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1944.
Compendio. Il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli
Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in
modo riassuntivo, gli avvenimenti del secondo anno della Guerra di Liberazione,
il lunghissimo 1944. Nel loro approccio è centrale la figura del Decorato,
quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor
militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale
che ne viene fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci
si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che
coinvolsero di Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato
da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività.
Emergono
considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità
con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non
convenzionale.
Il volume sottolinea come il Regno d’Italia,
rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi,
portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro,
tenuta in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla
firma apposta sotto gli accordi armistiziali. Gli alleati con ciò si vogliono
presentare agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte
le loro azioni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero
hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro.
Anche
in questo 1944 le opposizioni individuali al tedesco sono sì eroiche e
significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe
tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma
non un reale pericolo. Questo che era uno dei caratteri distintivi del 1943
perde molto del suo significato sul terreno in quanto le lezioni apprese sul
campo, spesso conclusesi in tragedie hanno insegnato che occorre una
organizzazione militare precisa, che attui una strategia dal debole al forte,
che eviti la guerra classica di contrapposizione delle forze, in sostanza che
passi ad adottare la guerriglia, e il terrorismo, le uniche forme di guerra che
diano possibilità di un successo.
Nel
1944, mentre al sud si riorganizza su basi e criteri aderenti alla realtà le
forze combattenti, in un braccio di ferro con gli Alleati, che, con capofila i
britannici, voglio al massimo una partecipazione simbolica degli italiani alla
guerra, mentre il nostro Comando supremo, con a capo il maresciallo Messe preme
per avere il massimo possibile dei combattenti, al nord si organizzano le
formazioni ribelli sui criteri di una guerriglia intelligente ed efficace,
mentre in pianura si afferma l’azione “mordi e fuggi”. Con i tedeschi e i loro
alleati repubblichini che reagiscono con violenza a questi attacchi,
rafforzando sempre più i loro nemici. Nei campi di concentramento non solo in
Germania ma in quasi tutto il mondo l’internato italiano soffre, sempre in
bilico se accettare le proposte del nemico, in cambio della sopravvivenza,
oppure resistere ed andare incontro ad un triste destino.
Nei
paesi che nell’ambito della alleanza con la Germania abbiamo occupato, i
soldati italiani in piccola parte sono entrati nelle formazioni di resistenza
locali, sempre malvisti e guardati con sospetto, essendo dei ex oppressori,
dall’altra accettati in quanto utili alla causa. Ma se per i combattenti è
facile farsi accettare con il valore mostrato in combattimento, per coloro che
si sono nascosti per sottrarsi alla
cattura tedesca, la vita è veramente difficile. Hanno tutti contro. In particolare
in Grecia la situazione è veramente difficile in quanto il popolo ellenico è
fortemente diviso, la reazione al tedesco frammentaria, ma tutti sono uniti in
un sol punto: il rancore e l’odio verso gli italiani, come se questi fossero la
causa di tutti i mali.
Si
ribadisce quello che si scrisse nella presentazione del Compendio del 1943: le
vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella
coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate
l’anatema dannunziano del prigioniero d guerra come peccatore mortale contro la
Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro
sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di
trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata
concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra
mondiale. Nel 1944 su questo fronte della guerra di liberazione si apre un
altro capitolo doloroso: la vicenda dei prigioneri italiani in URSS, che avrà
strascini per lunghi anni nel dopoguerra.
Nel
campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo
come la Repubblica Sociale Italiana, non riesce a conquistare il cuore e le
menti degli Italiani. La fucilazione dei Gerarchi l’11 gennaio 1944 a Verona,
compreso Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, il processo di parma agli
Ammiragli Campioni e Mascherpa, i rastrellamenti indiscriminati spesso con
violenza inaudita senza motivi reali vengono interpretati non come azioni di
diritto, nel concetto romano “dura lex, sed lex” ma semplicemente come vendette
pure e semplici, sena fondamenti di diritto , per mascherare gli errori del più
forte, o per piaggeria nei confronti dell’alleato tedesco, il quale in
tantissime circostanze mostra apertamente il suo disprezzo per i fascisti di
Salò. Non pere altro, a loro insaputa, tutte le agenzie di sicurezza tedesche,
con capofila le SS, la Gestapo, e lo SD, in Italia già da settembre 1944
intavolano trattative con gli Alleati in Svizzera, trascurando ogni
considerazione per gli uomini della RSI. Mussolini saprà di queste trattative
il 25 aprile in Arcivescovado direttamente dagli uomini del CLNAI e ne rimane
sconvolto.
Come
il compendio del 1943, anche il Compendio del 1944 vuole essere un primo e
sommario elenco degli spunti che il compendio propone. Questo volume vuole
presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi
per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni
parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente,
che, peraltro, sono la matrice della architettura socio-politico-economica della
collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri
nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per
poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi
solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura
del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce
ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome.
Il
Collegio dei Redattori
Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO
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