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sabato 30 novembre 2024

Indici Novembre 2024

 in progress

Copertina Novembre 2024

 






QUADERNI ON LINE



CESVAM UNA LUNGA STRADA PERCORSA 

                                                    Anno LXXXV, Supplemento on line, XI, 2024, n. 105

                                                                               Novembre  2024

valoremilitare.blogspot.com 
www.cesvam.org 

giovedì 28 novembre 2024

Editoriale Novembre 2024

EDITORIALE

un orizzonte quanto mai cupo 


Il mese di novembre ha visto, nell'ambito del Progetto 2023/2 Divulgazione, di quattro segnalibri che riportano le copertine ed i riferimenti dei volumi ultimamente pubblicati dal CESVAM. Sono stati realizzati per aumentare il raggio di divulgazione delle attività dell0Istituto del Nastro Azzurro, in via subordinata per incrementare i contributi alle spese e per il sostegno economico-finanziario all'Istituto. Si ribadisce ancora una volta che la cessione dei volumi è finalizzata al sostegno della ricerca, dei Master e dell'aggiornamento culturale di coloro che sono interessati. Il controvalore che si richiede non è una vendita non avendo l'Istituto finalità commerciali o economiche, ma semplicemente nell'assioma, che un sacco vuoto non sta in piedi. Inoltre è un deterrente per evitare che la cessione dei volumi si perda nel vuoto del disinteresse, come spesso accade per le cose regalate. Sullo sfondo rimane un orizzonte molto cupo: se non si batte questa strada l'Istituto del Nastro Azzurro ha grosse probabilità, come tanti soggetti del mondo associativo militare, di scomparire, come i dati economici finanziari degli ultimi anni stanno a dimostrare.

mercoledì 27 novembre 2024

L''Istria etnica nel 1910

 ARCHIVIO



 Carta della presenza etnica della popolazione in Istria e Dalmazia. In nero la presenza italiana


martedì 26 novembre 2024

CONGRESSO NAZIONALE DELL'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO CANDIDATURE

 NOTIZIE CESVAM

Si porta a conoscenza della lettera di cui a seguito. Come noto, le Candidature del CESVAM saranno rese note, con i criteri già stabiliti e resi noti, previa riunione dei Soci ordinari ed Associati, che si indirà nel mese di Dicembre

 ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M. Eretto in Ente Morale con R.D. 31 Maggio 1928 n. 1308 

 Il Presidente Nazionale 

 Prot.n. 1234 Roma 25 novembre 2024

 OGGETTO: Circolare 4/2024 – 

Candidature XXXII Congresso Nazionale A PRESIDENTI E COMMISSARI DI FEDERAZIONE CONSIGLIERI NAZIONALI ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 1. Nel corso del XXXII Congresso Nazionale avranno luogo le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali nazionali:

  Presidente Nazionale; 

 8 Consiglieri Nazionali;

  3 membri effettivi e 3 supplenti del Collegio Centrale dei Sindaci; 

 3 membri effettivi e 2 supplenti del Collegio dei Probiviri. 

2. Al fine di predisporre per tempo tutta la documentazione prevista, si invitano tutti coloro che intendono presentare la propria candidatura ad inviare la segnalazione, specificando la carica, corredata del curriculum personale e della dichiarazione prevista dal comma 3 dell’art. 19 del Regolamento entro il 31 dicembre p.v. 3.

 In considerazione di “particolari situazioni” verificatesi nel corso dell’attuale quadriennio, si ritiene indispensabile la presenza nel prossimo Consiglio Nazionale di almeno una Dama Azzurra

 Il presidente Nazionale. Carlo Maria Magnani

domenica 24 novembre 2024

Compendio 1944 Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione - Prefazione

 ARCHIVIO


1944. Compendio. Il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in modo riassuntivo, gli avvenimenti del secondo anno della Guerra di Liberazione, il lunghissimo 1944. Nel loro approccio è centrale la figura del Decorato, quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale che ne viene fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che coinvolsero di Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività.

Emergono considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non convenzionale.

 Il volume sottolinea come il Regno d’Italia, rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi, portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro, tenuta in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla firma apposta sotto gli accordi armistiziali. Gli alleati con ciò si vogliono presentare agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte le loro azioni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro.

Anche in questo 1944 le opposizioni individuali al tedesco sono sì eroiche e significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma non un reale pericolo. Questo che era uno dei caratteri distintivi del 1943 perde molto del suo significato sul terreno in quanto le lezioni apprese sul campo, spesso conclusesi in tragedie hanno insegnato che occorre una organizzazione militare precisa, che attui una strategia dal debole al forte, che eviti la guerra classica di contrapposizione delle forze, in sostanza che passi ad adottare la guerriglia, e il terrorismo, le uniche forme di guerra che diano possibilità di un successo.

Nel 1944, mentre al sud si riorganizza su basi e criteri aderenti alla realtà le forze combattenti, in un braccio di ferro con gli Alleati, che, con capofila i britannici, voglio al massimo una partecipazione simbolica degli italiani alla guerra, mentre il nostro Comando supremo, con a capo il maresciallo Messe preme per avere il massimo possibile dei combattenti, al nord si organizzano le formazioni ribelli sui criteri di una guerriglia intelligente ed efficace, mentre in pianura si afferma l’azione “mordi e fuggi”. Con i tedeschi e i loro alleati repubblichini che reagiscono con violenza a questi attacchi, rafforzando sempre più i loro nemici. Nei campi di concentramento non solo in Germania ma in quasi tutto il mondo l’internato italiano soffre, sempre in bilico se accettare le proposte del nemico, in cambio della sopravvivenza, oppure resistere ed andare incontro ad un triste destino.

Nei paesi che nell’ambito della alleanza con la Germania abbiamo occupato, i soldati italiani in piccola parte sono entrati nelle formazioni di resistenza locali, sempre malvisti e guardati con sospetto, essendo dei ex oppressori, dall’altra accettati in quanto utili alla causa. Ma se per i combattenti è facile farsi accettare con il valore mostrato in combattimento, per coloro che si sono nascosti  per sottrarsi alla cattura tedesca, la vita è veramente difficile. Hanno tutti contro. In particolare in Grecia la situazione è veramente difficile in quanto il popolo ellenico è fortemente diviso, la reazione al tedesco frammentaria, ma tutti sono uniti in un sol punto: il rancore e l’odio verso gli italiani, come se questi fossero la causa di tutti i mali.

Si ribadisce quello che si scrisse nella presentazione del Compendio del 1943: le vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate l’anatema dannunziano del prigioniero d guerra come peccatore mortale contro la Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra mondiale. Nel 1944 su questo fronte della guerra di liberazione si apre un altro capitolo doloroso: la vicenda dei prigioneri italiani in URSS, che avrà strascini per lunghi anni nel dopoguerra.

Nel campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo come la Repubblica Sociale Italiana, non riesce a conquistare il cuore e le menti degli Italiani. La fucilazione dei Gerarchi l’11 gennaio 1944 a Verona, compreso Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, il processo di parma agli Ammiragli Campioni e Mascherpa, i rastrellamenti indiscriminati spesso con violenza inaudita senza motivi reali vengono interpretati non come azioni di diritto, nel concetto romano “dura lex, sed lex” ma semplicemente come vendette pure e semplici, sena fondamenti di diritto , per mascherare gli errori del più forte, o per piaggeria nei confronti dell’alleato tedesco, il quale in tantissime circostanze mostra apertamente il suo disprezzo per i fascisti di Salò. Non pere altro, a loro insaputa, tutte le agenzie di sicurezza tedesche, con capofila le SS, la Gestapo, e lo SD, in Italia già da settembre 1944 intavolano trattative con gli Alleati in Svizzera, trascurando ogni considerazione per gli uomini della RSI. Mussolini saprà di queste trattative il 25 aprile in Arcivescovado direttamente dagli uomini del CLNAI e ne rimane sconvolto.

Come il compendio del 1943, anche il Compendio del 1944 vuole essere un primo e sommario elenco degli spunti che il compendio propone. Questo volume vuole presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente, che, peraltro, sono la matrice della architettura socio-politico-economica della collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome.

Il Collegio dei Redattori

 Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO

sabato 23 novembre 2024

Albo d'oro dei Decorati dal 1793 ad oggi Annesso

 NOTIZIE CESVAM

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

ANNO II, N. 10, Ottobre- 2024, 1  Novembre 2024

 

II/10/351. La decodificazione di questi numeri è la seguente: II anno di edizione dell’annesso, 10 il mese di edizione di INFOCESVAM – ANNESSO ALBO D’ORO, 351, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Dal mese di aprile 2024 riporta anche indicazioni e notizie su tutti i materiali editi dall’Istituto del Nastro Azzurro. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org.

II/10/352 – La costruzione del Sito dei Decorati nel mese di ottobre ha visto la realizzazione dei singoli comparti e l’inizio della alimentazione delle parti descrittive. I contenuti dei singoli comparti nella loro struttura sono stati riportati sul sito alla data del 25 settembre 2024. Tale data è stata scelta in quanto in quel giorno ricorre i 10 anni di attività del CESVAM

II/10/353 – Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per l’Aeronautica

II/10/354 – Laura Monteverde ha avuto incarico di inserire la provincia di Cremona

II/10/355 - Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per la Marina Militare

II/10/356 – Costituzione Albo dìOro Sito. E’ stato stabilito il link con istituto Nazionale del Nastro Azzurro

II/10/357 – Sito Nazionale dei Decorati. Barra Orizzontale Comparto Bollettino Notizie. Riporta alla data odierna tutti i bollettini Annesso che sono stati pubblicati dal 1 gennaio 2023.

II/10/358 – Costruzione sito. Barra orizzontale. Legislazione. Occorre predisporre lo schema di suddivisione per Medaglia con riferimento alla Legislazione. Lo spazio fornirà tutta la legislazione riferita alla concessione della Medaglia sia al Valore Militare che al Valore di Forza Armata

II/10/359 – Costruzione sito. Barra Orizzontale. Bottone: chi siamo: in stesura le notizie come Cesvam ed Albo d’Oro. Tratte da Manifesto edito nell’ottobre 2024 con collegamento con ilsito del Nastro Azzurro istituzionale

II/10/360 - Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Soci che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per Regioni Provincie Comuni e Città

II/10/361 – Paola Tomasini ha avuto incarico di inserire i Decorati della provincia di Roma Volume I

II/10/352 - Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per i Carabinieri

II/10/363 Costruzione sito. Barra orizzontale. E’ stato predisposto ed inserito il collegamento con il Sito dell’Istituto del Nastro Azzurro. Con questa funzione l’Albo d’oro è stato

II/10/364 – Chiara Mastrantonio ha avuto incarico di inserire i Decorati della provincia di Roma – Volume II

II/10/365 – E’ stata rivista la Main List di invio del presente bollettino in senso restrittivo. Da novembre sarà inviato a tutte le Federazioni che hanno mostrato interesse fattivo al progetto

II/10/366 - Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per L’Esercito, suddivisi in nove parti

II/10/367 – I contenuti di tutti i Comparti sia della Barra Orizzontale che di quella Descrittiva e Data Base dell’Albo D’Oro decorati sono pubblicati sotto la data del 25 settembre 2024. Tale data è stata scelta in quanto ricorre in quel giorno i 10 anni dell’inizio dell’attività del CESVAM - .Centro Studi sul Valore Militare

II/10/368 - Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Reparti ed Enti che risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per la Guardai di Finanza

II/10/369 – Costruzione sito. Barra Orizzontale. Bottone: Bollettino Notizie. Predisposto lo schema di inserimento. Inseriti tutti gli annessi

II/10/370 -  Roberto Orioli ha una cadenza settimanale di incontro con il CeSVAm per la costruzione del Sito

II/10/371 – Alla data del 31 ottobre non sono stati attivato nella Barra Orizzontale i Bottoni relativi a Link Piattaforma Cesvam Operatori ed Utenti, Fonti e Bibliografia, Legislazione dell’Albo D’Oro, e Link Istituzionali.

II/10/372 – Albo d’Oro. Notizie. Sono stati inseriti i Soci  risultano iscritti ai Soci collettivi dell’Istituto del Nastro Azzurro per le Università, Enti ed Istituzioni Civili

 II/10/373 – Carlo Maria Magnani ha avuto incarico di inserire i Decorati della Provincia di Vercelli; a seguire la Provincia di Lodi

II/10/374 – Costruzione Sito. La Bara orizzontale dovrà essere resa attiva per il prossimo 15 dicembre 2024

II/10/375 -- Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 dicembre 2024.  Precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO  sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO  al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile ed uscirà in modo autonomo. Prossima edizione di  INFOCEVAM – ANNESSO II/11 Novembre 2024,  1 dicembre 2024

venerdì 22 novembre 2024

10 SETTEMBRE 1943. Occupazione di Trieste e dell'Istria da parte tedesca

 ARCHIVIO


Schema delle operazioni per la conquista ed occupazione di Triste e dell'Istria

da parte delle truppe tedesche

A Fiume vi era il comando della 2a Armata italiana che non oppose resistenza

da quella data i territori occupati furno annessi al Reich secondo il vecchi confine austro ungarico

mercoledì 20 novembre 2024

Propaganda di Guerra. La Campagna di Russia

 ARCHIVIO



Tutta la stampa italiana riportò sempre notizie di vittorie e conquiste in Russia
In realtà è un esempio di come  si possono vincere tutte le battaglie ma perdere la guerra
Hitler divise le sue forze in tre masse, e non raggiunse nessuno degli obiettivi che si prefiggeva.
Doveva sceglierne uno, ad esempio il Caucaso per il petrolio e poi perseguere gli altri due, la conquista di Mosca e quella di Leningrado


martedì 19 novembre 2024

L’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO ALL’ASTI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

NOTIZIE CESVAM

 Marco Montagnani


L’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare anche quest’anno è partner del prestigioso Asti International Film Festival. Saranno tre gli importanti appuntamenti che vedranno la presentazione di opere la cui realizzazione l’ha visto coinvolto. Il primo, la mattina di giovedì 28 novembre con la proiezione, per le scuole, del documentario “La notte del Conte Rosso” di Mario Bonetti e Giovanni Zanotti (PODET Production). L’ottimo prodotto audiovisivo è stato patrocinato dall’Istituto che ha anche collaborato alla sua realizzazione, poiché il documentario utilizza quale fonte storica il volume “L’affondamento del Piroscafo requisito Conte Rosso (24 maggio 1941)” recentemente edito a cura del Centro Studi sul Valore Militare dell’Istituto del Nastro Azzurro (CESVAM) che, promuovendo ricerche storico-militari, alimenta la memoria patria che rappresenta uno dei patrimoni spirituali più importanti del nostro essere Nazione. Il secondo appuntamento riguarda proprio detto volume, che sarà presentato alla cittadinanza sempre giovedì 28, alle ore 18, presenti l’autore Marco Montagnani e i registi, che colloquieranno con la Direttrice della Biblioteca Astense, Alessia Conti. Infine, terzo e ultimo appuntamento che vedrà il documentario nuovamente proiettato, quale coda del Festival, la sera di lunedì 2 dicembre alle ore 21:15, stavolta a tutta la cittadinanza.

lunedì 18 novembre 2024

Giorgio Madeddu L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. "La Tribuna Illustrata"

 APPROFONDIMENTI


Fig.7) Prima pagina de La Tribuna Illustrata, disegno dello sfilamento sotto l’Arco di Costantino (collezione privata dell’autore)

L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933.

Giorgio Madeddu

 

Il 28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare, nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)

L’istituto del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima Adunata Nazionale”.

Per l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera – Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).

A tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema Araldico dell’Istituto.

Il Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti ai decorati. (Fig. 6)

Nella prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le folle presenti si posizionavano sull’attenti.

Le bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il Direttorio del Nastro Azzurro.

Perfettamente inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.

Il corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano sino a piazza Venezia.

Al Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.

Prima dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera, Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore Militare.

Attraversato l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.

Alle 11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva accolto dalle autorità presenti.

Montato a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.

Conclusa l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce. In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo labaro nazionale.

La cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata, l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.

Per il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire!”.

 

Fonti

Archivio Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933

Archivio Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933

Archivio Storico Corriere della Sera, 13, 28, 29 ottobre 1933

Fig.8) Prima pagina dell’Illustrazione del Popolo, sfilamento dei decorati (collezione privata dell’autore)


 

venerdì 15 novembre 2024

Giorgio Madeddu L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. Tessera Adunata Nazionale

 APPROFONDIMENTI

Fig.2) Tessera Adunata Nazionale 28 ottobre 1933. (collezione privata dell’autore)

Fig.3) Tessera Adunata Nazionale 28 ottobre 1933, nominativo e percorso autorizzato

Fig.4) Tessera Adunata Nazionale 28 ottobre 1933, itinerari dei treni speciali


mercoledì 13 novembre 2024

L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933. I Parte

 APPROFONDIMENTI


La via dei Trionfi e l’Arco di Costantino (cartolina d’epoca, collezione privata autore


Giorgio Madeddu

 

Il 28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare, nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)

L’istituto del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima Adunata Nazionale”.

Per l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera – Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).

A tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema Araldico dell’Istituto.

Il Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti ai decorati. (Fig. 6)

Nella prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le folle presenti si posizionavano sull’attenti.

Le bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il Direttorio del Nastro Azzurro.

Perfettamente inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.

Il corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano sino a piazza Venezia.

Al Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.

Prima dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera, Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore Militare.

Attraversato l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.

Alle 11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva accolto dalle autorità presenti.

Montato a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.

Conclusa l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce. In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo labaro nazionale.

La cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata, l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.

Per il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire!”.

 

Fonti

Archivio Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933

Archivio Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933

Archivio Storico Corriere della Sera, 13, 28, 29 ottobre 1933


domenica 10 novembre 2024

Propaganda di Guerra. La battaglia dell'Atlantico. La battaglia dei Convogli

ARCHIVIO


 la capacità cantieristica dei paesi alleati era tale che compensava il numero delle navi affondate. Il progetto "liberty"
consistente nella costruzione di navi da 10.000 tonnellate su moduli prefabbricati prevedeva il varo di una nuova nave ogni tre giorni
Questo fu il segreto per cui sia la battaglia dell'Atlantico che la Battaglia dei Convogli fu vinta dagli Alleati

 

sabato 9 novembre 2024

LE SETTE BATTAGLIE DELLA GRANDE GUERRA II Parte

 APPROFONDIMENTI


Sergio Benedetto Sabetta

( Seconda parte)


LA  MEMORIA E LA STORIA

 

            Attualmente vi è la tendenza a ridurre la storia ad una serie di fatti autonomi, non calati nel contesto, vi è quindi una distorsione della loro lettura.

            Si arriva addirittura a cancellare la storia quale elemento superfluo, vivendo in un eterno presente, fondato sul concetto economico neoliberista per cui tutto si ridurrebbe al solo aspetto economico di una continua crescita quantitativa del consumo, indipendentemente dalla qualità.

            Si introduce l’idea della a-storia quale “fine della storia”, seconda una visione messianica non realizzatasi, ma la rinuncia alla propria storia crea una debolezza identitaria che ne favorisce la manipolazione, una rivendicazione di diritti senza chiari doveri che in tal modo vengono a disarticolare il tessuto sociale.

            L’Occidente soffre di tre crisi: psicologico – culturale, demografica e di una visione strategica condivisa, questo favorisce la volontà di affermazione di altre potenze globali che si ritagliano proprie aree geografiche di influenza.

            In questo contestare la supremazia occidentale, rappresentata dagli USA, rientrano gli eccessi della cultura woke e della cancel culture, nate in California, che creano un senso di colpa nell’Occidente senza cogliere la dimensione progressiva della storia.

            La memoria è dinamica e quindi strettamente connessa alla libertà, la sua cancellazione in un continuo presente ( a- storia) conduce alla perdita inconsapevole della libertà, indolore ma per questo più profonda e subdola.

            Ne sono testimonianza le continue polemiche sulle varie figure storiche e fatti che vengono astratti  dal contesto storico, per divenire puro strumento di lotta ideologica avulso da qualsiasi riflessione storica, come il disamore verso la nostra cultura che rende indifferenti alla perdita di tradizioni e artigianato in una male intesa globalizzazione, a questo si oppone quale richiamo la presente pubblicazione.

            L’Italia ha una storia particolare, è fondata sulla storia, incrocio di tre continenti è una penisola posta al centro del Mediterraneo, ricca per il suo valore strategico, economico e culturale, sempre contesa dai potentati esterni e indebolita internamente da quello che “ Foscolo nella – Lettera apologetica -, vedeva nell’interessata collusione degli intellettuali italiani”, e non solo, “ con lo straniero il pericolo sommo” ( 50 – 51, Il futuro della memoria, AA.VV., Limes , 4/2024).

 

             

Altipiani

 

            Il fronte sugli altipiani era considerato tranquillo rispetto al fronte carsico, finché l’offensiva austriaca della primavera 1916 lo travolse, questa fu annunciata da una serie di grandi bombardamenti che, come scrive il generale Schiarini, furono “di una violenza sorprendente e, per confessione degli stessi ufficiali italiani, di un effetto veramente schiacciante.

            La Strafeexpedition travolse l’intero altipiano fino ad essere arginata sui quattro pilastri di: Monte Fior e Castelgomberto, Novegno, Zovetto e Lèmerle, Pasubio.

            La battaglia avvenne allo scoperto senza ripari e difese preparate, salivano gli autocarri colmi di truppe, le scaricavano alle spalle dei combattimenti e caricati i feriti ripartivano immediatamente. Se gli austriaco avessero sfondato l’ultima linea di difesa, la racimolata Quinta Armata avrebbe potuto opporre ben poca resistenza al dilagare dei reparti nemici che, piombati alle spalle dell’esercito schierato sull’Isonzo, avrebbero costretto ad un arretramento oltre il Piave fino al Po e al Mincio.

            Si giungeva nella battaglia dopo marce estenuanti, dopo  un lungo errare per camminamenti sconosciuti , ci furono truppe, come la brigata Alessandria, lanciate all’assalto immediatamente dopo trenta ore di viaggio ininterrotto sugli autocarri, altre, come la brigata Lombardia venivano trasferite dalla primavera friulana in piena bufera di neve, senza coperte, senza zaino, senza tende.

            I rincalzi venivano a fondersi immediatamente con le truppe già in linea, finché c’era un simulacro di comando e un brandello di battaglione si resisteva, fermi senza ripari sul monte, o avanti a riconquistare la posizione persa, o indietreggiando adagio per non discendere troppo in basso, da dove sarebbe stato troppo duro riconquistare la cima.

           

Colbricon

 

            Il Colbricon è tagliato netto in due da una parte un pendio agevole di sassi, di grandi rocce e  di pascoli, percorso da frequenti piccoli  rigagnoli d’acqua: il versante nemico. Da questa parte una parete verticale sotto le cui altissime pale vi sono sentieri vertiginosi, terrazzini aerei, ballatoi tremanti, scale verticali per vincere il precipizio: le posizioni italiane presidiate da fanti e bersaglieri, non dunque alpini, la brigata Calabria.

            Questa brigata costituita da pastori jonici, contadini umbri, maremmani e ciociari, in gran parte con veneti della costa o delle paludi, questi tennero le posizioni a 2.700 metri contendendole agli austriaci in sortite sulle sassaie perennemente ingombre di neve, perdendole e riprendendole.

            Nella parte inferiore del monte vi erano le baracchette scavate nella roccia dove alloggiavano ufficiali e telefonisti, più in alto le nicchie e i covi a cui si accedeva per scalette piantate nella roccia. Nelle nicchie e nei buchi vicino alle feritoie vi erano le coperte da campo, le cartoline in franchigia, le gavette, i calzari contro il gelo, le “fipe” già discaspulate.

                       

 Carso

 

            Non è Carso, il Podgora è il Podgora. Quando nella primavera del 1915 i primi reparti valicarono il confine, i battaglioni si nutrivano di ciliegie e frutta raccolta sul posto in quanto il rancio non arrivava, ma avanzavano fiduciosi nelle nuove terre finchè vennero bruscamente fermati da queste irte difese.

            Allora si interrarono e restarono fermi per mesi e mesi, ficcati nel suolo che in autunno si trasformò in un fondo pantano, con ricoveri di fango che crollavano addosso per la pioggia, senza ranci caldi, andando all’assalto dei reticolati intatti, senza adeguati tiri d’artiglieria a copertura senza elmetti e con le sole forbici tagliafilo, gli ufficiali in diagonale e fregi argentati sguainavano negli attacchi le sciabole brunite.

            Tuttavia in un impeto giovanile venivano lanciate all’assalto e rilanciate in una carneficina le brigate Pistoia, Pavia, Re, Casale, Carabinieri, sotto il fuoco delle mitragliatrici e della fucileria rotolavano giù per il pendio i morti e i feriti con gli sbandati, ma bastò un giorno che un trombettiere della brigata Re caporale Ippolito suonasse nella tromba a vanvera tutte le arie della caserma, “cappella marca visita” e “adunata seconda compagnia”, perché le schiere si riordinassero e tornassero nuovamente all’assalto dei reticolati intatti, la morte non fu più un’attendere ma divenne una costante del fante.

            Nel Carso accanto al Podgora vi è il San Michele dove vi era una palude morta il lago di Doberdò, qui si arrestarono per lunghi mesi  gli sforzi degli assalitori, per superarlo al volo dopo la conquista di Gorizia, la valle non fu mai commemorata come luogo di battaglia.

            Doberdò sia gli italiani che gli austriaci lo chiamarono concordemente l’inferno, come la cima del San Michele che fu detta dagli ungheresi “il monte dei cadaveri” tanti erano ammucchiati che ne aveva mutato il profilo.

            In queste buche mezze colmate di fango irruppero i fanti della Perugia, fasciati i piedi dai sacchetti per la sorpresa notturna, il terreno era duro e di sasso come i parapetti delle trincee dove non si era avuto il tempo o i mezzi per scavare.

Quando i proiettili dell’artiglieria vi battevano dentro le schegge si moltiplicavano, esse cadevano tutto intorno in una grandine di pietre, quelle trincee e quei camminamenti durante le piogge si convertivano in torrenti di fango, in fosse di melma alta e densa che cancellava mostrine, uniformi e connotati alle persone, passando con uguale intonaco viscido sulle armi, sulle ferite e sui cibi.

Dai posti avanzati durate le tregue del fuoco, i fanti potevano vedere, immersi nelle trincee, nella pianura Gorizia avvolta nella caligine come una meta lontana  e preclusa.

 

Ortigara

 

 

Da un lato la montagna cade a piombo sulla Valsugana, scendendo rapida sul Passo dell’Agnella da dove venne l’attacco, dall’altro lato l’altopiano si estende senza forma né confini per leggere valli e modeste ondulazioni, arido simile a un gigantesco Carso, dove le doline si chiamano buse, le quote s’innalzano a 1.500 e a 2.000 metri: Campigoletti, Cima Lozze, Caldiera, Campanaro e il famigerato Corno di Campo Bianco, nido degli osservatori austriaci.

Vi erano dalla parte italiana 26 battaglioni alpini, due brigate di fanti, un reggimento di bersaglieri, con batterie da montagna in prima linea a tirare a raso zero. Dalla parte austriaca i battaglioni scelti del celebrato “III Corpo d’Armata di ferro”.

La battaglia durata venti giorni fece tuonare più di quattromila bocche da fuoco tra cannoni, obici, mortai, bombarde e nuvole di gas e fiamme sopra pochi chilometri quadrati, mentre gli austriaci erano insediati in caverne organizzate delle quali i nostri bollettini ne tacquero l’esistenza.

La carneficina causò tra le nostre fila 30.000 perdite fra morti e feriti, in poche ore dei reparti coinvolti ne restavano avanzi sparuti, “i battaglioni ritirati dall’inferno dell’Ortigara sono scorie”, come riferisce la relazione ufficiale austriaca, si comprende così il grido disperato di quei fanti della brigata Regina dopo venticinque mesi di guerra: “Ridateci il nostro Carso!”.

Nella primavera del 1917 i soldati non credevano più alla propaganda sulla vittoria ma non si pensava alla sconfitta, erano come dei sonnambuli, quasi bambini dallo sforzo di non pensare troppo, due anni di guerra aveva scavato un abisso tra il paese e il fronte, allora nel paese non vi era quel desiderio di finire presto questa guerra, con il malcontento per il vitto sempre più raro, per il disagio crescente, lo scontro tra soldati in linea e imboscati, e campagne assenti per mancanza di braccia.

In linea, al contrario vi era un rassegnato adattamento a dover lasciare  prima o poi la vita in questa mattanza che non finiva più, tuttavia annebbiati in quell’apatia che diviene spesso una benefica anestesia, gli ordini delle varie operazioni si eseguivano senza ribellione e fede anche nel prevederne il fallimento.  Talvolta l’inerte ubbidienza cedeva a improvvise ribellioni immediatamente represse con ferocia.

Nonostante fossero sfiduciate sull’Ortigara le truppe rimasero fedeli e uscite dalle trincee riuscirono a conquistare le tre cime, tuttavia sul fianco sinistro l’offensiva era fallita ed era stata del tutto abbandonata.

Ricevuto l’ordine di fermarsi sulle posizioni conquistate si trincerarono e in uno spazio incredibilmente ristretto decine di migliaia di uomini  furono investiti dal fuoco delle artiglierie, da nuvole di gas e torrenti di liquidi infiammabili, le tre cime furono perse e riconquistate tra attacchi e contrattacchi respinti mentre le retrovie subivano furiosi bombardamenti.

Si racimolarono gli ultimi brandelli di battaglioni, due battaglioni rimasti per miracolo intatti furono anch’essi buttati nel fuoco e si andò all’attacco riconquistando il terreno perso e facendo dei prigionieri, per cinque giorni si rimase inchiodati sulle posizioni riconquistate disfacendo gli ultimi reparti.

Venne alfine l’ultimo attacco nemico che travolse la cima riconquistata ma si riuscì a contenerlo arrestandolo poco sotto, solo quando arrivò l’ordine di rientro, a scaglioni si sganciarono, una squadra del battaglione Cuneo non venne informata dell’ordine del ripiegamento, rimase tutta la notte e tutto il giorno seguente al suo posto rientrando illesa ventiquattro ore dopo, con il nemico che dubbioso della sua vittoria non aveva osato scendere dalla cima.

Guardando fuori dalle trincee della Caldiera si vedeva l’Ortigara cambiare colore, fumare in giallo e nero per le esplosioni ed i gas, ma nonostante tutto si resisteva nonostante lo scoramento e la mancanza di un senso nella lotta quotidiana se non sopravvivere, in uno scatto di orgoglio la frase la disse per tutti l’alpino Santino Calvi del battaglione Bassano : “ Vedrete oggi, come sanno morire gli alpini italiani !”, e morì. “ Me fa pecà  ricordò il vecchio alpino del Val Brenta.

Monte  Grappa

 

La cima del Grappa è ancora incisa dalle trincee e scavata da chilometri di caverne, oggi spianata da un Ossario, cimitero monumentale per i caduti che tra il 1917 e il 1918 trasformarono la montagna nel cardine della difesa tra la pianura del Piave e le catene montuose del Trentino.

Il 24 ottobre 1918 da questo monte iniziò l’ultima battaglia, quella della vittoria, fu una lotta dura e feroce esasperata dalla volontà di resistenza dei nemici, in Europa vi era una stanchezza per la guerra infinita, i cittadini tumultuavano, vecchie e nuove nazionalità esplodevano in ribellione e i diplomatici pensavano già al dopo guerra.

Sulle balze del monte le migliori truppe d’Italia e quelle più solide dell’Austria si scontravano furiosamente, brigate di fanti fatte con le reclute del 1899, ma inquadrati da veterani delle battaglie precedenti,reparti d’assalto di fiamme nere e fiamme rosse, vecchi battaglioni d’alpini che si erano  già scontrati sulle Tofane, sull’Ortigara, sul Vodice e sul Tomatico, iniziarono l’ultima battaglia per stornare il nemico dal piano e dal fiume Piave.

Nella nebbia mattutina escono gli arditi del XXIII reparto d’assalto e fanti della Pesaro contro il Pertica, gli arditi del IX reparto e fanti della Bari contro l’Asolone, gli alpini e i fanti della Lombardia e dell’Aosta contro i Salaroli e il Valderoa. Il primo giorno della battaglia non porta altri vantaggi che la conquista del Valderoa.

Il 25 la brigata Pesaro conquista il Pertica e riesce a conservarlo, l’Asolone è preso dagli arditi che balzano oltre l’obiettivo dell’assalto fino a raggiungere il Col della Berretta, più tardi riconquistato con un violento attacco dal nemico che annienta i difensori, al Col del Cuc, ai Salaroli e oltre il Valderoa gli italiani vengono fermati dai reticolati intatti, dalle difese scavate nella roccia e dalla nebbia.

Animose pattuglie si fanno sotto i reticolati, li riescono a valicare, ma i rincalzi non possono seguirli, sono quindi distrutte, altri reparti ne imitano l’eroismo subendo la stessa sorte, i veterani sentono per la prima volta dietro di sé l’intero paese.

Nel disfacimento del vecchio Impero austriaco, vengono  a rinforzo gli ultimi soldati  delle divisioni di Boroevic, questo è l’ultimo duello, devono resistere e riescono a farlo bene nella ricerca di un armistizio onorifico al fine di salvare l’Austria dall’invasione e con essa la corona all’Imperatore.

Avanza la celebre divisione Edelweiss, e con essa i territoriali croati del 27° reggimento che si offrono volontariamente per la battaglia, ignari che tra una settimana si proclameranno nostri alleati, i Galiziani del 120° , i Cechi e i Bosniaci, mussulmani realissimi a Sua Maestà Imperiale.

Alla testa avanzano le Sturm-truppen , truppe d’assalto con alla testa il  terribile 55° reparto, seguono le divisioni di riserva tenute in serbo negli alloggiamenti tra il Piave e Belluno.

Gli Austriaci sanno che il Piave è in piena e che la corrente travolge i ponti, gli Italiani sono in crisi nel forzarlo, si cerca di capovolgere l’esito della battaglia sulle pendici del massiccio del Grappa.

La notte del 26 ottobre il battaglione alpini Aosta a selletta Valderoa viene attaccato e resiste contrattaccando per 12 ore, quando finalmente arrivano i rinforzi poche decine di uomini rimangono validi: 10 ufficiali morti e 15 feriti, 130 soldati morti e 640 feriti danno al battaglione, già distrutto un anno prima al Vodice  due anni prima al Pasubio, il titolo nobiliare di “massacratissimo”.

Gli alpini del Pelmo e reparti della Bologna occupano Col del Cuc, sull’Asolone fanti della Forlì e arditi XVIII reparto per venti volte assaltano le trincee nemiche finché alla sera la montagna rimane agli austriaci.

Il 27 ottobre cade il Valderoa invano difeso fino al totale annientamento da una compagnia del battaglione Cadore senza più ufficiali ed ai superstiti del battaglione Aosta. Anche il Pertica è perso, riconquistato e riperduto, alla sera il Pertica è nuovamente e definitivamente italiano, ma gli austriaci serrano minacciosamente ancora sotto.

Il 28 è un giorno di tregua relativa, il 29 la battaglia divampa ancora con rinnovata violenza, arditi e fanti della Calabria si dissanguano sul Col della Berretta,altri reparti di arditi riprendono l’Asolone ma vengono di nuovo scacciati, ben 17 assalti vengono respinti finché con tenacia i reparti della Siena irrompono sulla vetta e la difendono contro rinnovati attacchi nemici che tuttavia alla sera riescono a scacciarne gli italiani, l’ultimo sforzo vittorioso austriaco.

Tuttavia il nemico è caduto nel tranello riversando sul Grappa la maggior parte delle riserve e logorando le sue truppe migliori, sul Piave nel frattempo la battaglia è vinta con la presa della piana di Sernaglia, viene pertanto dato l’ordine dal Comando Supremo all’Armata del Grappa di sospendere l’offensiva costata la perdita di trentamila uomini.

 

( Paolo Monelli, Sette battaglie, Treves 1928)