Cerca nel blog

domenica 24 novembre 2024

Compendio 1944 Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione - Prefazione

 ARCHIVIO


1944. Compendio. Il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in modo riassuntivo, gli avvenimenti del secondo anno della Guerra di Liberazione, il lunghissimo 1944. Nel loro approccio è centrale la figura del Decorato, quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale che ne viene fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che coinvolsero di Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività.

Emergono considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non convenzionale.

 Il volume sottolinea come il Regno d’Italia, rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi, portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro, tenuta in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla firma apposta sotto gli accordi armistiziali. Gli alleati con ciò si vogliono presentare agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte le loro azioni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro.

Anche in questo 1944 le opposizioni individuali al tedesco sono sì eroiche e significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma non un reale pericolo. Questo che era uno dei caratteri distintivi del 1943 perde molto del suo significato sul terreno in quanto le lezioni apprese sul campo, spesso conclusesi in tragedie hanno insegnato che occorre una organizzazione militare precisa, che attui una strategia dal debole al forte, che eviti la guerra classica di contrapposizione delle forze, in sostanza che passi ad adottare la guerriglia, e il terrorismo, le uniche forme di guerra che diano possibilità di un successo.

Nel 1944, mentre al sud si riorganizza su basi e criteri aderenti alla realtà le forze combattenti, in un braccio di ferro con gli Alleati, che, con capofila i britannici, voglio al massimo una partecipazione simbolica degli italiani alla guerra, mentre il nostro Comando supremo, con a capo il maresciallo Messe preme per avere il massimo possibile dei combattenti, al nord si organizzano le formazioni ribelli sui criteri di una guerriglia intelligente ed efficace, mentre in pianura si afferma l’azione “mordi e fuggi”. Con i tedeschi e i loro alleati repubblichini che reagiscono con violenza a questi attacchi, rafforzando sempre più i loro nemici. Nei campi di concentramento non solo in Germania ma in quasi tutto il mondo l’internato italiano soffre, sempre in bilico se accettare le proposte del nemico, in cambio della sopravvivenza, oppure resistere ed andare incontro ad un triste destino.

Nei paesi che nell’ambito della alleanza con la Germania abbiamo occupato, i soldati italiani in piccola parte sono entrati nelle formazioni di resistenza locali, sempre malvisti e guardati con sospetto, essendo dei ex oppressori, dall’altra accettati in quanto utili alla causa. Ma se per i combattenti è facile farsi accettare con il valore mostrato in combattimento, per coloro che si sono nascosti  per sottrarsi alla cattura tedesca, la vita è veramente difficile. Hanno tutti contro. In particolare in Grecia la situazione è veramente difficile in quanto il popolo ellenico è fortemente diviso, la reazione al tedesco frammentaria, ma tutti sono uniti in un sol punto: il rancore e l’odio verso gli italiani, come se questi fossero la causa di tutti i mali.

Si ribadisce quello che si scrisse nella presentazione del Compendio del 1943: le vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate l’anatema dannunziano del prigioniero d guerra come peccatore mortale contro la Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra mondiale. Nel 1944 su questo fronte della guerra di liberazione si apre un altro capitolo doloroso: la vicenda dei prigioneri italiani in URSS, che avrà strascini per lunghi anni nel dopoguerra.

Nel campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo come la Repubblica Sociale Italiana, non riesce a conquistare il cuore e le menti degli Italiani. La fucilazione dei Gerarchi l’11 gennaio 1944 a Verona, compreso Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, il processo di parma agli Ammiragli Campioni e Mascherpa, i rastrellamenti indiscriminati spesso con violenza inaudita senza motivi reali vengono interpretati non come azioni di diritto, nel concetto romano “dura lex, sed lex” ma semplicemente come vendette pure e semplici, sena fondamenti di diritto , per mascherare gli errori del più forte, o per piaggeria nei confronti dell’alleato tedesco, il quale in tantissime circostanze mostra apertamente il suo disprezzo per i fascisti di Salò. Non pere altro, a loro insaputa, tutte le agenzie di sicurezza tedesche, con capofila le SS, la Gestapo, e lo SD, in Italia già da settembre 1944 intavolano trattative con gli Alleati in Svizzera, trascurando ogni considerazione per gli uomini della RSI. Mussolini saprà di queste trattative il 25 aprile in Arcivescovado direttamente dagli uomini del CLNAI e ne rimane sconvolto.

Come il compendio del 1943, anche il Compendio del 1944 vuole essere un primo e sommario elenco degli spunti che il compendio propone. Questo volume vuole presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente, che, peraltro, sono la matrice della architettura socio-politico-economica della collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome.

Il Collegio dei Redattori

 Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO

Nessun commento:

Posta un commento