in progress
Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
Cerca nel blog
sabato 30 novembre 2024
Copertina Novembre 2024
Anno LXXXV, Supplemento on line, XI, 2024, n. 105
Novembre 2024
giovedì 28 novembre 2024
Editoriale Novembre 2024
EDITORIALE
un orizzonte quanto mai cupo
Il mese di novembre ha visto, nell'ambito del Progetto 2023/2 Divulgazione, di quattro segnalibri che riportano le copertine ed i riferimenti dei volumi ultimamente pubblicati dal CESVAM. Sono stati realizzati per aumentare il raggio di divulgazione delle attività dell0Istituto del Nastro Azzurro, in via subordinata per incrementare i contributi alle spese e per il sostegno economico-finanziario all'Istituto. Si ribadisce ancora una volta che la cessione dei volumi è finalizzata al sostegno della ricerca, dei Master e dell'aggiornamento culturale di coloro che sono interessati. Il controvalore che si richiede non è una vendita non avendo l'Istituto finalità commerciali o economiche, ma semplicemente nell'assioma, che un sacco vuoto non sta in piedi. Inoltre è un deterrente per evitare che la cessione dei volumi si perda nel vuoto del disinteresse, come spesso accade per le cose regalate. Sullo sfondo rimane un orizzonte molto cupo: se non si batte questa strada l'Istituto del Nastro Azzurro ha grosse probabilità, come tanti soggetti del mondo associativo militare, di scomparire, come i dati economici finanziari degli ultimi anni stanno a dimostrare.
mercoledì 27 novembre 2024
L''Istria etnica nel 1910
ARCHIVIO
martedì 26 novembre 2024
CONGRESSO NAZIONALE DELL'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO CANDIDATURE
NOTIZIE CESVAM
Si porta a conoscenza della lettera di cui a seguito. Come noto, le Candidature del CESVAM saranno rese note, con i criteri già stabiliti e resi noti, previa riunione dei Soci ordinari ed Associati, che si indirà nel mese di Dicembre
ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M. Eretto in Ente Morale con R.D. 31 Maggio 1928 n. 1308
Il Presidente Nazionale
Prot.n. 1234 Roma 25 novembre 2024
OGGETTO: Circolare 4/2024 –
Candidature XXXII Congresso Nazionale A PRESIDENTI E COMMISSARI DI FEDERAZIONE CONSIGLIERI NAZIONALI ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
1. Nel corso del XXXII Congresso Nazionale avranno luogo le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali nazionali:
Presidente Nazionale;
8 Consiglieri Nazionali;
3 membri effettivi e 3 supplenti del Collegio Centrale dei Sindaci;
3 membri effettivi e 2 supplenti del Collegio dei Probiviri.
2. Al fine di predisporre per tempo tutta la documentazione prevista, si invitano tutti coloro che intendono presentare la propria candidatura ad inviare la segnalazione, specificando la carica, corredata del curriculum personale e della dichiarazione prevista dal comma 3 dell’art. 19 del Regolamento entro il 31 dicembre p.v. 3.
In considerazione di “particolari situazioni” verificatesi nel corso dell’attuale quadriennio, si ritiene indispensabile la presenza nel prossimo Consiglio Nazionale di almeno una Dama Azzurra
Il presidente Nazionale. Carlo Maria Magnani
lunedì 25 novembre 2024
domenica 24 novembre 2024
Compendio 1944 Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione - Prefazione
ARCHIVIO
1944.
Compendio. Il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli
Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in
modo riassuntivo, gli avvenimenti del secondo anno della Guerra di Liberazione,
il lunghissimo 1944. Nel loro approccio è centrale la figura del Decorato,
quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor
militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale
che ne viene fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci
si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che
coinvolsero di Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato
da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività.
Emergono
considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità
con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non
convenzionale.
Il volume sottolinea come il Regno d’Italia,
rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi,
portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro,
tenuta in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla
firma apposta sotto gli accordi armistiziali. Gli alleati con ciò si vogliono
presentare agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte
le loro azioni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero
hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro.
Anche
in questo 1944 le opposizioni individuali al tedesco sono sì eroiche e
significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe
tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma
non un reale pericolo. Questo che era uno dei caratteri distintivi del 1943
perde molto del suo significato sul terreno in quanto le lezioni apprese sul
campo, spesso conclusesi in tragedie hanno insegnato che occorre una
organizzazione militare precisa, che attui una strategia dal debole al forte,
che eviti la guerra classica di contrapposizione delle forze, in sostanza che
passi ad adottare la guerriglia, e il terrorismo, le uniche forme di guerra che
diano possibilità di un successo.
Nel
1944, mentre al sud si riorganizza su basi e criteri aderenti alla realtà le
forze combattenti, in un braccio di ferro con gli Alleati, che, con capofila i
britannici, voglio al massimo una partecipazione simbolica degli italiani alla
guerra, mentre il nostro Comando supremo, con a capo il maresciallo Messe preme
per avere il massimo possibile dei combattenti, al nord si organizzano le
formazioni ribelli sui criteri di una guerriglia intelligente ed efficace,
mentre in pianura si afferma l’azione “mordi e fuggi”. Con i tedeschi e i loro
alleati repubblichini che reagiscono con violenza a questi attacchi,
rafforzando sempre più i loro nemici. Nei campi di concentramento non solo in
Germania ma in quasi tutto il mondo l’internato italiano soffre, sempre in
bilico se accettare le proposte del nemico, in cambio della sopravvivenza,
oppure resistere ed andare incontro ad un triste destino.
Nei
paesi che nell’ambito della alleanza con la Germania abbiamo occupato, i
soldati italiani in piccola parte sono entrati nelle formazioni di resistenza
locali, sempre malvisti e guardati con sospetto, essendo dei ex oppressori,
dall’altra accettati in quanto utili alla causa. Ma se per i combattenti è
facile farsi accettare con il valore mostrato in combattimento, per coloro che
si sono nascosti per sottrarsi alla
cattura tedesca, la vita è veramente difficile. Hanno tutti contro. In particolare
in Grecia la situazione è veramente difficile in quanto il popolo ellenico è
fortemente diviso, la reazione al tedesco frammentaria, ma tutti sono uniti in
un sol punto: il rancore e l’odio verso gli italiani, come se questi fossero la
causa di tutti i mali.
Si
ribadisce quello che si scrisse nella presentazione del Compendio del 1943: le
vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella
coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate
l’anatema dannunziano del prigioniero d guerra come peccatore mortale contro la
Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro
sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di
trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata
concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra
mondiale. Nel 1944 su questo fronte della guerra di liberazione si apre un
altro capitolo doloroso: la vicenda dei prigioneri italiani in URSS, che avrà
strascini per lunghi anni nel dopoguerra.
Nel
campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo
come la Repubblica Sociale Italiana, non riesce a conquistare il cuore e le
menti degli Italiani. La fucilazione dei Gerarchi l’11 gennaio 1944 a Verona,
compreso Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, il processo di parma agli
Ammiragli Campioni e Mascherpa, i rastrellamenti indiscriminati spesso con
violenza inaudita senza motivi reali vengono interpretati non come azioni di
diritto, nel concetto romano “dura lex, sed lex” ma semplicemente come vendette
pure e semplici, sena fondamenti di diritto , per mascherare gli errori del più
forte, o per piaggeria nei confronti dell’alleato tedesco, il quale in
tantissime circostanze mostra apertamente il suo disprezzo per i fascisti di
Salò. Non pere altro, a loro insaputa, tutte le agenzie di sicurezza tedesche,
con capofila le SS, la Gestapo, e lo SD, in Italia già da settembre 1944
intavolano trattative con gli Alleati in Svizzera, trascurando ogni
considerazione per gli uomini della RSI. Mussolini saprà di queste trattative
il 25 aprile in Arcivescovado direttamente dagli uomini del CLNAI e ne rimane
sconvolto.
Come
il compendio del 1943, anche il Compendio del 1944 vuole essere un primo e
sommario elenco degli spunti che il compendio propone. Questo volume vuole
presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi
per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni
parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente,
che, peraltro, sono la matrice della architettura socio-politico-economica della
collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri
nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per
poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi
solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura
del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce
ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome.
Il
Collegio dei Redattori
Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO
sabato 23 novembre 2024
Albo d'oro dei Decorati dal 1793 ad oggi Annesso
NOTIZIE CESVAM
ANNESSO
A: BOLLETTINO NOTIZIE
DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Situazione bimestrale dello stato di sviluppo,
approntamento e finalizzazione de:
ALBO
D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI
Email:
albodoro@istitutonastroazzurro.org
ANNO
II, N. 10, Ottobre- 2024, 1 Novembre
2024
II/10/351. La decodificazione di
questi numeri è la seguente: II anno di edizione dell’annesso, 10 il mese di
edizione di INFOCESVAM – ANNESSO ALBO D’ORO, 351, il numero della comunicazione
dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra
notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga
omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI
DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Dal mese di aprile 2024
riporta anche indicazioni e notizie su tutti i materiali editi dall’Istituto
del Nastro Azzurro. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma
www.cesvam.org.
II/10/352 – La costruzione del Sito
dei Decorati nel mese di ottobre ha visto la realizzazione dei singoli comparti
e l’inizio della alimentazione delle parti descrittive. I contenuti dei singoli
comparti nella loro struttura sono stati riportati sul sito alla data del 25
settembre 2024. Tale data è stata scelta in quanto in quel giorno ricorre i 10
anni di attività del CESVAM
II/10/353 – Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi
dell’Istituto del Nastro Azzurro per l’Aeronautica
II/10/354 – Laura Monteverde ha
avuto incarico di inserire la provincia di Cremona
II/10/355 - Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi
dell’Istituto del Nastro Azzurro per la Marina Militare
II/10/356 – Costituzione Albo dìOro
Sito. E’ stato stabilito il link con istituto Nazionale del Nastro Azzurro
II/10/357 – Sito Nazionale dei
Decorati. Barra Orizzontale Comparto Bollettino Notizie. Riporta alla data
odierna tutti i bollettini Annesso che sono stati pubblicati dal 1 gennaio
2023.
II/10/358 – Costruzione sito. Barra
orizzontale. Legislazione. Occorre predisporre lo schema di suddivisione per
Medaglia con riferimento alla Legislazione. Lo spazio fornirà tutta la
legislazione riferita alla concessione della Medaglia sia al Valore Militare che
al Valore di Forza Armata
II/10/359 – Costruzione sito. Barra
Orizzontale. Bottone: chi siamo: in stesura le notizie come Cesvam ed Albo
d’Oro. Tratte da Manifesto edito nell’ottobre 2024 con collegamento con ilsito
del Nastro Azzurro istituzionale
II/10/360 - Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Soci che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto
del Nastro Azzurro per Regioni Provincie Comuni e Città
II/10/361 – Paola Tomasini ha avuto
incarico di inserire i Decorati della provincia di Roma Volume I
II/10/352 - Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi
dell’Istituto del Nastro Azzurro per i Carabinieri
II/10/363 Costruzione sito. Barra
orizzontale. E’ stato predisposto ed inserito il collegamento con il Sito
dell’Istituto del Nastro Azzurro. Con questa funzione l’Albo d’oro è stato
II/10/364 – Chiara Mastrantonio ha
avuto incarico di inserire i Decorati della provincia di Roma – Volume II
II/10/365 – E’ stata rivista la
Main List di invio del presente bollettino in senso restrittivo. Da novembre
sarà inviato a tutte le Federazioni che hanno mostrato interesse fattivo al
progetto
II/10/366 - Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi
dell’Istituto del Nastro Azzurro per L’Esercito, suddivisi in nove parti
II/10/367 – I contenuti di tutti i
Comparti sia della Barra Orizzontale che di quella Descrittiva e Data Base
dell’Albo D’Oro decorati sono pubblicati sotto la data del 25 settembre 2024.
Tale data è stata scelta in quanto ricorre in quel giorno i 10 anni dell’inizio
dell’attività del CESVAM - .Centro Studi sul Valore Militare
II/10/368 - Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi
dell’Istituto del Nastro Azzurro per la Guardai di Finanza
II/10/369 – Costruzione sito. Barra
Orizzontale. Bottone: Bollettino Notizie. Predisposto lo schema di inserimento.
Inseriti tutti gli annessi
II/10/370 - Roberto Orioli ha una cadenza settimanale di
incontro con il CeSVAm per la costruzione del Sito
II/10/371 – Alla data del 31 ottobre
non sono stati attivato nella Barra Orizzontale i Bottoni relativi a Link
Piattaforma Cesvam Operatori ed Utenti, Fonti e Bibliografia, Legislazione
dell’Albo D’Oro, e Link Istituzionali.
II/10/372 – Albo d’Oro. Notizie.
Sono stati inseriti i Soci risultano
iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per le Università,
Enti ed Istituzioni Civili
II/10/373 – Carlo Maria Magnani ha avuto incarico
di inserire i Decorati della Provincia di Vercelli; a seguire la Provincia di
Lodi
II/10/374 – Costruzione Sito. La
Bara orizzontale dovrà essere resa attiva per il prossimo 15 dicembre 2024
II/10/375 -- Prossimo INFOCESVAM –
ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 dicembre 2024. Precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio
2023) ANNESSO sono, pubblicati su www.cesvam.org e sul sito
dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile
ed uscirà in modo autonomo. Prossima edizione di INFOCEVAM – ANNESSO II/11 Novembre 2024, 1 dicembre 2024
venerdì 22 novembre 2024
10 SETTEMBRE 1943. Occupazione di Trieste e dell'Istria da parte tedesca
ARCHIVIO
Schema delle operazioni per la conquista ed occupazione di Triste e dell'Istria
da parte delle truppe tedesche
A Fiume vi era il comando della 2a Armata italiana che non oppose resistenza
da quella data i territori occupati furno annessi al Reich secondo il vecchi confine austro ungarico
giovedì 21 novembre 2024
mercoledì 20 novembre 2024
Propaganda di Guerra. La Campagna di Russia
ARCHIVIO
martedì 19 novembre 2024
L’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO ALL’ASTI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL
NOTIZIE CESVAM
Marco Montagnani
L’Istituto
del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare anche quest’anno è partner
del prestigioso Asti International Film Festival. Saranno tre gli importanti
appuntamenti che vedranno la presentazione di opere la cui realizzazione l’ha
visto coinvolto. Il primo, la mattina di giovedì 28 novembre con la proiezione,
per le scuole, del documentario “La notte del Conte Rosso” di Mario Bonetti e
Giovanni Zanotti (PODET Production). L’ottimo prodotto audiovisivo è stato
patrocinato dall’Istituto che ha anche collaborato alla sua realizzazione,
poiché il documentario utilizza quale fonte storica il volume “L’affondamento
del Piroscafo requisito Conte Rosso (24 maggio 1941)” recentemente edito a cura
del Centro Studi sul Valore Militare dell’Istituto del Nastro Azzurro (CESVAM)
che, promuovendo ricerche storico-militari, alimenta la memoria patria che
rappresenta uno dei patrimoni spirituali più importanti del nostro essere
Nazione. Il secondo appuntamento riguarda proprio detto volume, che sarà
presentato alla cittadinanza sempre giovedì 28, alle ore 18, presenti l’autore
Marco Montagnani e i registi, che colloquieranno con la Direttrice della
Biblioteca Astense, Alessia Conti. Infine, terzo e ultimo appuntamento che
vedrà il documentario nuovamente proiettato, quale coda del Festival, la sera
di lunedì 2 dicembre alle ore 21:15, stavolta a tutta la cittadinanza.
lunedì 18 novembre 2024
Giorgio Madeddu L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. "La Tribuna Illustrata"
APPROFONDIMENTI
Fig.7)
Prima pagina de La Tribuna Illustrata, disegno dello sfilamento sotto l’Arco
di Costantino (collezione privata dell’autore) |
L’inaugurazione della via dei
Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre
1933. Giorgio Madeddu
Il 28 ottobre 1933, in occasione
dell’undicesimo anniversario della “Marcia su Roma”, ai decorati al Valore
Militare fu concesso il privilegio di inaugurare, nella capitale del Regno,
la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata dal suo percorso
originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio e via dei
Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire
nell’attuale via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel
1932). (Fig. 1) L’istituto del Nastro Azzurro
organizzò la partecipazione all’evento in maniera magistrale, decine di
migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti da ogni parte
d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima Adunata
Nazionale”. Per l’occasione, ad ogni decorato
partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera – Adunata” nominativa e
numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito per recarsi a Roma sui
treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da Trieste (N.1), da
Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio Calabria (N.5)
ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4). A tutti i partecipanti, oltre la
Tessera, venne distribuita la medaglia commemorativa dell’evento (Fig. 5) e
un distintivo rappresentante l’Emblema Araldico dell’Istituto. Il Popolo d’Italia del 27 ottobre
riportava le immagini degli oggetti distribuiti ai decorati. (Fig. 6) Nella prima mattinata del 28
ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad affluire le bandiere delle
Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al Valore Militare, migliaia
di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel piazzale antistante la
stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo sfilamento, la banda
dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia Reale annunciava
l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore che si avviavano
per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati presentarono le
armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le folle
presenti si posizionavano sull’attenti. Le bandiere di esercito, marina,
aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati al Valore Militare, nel
rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno squadrone di
Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro le
bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il
labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal
vicesegretario on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro
di questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro
con il Direttorio del Nastro Azzurro. Perfettamente inquadrati seguivano
i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali decorati. Un
plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo. Il corteo iniziava il percorso
dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso piazza dell’Esedra passando
per via Principessa di Piemonte dove era schierata una centuria di Balilla
moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava le armi. In via
Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della Capitale,
facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano sino a
piazza Venezia. Al Vittoriano erano schierati, da
un lato le Giovani Italiane mentre sul lato opposto trovavano spazio i
Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti, di fronte a
questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere appartenenti ai gruppi
rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei Volontari, dei
Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le organizzazioni
sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via dell’Impero
sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco reale,
addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale ricamata
in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli
invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri
e vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare. Prima dell’Arco di Costantino,
prendevano posto i presidenti di Senato e Camera, Ministri e Sottosegretari,
Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello Stato decorate al Valore
Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni del Nastro Azzurro erano
schierati assieme ai componenti del Consiglio nazionale dell’Istituto, ai
mutilati, arditi e volontari decorati al Valore Militare. Attraversato l’Arco di Costantino,
il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio del Capo del
Governo, letto dal Segretario del Partito. Alle 11,15 gli squilli degli
“attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva accolto dalle autorità
presenti. Montato a cavallo il Re passava in
rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto al Re!”, la rassegna
terminava intorno alle 12. Conclusa l’inaugurazione della nuova
via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del Nastro Azzurro si spostavano
nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver reso omaggio al sacello del
Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce. In questa occasione venne
consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo labaro nazionale. La cerimonia ebbe grande risalto
nella cronaca dei quotidiani nazionali che dedicarono la prima pagina, quanto
nei periodici (si tralascia in questa sede ogni commento sulla stampa durate
il ventennio); anche La Tribuna Illustrata, l’Illustrazione del Popolo e La
Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina corredata da rappresentazioni
della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio Storico dell’Istituto Luce
conserva decine di fotografie dell’evento. Per il Nastro Azzurro fu un momento
di grande esposizione mediatica, ma anche di definitivo assoggettamento al
regime, durante il conferimento del nuovo labaro nazionale “all’aristocrazia
della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova consegna: “… Fate che le glorie
del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire!”.
Fonti Archivio Storico della Stampa, 28 e
29 ottobre 1933 Archivio Storico del Popolo
d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933 Archivio Storico Corriere della
Sera, 13, 28, 29 ottobre 1933 |
Fig.8)
Prima pagina dell’Illustrazione del Popolo, sfilamento dei decorati (collezione
privata dell’autore) |
domenica 17 novembre 2024
Giorgio Madeddu L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. " Prima Pagina de "La Piccola Italiana"
sabato 16 novembre 2024
venerdì 15 novembre 2024
Giorgio Madeddu L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. Tessera Adunata Nazionale
APPROFONDIMENTI
Fig.2)
Tessera Adunata Nazionale 28 ottobre 1933. (collezione privata dell’autore) |
Fig.3)
Tessera Adunata Nazionale 28 ottobre 1933, nominativo e percorso autorizzato |
Fig.4) Tessera
Adunata Nazionale 28 ottobre 1933, itinerari dei treni speciali |
giovedì 14 novembre 2024
mercoledì 13 novembre 2024
L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. I Parte
APPROFONDIMENTI
Giorgio Madeddu
Il
28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su
Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare,
nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata
dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio
e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale
via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)
L’istituto
del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera
magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti
da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima
Adunata Nazionale”.
Per
l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera
– Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito
per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da
Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio
Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).
A
tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia
commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema
Araldico dell’Istituto.
Il
Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti
ai decorati. (Fig. 6)
Nella
prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad
affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al
Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel
piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo
sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia
Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore
che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati
presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le
folle presenti si posizionavano sull’attenti.
Le
bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati
al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno
squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro
le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il
labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario
on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di
questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il
Direttorio del Nastro Azzurro.
Perfettamente
inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali
decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.
Il
corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso
piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata
una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava
le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della
Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano
sino a piazza Venezia.
Al
Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato
opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i
Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere
appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei
Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le
organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via
dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco
reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale
ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli
invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e
vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.
Prima
dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera,
Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello
Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni
del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio
nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore
Militare.
Attraversato
l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio
del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.
Alle
11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva
accolto dalle autorità presenti.
Montato
a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto
al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.
Conclusa
l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del
Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver
reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce.
In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo
labaro nazionale.
La
cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che
dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede
ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata,
l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina
corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio
Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.
Per
il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di
definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro
nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova
consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie
dell’avvenire!”.
Fonti
Archivio
Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933
Archivio
Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933
Archivio
Storico Corriere della Sera, 13, 28, 29 ottobre 1933
martedì 12 novembre 2024
lunedì 11 novembre 2024
domenica 10 novembre 2024
Propaganda di Guerra. La battaglia dell'Atlantico. La battaglia dei Convogli
sabato 9 novembre 2024
LE SETTE BATTAGLIE DELLA GRANDE GUERRA II Parte
APPROFONDIMENTI
Sergio Benedetto Sabetta
( Seconda parte)
LA MEMORIA E LA STORIA
Attualmente
vi è la tendenza a ridurre la storia ad una serie di fatti autonomi, non calati
nel contesto, vi è quindi una distorsione della loro lettura.
Si arriva
addirittura a cancellare la storia quale elemento superfluo, vivendo in un
eterno presente, fondato sul concetto economico neoliberista per cui tutto si
ridurrebbe al solo aspetto economico di una continua crescita quantitativa del
consumo, indipendentemente dalla qualità.
Si introduce
l’idea della a-storia quale “fine della storia”, seconda una visione messianica
non realizzatasi, ma la rinuncia alla propria storia crea una debolezza
identitaria che ne favorisce la manipolazione, una rivendicazione di diritti
senza chiari doveri che in tal modo vengono a disarticolare il tessuto sociale.
L’Occidente
soffre di tre crisi: psicologico – culturale, demografica e di una visione
strategica condivisa, questo favorisce la volontà di affermazione di altre
potenze globali che si ritagliano proprie aree geografiche di influenza.
In questo
contestare la supremazia occidentale, rappresentata dagli USA, rientrano gli
eccessi della cultura woke e della cancel culture, nate in California, che
creano un senso di colpa nell’Occidente senza cogliere la dimensione
progressiva della storia.
La memoria è
dinamica e quindi strettamente connessa alla libertà, la sua cancellazione in
un continuo presente ( a- storia) conduce alla perdita inconsapevole della libertà,
indolore ma per questo più profonda e subdola.
Ne sono
testimonianza le continue polemiche sulle varie figure storiche e fatti che
vengono astratti dal contesto storico,
per divenire puro strumento di lotta ideologica avulso da qualsiasi riflessione
storica, come il disamore verso la nostra cultura che rende indifferenti alla
perdita di tradizioni e artigianato in una male intesa globalizzazione, a
questo si oppone quale richiamo la presente pubblicazione.
L’Italia ha
una storia particolare, è fondata sulla storia, incrocio di tre continenti è
una penisola posta al centro del Mediterraneo, ricca per il suo valore
strategico, economico e culturale, sempre contesa dai potentati esterni e
indebolita internamente da quello che “ Foscolo nella – Lettera apologetica -,
vedeva nell’interessata collusione degli intellettuali italiani”, e non solo, “
con lo straniero il pericolo sommo” ( 50 – 51, Il futuro della memoria, AA.VV.,
Limes , 4/2024).
Altipiani
Il fronte
sugli altipiani era considerato tranquillo rispetto al fronte carsico, finché
l’offensiva austriaca della primavera 1916 lo travolse, questa fu annunciata da
una serie di grandi bombardamenti che, come scrive il generale Schiarini,
furono “di una violenza sorprendente e, per confessione degli stessi ufficiali
italiani, di un effetto veramente schiacciante.
La Strafeexpedition travolse l’intero
altipiano fino ad essere arginata sui quattro pilastri di: Monte Fior e
Castelgomberto, Novegno, Zovetto e Lèmerle, Pasubio.
La battaglia
avvenne allo scoperto senza ripari e difese preparate, salivano gli autocarri
colmi di truppe, le scaricavano alle spalle dei combattimenti e caricati i
feriti ripartivano immediatamente. Se gli austriaco avessero sfondato l’ultima
linea di difesa, la racimolata Quinta Armata avrebbe potuto opporre ben poca
resistenza al dilagare dei reparti nemici che, piombati alle spalle
dell’esercito schierato sull’Isonzo, avrebbero costretto ad un arretramento
oltre il Piave fino al Po e al Mincio.
Si giungeva
nella battaglia dopo marce estenuanti, dopo un lungo errare per camminamenti sconosciuti ,
ci furono truppe, come la brigata Alessandria, lanciate all’assalto
immediatamente dopo trenta ore di viaggio ininterrotto sugli autocarri, altre,
come la brigata Lombardia venivano trasferite dalla primavera friulana in piena
bufera di neve, senza coperte, senza zaino, senza tende.
I rincalzi
venivano a fondersi immediatamente con le truppe già in linea, finché c’era un
simulacro di comando e un brandello di battaglione si resisteva, fermi senza
ripari sul monte, o avanti a riconquistare la posizione persa, o
indietreggiando adagio per non discendere troppo in basso, da dove sarebbe
stato troppo duro riconquistare la cima.
Colbricon
Il Colbricon
è tagliato netto in due da una parte un pendio agevole di sassi, di grandi
rocce e di pascoli, percorso da
frequenti piccoli rigagnoli d’acqua: il
versante nemico. Da questa parte una parete verticale sotto le cui altissime
pale vi sono sentieri vertiginosi, terrazzini aerei, ballatoi tremanti, scale
verticali per vincere il precipizio: le posizioni italiane presidiate da fanti
e bersaglieri, non dunque alpini, la brigata Calabria.
Questa
brigata costituita da pastori jonici, contadini umbri, maremmani e ciociari, in
gran parte con veneti della costa o delle paludi, questi tennero le posizioni a
2.700 metri contendendole agli austriaci in sortite sulle sassaie perennemente
ingombre di neve, perdendole e riprendendole.
Nella parte
inferiore del monte vi erano le baracchette scavate nella roccia dove
alloggiavano ufficiali e telefonisti, più in alto le nicchie e i covi a cui si
accedeva per scalette piantate nella roccia. Nelle nicchie e nei buchi vicino
alle feritoie vi erano le coperte da campo, le cartoline in franchigia, le
gavette, i calzari contro il gelo, le “fipe” già discaspulate.
Carso
Non è Carso,
il Podgora è il Podgora. Quando nella primavera del 1915 i primi reparti
valicarono il confine, i battaglioni si nutrivano di ciliegie e frutta raccolta
sul posto in quanto il rancio non arrivava, ma avanzavano fiduciosi nelle nuove
terre finchè vennero bruscamente fermati da queste irte difese.
Allora si
interrarono e restarono fermi per mesi e mesi, ficcati nel suolo che in autunno
si trasformò in un fondo pantano, con ricoveri di fango che crollavano addosso
per la pioggia, senza ranci caldi, andando all’assalto dei reticolati intatti,
senza adeguati tiri d’artiglieria a copertura senza elmetti e con le sole
forbici tagliafilo, gli ufficiali in diagonale e fregi argentati sguainavano
negli attacchi le sciabole brunite.
Tuttavia in
un impeto giovanile venivano lanciate all’assalto e rilanciate in una
carneficina le brigate Pistoia, Pavia, Re, Casale, Carabinieri, sotto il fuoco
delle mitragliatrici e della fucileria rotolavano giù per il pendio i morti e i
feriti con gli sbandati, ma bastò un giorno che un trombettiere della brigata
Re caporale Ippolito suonasse nella tromba a vanvera tutte le arie della
caserma, “cappella marca visita” e “adunata seconda compagnia”, perché le schiere
si riordinassero e tornassero nuovamente all’assalto dei reticolati intatti, la
morte non fu più un’attendere ma divenne una costante del fante.
Nel Carso
accanto al Podgora vi è il San Michele dove vi era una palude morta il lago di
Doberdò, qui si arrestarono per lunghi mesi
gli sforzi degli assalitori, per superarlo al volo dopo la conquista di
Gorizia, la valle non fu mai commemorata come luogo di battaglia.
Doberdò sia
gli italiani che gli austriaci lo chiamarono concordemente l’inferno, come la
cima del San Michele che fu detta dagli ungheresi “il monte dei cadaveri” tanti
erano ammucchiati che ne aveva mutato il profilo.
In queste
buche mezze colmate di fango irruppero i fanti della Perugia, fasciati i piedi
dai sacchetti per la sorpresa notturna, il terreno era duro e di sasso come i
parapetti delle trincee dove non si era avuto il tempo o i mezzi per scavare.
Quando i proiettili dell’artiglieria
vi battevano dentro le schegge si moltiplicavano, esse cadevano tutto intorno
in una grandine di pietre, quelle trincee e quei camminamenti durante le piogge
si convertivano in torrenti di fango, in fosse di melma alta e densa che
cancellava mostrine, uniformi e connotati alle persone, passando con uguale
intonaco viscido sulle armi, sulle ferite e sui cibi.
Dai posti avanzati durate le tregue
del fuoco, i fanti potevano vedere, immersi nelle trincee, nella pianura
Gorizia avvolta nella caligine come una meta lontana e preclusa.
Ortigara
Da un lato la montagna cade a piombo
sulla Valsugana, scendendo rapida sul Passo dell’Agnella da dove venne
l’attacco, dall’altro lato l’altopiano si estende senza forma né confini per
leggere valli e modeste ondulazioni, arido simile a un gigantesco Carso, dove
le doline si chiamano buse, le quote s’innalzano a 1.500 e a 2.000 metri:
Campigoletti, Cima Lozze, Caldiera, Campanaro e il famigerato Corno di Campo
Bianco, nido degli osservatori austriaci.
Vi erano dalla parte italiana 26
battaglioni alpini, due brigate di fanti, un reggimento di bersaglieri, con
batterie da montagna in prima linea a tirare a raso zero. Dalla parte austriaca
i battaglioni scelti del celebrato “III Corpo d’Armata di ferro”.
La battaglia durata venti giorni fece
tuonare più di quattromila bocche da fuoco tra cannoni, obici, mortai, bombarde
e nuvole di gas e fiamme sopra pochi chilometri quadrati, mentre gli austriaci
erano insediati in caverne organizzate delle quali i nostri bollettini ne
tacquero l’esistenza.
La carneficina causò tra le nostre
fila 30.000 perdite fra morti e feriti, in poche ore dei reparti coinvolti ne
restavano avanzi sparuti, “i battaglioni ritirati dall’inferno dell’Ortigara
sono scorie”, come riferisce la relazione ufficiale austriaca, si comprende
così il grido disperato di quei fanti della brigata Regina dopo venticinque
mesi di guerra: “Ridateci il nostro Carso!”.
Nella primavera del 1917 i soldati
non credevano più alla propaganda sulla vittoria ma non si pensava alla
sconfitta, erano come dei sonnambuli, quasi bambini dallo sforzo di non pensare
troppo, due anni di guerra aveva scavato un abisso tra il paese e il fronte,
allora nel paese non vi era quel desiderio di finire presto questa guerra, con
il malcontento per il vitto sempre più raro, per il disagio crescente, lo
scontro tra soldati in linea e imboscati, e campagne assenti per mancanza di
braccia.
In linea, al contrario vi era un
rassegnato adattamento a dover lasciare
prima o poi la vita in questa mattanza che non finiva più, tuttavia
annebbiati in quell’apatia che diviene spesso una benefica anestesia, gli
ordini delle varie operazioni si eseguivano senza ribellione e fede anche nel
prevederne il fallimento. Talvolta
l’inerte ubbidienza cedeva a improvvise ribellioni immediatamente represse con
ferocia.
Nonostante fossero sfiduciate
sull’Ortigara le truppe rimasero fedeli e uscite dalle trincee riuscirono a
conquistare le tre cime, tuttavia sul fianco sinistro l’offensiva era fallita
ed era stata del tutto abbandonata.
Ricevuto l’ordine di fermarsi sulle
posizioni conquistate si trincerarono e in uno spazio incredibilmente ristretto
decine di migliaia di uomini furono
investiti dal fuoco delle artiglierie, da nuvole di gas e torrenti di liquidi
infiammabili, le tre cime furono perse e riconquistate tra attacchi e
contrattacchi respinti mentre le retrovie subivano furiosi bombardamenti.
Si racimolarono gli ultimi brandelli
di battaglioni, due battaglioni rimasti per miracolo intatti furono anch’essi
buttati nel fuoco e si andò all’attacco riconquistando il terreno perso e
facendo dei prigionieri, per cinque giorni si rimase inchiodati sulle posizioni
riconquistate disfacendo gli ultimi reparti.
Venne alfine l’ultimo attacco nemico
che travolse la cima riconquistata ma si riuscì a contenerlo arrestandolo poco
sotto, solo quando arrivò l’ordine di rientro, a scaglioni si sganciarono, una
squadra del battaglione Cuneo non venne informata dell’ordine del ripiegamento,
rimase tutta la notte e tutto il giorno seguente al suo posto rientrando illesa
ventiquattro ore dopo, con il nemico che dubbioso della sua vittoria non aveva
osato scendere dalla cima.
Guardando fuori dalle trincee della
Caldiera si vedeva l’Ortigara cambiare colore, fumare in giallo e nero per le
esplosioni ed i gas, ma nonostante tutto si resisteva nonostante lo scoramento
e la mancanza di un senso nella lotta quotidiana se non sopravvivere, in uno
scatto di orgoglio la frase la disse per tutti l’alpino Santino Calvi del
battaglione Bassano : “ Vedrete oggi, come sanno morire gli alpini italiani !”,
e morì. “ Me fa pecà” ricordò il vecchio alpino del Val Brenta.
Monte
Grappa
La cima del Grappa è ancora incisa
dalle trincee e scavata da chilometri di caverne, oggi spianata da un Ossario,
cimitero monumentale per i caduti che tra il 1917 e il 1918 trasformarono la
montagna nel cardine della difesa tra la pianura del Piave e le catene montuose
del Trentino.
Il 24 ottobre 1918 da questo monte
iniziò l’ultima battaglia, quella della vittoria, fu una lotta dura e feroce
esasperata dalla volontà di resistenza dei nemici, in Europa vi era una
stanchezza per la guerra infinita, i cittadini tumultuavano, vecchie e nuove
nazionalità esplodevano in ribellione e i diplomatici pensavano già al dopo
guerra.
Sulle balze del monte le migliori
truppe d’Italia e quelle più solide dell’Austria si scontravano furiosamente,
brigate di fanti fatte con le reclute del 1899, ma inquadrati da veterani delle
battaglie precedenti,reparti d’assalto di fiamme nere e fiamme rosse, vecchi
battaglioni d’alpini che si erano già
scontrati sulle Tofane, sull’Ortigara, sul Vodice e sul Tomatico, iniziarono
l’ultima battaglia per stornare il nemico dal piano e dal fiume Piave.
Nella nebbia mattutina escono gli
arditi del XXIII reparto d’assalto e fanti della Pesaro contro il Pertica, gli
arditi del IX reparto e fanti della Bari contro l’Asolone, gli alpini e i fanti
della Lombardia e dell’Aosta contro i Salaroli e il Valderoa. Il primo giorno
della battaglia non porta altri vantaggi che la conquista del Valderoa.
Il 25 la brigata Pesaro conquista il
Pertica e riesce a conservarlo, l’Asolone è preso dagli arditi che balzano
oltre l’obiettivo dell’assalto fino a raggiungere il Col della Berretta, più
tardi riconquistato con un violento attacco dal nemico che annienta i
difensori, al Col del Cuc, ai Salaroli e oltre il Valderoa gli italiani vengono
fermati dai reticolati intatti, dalle difese scavate nella roccia e dalla
nebbia.
Animose pattuglie si fanno sotto i
reticolati, li riescono a valicare, ma i rincalzi non possono seguirli, sono
quindi distrutte, altri reparti ne imitano l’eroismo subendo la stessa sorte, i
veterani sentono per la prima volta dietro di sé l’intero paese.
Nel disfacimento del vecchio Impero
austriaco, vengono a rinforzo gli ultimi
soldati delle divisioni di Boroevic,
questo è l’ultimo duello, devono resistere e riescono a farlo bene nella
ricerca di un armistizio onorifico al fine di salvare l’Austria dall’invasione
e con essa la corona all’Imperatore.
Avanza la celebre divisione Edelweiss, e con essa i territoriali
croati del 27° reggimento che si offrono volontariamente per la battaglia,
ignari che tra una settimana si proclameranno nostri alleati, i Galiziani del
120° , i Cechi e i Bosniaci, mussulmani realissimi a Sua Maestà Imperiale.
Alla testa avanzano le Sturm-truppen , truppe d’assalto con
alla testa il terribile 55° reparto,
seguono le divisioni di riserva tenute in serbo negli alloggiamenti tra il
Piave e Belluno.
Gli Austriaci sanno che il Piave è in
piena e che la corrente travolge i ponti, gli Italiani sono in crisi nel
forzarlo, si cerca di capovolgere l’esito della battaglia sulle pendici del
massiccio del Grappa.
La notte del 26 ottobre il
battaglione alpini Aosta a selletta Valderoa viene attaccato e resiste
contrattaccando per 12 ore, quando finalmente arrivano i rinforzi poche decine
di uomini rimangono validi: 10 ufficiali morti e 15 feriti, 130 soldati morti e
640 feriti danno al battaglione, già distrutto un anno prima al Vodice due anni prima al Pasubio, il titolo
nobiliare di “massacratissimo”.
Gli alpini del Pelmo e reparti della
Bologna occupano Col del Cuc, sull’Asolone fanti della Forlì e arditi XVIII
reparto per venti volte assaltano le trincee nemiche finché alla sera la
montagna rimane agli austriaci.
Il 27 ottobre cade il Valderoa invano
difeso fino al totale annientamento da una compagnia del battaglione Cadore
senza più ufficiali ed ai superstiti del battaglione Aosta. Anche il Pertica è
perso, riconquistato e riperduto, alla sera il Pertica è nuovamente e
definitivamente italiano, ma gli austriaci serrano minacciosamente ancora
sotto.
Il 28 è un giorno di tregua relativa,
il 29 la battaglia divampa ancora con rinnovata violenza, arditi e fanti della
Calabria si dissanguano sul Col della Berretta,altri reparti di arditi
riprendono l’Asolone ma vengono di nuovo scacciati, ben 17 assalti vengono
respinti finché con tenacia i reparti della Siena irrompono sulla vetta e la
difendono contro rinnovati attacchi nemici che tuttavia alla sera riescono a
scacciarne gli italiani, l’ultimo sforzo vittorioso austriaco.
Tuttavia il nemico è caduto nel tranello
riversando sul Grappa la maggior parte delle riserve e logorando le sue truppe
migliori, sul Piave nel frattempo la battaglia è vinta con la presa della piana
di Sernaglia, viene pertanto dato l’ordine dal Comando Supremo all’Armata del
Grappa di sospendere l’offensiva costata la perdita di trentamila uomini.
( Paolo Monelli, Sette battaglie,
Treves 1928)