder, Capo della Marina, e Karl Doenitz, Comandante delle Forze Subacquee. A tutti questi si aggiungono cinque esponenti della burocrazia statale di vertice nei territori occupati: Baldur von Schirach, per l’Austria, Konstantin von Neurath, per il protettorato di Boemia e Moravia, Hans Frank per il Governatorato generale cioè la Polonia, Alfred Rosenberg, per i territori dell’Est e Arthur Seyss-Inquart, per i Paesi Bassi.

I principali impuati però sono assenti perché deceduti. Hitler, in primo luogo, suicidatosi il 30 aprile 1945, Himmler, suicidatosi il 23 maggio 1945, Heydrich, ucciso da patrioti cecoslovacchi a Praga nel 1942, e Muller, capo della Gestapo e martin Bormann, capo del partito eclissatosi al momento del crollo della Germania.

 I capi di accusa sono: “cimini contro la pace”, “crimini di guerra”, “crimini cntro l’umanità”, nella accezione detta sopra.

 Il dibattimento fa emergere schiaccianti prove documentali e testimoniali nei confronti di tutti i deputati, portate per lo più da loro collaboratori subordinati, oltre che da protagonisti oculari. La linea difensiva adotta è semplice: si dichiarono “non a conoscenza dei crimini commessi contro chiunque, ebrei compresi; se qualcuno di loro vi ha partecipato lo ha fatto senza rendersene conto. In pratica hanno solo ubbidito agli ordini, emanati da uno solo, Hitler.

 La maggior parte delle prove e dei dossier di accusa sono presentati dalla parte americana, che nella sostanza ha promosso e gestito l’intero processo.

 I processi verso la dirigenza nazista

Parallelamente al processo di Norimberga sono istruiti processi contro funzionari di vario livello della dirigenza tedesca. Il 26 aprile 1945 gli Alleati ordinano di arrestare d’ufficio gli appartenenti ai seguenti gruppi: 1°  Dignitari del partito dal grado più basso della gerarchia. 2° Funzionari e Dirigenti della Gestapo e del Sicherheitsdienst. 3° Waffen-SS dal grado più basso di sottufficiale. 4° Ufficiali di Stato Maggiore delle Tre Forze Armate. 5° Ufficiali di Polizia. 6° SA dal grado più basso di ufficiale. 7° Ministri ed alti funzionari, responsabili territoriali e comandanti civili e militari dei territori occupati. 8° Nazisti e simpatizzanti nazisti dell’industria e del commercio. 9° Giudici e procuratori dei Tribunali speciali. 10° Traditori Alleati passati al servizio dei Nazisti.

La data di riferimento per i capi di accusa è il 1 settembre 1939, ove emerge che i “crimini contro l’umanità” non possono essere stati perpetati prima della guerra. Con questo vengono dichiarate non criminali le seguenti organizzazioni: le SA, perché nel corso della guerra le sue attività furono insignificanti; il Consiglio di Gabinetto, perché ristretto di numero, e l’Alto Comando dello Stato Maggiore Generale nella sua generalità ( l’accusa riguarda solo alcune decine di generali). Quindi non sono dichiarate criminali il Corpo degli Ufficiali e quello della Funzione Pubblica

 

Con questi criteri si individuano circa 5000 persone. Ma il numero si riduce a circa 200 in ragioni di tipo “procedurale”; sono duecento  “esponenti” centrali nella determinazione della tragedia dell’Olocausto.

 

Costoro sono raggruppati in dodici procedimenti d’accusa, che vale la pena di elencare: 1° contro i medici nazisti; 2° contro il maresciallo dell’aeronautica Eberhard Milch. 3° contro il ministro della giustizia Franz Schlegelberger e i suoi collaboratori. 4° contro Oswal Pohl e la burocrazia dei campi di concentramento e sterminio. 5° contro gli industriali del gruppo Flick. 6° contro la I.G. Farben. 7° contro i generali dell’Esercito operanti nei Balcani, nello scacchiere Sud-Est. 8° contro i mebri dell’Ufficio Centrale della razza. 9° contro i componenti i Einsatzgruppen. 10° contro il gruppo industriale Krupp. 11° contro alti dignitari della Politica del III Reich. 12° contro i generali in comando nella Campagna di Russia.

In totale, sono posti sotto processo 185 persone, 15 per diverse cause esclusi.

Alla fine dei 12 processi “minori” di Norimberga si hanno i seguenti verdetti: 35 imputati dichiarati non colpevoli; 97 condannati a pene detentive fino a vent’anni di carcere; 


sabato 26 aprile 2025

La memoria in Austria. Il Museo Militare di Vienna III Parte

 APPROFONDIMENTI

HGM

Hegresgeschichtliches Museum

 

Sala di Francesco Giuseppe e Sarajevo

(1867 — 1914)

Quadro storico

 

La sconfitta dell'Austria nella guerra contro la Prussia del 1866 ebbe come conseguenza la perdita di ogni influenza della monarchia asburgica sulla politica dei paesi tedeschi. Tanto più importante era quindi dare una struttura politica salda ai propri domini. Fra questi l'Ungheria fu quello più problematico. Dal periodo dei moti rivoluzionari del 1848 e del 1849 i paesi della Corona Ungherese - vale a dire l'Ungheria stessa, la Slovacchia, la Croazia e la Transilvania - avevano perso in parte le libertà valide fin allora, ed erano stati sottomessi ad una sorveglianza severa, sia civile che militare. Questa situazione non poteva durare. Dopo lunghissime trattative venne stabilito il cosiddetto “Compromesso” o “Ausgleich” del 1867, in cui vennero regolati ex novo i rapporti dei paesi della Corona Ungherese con gli altri dell'Impero. La monarchia asburgica venne divisa in due: paesi austriaci (Cisleitania) e i paesi della Corona Ungherese (Transleitania). Ogni parte dell'Impero doveva avere il suo governo e le sue rappresentanze parlamentari. Dal 1867 in poi vi erano solo tre settori, che rientravano nelle competenze del governo centrale; la politica estera, la politica finanziaria e la politica di difesa. Solo per questi settori esistevano dei ministri comuni. Per l'esercito il compromesso ebbe delle conseguenze vastissime. Da quel momento in poi c'era l'esercito comune imperial-regio (k.u.k.) e comune era anche la marina militare imperial-regia (k.u.k.). Parallelamente vi erano le milizie territoriali delle due parti dell‘Impero, quella regal-ungarica (k.u.) Honvéd, e quella imperial-regia (k.k.) “Landwehr"

 

Il periodo di pace dal1867 al 1914 venne interrotto solo da un maggiore evento militare, che passò alla storia austriaca come la Campagna di occupazione del1878. Allora le truppe austro-ungariche occuparono le province della Bosnia e dell'Erzegovina separate dall'Impero ottomano. Questa occupazione venne trasformata in annessione nel 1908. Inoltre l'Austria-Ungheria partecipò solamente in modo indiretto ai conflitti di potere politico in Europa. Nel 1879 strinse un patto d'alleanza con l'Impero germanico che nel 1882 fu allargata all'Italia. Per questo si parlò prima di duplice e dopo di triplice alleanza. Dal 1908 l'Austria-Ungheria fu trascinata sempre di più nei conflitti dell’area balcanica. Dopo alcuni decenni diventò evidente che il compromesso del 1867 non aveva portato ad una soluzione dei tutto soddisfacente per l'Impero asburgico e che si poteva venire incontro alle richieste di maggior libertà delle complessivamente 11 grandi nazionalità della monarchia danubiana, solo ristrutturando un'altra volta e in modo radicale l'Impero. La speranza che ciò si potesse realizzare venne associata in particolare alla persona dell’erede al trono Arciduca Francesco Ferdinando, cui l'Imperatore Francesco Giuseppe per ora non aveva affidato un incarico politico, bensì militare: in caso di guerra avrebbe dovuto assumere il comando supremo. Quando l'Arciduca nel 1914 si recò a Sarajevo, fu ucciso assieme a sua moglie da nazionalisti serbi la domenica del 28 giugno.

 

 


venerdì 25 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Percorsi di Ricerca Indici

ARCHIVIO


Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1945. Una vittoria amara. Glossario.

 

Il volume raccoglie i lemmi più significativi degli ultimi quattro mesi, quelli del 1945, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti agli eventi più significativi conclusivi della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa i con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.

  . 

F.to 17x24, Pagg, 202, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020

ISBN 78 88 99 822934, Euro 15, (Progetto 2016/3)

 

 





giovedì 24 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario. 1945 Una Vittoria Amara.

 ARCHIVIO

Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

  DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1945. Una vittoria amara. Glossario.

 Il volume raccoglie i lemmi più significativi degli ultimi quattro mesi, quelli del 1945, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti agli eventi più significativi conclusivi della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa i con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.

 F.to 17x24, Pagg, 202, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020

ISBN 78 88 99 822934, Euro 15, (Progetto 2016/3)

 

 



mercoledì 23 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1945 Una Vittoria Amara

 ARCHIVIO


Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1945. Una vittoria amara. Compendio.

 

Il volume tratta degli ultimi quattro mesi della Guerra di Liberazione, quelli del 1945,  fornendo una ampia sintesi degli avvenimenti conclusivi sia della campagna d’Italia che della seconda guerra mondiale in Europa. Riporta tutte le biografie dei Decorati al Valore Militare di Medaglia d’Oro del periodo considerato, suddivisi per i relativi fronti.

 

F.to 17x24, Pagg, 206, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Giugno 2022

ISBN 78 88 99 822910, Euro 15, (Progetto 2016/3)

 

 




martedì 22 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario Dalla Speranza alla Delusione

 ARCHIVIO



 

Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

 

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1944. Dalla Speranza alla Delusione. Glossario.

 

Il volume raccoglie i lemmi più significativi dodici mesi, quelli del 1944, della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti agli eventi più significativi dell’anno preso in considerazione nonché alcuni riferiti  alla seconda guerra mondiale nei suoi variegati aspetti con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.

 

F.to 17x24, Pagg, 174, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Ottobre 2022

ISBN 98 88 99 822675, Euro 10,, (Progetto 2016/3)

 

 

 



lunedì 21 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1944 Dalla Speranza alla Delusione

 ARCHVIO



Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1944. Dalla speranza alla delusione Compendio.

 

Il volume tratta dei terribili dodici mesi della Guerra di Liberazione fornendo una ampia sintesi degli avvenimenti, proposti nel quadro dei fronti della Guerra di Liberazione, in cui il Compendio è articolato. Riporta tutte le biografie dei Decorati al Valore Militare di Medaglia d’Oro per tutto l’anno 1944, suddivisi per i relativi fronti.

 

F.to 17x24, Pagg, 238, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2022

ISBN 9888 99 822675, Euro 10, (Progetto 2016/3)

 



domenica 20 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Glossario 1943 Il momento delle scelte

 ARCHIVIO

Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

 

 DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1943. Il Momento delle scelte. Glossario.

 Il volume raccoglie i lemmi più significativi dei primi cinque mesi della Guerra di Liberazione, con l’aggiunta di altri riferiti alla caduta del fascismo ed al governo Badoglio nonché alcuni riferiti sia alla seconda guerra mondiale che alle guerre combattute dalla Forze Armate Italiane dal 1935 in poi, con alcuni di essi riferiti a terminologie particolari di uomini e mezzi di questo periodo.

 F.to 17x24, Pagg, 157, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Ottobre 2020

ISBN 978 88 99 822538, Euro 15,, (Progetto 2016/3)

 




sabato 19 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 Compendio 1943 Il Momento delle Scelte

 ARCHIVIO


Massimo Coltrinari, Osvaldo Biribicchi

 

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

1943. Il Momento delle scelte. Compendio.

 

Il volume tratta dei primi quattro mesi della Guerra di Liberazione fornendo una ampia sintesi degli avvenimenti. Dalle scelte del settembre-ottobre 1943, nascono i fronti della Guerra di Liberazione, in cui il Compendio è articolato, mentre sul nostro territorio viene combattuta da eserciti stranieri una guerra non nostra. Riporta tutte le biografie dei Decorati al Valore Militare di Medaglia d’Oro dal settembre al dicembre 1943, suddivisi per i relativi fronti.

 

F.to 17x24, Pagg, 202, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo, Aprile 2020

ISBN 978 88 99 822538, Euro 15, (Progetto 2016/3)

 




venerdì 18 aprile 2025

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione 1943-1945 - Una Guerra su Cinque Fronti

ARCHIVIO


Massimo Coltrinari

 

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

La guerra di Liberazione. Una guerra su cinque fronti.

 

Il volume riporta e descrive il concetto della Guerra di Liberazione, intesa come una guerra che il popolo italiano ha combattuto ,nell’ambito della Campagna d’Italia, a fianco degli Alleati angloamericani. All’indomani della tragedia armistiziale ”. Una guerra contro un nemico, la Germania nazista, che, invaso ed occupato il territorio italiano, combatteva la sua guerra europea e mondiale, che in Italia era definita “difesa del fronte meridionale.  .”. In questo ambito militavano gli Italiani che avevano scelto di combattere nella Coalizione Hitleriana

 

 

F.to 17x24, Pagg, 000, Carte, Illustrazioni, Casa Editrice Archeoares – Viterbo,  In preparazione


martedì 15 aprile 2025

La memoria in Austria. Il Museo Militare di Vienna II Parte

 MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

HGM

Heeresgeschichtliches Museum .

 

La Repubblica e la Dittatura

L’Austria dal 1918 al 1945

 

Vetrine ed oggetti i in esposizione

 

Vetrina a parete, a sinistra dell'ingresso: pezzi che si riferiscono alla fondazione della Repubblica, alla Costituzione democratica e al Parlamento, come anche alle forze armate -“Volkswehr” (“armata del popolo’) e "Bundesheer” (“l'esercito federale”) — e alla lotta per  i confini dello stato.

AI centro della sala: “Colonna per affissioni” con manifesti politici. 

Vetrina verso destra partendo dall'ingresso e oggetti vicini alla finestra: pezzi che si riferiscono alla persona dell'Imperatore Carlo I, alla condizione economica estremamente precaria e alla grande importanza della ferrovia per l’approvvigionamento della popolazione e per il mantenimento dei contatti con l'estero.

3 vetrine posizionate, una dopo l’altra, diagonalmente sul lato delle finestre: pezzi che si riferiscono alle formazioni paramilitari, alla violenza crescente nella politica e alle guerre civili. Dietro, esposto liberamente o appeso al centro della sala: Posti di blocco rapidi; cannone da campo M 18 da 80 mm dell'esercito, dipinto a olio di M. Florian: “La Rivoluzione”; sulla parete posteriore della prima stanza video: Ritratti dei presidenti e dei cancellieri della Repubblica d'Austria.

2 Vetrine sul lato delle finestre, dopo il cannone da 80 mm: Divise, armamento ed equipaggiamento dei soldati dell’Esercito federale, dei corpi dei tiratori volontari e della milizia al fronte.

Vetrina a parete a sinistra, dopo la prima stanza video: oggetti di memoria dei cancellieri Seipel, Dollfuss e Schuschnigg; pezzi che ricordano gli sforzi vani per mantener l’indipendenza dell’Austria e attinenti al referendum sull‘annessione al Reich del 10 aprile 1938, al successivo allineamento della società, all'incorporazione dell'esercito austriaco nella Wehrmacht tedesca nonché a lo smembramento e all’annessione di una parte della Cecoslovacchia. Al centro della sala, dopo la stanza video: Targa commemorativa che ricorda l'introduzione della costituzione corporativa; “Colonna per affissioni” con appelli e cartelli pubblicitari del “fronte patriottico” (“Vaterlandische Front" ) e dei nazionalsocialisti; sulla parete a sinistra della sala, diagonalmente dietro la “colonna per affissioni”: F. Liebermann: Busto di Adolf Hitler.

Vetrina a parete a sinistra, “dopo il busto di Hitler: “Il culto del Fuhrer”; l'armamento, divise ed equipaggiamento della Wehrmacht , del‘’Reichsarbeitsdienst” (“servizio del lavoro del Reich)i e della “Hitlerjugend” ("Gioventù hitleriana”) caschi e copricapi di soldati dei paesi sconfitti.

Vetrina in centro sala: Manichino di un paracadutista tedesco; il suo armamento e il suo equipaggiamento. Sopra di esso: Aereo leggero: Fi  156 C- trop (“Fieseler Storch”); accanto alle finestre: Volkswagen tedesca Tipo 82 (“Kubelwagen”); cannone controcarro Pak 40 tedesco; motoveicolo cingolato “NSU” tedesco.

Vetrina centro sala, dopo la “vetrina dei paracadutisti”: Manichino di un ufficiale d'artiglieria sovietico; armi e pezzi d' equipaggiamento sovietici; “rifiuti di guerra” del campo di battaglia di Stalingrado.

3 vetrine vicino alle finestre: Gruppo di oggetti di C. Stenvert: “Stalingrado o il calcolo di redditività del tirannicidio”. Sulla parete posteriore della seconda stanza video e sulla parete della finestra: Quadri e foto sui diversi aspetti della guerra: accanto alla parete delle finestre: Cannone contraereo tedesco da 88 mm (Flak 36) e riflettori di cannone contraereo da 600 mm tedeschi.

Vetrina dopo il cannone contraereo da 88 mm: Manichino di un pilota bombardiere americano. Dietro, pendente dal soffitto: 2 bombe aeree USA; sotto: postazione di mitragliatrice di un pilota bombardiere americano.

Vetrina a parete a sinistra, dopo la seconda stanza video: rifugio antiaereo; un facsimile della “dichiarazione di Mosca”; carro da demolizione teleguidato tedesco “Goliath”; pezzi attinenti alle tematiche della Resistenza, della guerra partigiana, degli austriaci negli eserciti alleati, dei campi di concentramento, dei lavori forzati e dell’industria degli armamenti; al centro della sala: “colonna per affissioni” con esortazioni a resistere del regime nazionalsocialista, dietro: H. Fronius: “La fucilazione”.

Ultima vetrina a parete a sinistra: Pezzi che si riferiscono all’assistenza spirituale e sanitaria dei militari come anche alla guerra sul territorio austriaco, alla capitolazione delle forze armate tedesche, al prigionieri di guerra, al ripristino dello stato austriaco e all'amministrazione militare alleata.

Vetrina al centro sala: Divise, armi, equipaggiamento e volantini dell’Armata rossa. Dietro, lungo la parete della finestra: trattore cingolato tedesco “Ost”; sbarramento anticarro; cannone controcarro M 42 sovietico da 76,2 mm; bunker a forma di sfera; fuoristrada MB Willy's “Jeep” americana; sulla parete della finestra: Quadro di M. Florian: “Incendio del duomo di Santo Stefano”; sulla parete posteriore della sala, a destra: Quadro a olio di H. Wulz: ‘“Ritorno a casa”; a sinistra: G. Ambrosi: “Busto del Presidente della repubblica austriaca Dr. Karl Renner; sopra il passaggio verso la sala “Austria, potenza marittima": R. Hammerstiel: Trittico “Sera, notte e mattino”.

 

Nelle due stanze video: documentari sulla prima Repubblica austriaca e sulla Seconda Guerra mondiale.

 

 


lunedì 14 aprile 2025

Contributo alla Formazione dell'Albo d'Oro dei Decorati Italiani. Le Decorazioni al valore di Forza Armata V Parte Arma dei Carabinieri

 ARCHIVIO 

Progetto Albo d'Oro

Manuel Vignola

La Medaglia al Valore dell'Arma dei Carabinieri è stata istituita con D.P.R. 297/2000 dopo l'elevazione dell'Arma al rango di Forza Armata autonoma dall'Esercito, e riordinata come le altre con la riforma nel 2010, all'art. 1441 e ss. L'intento era premiare quei militari i quali, in attività non belliche, si sono prodigati con rischio della vita per le classi oro/argento, senza rischio personale per la classe bronzo, nel salvare vite o impedire/attenuare sinistri, aver portato lustro all'Istituzione in Patria e all'estero, nonché aver contribuito a garantire il rispetto delle normative in particolare quelle afferenti ai diritti umani. Unitamente a queste venivano istituite le Croci al Merito in tre classi al fine di ricompensare attività e studi che abbiano dato lustro all'Arma. Le proposte per le Medaglie al Valore sono vagliate da una Commissione di cui fa parte il Comandante Generale e proposte dal Ministro della Difesa al Presidente della Repubblica per la promulgazione, le Croci sono concesse direttamente dal Ministro. Ove sia concessa alla memoria e non vi siano parenti, la decorazione viene conservata al Museo Storico dell'Arma per i carabinieri, presso il Corpo di appartenenza se di altra FF.AA. o al Comune di nascita se civile.





                           Medaglia d'oro al Valore dell'Arma e Croce d'oro al Merito (www.quirinale.it-www.wikipedia.it

domenica 13 aprile 2025

La Politica coloniale dell'Impero guglielmino all'inizio del XX Secolo

 APPROFONDIMENTI


Lo sterminio degli Herrero

Africa del sudovest 1904

 

Gli Herrero, una popolazione di non più di 80.000 individui che viveva ai confini dell’attuale Namidia, ebbe il non poco piacevole privilegio di essere oggetto  del primo genocidio del secolo breve e di inaugurare il lavoro forzato e subire un trattamento violento e degradante in un campi di concentramento.

Come per scherzo del destino chi commise questo primo sterminio furono i Tedeschi, allora potenza colonia in quella che era chiamata l’Africa del Sud Ovest.

Gli Ferrero erano una popolazione pacifica, ed il loro capo firmò varie trattai in cui cedeva ai coloni tedeschi appezzamenti di territorio su appezzamenti; ma i tedeschi non hanno nei loro programmi coloniali di spartire con gli ferrero le terre, ma di accaparrarsele tutte.

Dalla iniziale disponibilità di Ferrero sono spinti alla rivolta e la sommossa scoppia nel 1904. E’ l’occasione peri tedeschi di passare all’azione. Disprezzando intimamente gli ferrero i tedeschi trasformano quello che poteva essere uno scontro coloniale in uno scontro razziale.

L’11 agosto 1904 nella battaglia di Hamakari-Waterberg l’esercito tedesco non solo sconfigge gli Herrero in armi uccidendo 5-6000 combattenti, ma passa all’azione eliminando sistematicamente quelli che sono al seguito iccidendone altri 20-30 mila. Lo scopo con cui si opera è chiaro: annientare la popolazione indigena rappresentata dagli Herrero.

Ha capo delle forze tedesche operanti vi è il gen. Lothar von Trotha il quale non ha scrupoli: vuole lo sterminio di tutti gli Herrero[1]

Questa posizione di von Trotha non è però condivisa dall’Amministratore civile della Colonia, Theodor von Leutwein, che considera questa azione del tutto assurda, oltre che inattuabile, dal punti di vista economico, in quanto la Colonia ha bisogno delle braccia degli indigeni.

Inizia un braccio di ferro tra il potere militare e quello civile e la questione arriva fino a Berlino, attraverso il Capo di Stato Maggiore dell’esercito tedesco von Schlieffen, che la sottopone al Kaiser.

Guglielmo II prende le parti di von Trotha e, mentre von Leutwein da le dimissioni, si avvia lo sterminio sistematico. Gli Ferrero non hanno possibilità di sopravvivenza se non prendere la via del deserto, il Kalahari, per raggiungere le colonie inglesi o portoghesi. Ma i tedeschi li prevengono ed avvelenano tutti i pozzi d’acqua situati lungo il tragitto. Il Kalahari ucciderà circa 30.000 Herrero.

All’inizio del 1905 von Trotha può constare che la rivolta degli ferrero è sedata. Rimangono poco più di circa 12000 Herrero, qualche migliaio alla macchia il resto rifugiati nelle colonie inglesi.

La Germania Guglielmina non è la Germania nazista e l’ordine di sterminio è ritirato alla fine del 1905.

Ma questa soluzione appare agli occhi dei militari tedeschi e soprattutto di von Schlieffen  come una sconfitta in quanto erano rimasti vivi un numero troppo elevato di Herrero; soprattutto ci si preoccupa di quelli che hanno trovato rifugio nelle coline inglesi, che potrebbero da vita ad una guerriglia che si vuole evitare. Vi è anche la necessità di manodopera nella colonia tedesca ( anche in questo caso i tedeschi avendo bisogno di manodopera, non si fermano davanti allo sterminio, così come nella seconda guerra mondiale); inoltre l’immagine della Germania da tutta questa vicenda ne esce oscurata.

 Da qui la decisione del cancelliere von Bulow di tentare di por fine alla guerra con gli Ferrero e cercare di convincere i sopravissuti a ritornare in Patria.

La questione è posta di nuovo alla attenzione di Guglielmo II e dopo tre settimane di discussione si decide di por fine alla politica di sterminio fino ad allora attuata e di passare alla politica della schiavitù.

Questa politica consiste nel fatto che nella Colonia ogni Herrero che si fosse costituito alla autorità non doveva essere più ucciso, ma considerato come “internato”.[2] Doveva essere ristretto in un luogo controllato e sicuro (campo di concentramento) doveva essere marchiato con le lettere GH (che stavano a significare ‘Herrero catturato”) e doveva lavorare forzatamente per l’economia della Colonia al costo più basso possibile per la Colona stessa; non poteva accampare ne godere di diritti, inoltre non potevano ripopolare le terre degli avi (che erano diventate terre dell’Impero). Come si può ben notare vi è tutta l’architettura dell’internamento di guerra.

Ancora più interessante è il fatto che nelle carte amministrative intercorse tra Berlino e la Colonia, un telegramma della cancelleria in data 14 gennaio 1905, appare per la prima volta il termine Konzentrationlager 

Dopo le esperienze degli spagnoli (1899) e degli inglesi nella guerra Boera, i tedeschi che già adottano il binomio Konzentrationlager ( campo di concentramento) e filo spinato, perfezionano il sistema integrandolo con il lavoro forzato. Per la prima volta, siamo nel 1905, il campo di concentramento con filo spinato e il lavoro forzato sono associati in una unica entità fuori di un contesto militare.

Questo trinomio nella sua attuazione serve per sbarazzarsi dei “diversi” non attraverso i genocidio come voluto da von Trotha, ma attraverso l’eliminazione degli internati attraverso il lavoro fisico. Da qui le durissime condizioni di trattamento all’interno dei campi. Le fonti tedesche, sempre precise  al riguardo attestano che le autorità coloniali tedesche internarono 10632 donne e bambini e 4137 uomini. Di questi 7862 morirono entro un anno dall’internamento a causa delle durissime condizioni di trattamento.

I campi di concentramento sono a Luderitz, Swakopmund e Karabib. Il lavoro è finalizzato alle grandi opere delle Colonia, come la costruzione della linea ferroviaria Luderitz-Keetmanschoop

Ancora più sconcertante è il fatto che dagli Archivi tedeschi i registri, che riportano le cause dei decessi, attestano che si siano fatti sugli internati ferrero esperimenti medici. Il dottor C. Krieger Hinck nella sua tesi di dottorato,menziona l’invio alle Università di Breslavia e di Berlino di collezioni di crani di Herrero, debitamente ripuliti con pezzi di vetro dagli internati stessi. Inoltre numerosi cadaveri di Ferrero furono inviati in Germania per essere sezionati.

 Nel 1908 questa politica attirerà gli strali delle opposizioni parlamentari tedesche ed i campi vengono smantellati . I sopravissuti non sono autorizzati a ritornare nei territori di origine ma vengono smistati nelle diverse fattorie con al collo una placca (identificazione del diverso) recante un numero di matricola.

Nel 1911 I tedeschi recensiscono gli Herrero mescolandoli anche ad altre etnie consimili. Né risultano circa 15.130

 

In base a quanto detto sopra si può quindi dire che in poco più di sette anni l’80% degli Herrero è stato sterminato. Ma gli storici possono ben asserire che nel 1911 gli Ferrero hanno cessato di essere una popolazione o una tribù, quindi sono stati sterminati[3]

 

Rimane l’ultimo dato da porre all’attenzione del lettore. Il primo commissario imperiale della Colonia d’Africa del Sudovest fu un certo dottor Heinrich Goring. Suo figlio Herman Goering fu l’iniziatore del sistema concentrazionario nazista. Due domante: Esiste un collegamento tra padre e Figlio? Ma quello che è successo in Germania dal 1933 al 1945 è solo colpa del “pazzo” Adolf Hitler?  



[1] Che si tratti di pulizia etnica se non proprio di sterminio, risulta da questo Vernichtungsbefehl (ordine di sterminio), che si riporta integralmente: “Io, generale di corpo d’armata dell’esercito tedesco, indirizzo questa lettera al popolo Herero. Gli Herero non sono più considerati sudditi tedeschi. Hanno ucciso, derubato e mutilato delle orecchie e di altri parti del corpo i soldati feriti e ora rifiutano di continuare a lottare per pura vigliaccheria. Io ho da dire loro solo questo:chiunque ci consegnerà un ferrero riceverà 1000 marchi, chi mi consegnerà Samuel Macero ( il capo della rivolta) riceverà 5000 marchi. Gli Herero dovranno lasciare il paese, altrimenti li costringerò a farlo con le armi. Qualsiasi Herero scoperto nei confini del territorio tedesco, armato o disarmato, con o senza bestiame, sarà ucciso. Non tollero neppure la presenza di donne e bambini, che devono partire o morire. Questa è la mia decisone per il popolo Herero

[2] Il termine qui è utilizzato secondo l’attuale concezione. Non poteva essere considerato “prigioniero”  anche se questo fu il termine utilizzato, perché la situazione degli ferrero nel 1905 si attaglia perfettamente a quella del “diverso” che rappresenta un pericolo per lo Stato e quindi va ristretto nelle sue libertà.

[3] Questo contributo è la sintesi di un saggio dedicato allo sterminio degli Herrero che spero possa essere pubblicato sulla nuova serie dei “Quaderni” dell’ANEI, a cui si rimanda. Per un ulteriore documentazione sugli ferrero qui si possono citare le seguenti opere. Bley H., South Africa under German Rule, London, Heinemann, 1971; Bridgman J., The revolt of the Hereros, Berkeley, University of California Press, 1981, Lindqvist S., Sterminate quelle bestie, Milano, Ponte alle Grazie, 2000.