Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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lunedì 31 ottobre 2022
domenica 30 ottobre 2022
Editoriale
E' in corso l'attività per completare il disegno di attuazione dell'impegno del CESVAM in merito ai Master. Oltre ad assolvere ad una peculiare azione di ricerca e di divulgazione della cultura, come noto il CESVAM rappresenta una delle attività che incrementa anche le entrate del Bilancio dell'Istituto. Questa importante funzione, che discende dal principio che all'Istituto occorre anche dare oltre che chiedere, non rappresenta uno degli obiettivi primari, anche se importante. L?avvicinamento e il coinvolgimento di giovani ricercatori è l'essenza della attività del CESVAM. Tale coinvolgimenti avviene attraverso le proposte didattiche dei Master. Come scritto sul bando di tali Master, questi devono essere finalizzati al prosieguo degli studi e delle ricerche in fase applicativa. Per questo la proposta ai frequentatori consiste nel produrre un articolo per la rivista QUADERNI, riverbero divulgativo degli argomenti di Tesi. Un un ulteriore passo, sulla base delle ricerche sviluppate, si propone di pubblicare tali ricerche sui CESVAM Papers, e quindi, se si prosegue su questo sentiero arrivare alla pubblicazione di un volume. UN percorso che è naturale per chi sostene studi post universitari. Ora questo percorso si sta per realizzare attraverso l'attività della Dott.ssa Monica Apostoli, caporale maggiore scelto dell'Esercito, sul tema del "Genio Telegrafisti nella Prima Guerra Mondiale". Testo in cui molta parte è dedicata alla individuazione delle Medaglie al Valore dei componenti le compagnie telegrafiste della Grande Guerra. Un lavoro degno di nota che rappresenta per il CESVAM un traguardo di tutto riguardo. (Massimo Coltrinari)
sabato 29 ottobre 2022
Copertina Ottobre 2022
Anno LXXXIII, Supplemento on line, X , 2022, n. 81
venerdì 28 ottobre 2022
Bibliografia Ettore Viola
ARCHIVIO
I Libri del Centenario
Volumi di Ettore Viola, uno dei fondatori dell'Istituto del Nastro Azzurro
giovedì 27 ottobre 2022
Poesia per un caduto a Cefalonia
ARCHIVIO
CONTRADA TRAMONTI - CEFALONIA
Allo zio Benedetto
Nella profondità dell’intenso blu
una beffarda gonfia luna
guarda sorniona il cielo,
beffarda del nostro credo,
dei mille rivoli di sangue
con cui dissetiamo la terra
e giace il volto di colui che non torna
perso nelle mille e mille memorie
di storie e gesti oltre il tempo,
feroci atti dispersi nel tempo
nelle aride pietraie della storia,
isole omeriche sorridenti al cielo
giacigli di stanche lune
dissolte in fili di fumo ondeggianti al vento,
mentre sotto l’argenteo ulivo
siede la nera madre,
sguardo perso sull’infinita strada
dell’ultimo eterno passo.
Ten. Cpl. Art. Pe.
Sergio Benedetto Sabetta
Finalista poesia per la
pace 2022
“Premio Letterario
Internazionale Città di Arce 2022”
mercoledì 26 ottobre 2022
martedì 25 ottobre 2022
Volume. La Magistratura delle Corti d'Onore.
Una delle tante piaghe sociali che affliggevano la nostra società di inizio secolo e negli anni seguenti era la convinzione che le offese all’onore di una persona potesse essere lavato solo con il sangue versato. Da qui, erede di una tradizione e convezione che affonda le sue radici nel medioevo, persisteva il duello, sia all’arma bianca che con le armi da fuoco. Un codice ed una procedura be precisa stabiliva le regole con tanto di testimoni, padrini ed anche di medici. Era dalla legge vietato, ma tollerato ed era in voga fra le classi ben abbienti, mentre quelle proletarie avevano ben altri problemi che ricorre alle armi per risolvere questioni di prestigio e d’onore. Uno delle ragioni per cui fu istituito l’Istituto del Nastro Azzurro, che occorre ribadirlo non è una associazione, altrimenti non avrebbe potuto assolvere a funzioni di magistratura e di giustizia, è proprio quella di risolvere le questioni d’onore. Essendo composto solo da Decorati, questa funzione era poste in buone mani, in quanto l’onore era stato dimostrato sul campo di battaglia e riconosciuto. Il presente volume vuole documentare in questa data centenaria, l’attiva delle Corti d’Onore sia quella centrale che quelle istituite presso ogni Federazione provinciale. Un quadro d’insieme per avere conto del fatto che questa attività, ovvero porre fine alla piaga del duello, attività aiuta anche dall’evolversi e dal superamento nella nostra società di determinati concetti.
I limiti di tempo sono dettati dall’arco di tempo in cui le Corti d’Onore hanno svolto la loro funzione, cioè dalla fondazione dell’Istituto fino agli anni sessanta del ‘900. I limi ti spazio sono i luoghi ove le Corti d’Onore hanno esercitato la loro funzione.
Come per gli altri libri dedicati alla data centenaria dell’istituto si ipotizza la pubblicazione di volumi ulteriori, qualora nel corso della ricerca in essere emergessero ulteriori materiali, come ad esempio il confronto con similari istituzione in altri paesi d’Europa, volumi che andrebbero ad affiancarsi per completezza al presente.
Bozza non definitiva.
lunedì 24 ottobre 2022
Anno Domini 1312: Le Canarie mitiche Isole Fortunate, in un planisfero medievale genovese.
UNA FINESTRA SUL MONDO
di
Alfonso Licata
Le Isole Fortunate, ovvero le isole che attualmente compongono l’Arcipelago
Canario, rappresentano, fin dal periodo classico, un luogo assai suggestivo in
cui si concentrano miti, leggende, ipotesi letterarie.
Conosciute dagli antichi, la loro riscoperta geografica nel 1312 da
parte del navigatore italiano (precisamente ligure) Lanzarotto Malocello segna
l’inizio del periodo delle grandi scoperte.
L’Oceano Atlantico costituiva una barriera insuperabile a causa delle credenze
mitologiche dell’epoca e le navi non si avventuravano verso l’ignoto per
paura di andare incontro a seri pericoli. Pertanto, la conoscenza che il mondo
medievale aveva delle Isole Canarie si era perduta nell’oblio.
Il primo contatto, o per meglio dire il riavvicinamento con l’Arcipelago
canario avvenne soltanto nel Basso Medioevo, mentre si attraversava il periodo
pre -rinascimentale di transizione verso il Rinascimento. I primi viaggi in
direzione delle Isole Canarie si realizzarono verso la fine del XIII secolo, o
probabilmente ancora prima, e si fecero sempre più frequenti nel successivo XIV
secolo.
Si trattò di viaggi per lo più a scopo commerciale, con partenza dall’area del
Mar Mediterraneo, che videro come protagonisti assoluti i genovesi, seguiti da
catalani e maiorchini e poi, via via, da portoghesi e castigliani.
Fu così che i Fratelli Vadino e Ugolino Vivaldi, genovesi, nella primavera del
1291 organizzarono il primo viaggio dell’epoca alla ricerca di nuove rotte per
giungere alle Indie. Ma, come anzidetto, fu un altro italiano, nativo di
Varazze, Lanzarotto Malocello, ad arrivare a Lanzarote, la più settentrionale
delle Isole Canarie. A detta isola il Malocello diede il suo nome e ,nel 1339,
questo territorio insulare, unitamente all’Isola di Fuerteventura, comparve con
il nome Insula de Lanzarotus Marocelus , contrassegnato dalla croce di
Genova di colore rosso, nel portolano realizzato dal cartografo maiorchino di
origine – anch’esso – italiana, Angelino Dulcert.
In verità, però, circa 27 anni prima, con tutta probabilità nel 1312, alcune
isolette senza nome, una delle quali alla stessa altezza delle attuali Isole
Canarie che può essere ben identificata come Lanzarote, erano già state
disegnate nel planisfero genovese di Frate Giovanni da Carignano. Nella parte
sinistra della carta (riprodotta nel 1925
nell’opera editoriale della Societè Royale de Geographie d’Egypte
a cura di Charles de La Ronciere dal titolo La decouverte de l’Afrique au Moyen
Age-Cartographes et Explorateurs- Tome premier, Pl.VI ) risulta altresì presente
una scritta in latino a caratteri molto piccoli, per metà cancellata e quindi
non bene leggibile, che recita più o meno così: “decem mai spacium denotat
mediana quinquaginta…..tis per terram dpt unas interislas “. Con tale
scritta il cartografo pare voler segnalare la presenza di un’ isola ubicata
alla distanza di cinquanta miglia dalla terraferma, incorrendo all’epoca
in un errore di valutazione in ordine alla effettiva distanza di Lanzarote dall’Africa ( Capo di Nun),
essendo questa di circa 230 km.
Tuttavia
sarebbe questa la prima rappresentazione, di almeno una delle Isole
Canarie , riportata su una carta nautica.
Purtroppo l’originale del planisfero in questione and0’ distrutto dai
bombardamenti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale e pertanto oggi ogni
studio deve fare riferimento ad alcune fotografie del planisfero, di scarsa
qualità, riproducenti l’originale perduto (si vedano in proposito “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle
Canarie”, di Alfonso Licata, Roma, anno 2012,
Ed. CISM – Stato Maggiore della Difesa e “Redescubrimiento e conquista de
las Afortunadas”di Maria Josè Vazquez de Parga y Chueca, anno 2002,
Ed. Dos Calles-Theatrum Naturae).
Successivamente altri viaggi oltre le Colonne d’Ercole furono intrapresi per
recarsi alle Canarie, sia da altri italiani che da spagnoli e portoghesi, fino
alla Conquista armata dell’Arcipelago e alla sua posteriore Colonizzazione.
Le Canarie, quindi, a meta del XIV secolo risultavano ormai ben
conosciute.
Ė la letteratura che di tutto questo brano di storia ci rende valida
testimonianza laddove i maggiori Letterati greci e romani, a partire
da Omero, Esiodo, Pindaro, Sallustio e Plinio il Vecchio, sin dall’Epoca
Antica ( VIII Secolo a.C.) nelle loro stupende, immortali opere ,
citano, invocano e descrivono le Isole Fortunate in una sorta di
venerazione.
nELLA FOTO: PLANISFERO GENOVESE DI GIOVANNI DA CARIGNANO –
Anno 1312 circa
domenica 23 ottobre 2022
La Battaglia di Ravenna nell'ambito della "piannurizzazione" della guerra partigiana Marzo 1945
DIBATTITI
La descrizione di Arrigo Boldrini
Arrigo Boldrini, Medaglia d'Oro al valor Militare
"Qui
i partigiani, eseguendo una manovra “irradiante” di primo ordine per ardimento
e capacità tattica (concentrazione a tergo dell’avversario e attacco su sette
direttrici divergenti), raggiungono tutti gli obiettivi concordati col Comando
dell’VIII armata: sono invece gli alleati che non sfruttano pienamente il
successo e nuovamente si arrestano. E’ questo l'episodio più significativo di
tutta la campagna d'Italia sotto l'aspetto della collaborazione fra partigiani
e alleati, e perciò riteniamo opportuno ripotare un rapporto inedito di
Boldrini: importante specie per le considerazioni finali sulla condotta di
guerra degli angloamericani:
II
Comando partigiano della divisione Ravenna aveva ripetutamente fatto presente
al Comando dell'VIII armata che era possibile liberare Ravenna e spingersi
oltre il fiume Sillaro ed il basso corso del Reno, e che “il nemico stava con
un piede a terra e l'altro alzato pronto a ritirarsi sul Reno o sul Po”.
sabato 22 ottobre 2022
Diplomazia segreta in Vaticano
UNo dei volumi che si aggiunge a quelli che già trattarono le attività "coperte" del Vaticano durante la Grande Guerra.Interessante per comprendere il ruolo, che non fu equidistante, svolto dalla Santa Sede nel primo conflitto mondiale
venerdì 21 ottobre 2022
Volume. I Congressi Nazionali. Premessa
ARCHIVIO
i Libri del Centenario
La vita dell’Istituto del Nastro Azzurro nei suoi cent’anni di esistenza è stata scandita dai suoi Congressi Nazionali. Il momento focale di ogni periodo che ha dettato il percorso da seguire, a seconda dei tempi e delle circostanze. Il presente volume vuole, nella data centenaria che ricorre quest’anno dare una testimonianza documentale ed iconografica d di questa attività, ponendo a base i relativi atti o ricostruendo fin dove possibile in carenza di documentazione dovuta ai periodi difficili e tormentati.
I limiti di tempo sono individuati nell’arco dei trentuno congressi tenuti dal 1923 ad oggi, mentre i limiti di spazio sono le sedi ove si sono svolti. La ricerca, come per gli altri volumi per il centenario, è in itinere ed è prevista la possibilità di edizioni ulteriore di questo volume, qualora nel corso di essa emergessero materiali e documenti tali da giustificare la pubblicazione
giovedì 20 ottobre 2022
Uno scritto a ricordo di Caporetto
APPROFONDIMENTI
La Grande Guerra e
l’attività diplomatica dell’Italia
Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio
Benedetto Sabetta
“La verità è che l’Italia esibiva al massimo
grado la fragilità del liberalismo”(255, Stone N., La grande Europa
1878-1919, Laterza 1986).
Nel
ripetersi all’inizio del secolo di una serie di crisi che sembrarono portare
nel 1911 e nel 1913 al pericolo di una deflagrazione europea, Giolitti e San Giuliano
strinsero ulteriormente i rapporti con le potenze della Triplice Alleanza, in
reazione al persistente contrasto nell’area del Mediterraneo con la Francia, si
otteneva inoltre il vantaggio di controllare le mosse dell’Impero
Austro-Ungarico nell’area balcanica al fine di impedire il ripetersi dello
scacco subito nella crisi bosniaca del 1908.
Il rapporto
di alleanza con l’Austria e la Germania era funzionale sul piano internazionale
al contenimento nel Mediterraneo all’espansione coloniale della Francia
(Tunisia) e nei Balcani, conseguentemente nell’Adriatico, il contenimento del
nazionalismo slavo (Serbia) appoggiato dalla Russia, sul piano interno, dopo
Porta Pia e la caduta del II Impero in Francia a seguito della sconfitta di
Sedan, con la conseguente nascita di una repubblica fortemente anticlericale,
della soluzione della “questione romana” con il contenimento delle forze
clericali e il loro isolamento in Austria, come acutamente osservato da Andràssy.
L’alleanza
con Vienna si fondava su interessi più stretti rispetto ai legami con Berlino,
in cui tra l’altro il kulturkampf poneva un ulteriore problema nei rapporti in
Italia tra Chiesa e Stato, così mentre l’Italia frenava l’irredentismo che
avrebbe potuto condurre nei Balcani alla dissoluzione dell’Impero e alla
nascita di un forte stato slavo ai confini oltre l’Adriatico,
l’Austria-Ungheria non dava spazio alle forze clericali sfruttando la questione
romana che rimaneva un fatto puramente interno al nuovo Stato italiano,
entrambi poi pur mantenendo buoni rapporti con la Germania non si
compromettevano in una lotta contro la Francia o il Vaticano, così che se il
Visconti Venosta aveva offerto dopo Porta Pia di portare la questione innanzi
alle potenze in una conferenza internazionale, il conte Beust, ministro degli
afferi esteri austro-ungarico, aveva fatto cadere la questione.
Dopo il 1870
i legami con l’Austria furono particolarmente cordiali e più intensi che con
Berlino, anche se nel 1872 il Principe ereditario italiano aveva partecipato
alla cerimonia del Battesimo della figlia dei Principi reali tedeschi, questo
sebbene vi fossero state delle tensioni a seguito delle pressioni interne degli
elementi cattolici sulla Corona imperiale per la questione romana e per
l’azione in Francia di Garibaldi nella recente guerra franco-prussiana,
tuttavia a seguito delle possibili ripercussioni politiche derivanti dal dogma
dell’infallibilità e dalla necessità di evitare ulteriori tensioni
internazionali, si decise per il non intervento (Discorso della Corona al Reichstag del 21
marzo 1871).
La Triplice
Alleanza si fondava sul reciproco impegno implicito di Vienna e di Roma di non
sollevare la questione romana in cambio della rinuncia all’irredentismo,
nessuna dichiarazione esplicita al fine di evitare tensioni interne, il
desiderio iniziale del Bismark, di mediare tra il Vaticano e il governo
italiano, per non fare apparire ai cattolici tedeschi la futura alleanza con
Roma un riconoscimento della situazione di fatto, fu bloccato da Vienna che
manifestò a Berlino la volontà dell’Impero di non essere coinvolto nella
questione romana, essendovi il rischio di creare solo un vespaio senza che
l’Italia potesse offrire qualcosa di valido al Vaticano, favorendo al contempo
nell’Impero le forze centrifughe sempre presenti come ebbe a notare il Kàlnoky.
Il problema
dell’accordo con la Russia fu fatto cadere da Bismark a seguito delle posizioni
sempre più panslaviste di Pietroburgo, fu così sanzionato nel Trattato il
precedente accordo già implicitamente in atto del periodo Andràssy, l’accordo
fu sanzionato con la visita a Roma del Principe ereditario tedesco nel 1883,
d’altronde la pura neutralità proposta dal Bismark non era funzionale secondo
il Mancini ad un paese privo ancora del rispetto derivante dalla gloria
militare.
La
progressiva democratizzazione della politica operata dal Giolitti, che si
appoggiava ai voti cattolici, fece temere la fine dello Stato liberale come
acutamente osservato dal Missiroli, d’altronde il clericalismo in Francia al
volgere del secolo non sembrava costituire più un problema, vi erano inoltre le
pressioni dei socialisti che sembravano mettere ulteriormente in discussione il
vecchio Stato uscito dal Risorgimento, sembrò alle forze moderate eredi della
<Destra storica guidate da Salandra e Albertini quale unica via di uscita la
partecipazione alla guerra, al fine di creare al contempo patriottismo e
ordine, non restava che decidere a fianco di chi scendere in campo.
Se
nell’autunno 1914 si vennero costituire molti gruppi interventisti fu
“un’associazione quanto mai riservata e segreta, comprendente Salandra,
Sonnino, il re e uno o due fidati colleghi” la più efficiente (Whittam, Storia dell’esercito italiano,
284, Rizzoli 1979), la loro segretezza risiedeva non solo nel timore di
rappresaglie tedesche ed austriache, ma anche dalla certezza della contrarietà
degli italiani tanto cattolici, che socialisti e giolittiani all’entrata in
guerra, la segretezza e l’incomprensione anche con l’esercito era tale che
neanche Cadorna e lo Stato Maggiore erano al corrente degli sviluppi
nell’autunno 1914, tanto che si parlava di una guerra limitata (piccola guerra)
che non esaurissero le risorse del Paese già compromesse dall’impresa di Libia
e non disarticolassero gli equilibri sociali (Salandra).
Vi fu a
partire dalla fine del 1914 e i primi mesi del 1915 una doppia trattativa con
Vienna e con l’Intesa, la classe dirigente
italiana fu travolta da una ubriacatura retorica per gli interventisti
ed una contrapposta pavidità dei neutralisti conservatori, nel silenzio del Salandra e del Giolitti, si giunse al
Patto di Londra firmato il 26 marzo del 1915, esso era incentrato
principalmente sulla questione adriatica con l’attribuzione all’Italia della
provincia dalmata con le sue isole
(art.5), della città di Valona con l’isola Saseno (art. 6), il confine
con l’Austria stabilito al Brennero e nell’oriente fino al Golfo di Fiume
escluso (art. 4), il raggiungimento dei confini previsti agli artt. 4-5 e 6
conduceva automaticamente allo smembramento del residuo stato albanese a favore
della Grecia, della Serbia e del Montenegro, salvo uno Stato simbolico
neutralizzato con protettorato italiano, nell’assicurare ipotetici guadagni in
Asia minore a spese dell’Impero ottomano (art. 9) impegnava le parti a non
considerare la Santa Sede parte della futura conferenza della pace (art.15).
Uno dei
primi problemi che si sarebbero presentati era il mancato accordo con la Serbia
che vedeva con sospetto la spinta verso la Dalmazia e le sue isole dell’Italia,
circostanza che sembrava ridurle le prospettive sull’Adriatico, tutto il patto
si fonda sulle rivendicazioni nazionali ma queste, se appaiono accettabili
riguardo all’impostazione per Parigi e Londra, non lo sono altrettanto per la
Russia che appoggia la Serbia quale punta avanzata del panslovismo, inoltre si
dà per scontato che non vi saranno mutamenti strategici e politici durante la
guerra, la diplomazia italiana resta attaccata all’impianto originario del
Patto di Londra e pertanto risulta impreparata per le modifiche che le
dinamiche della guerra imporranno.
La politica
adriatica che Sonnino intendeva era
di sostituirne nel predominio dell’area dell’Austria, senza tuttavia integrarla
con una adeguata politica danubiano-balcanica, l’effetto immediato della
differenza di Belgrado fu il mancato coordinamento sul piano militare con la
conseguente perdita di efficacia dell’azione militare italiana, né la
diplomazia italiana si impegnò verso la Romania e la Bulgaria, inoltre vi fu
una ambiguità nel dare attuazione all’art. 2 del Trattato che imponeva di
perseguire la guerra in comune con la Francia, Gran Bretagna e Russia contro
tutti i loro nemici, infatti venne conclusa il 21/5/1915 con la Germania una
convenzione per la tutela dei reciproci interessi in questo periodo di emergenza
e la dichiarazione di guerra dell’Impero ottomano avvenne solo il
21/8/1915, mentre la dichiarazione del 5/9/1914 con cui gli alleati
anglo-franco-russi si impegnavano a non accedere a paci o armistizi separati,
fu data dal governo italiano solo nel dicembre 1915 dopo laboriosi e riottosi
negoziati.
Solo dopo
una serie di amari e sospettosi scambi diplomatici Salandra si rese conto della necessità di dichiarare guerra alla
Germania (25/8(1916), al fine di partecipare alla sistemazione post-bellica
dell’oriente ottomano, ma in realtà si viene a temere più il futuro accrescersi
del potere della Francia che della Germania (San Giuliano), vi era tra gli alleati e l’Italia una differenza
reciproca che si manifestava nel ritardo informativo sulle decisioni relative
al Mediterraneo orientale da parte degli alleati, la diplomazia italiana si
arroccava sulle clausole del Patto di Londra che prevedeva la sopravvivenza
dell’Impero ottomano, nonostante che Sonnino
già dall’ottobre 1916 si rendesse conto della volontà anglo-franco-russa di
smembrare i territori dell’impero, il tentativo di inserirsi nei giochi
attraverso un accordo diretto con la Russia ebbe un breve successo, in quanto
l’accordo del dicembre 1916 fu travolto con la rivoluzione del marzo 1917 che
fece cessare la Russia zarista.
L’accordo di
Saint Jean de Maurienne del 19/4/1917 tra Italia, Inghilterra e
Francia sul Mediterraneo orientale per cui l’Italia otteneva Smirne e una sfera
di influenza nel suo retroterra, risultarono precari sia per la stessa ritrosia
anglo-francese che per il precipitare degli eventi in Russia essendo collegati
ad un futuro placet di Pietroburgo, la disfatta di Caporetto, l’uscita della
Russia dalla guerra e il crescente peso dell’intervento americano lo resero del
tutto superato, la necessità di un supporto alleato al fronte e di un
coordinamento con gli altri fronti, l’influenza americana attraverso la sua
produzione bellica ed il massiccio arrivo di uomini e mezzi, modificò le
direttive politico-militari del conflitto .
Analogo
scacco la diplomazia italiana lo aveva subito in estremo oriente nel 1899,
quando il governo Pelloux aveva reclamato la base navale di San Mun a
seguito della spartizione in atto tra russi, inglesi e tedeschi della Cina, i
cinesi nonostante l’arrivo di tre navi da guerra italiane al largo della costa
si rifiutarono di fare concessioni e gli inglesi a loro volta rifiutarono
l’autorizzazione all’uso della forza, il risultato fu “un imbarazzante fisco
diplomatico” (212, J. Whittam, Storia
dell’esercito italiano, Rizzoli 1979).
La vittoria
sembrò aprire notevoli prospettive all’Italia e permetterle di ottenere quanto
richiesto, tuttavia l’eliminazione dalla scena mondiale delle potenze centrali,
con la disgregazione degli imperi austroungarico e ottomano, gli sconvolgimenti
della Russia e il potere crescente americano, aveva spostato l’asse diplomatico
sull’Atlantico con un rapporto Inghilterra, Francia U.S.A. riducendo le
possibilità di manovra per la nostra diplomazia, d’altronde i 14 punti di Wilson fanno sì che siano superati i
presupposti del Patto di Londra, riducendo ad una marginalità progressiva l’Italia,
come ben si evidenzia con la II Guerra Mondiale, gli stretti rapporti tra
U.S.A. e fronte francese rende evidente la nostra marginalità e la dissoluzione
dell’Impero asburgico coglie la nostra diplomazia del tutto impreparata, con
evidenti somiglianze circa l’attuale situazione tanto verso l’U.E. che verso il
fronte sud del Mediterraneo, dove appare evidente tanto l’insufficienza
dell’Italia nell’essere leader dell’area Mediterranea quanto l’attivismo
francese nel volere modificare e presiedere le dinamiche nella sponda africana
del bacino mediterraneo, un ulteriore elemento ben evidente è l’opportunità se
non la necessità di un contrappeso all’Europa renana che non potendo risiedere,
come più volte dimostrato dai recenti fatti politici e finanziari, nell’area
mediterranea non resta che riproporla nell’area storica danubiana quale erede
dell’Impero asburgico e cerniera tra Est ed Ovest, Nord e Sud, in cui Vienna
riacquista una funzione diplomatica di coordinamento.
Si può
pertanto concludere con le parole di Melograni:
“Nazionalisti, cattolici, socialisti, malandrini, giolittiani scelsero le loro
linee di condotta in base alla logica della società politica.
Ma nelle
città come nelle campagne larghe masse scarsamente politicizzate rimasero
sostanzialmente estranee al dibattito sull’intervento e mantennero un
atteggiamento indifferente – talvolta intimamente ostile – verso la guerra
ormai in atto. […]
Si potè
inoltre constatare che in molte località, soprattutto del Mezzogiorno, le
agitazioni in favore dell’intervento, più che esprimere una consapevole e ben
determinata volontà di prendere parte al conflitto europeo, aveva voluto
rappresentare l’affermazione di una tendenza di politica interna contro
un’altra tendenza di politica interna: avevano avuto il preminente scopo di
impedire la caduta del governo Salandra non perché esso fosse il governo della
guerra, ma perché esso si opponeva al sistema giolittiano ed era guidato da un
uomo politico meridionale” (3-5, P. Me3lograno, Storia Politica della Grande
Guerra 1915/1918 – Ed- Laterza, 1972).
Le
conseguenze più dirette della guerra si abbatterono sulla piccola e media
borghesia, che aveva visto assottigliarsi molte sue fonti di reddito in seguito
all’inflazione monetaria.
I grandi
industriali, i grandi commercianti e finanzieri si erano arricchiti con la
guerra; il proletariato era riuscito a strappare salari più alti ed a tutelare
i suoi interessi attraverso l’organizzazione sindacale. Viceversa, “una feroce
ironia della storia” aveva fatto sì che proprio le classi medie fossero
rovinate da quella guerra che in esse aveva trovato i più entusiastici
sostenitori” (557, P. Melograni,
Storia politica della Grande Guerra 1915/1918, Ed. Laterza, 1972).
( A ricordo della
disfatta di Caporetto, delle centinaia di migliaia di profughi e di mia madre Rita
Clementina Mattiuzzo che tra essi nacque a Paese, vicino al Piave, il 21/3/1918).
mercoledì 19 ottobre 2022
Rivista "Gnosis" Rivista Italiana di Intelligence 2/2022
NOTIZIE CESVAM
Da portale della Rivista:
La Rivista, in questo secondo numero dell’anno, offre un percorso diacronico di riflessioni sull’intelligence. L’itinerario guida tra le pagine della storia operativa, illustrando come l’attività informativa abbia raggiunto nuovi orizzonti sotto la spinta della tecnologia e del carisma di agenti lungimiranti, capaci di cogliere – a livelli diversi e in tempi distinti – segnali di cambiamento e di intercettarne il potenziale con progettualità propizia, prassi illuminate e una spiccata vocazione al futuro. Dopo il tradizionale incontro con Sergio Romano, che anticipa ai lettori di Gnosis i contenuti del suo prossimo libro sulle tensioni tra Russia e Ucraina, Basilio Di Martino ci accompagna tra Ottocento e Novecento, nel clima entusiastico per l’avvento della fotografia e delle comunicazioni elettriche che rivoluzionarono anche la raccolta intelligence e migliorarono gli strumenti di coordinamento nello sviluppo delle condotte belliche interforze. S’inaugurò una nuova dimensione competitiva tra le potenze degli ordini mondiali che si sarebbero succedute, in una spirale prometeica di conquiste scientifiche dual use il cui impiego in ambito militare avrebbe connotato le guerre del Novecento. Gregory Alegi ne testimonia la portata attraverso le fasi evolutive dell’Aeronautica Militare italiana e delle sue attitudini informative, dalle ricognizioni al Sigint. Sensibilità riscontrabile anche da parte tedesca – come sottolinea Mirko Molteni – in virtù dell’intuizione e delle competenze organizzative di Theodor Rowehl che, nel Secondo conflitto mondiale, fondò sulla ricognizione segreta la riuscita del Blitzkrieg. In un ambito in cui s’intrecciano le capacità di operare in mare, terra e cielo, Ezio Ferrante recupera esempi di successi dell’impegno d’intelligence della Marina italiana, noti nei consessi internazionali, forse meno in quelli nazionali, come il “colpo di Zurigo” del 1917, la “beffa delle navi” del 1941 e l’ausilio alla soluzione della crisi dei missili di Cuba del 1962. Di ciò sono altresì indicativi gli articoli di Umberta Porta, sulla genialità del Comandante Eliso Porta – chiara prova del sottostimato sostegno dei crittografi alla Regia Marina durante la Seconda guerra mondiale – e di Claudio Rizza (II parte), sul brillante coordinamento, nel 1915, di azione marittima – con “nave civetta” – e approntamento di fonti umane per il contrasto degli UBoot austro-tedeschi nel Mediterraneo. La crescente professionalità degli agenti, unita allo sviluppo dei mezzi tecnologici e a una progressiva razionalizzazione ordinativa e funzionale degli Organismi, consentì in quegli anni di conseguire risultati di rilevanza strategica in momenti decisivi per l’affermazione internazionale del Paese: anticipando l’offensiva austriaca e permettendo la predisposizione di una più idonea linea di difesa sul Piave nel solstizio d’estate del 1918 (Filippo Cappellano); cogliendo, attraverso una diffusa rete intelligence, l’atteggiamento di Vienna tra le due guerre, ben oltre le apparenze diplomatiche (Giovanni Punzo); gestendo le potenzialità Humint dei prigionieri seguendo un modello senza retorica, ma efficacemente e pragmaticamente “umano”, durante il Secondo conflitto mondiale (Enrico Cernuschi); calibrando felicemente raccolta informativa e inganno per disinnescare offensive jugoslave pericolose sul fronte dell’Albania negli anni Quaranta (Emilio Tirone). Robert A. Graham S.J., nel disegnare la febbrile attività delle ambasciate presso il Vaticano sotto Pio XII, sottolinea il successo d’importanti attività di spionaggio, soprattutto ai danni della rappresentanza americana, a opera di un gruppo del Servizio informazioni militare diretto dal capitano Manfredi Talamo, che preparò la decifrazione dei messaggi sui movimenti inglesi in Africa favorendo così l’avanzata di Rommel. L’alta valenza tattica di un sistema informativo organizzato è quindi parte dell’analisi di Gastone Breccia il quale, approfondendo il tema della guerra non convenzionale e il carattere dell’intelligence quale attività connaturale a ogni confronto bellico, dimostra come la stessa non sia mai stata prerogativa assoluta degli Stati sovrani, esistendo nella storia dei conflitti armati numerosi esempi di applicazione delle sue tecniche più classiche anche da parte di combattenti irregolari, dai guerriglieri ai moderni gruppi terroristici. A seguire, Adriano Soi ci offre un ritratto inedito di Fulvio Martini, capo del Sismi dal 1984 al 1991. Dell’ammiraglio triestino si occupa anche Andrea Vento, il quale, in particolare, ne ricorda i rapporti con Stane Brovet, suo omologo in Jugoslavia e rispettato antagonista, e il loro contributo alla postura del nostro Paese rispetto alla crisi dei Balcani meridionali dei primi anni Novanta. Nella galleria di “eroi” un posto d’onore è riservato a Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo, valoroso colonnello del Genio, ingegnere, artista e scrittore, di cui vengono riproposti due testi: uno testimonia la singolare creatività dell’autore, l’altro costituisce un atto di fede in difesa dell’Italia e dell’identità della sua gente. Si prosegue con gli interventi di Gianluca Falanga sulla Siria durante la Guerra fredda in Medio Oriente nel quadro degli interessi sovietici, anche mediati dai rapporti con la Repubblica Democratica Tedesca, e di Paolo Bertinetti, che dedica alcune pagine a Geoffrey Household, scrittore inglese raggiunto dalla fama con un romanzo che, in modo originale, ripropose lo schema dell’uomo in fuga e della caccia all’uomo. Concludono le rubriche di: Roberto Ganganelli, sulla numismatica e la filatelia durante l’avventura dannunziana di Fiume; Elisa Battistini, che analizza la rappresentazione cinematografica dell’America maccartista e multiforme negli anni che precedono l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy in Va’ e uccidi di John Frankenheimer; Melanton, il quale ironizza sulle opinabili capacità linguistiche del sofisticato Perfetto Agente Segreto che «abbaca, labbreggia, zinzina».
SOMMARIO
PUNTO DI VISTA DI SERGIO ROMANO
ARALDICA
Sigurnosno-obavještajna Agencija (Soa) – Croazia
BASILIO DI MARTINO
La dimensione tecnologica dell’intelligence. Insegnamenti dalla Storia
GREGORY ALEGI
Gli occhi nel cielo. Appunti sul contributo dell’Aeronautica Militare alle informazioni tra ricognizione e intelligence (1947-1996)
MIRKO MOLTENI
Kommando Rowehl. Occhi d’aquila per la Luftwaffe
EZIO FERRANTE
«centum oculi vigilant pro te». Gli “occhi” della Marina in guerra e pace
UMBERTO PORTA
Eliso Porta e l’Operazione Mohawk
CLAUDIO RIZZA
La nave fantasma. Le missioni segrete della “nave civetta” Gianicolonell’estate del 1915 – II Parte
FILIPPO CAPPELLANO
Il Servizio informazioni nella battaglia del solstizio (15-23 giugno 1918)
GIOVANNI PUNZO
Dall’attentato a Dollfuss all’Anschluss. Alcuni rapporti del Sim da Vienna e Monaco
ENRICO CERNUSCHI
Parola di nemico. Le informazioni raccolte tra i marinai inglesi prigionieri in Italia, 1940-1943
EMILIO TIRONE
Informazioni e inganno. La guerra del Sim alla Jugoslavia
ROBERT A. GRAHAM S.J.
L’occhio del Sim sulla Città del Vaticano
ANDREA VENTO
L’Italia di fronte alla disintegrazione jugoslava (1989-1992)
ADRIANO SOI
Un caffè con l’ammiraglio
GASTONE BRECCIA
Guerra irregolare e Servizi d’informazione
PAOLO CACCIA DOMINIONI DI SILLA VENGO
Lettera a sir Bernard Law Montgomery
Il Fantasma Onorario
GIANLUCA FALANGA
«In bocca al lupo nella lotta contro Israele». La cooperazione Siria-Germania Orientale negli archivi della Stasi
PAOLO BERTINETTI
Geoffrey Household. Non c’è caccia come la caccia all’uomo
NUMISMATICA/ ROBERTO GANGANELLI
Fiume 1919-1920: corone, bolli tondi e stelle d’oro
CINEMA/ ELISA BATTISTINI
Va’ e uccidi (The Manchurian Candidate)
HUMOUR TOP SECRET/ MELANTON
Il lato sorridente dell’intelligence
martedì 18 ottobre 2022
Volume: Ettore Viola, uno dei fondatori dell'Istituto del Nastro Azzurro. Premessa
ARCHIVIO
I Libri del Centenario
Premessa
Ettore Viola può essere annoverato tra i fondatori,
forse il principale fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro. La sua
partecipazione alla Grande Guerra fu degna di nota tanto che la sua Medaglia d’Oro
ha avuto, forse, una delle più belle, a detta di molti, motivazione per la
concessione. Questo volume vuole ricordarlo riportando i suoi scritti sulla Grande
guerra e sulle sue vicissitudini politiche in contrasto con Benito Mussolini. Inoltre
il testo integrale di guida al Fondo “Ettore Viola” alla Biblioteca-Archivio del
Parlamento Italiano. Tutto con una premessa di introduzione che delinea il
personaggio e il decorato.
I limiti di spazio del volume sono ovviamente
collegati alla vita di Viola, quindi l’Italia ed il Sud America, dove fu
costretto ad emigrare, in quanto perseguitato dall’OVRA come oppositore al
fascismo.
I Limiti di tempo sono compresi non solo nell’arco
della sua vita ma anche negli anni in cui il suo retaggio vivificò e vivifica l’attività
dell’Istituto del Nastro Azzurro.
lunedì 17 ottobre 2022
domenica 16 ottobre 2022
La Famiglia Viola nell'albo d'oro della Nobiltà Italiana 1. Descrizione
DIBATTITI
i Libri del Centenario per
i Musei del Nastro Azzurro
in progress
sabato 15 ottobre 2022
Volume: L'Albo d'Oro dei Decorati d'Italia. Premessa
ARCHIVIO
I Libri del Centenario
Premessa
Nel corso dei suoi cento anni di vita, L’Istituto del Nastro
Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare, attraverso l’attività delle
sue Federazioni, Sezioni o Gruppi ha edito innumerevoli volumi, che in questa
ricerca abbiamo chiamato annuari, dedicati ai decorati o della loro provincia o
di particolari categorie di combattenti. LO scopo di questo volume è di
dedicare uno spazio sufficiente ad ogni annuario con relativi indicazioni, al
fine di documentare il dato: la raccolta di tutti questi annuari rappresenta,
al momento, l’Albo Nazionale dei d’Oro dei Decorati d’Italia.
I Limiti di tempo sono individuati nella misura in cui
si riuscirà ad individuare le varie pubblicazioni, ovvero dall’indomani della
fondazione dell’Istituto ad oggi
I limiti di spazio sono quelli a cui gli annuari si
riferiscono ovvero quelli pubblicati in Italia o anche quelli che sono stati
pubblicati all’estero.
Lo stato della ricerca ed il suo sviluppo è riportata
in questo volume; non si esclude però, date le possibilità limitate di questo
volume per ragioni varie, che non vi sia negli anni a venire, al pari di altri
libri del centenario, espressione di ricerche, altre edizioni che andranno ad
integrare ed affiancare il presente volume
Bozza la volume "L'Albo d'Oro dei Decorati d'Italia. Gli Annuari del Nastro Azzurro. Storia e Documetazione" in data odierna.
venerdì 14 ottobre 2022
Master di 1° Liv. e Corso di Aggiornamento. tesi di laurea approvate
NOTIZIE CESVAM
ALLA DATA ODIERNA SONO STATE APPROVATE LE TESI SOTTO INDICATE.
UNIVERSITA DEGLI STUDI
NICOLO’ CUSANO TELEMATICA ROMA
ANNO ACCADEMICO
2021/2022
Master 1° Liv Storia Militare Comparata. Dal 1796 al 1960.
Sessione di Laurea Invernale Dicembre 2022
Dott. Daniel Vignola
“Gli errori
del Piano Schlieffen e il peso del mancato apporto italiano”
“La
Battaglia di Maida – 4 luglio 1806”
“Gettysburg
1-3 Luglio 1863”
Master 1° Liv. Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi.
Sessione di Laurea Invernale Dicembre 2022
Dott.ssa Jessica Zanata
“Il
Narcoterrorismo in Messico “
Dott. Daniele Muzzioli
“Dal
Terrorismo al conflitto ibrido: L’evoluzione militare ISIS “
Corso di Aggiornamento e Perfezionamento professionale in
“Terrorismo e Antiterrorismo internazionale” Obiettivi Piani e Mezzi
Sessione di Laurea Invernale (Dicembre 2022)
Dott. Francesco La Greca. Tesi su
“LA
CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E RELAZIONE SULLA POLITICA DELL’INFORMAZIONE PER LA
SICUREZZA”