Cerca nel blog

venerdì 30 agosto 2024

Editoriale Agosto 2024

 Editoriale 


Un mese di agosto dedicato al riposto, alle vacanze ed al recupero psicofisico. Si è approfittato di questo momento per dare spazio ad una nuova realizzazione del CESVAM, il Manifesto del Centenario


Una realizzazione che ha visto affiancarsi in questo mese altre iniziative di carattere promozionale (Depliant e Segnalibri) di cui si darà conto nel prossimo mese di settembre. 

Grazie alla collaborazione con Diego Dall'Acqua d'Industria si è avviato lo studio di fattibilità relativo alla Elettronic Pubblication (E PUB) e si è messi in esecuzione la versione E PUB del CESVAM PAPAERS n.1 del Gennaio Febbraio 2019. dedicato al Metodo Storico. Al momento vi è la versione in bozza di tale pubblicazione, in attesa dell'attivazione dello strumento di lettura che sarà disponibile ai primi di settembre. Come si è detto in altre parti si ha intenzione di pubblicare i CESVAM PAPERS, che attualmente sono in edizione su carta, sotto forma di E PUB a cominciare dai numeri del corrente anno. 

Per agevolare tale iniziativa è stato preso contatto con la Casa Editrice Archeares per la edizione E PUB della Rivista QUADERNI. Si è concordato che tale edizione della rivista può essere in versione E PUB sia con la versione PDF  che con la versione integrale E PUB. Al momento vi è disponibile solo la prima; in questo quadro nel mese di agosto la casa Editrice Archeares ha predisposto la versione E PUB - PDF del n 2 del 2024 della Rivista QUADERNI (Azzurro) Aprile - Giugno 2024. E' stata già predisposta , sulla base della Campagna di Informazione e Divulgazione degli anni scorsi, una Main List  che al 30 agosto è di 500 nominativi  su 8 categorie di invio, tra cui tutte le 84 Federazioni dell'Istituto del Nastro Azzurro.
Sulla base della predetta Main List è stata inviata la versione  E PUB  (128 pagine + 4 di Copertina) di cui sopra a tutti i 500 nominativi.  I Presidenti di Federazione, peraltro, sono stati invitati, se lo credono opportuno e senza nessun impegno, di inoltrare il predetto numero della Rivista ai propri soci, a titolo gratuito.
 Quindi sono state inviate 500 copie della Rivista QUADERNI. che rappresenta un buon risultato per la rivista, che prima era solo in versione su stampa.
Per il n. 3 del 2024 di QUADERNI ci sarà lo stesso invio, con la Main list che si spera di portare a 600 email.
Per il 1 settembre, con la edizione di INFOCESVAM n. 4 (Luglio - Agosto 2024), si procederà ad inviarlo utilizzando la stessa Main List di email.  
Questi i lineamenti del disegno di attuazione per la divulgazione delle edizioni CESVAM. 
(Massimo Coltrinari)



giovedì 29 agosto 2024

Copertina Agosto 2024

 


                                                 





QUADERNI ON LINE


 Varo della Corazzata "Leonardo da Vinci"




                                                   Anno LXXXV, Supplemento on line, VIII, 2024, n. 102

                                                                               Agosto  2024

valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 











mercoledì 28 agosto 2024

La propaganda sovietica verso i prigionieri italiani: fuoriusciti ed illuminati. I Parte

 ARCHIVIO

Prigionia in Unione Sovietica 1941.1954


Dall'Archivio "Aldo Resta" si pubblica questa scheda relativa alla prigionia in URSS

I Fuoriusciti e gli Illuminatii

Massimo Coltrinari

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale tutte le potenze detentrici cercarono di sfruttare ai loro fini il lavoro dei prigionieri di guerra in loro mano, spesso andando, legalmente o illegalmente, oltre la Convenzione di Ginevra. In Unione Sovietica, questa regola si allarga ancor più in quanto si introduce l'elemento ideologico e politico. Se la Gran Bretagna e gli Stati Uniti vogliono dai prigionieri italiani in loro mano solo una collaborazione di lavoro, che retribuiscono, elevando il prigioniero a cooperatore, o collaboratore, la Unione Sovietica mira primariamente a modificare le idee politiche, le convinzioni economiche, sociali e religiose del prigioniero. Questo al fine di un suo impiego futuro a proprio favore, una volta rimpatriato.

Tutto questo viene attuato attraverso una massiccia e seria propaganda svolta tra i prigionieri, i profili della quale analizzeremo più avanti. Nella prigionia in mano sovietica vi è un elemento nuovo, che non si riscontra nella altre prigionie: il fuoriuscito.

Di formulazione fascista, questa parola sta ad indicare l'oppositore del regime mussoliniano che a seguito di libera scelta, o perché perseguitato, o perché condannato per reati politici o anche comuni, ebbe a lasciare l'Italia e a rifugiarsi all'estero per continuare a svolgere, o meno, attività politica antifascista. In gran parte i fuoriusciti trovarono ospitalità in Francia, ove a Parigi si diede vita ad una concentrazione antifascista. Altri emigrarono in America ed altri ancora in URSS. Proprio questi ultimi interessano la presente ricerca

Secondo Giorgio Bocca ii i comunisti italiani che si sono rifugiati nella URSS per sfuggire alle persecuzioni del fascismo ammonterebbero a 250. Di questi, circa 200 vivevano a Mosca. Relativamente liberi fino al 1930, da quella data le restrizioni si fanno sempre più pesanti. I controlli hanno lo scopo di far prendere agli italiani, così come a tutti i comunisti stranieri in URSS, la cittadinanza sovietica, per tagliare definitivamente ogni legame con il paese d'origine. Lo stalinismo, sempre più diffidente verso tutto e verso tutti, penetra progressivamente nella comunità comunista italiana ed iniziano i primi arresti, le prime denuncia i primi fermi. Prima vengono arrestati e deportati coloro che non sono stalinisti osservanti: i "bordigliani", i simpatizzanti a vari titolo, anche se non palesemente, per Trotzki, e coloro che criticano le scelte del partito in modo troppo marcato. Nel 1935 un giro di vite. Essere stalinisti ortodossi non salverà alcuno dalle purghe tremende della fine degli anni trenta. Nel 1935 i sovietici considerano il club internazionale, ove si raduno i comunisti di tutta Europa emigrati in URSS come un "covo di spie" al servizio della borghesia occidentale ed americana. Iniziano i primi arresti, che sfiorano perfino Togliatti. Infatti viene arrestato Paolo Robotti, ex operaio torinese, comunista ed attivista da sempre. La N.K.V.D. non va per il sottile: gli interrogatori sono pesanti, Robotti è anche torturato. Per ammissione dello stesso Robotti, gli si voleva estorcere accuse contro Togliatti. Nel 1940 Robotti è rilasciato. Secondo i calcoli della Ambasciata Italiana a Mosca i comunisti italiani arrestati sarebbero 70, secondo una stima sovietica si fanno risalire, fra morti e dispersi 104, secondo Guelfo Zaccaria a circa 200iii

(segue; la II parte sarà pubblicata il 1 settembre 2024)

i Illuminati: con questo termine gli altri prigionieri italiani definivano coloro che, dopo aver letto L'Alba, giornale per i prigionieri italiani in Russia e sentiti i comizi di propaganda della NKVD, aderivano alla proposte ideologiche, dopo aver solennemente dichiarato che erano stati "illuminati" dalle parole sentite

ii Bocca G., Sotto i colpi di Stalin – I Compagni traditi, in Storia Illustrata, n.358, settembre 1987

iii Zaccaria G., A Mosca senza ritorno,Sugarco, Milano, 1983

iv Rapporto UNIRR, pag. 121

v Rapporto UNIRR, pag. 121

martedì 27 agosto 2024

Roma 7 giugno 1944 Una compagna italiana in armi, bandiera e musica monta la guardia al Quirinale

ARCHIVIO


La fotografia mostra lo schieramento della 7a compagnia del 68° Reggimento fanteria "Legnano" che il 7 giugno 1944 arrivò a Roma, si schierò a Piazza Venezia e rese omaggio al Milite Ignoto; poi con Bandiera e Musica in testa sali per via IV Novembre e montò la Guardia al Quirinale, residenza del re d'Italia.
L'episodio è estremamente significativo in quanto gli alleati avevano espressamente proibito, per ragioni politiche, a nessun reparto italiano del Corpo Italiano di Liberazione o delle Divisioni Ausiliarie di non solo entrare a Roma, ma di arrivare ai suoi sobborghi affinche nessuno potesse dire che Roma fosse stata liberata con il concorso di truppe italiane.

Ai primi di giugno del 1944 il Corpo Italiano di Liberazione era ancora sulle Mainarde gravitante verso la costa abruzzese. Dopo questo episodio fu incardinato organicamente nel 2° Corpo Polacco che era schierato sul versante adriatico



 

lunedì 26 agosto 2024

LA REPUBBLICA ROMANA E L’ “OBBEDISCO” DI GARIBALDI NELLA DIFESA DI ROMA SUL FRONTE SUD CONTRO L’ESERCITO NAPOLETANO

 DIBATTITI


Ten. cpl Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta



Nei primi mesi del 1849 contro la Repubblica romana marciarono quattro eserciti, uno austriaco, che si mosse da terra verso le Legazioni romagnole ed Ancona, uno francese, che sbarcò nel nord del Lazio a Civitavecchia, uno spagnolo che sbarcò sulle coste sud del Lazio a Terracina, ed uno napoletano, che mosse a nord lungo la via Appia.

Il 30 aprile i francesi al comando di Oudinot furono sconfitti sotto le mura di Roma da Garibaldi e inseguiti verso Civitavecchia, ma il generale venne fermato da un ordine del Triumvirato che gli imponeva il rientro a Roma, sia a seguito della volontà di instaurare trattative con la Repubblica francese, che per l’urgenza di affrontare l’armata napoletana.

Il 4 maggio Garibaldi alla testa di circa 2.300 uomini uscì da Roma verso sud-ovest, il 9 maggio a Palestrina si scontrò con le avanguardie dell’esercito napoletano che furono respinte, il 10 maggio fu richiamato a Roma per il timore di una ripresa degli scontri con i francesi, invece venne dalla Francia come inviato straordinario Lesseps che, conclusa una tregua, instaurò delle trattative con la Repubblica romana.

Fu quindi possibile organizzare un forte contingente contro l’esercito napoletano che nel frattempo si era accampato a Velletri, forte di circa 10.000 uomini l’esercito repubblicano uscì da Roma la sera del 16 maggio al comando del generale Roselli.

Nel frattempo il Lesseps respinse l’offerta del re delle Due Sicilie, Ferdinando II, di attaccare contemporaneamente la Repubblica romana, circostanza che indusse il re ad ordinare un ripiegamento verso Cisterna per rientrare nei confini del regno.

Garibaldi alla testa dell’avanguardia la mattina del 19 maggio colse l’occasione, nonostante gli ordini contrari di Roselli, per attaccare i reparti borbonici in ripiegamento presso il ponete di Fontananuova, fuori Porta romana a Velletri, dopo uno sbandamento iniziale in cui lo stesso Garibaldi rischiò di rimanere prigioniero i borbonici ripiegarono su Velletri.

Nella notte tra il 19 e il 20 maggio l’esercito borbonico completò la ritirata da Velletri a Cisterna, permettendo a Garibaldi di entrare a Velletri la mattina del 20 senza trovare alcuna resistenza.

Garibaldi propose di avanzare verso Napoli ma sia Mazzini che Roselli, temendo di lasciare sguarnita Roma, si dissero contrari e il grosso dell’esercito rientrò, autorizzando tuttavia Garibaldi a continuare verso sud alla testa di circa 4.000 uomini.

Avanzando sulla via Casilina la sera del 23 maggio l’avanguardia costituita dai 400 bersaglieri lombardi di Manara entrò a Frosinone, dove il 24 arrivò anche Garibaldi, che ripartito la mattina del 26, alla sera si accampò nei pressi di Ceprano ai confini del regno delle Due Sicilie.

Nel frattempo per Arce, primo comune al di là del confine nel regno, affluivano i profughi del frusinate insieme al clero, al Vescovo e al Governatore di Anangni.

Non vi erano restate al confine truppe borboniche sufficienti, se non un contingente di Guardie Cittadine di Arce, una trentina di Reali Carabinieri, uno squadrone di Dragoni, una cinquantina di soldati dei Dazi, una cinquantina di Guardie di Pubblica Sicurezza e dai comuni vicini una quarantina di Guardie Civiche, tutti al comando del Maresciallo di campo Vial, questo quanto riferito dal capitano Pietro Lancia della Guardia Cittadina di Rocca d’Arce.

La mattina del 27 vi fu uno scontro a fuoco fra i repubblicani e i borbonici prima di passare il confine, in cui vennero coinvolti i Dragoni, la “colonna mobile” e gli uomini della Pubblica Sicurezza, non si fa cenno alla Guardia Cittadina, nel dispaccio inviato dal Capo Brigata di Cavalleria, mentre il capitano Nicola Grossi della Guardia Cittadina di Arce, in un dispaccio riservato inviato all’Intendente di Caserta descrive uno scontro a fuoco sostenuto dalla Guardia Civica, senza che i Doganali, i Carabinieri e i Nazionali entrassero in azione.

La mattina i bersaglieri di Manara occuparono Arce e Rocca d’Arce, seguiti dal grosso comandato da Garibaldi, entrando in un paese deserto per la paura, non vi furono atti di violenza ma solo di propaganda, solo nelle campagne vi furono delle requisizioni.

I cittadini che erano scappati, nella giornata rientrarono e furono aperti anche degli esercizi per rispondere alle richieste dei repubblicani, che pagarono con la loro moneta.

La sera stessa Garibaldi rientrò a Ceprano con tutto l’esercito, su dispaccio urgente del Triumvirato, il quale aveva avuto notizia che gli austriaci presa Bologna stavano marciando su Ancona.

Gli venne offerta la possibilità, se la ritenesse utile, di rientrare a Roma passando dagli Abruzzi al fine di intercettare gli austriaci, ma la sera dello stesso 27 maggio un ulteriore ordine del Triumvirato lo invitava a rientrare a Roma per la via più breve.

Lasciata Arce e Rocca d’Arce il giorno successivo era a Frosinone con il grosso delle truppe, le truppe borboniche al comando del generale Nunziata entrarono ad Arce solo due giorni dopo, il 29 maggio.

La popolazione rimase interdetta da questi veloci alternarsi di schieramenti, mentre Garibaldi, che aveva già ricevuto da delegazioni dei comuni vicini l’invito a procedere verso Napoli, ubbidì ma mostrò con lettera indirizzata a Mazzini tutto il suo disappunto nel dovere abbandonare l’impresa nel regno delle Due Sicilie, tuttavia questo lo spinse a considerare la debolezza di comando dei napoletani e ad avvicinarsi successivamente al Piemonte e quindi al partito regio, lasciando i repubblicani.

Nota

  • F. Corradini, … di Arce in Terra di Lavoro … , 238 -252, Vol. II , Parte speciale , Sez.I Arce 2004.


domenica 25 agosto 2024

Master 1° Liv. Politica Militare Comparat dal 1945 ad Oggi Aperte Iscrizioni Anno Accademico 2024-2025


 

MASTER DI I LIVELLO

POLITICA MILITARE COMPARATA DAL 1945 AD OGGI

Dottrina, Strategia, Armamenti

Obiettivi e sbocchi professionali

Approfondimenti specifici caratterizzanti le peculiari situazioni al fine di fornire un approccio interdisciplinare alle relazioni internazionali dal punto di vista della politica militare, sia nazionale che comparata. Integrazione e perfezionamento della propria preparazione sia generale che professionale dal punto di vista culturale, scientifico e tecnico per l’area di interesse.

Destinatari e Requisiti

Appartenenti alle Forze Armate, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Insegnanti di Scuola Media Superiore, Funzionari Pubblici e del Ministero degli Esteri, Funzionari della Industria della Difesa, Soci e simpatizzanti dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’UNUCI, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Cultori della Materia (Strategia, Arte Militare, Armamenti), giovani analisti specializzandi comparto geostrategico, procurement ed industria della Difesa.

Durata e CFU

1500 – 60 CFU. Seminari facoltativi extra Master. Conferenze facoltative su materie di indirizzo. Visite facoltative a industrie della Difesa. Case Study. Elettronic Warfare (a cura di Eletronic Goup –Roma). Attività facoltativa post master

Durata e CFU

Il Master si svolgerà in modalità e-learnig con Piattaforma 24h/24h

Costi ed agevolazioni

Euro 1500 (suddivise in due rate); Euro 1100 per le seguenti categorie:

Laureati UNICUSANO, Militari, Insegnanti, Funzionari Pubblici, Forze dell’Ordine

Soci dell’Istituto del Nastro Azzurro.

Possibilità postmaster

La sintesi delle tesi meritevoli saranno pubblicate sulla rivista

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO”

Possibilità di collaborazione e ricerca presso il CESVAM.

Conferimento ai Decorati dell’Emblema Araldico e ai più meritevoli dell’Attestato di Benemerenza

Possibilità di partecipazione, a convenzione, ed progetti del CESVAM

Accredito presso i principali Istituti ed Enti con cui il CESVAM collabora

Contatti:06 456 783 dal lunedi al venerdi 09,30 – 17,30 unicusano@master

ISTITUTO DEL NASTROAZZURRO - UNIVERSITA’ NICCOL0’ CUSANO

CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare www.unicusano.it/master

www.cesvam.org - email:didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org



sabato 24 agosto 2024

Il prezzo del successo. Italo Balbo e la Crociera del Decennale.

 DIBATTITI



Il 12 agosto 1933 si concludeva all'Idroscalo di Ostia la Crociera del Decennale organizzata da Italo Balbo per celebrare il decennale della fondazione della Aeronautica Militare. La "Centuria Alata" ammarava davanti agli occhi di Mussolini e di tutta Italia celebrando così il successo dell'Ala Azzurra non solo in Europa ma in tutto il Mondo. Balbo con le sue crociere sia nel Mediterraneo che atlantiche aveva portato ai massimi livelli lo sviluppo dell'Aeronautica e se fosse stato alla sua guida altri imprese e realizzazioni avrebbero marcato lo sviluppo dell'Arma Azzurro. L'ingenuo uomo normale pensa che l'azione e le realizzazioni di Balbo abbiano fatto piacere a chi aveva a cuore l'immagine e l'interesse dell' Aeronautica e dell'Italia. In realtà secondo la storiografia più accreditata ( in particolare vds. la monumentale biografia dedicata a Benito Mussolini di Renzo de Felice) questo successo fu pagato a caro prezzo sia da Balbo che dall'Aeronautica e quindi dall'Italia. Ingelosito oltre ogni dire, mostrando una personalità estremamente fragile e debole, Mussolini vide in Balbo un concorrente pericoloso alla sua azione, che poteva fare ombra alla sua immagine  di Duce supremo del fascismo e mettere in discussione il suo prestigio di Capo. In altre dittature sarebbe iniziato un bagno di sangue, come sempre accade quanto il dittatore si sente minacciato; in quella fascista, che che stata sempre una caricatura di se stessa (vds. la azione della segreteria di Achille Starace scelto proprio perchè, incapace come era, era innocuo al Capo) Balbo fu relegato in Libia, come governatore di questa colonia, tenuto ai margini della Guerra d'Etiopia, e soprattutto emarginato alla gestione dell'Aeronautica che fu affidata a devoti lacchè di regime. I risultati furono pari a queste scelte: l'Aeronautica dal 1934, ovvero da quando Balbo fu mandato in Libia, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, vivacchiò in mediocrità, senza dare più ombra al Capo. Scoppiata la seconda guerra mondiale la condusse nel modo noto ed è difficile ricordare le sue gesta,  trovare una qualche cosa degno di nota. Lontanissima da quanto ha fatto la Royal Air Force britannica, che aveva, al pari di tutti gli aviatori statunitensi,  in somma considerazione ed ammirazione Italo Balbo, e alle cui gesta ed alle cui idee si ispirò e si permeò. Un Italo Balbo a capo della Aeronautica per il periodo pre-guerra e durante la guerra certamente avrebbe dato, come le Crociere Atlantiche, risultati diversi da quelli che l'Aeronautica ha colto in questi periodi. Per lui il prezzo del successo fu molto alto; per il resto le considerazioni ulteriori che si possono fare le si lascia a chi ha voglia di farle, in ogni caso troppo amare per chi ama questo Paese.

mercoledì 7 agosto 2024

Manifesto del Centenario Presentazione


Da domani iniziano le pubblicazioni dei quadri componenti il
Manifesto del Centenario
 16 quadri  di
Cosa è stato, cosa ha fatto, cosa è, che cosa sarà 
 l'Istituto del Nastro Azzurro

il Manifesto può essere chiesto alla Segreteria dell'Istituto del Nastro Azzurro

segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org
o al cell 3517968406

il Manifesto è anche sul sito

nel banner Storia del Nastro Azzurro e nel comparto CESVAM

 

lunedì 5 agosto 2024

domenica 4 agosto 2024

Rivista QUADERNI n. 1 del 2024, Anno LXXXV, Supplemento XXXII, 2024, n 1, 31° della Rivista, Gennaio - Marzo 2024

 NOTIZIE CESVAM




Come da prassi il numero si apre dando spazio ad un evento che ha coinvolto le scolaresche. In questo caso la celebrazione del centenario ad Arezzo che ha visto protagonisti gli alunni della 3c del Liceo “F. Redi”.. Sempre come prassi, lo spazio seguente è dedicato ad un progetto che è ha visto già interventi nei precedenti numeri. La prigionia austriaca in mano italiano in Sardegna. Sono pubblicati una serie di articoli predisporti da Giorgio Madeddu nelle more di questo progetto finalizzata anche alla sensibilizzazione di Enti Comuni ed Autorità a sostenere piani di recupero di fonti materiche che il tempo sta inesorabilmente cancellando.

Nella parte dedicata alla “memoria” Paolo Bosotti propone la vicenda della corazzata “Roma” nel quadro della crisi armistiziale del 1943, A Valerio Gadaleta un profilo di Luigi Cadorna, sintesi della tesi di laurea di Master, a premessa di ulteriori ricerche ed approfondimenti, Mario Pietrangeli e Leonardo Leonetti una fonte materica interessante, ovvero il monumento all’Arma del Genio a Trani, infine una riflessione di Sergi Benedetto Sabetta su Macchiavelli.

Frutto di una bella iniziativa voluta da Giovanni Riccardo Baldelli, Tommaso Rossi ci presenta i decorati umbri nelle due guerre mondiali, quadri di eroismo che non devono essere dimenticati, a chi segue un'altra nota dedicata al sacrifico in nome della libertà, dedicata ad Eugenio Arrigo Scarponi proposta da Marco Montagnani. Nella parte dedicata all’attualità, Demetrio Delfino ci propone la nota, sintesi della sua tesi di laurea al Master, dedicata alla nascita dello Stato di Israele con risvolti che oggi assumo un rilievo degno di nota. A cui segue una nota di Gian Giacomo Migone, che riverbera la stessa tematica; chiude questa parte Antonio Trogu presentando una rea di crisi in uno dei suoi aspetti più eclatanti: la realtà ed i sogni del popolo curdo.

Nelle rubriche che seguono, faccio notare che la Rivista riceve svariati articoli che sicuramente troveranno spazio, ma prego gli autori di avere pazienza data la cadenza della medesima. La tentazione è molto forze a passare al bimestrale, essendo assicurato l’apporto dei contributi, ma i risvolti di tempo e finanziari frenano questo possibilità realizzativa.

Strigate ed essenziali le notizie del CESVAM, rinviando i dettagli ad INFOCESVAM, bimestrale, che riporta, da gennaio 2024 l’Annesso dedicato all’Albo d’Oro a cadenza mensile. Gli indici di QUADERNI ON LINE sono solo indicati e non riportati, per la nota mancanza di spazio, ma con riferimenti precisi dove trovarli In questo numero si è trovato spazio maggiore per la rubrica dedicata al Valore Militare attraverso la Cartolina Postale Militare, rubrica che dal primo numero chiude la Rivista

Da ultimo, ma non ultimo, il tema dell’Editoriale. Il presidente Nazionale prende in considerazione un nuovo dominio di ricerca: quello del valore militare riconosciuto attraverso la concessione di riconoscimenti al valore di forza armata. Vecchia tradizione militare italiana che è stata rinverdita metà degli anni settanta del secolo scorso. Daremo conto degli sviluppi di questa idea nei prossimi numeri

(Massimo Coltrinari)


I Copertina : Giorgio Madettu Veduta del Campo di Concentramento dell’Asinara 1916.

Il presente numero è stato chiuso in tipografia il 20 marzo 2024



la rivista può essere chiesta a
 segreteriagenerale  et nastroazzurro.org


sabato 3 agosto 2024

La Storia è scritta dai Vincitori. Un Dibattito aperto

 DIBATTITI

Appare quanto mai un rifugio assolutorio questa espressione che sostiene che la Storia è scritta dai vincitori. La storia con la s piccola è scritta dai vincitori ed è una storia di parte, da prendere con le dovute precauzioni. Che la Storia, quella che porta la S grande,  non sia scritti dai vincitori  ha una immediata smentita citando Napoleone e la sua opera. Risulta che le Grandi Coalizioni assolutistiche  lo sconfissero militarmente a Waterloo, lo rilegarono all'Isola di Santa Elena  ed imposero la restaurazione. Alla luce odierna non sembra che la storia scritta dai Vincitori di Napoleone sia accredita. Nessuna opera del Metternich sia oggi presa in considerazione. Da ciò si deduce che Napoleone, il vinto, il detestato e vituperato da tutte le corti europee oggi sia ignorato come la sua opera. Primo assunto. La Storia, quella che ha la S grande, è scritta dalle idee, dalla sostanza di aiutare l'uomo a vivere sempre meglio, da combattere violenze, imposizioni soprusi e l'esercizio di quel potere di pochi contro i molti. Questi Valori scrivono la Storia. Il Dibattito è aperto


venerdì 2 agosto 2024

Ucraina: una guerra di logoramento

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE



Si riporta una nota edita due anni fa integralmente.
La situazione oggi è in pineo stallo, dando per accreditate le ipotesi che la guerra in Ucraina è una guerra di logoramento, con tutto quello che questo sta a significate

 

La carta da una idea della situazione a fine aprile 2022 come “’operazione” russa in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022,  nella incredulità generale nell’Occidente ancora avvolto nella nebbia geopolitica in Europa orientale, non si stia rilevando un successo. L’Ucraina è presentata a tre colori, il verde l’Ucraina occidentale, il rosa l’ucraina orientale. In giallo i territorii che la Russia dal 2014 ad oggi ha conquistato bell’indifferenza occidentale. 1) Repubblica popolare di Luhans , 2) repubblica popolare di Donec’k, Crimea, annessa senza colpo ferire nel 2014, e la Transnistria, ove è stanziata dalla caduta della URSS la XIV Armata Sovietica, ora russa. In Viola i territori che sono stati conquistati e controllati durante l’”operazione”, con indicate le direttrici di avanzata. Per Putin, che è al potere dal 31 dicembre 1999 è un semplice passaggio sulla via per ridare alla Russia un ruolo mondiale. Al suo interno ha trovato l’appoggio del Patriarca Kirill, capo della chiesa cristiana ortodossa che nutre sentimenti e considerazioni sull’Occidente veramente curiosi: per il Capo ortodosso l’Occidente sta deviando o ha già deviato dalle leggi naturali stabilite da Dio ( un altro della lunga serie che parla a nome di Dio) “il tutto banalizzato in una isteria secondo la quale in Occidente ci sarebbe di fatto un test per provare la propria lealtà al potere, una sorta di passaggio indispensabile per entrare in un mondo di sola apparente “libertà”, un mondo “felice” un mondo di consumi eccessivi.”[1] E in che cosa consisterebbe questo test? La prova è molto semplice ed allo stesso terrificante: una sfilata del Gay Pride.[2]

Su queste basi, si continua, Per Kerill Putin è “ un dono di Dio”. “Basta leggere il discorso dai toni apocalittici pronunciato dal patriarca il 6 marzo 2022 “ Quello che sta accadendo oggi (…)non è solo questione di politica (…) ma di salvezza dell’uomo, del suo posto alla destra o alla sinistra di Dio Salvatore, che viene nel mondo come Giudice e autore della creazione”[3] In un paese dove il Capo dello Stato è al potere da venti anni, e ci starà fino al 2036 se non farà un'altra legge che prolunga la permanenza, in cui vige una legge che chi “dissente” prende 15 anni di galera, si può ascoltare di tutto dai parti dei Capi Civili e Religiosi. Ma ancora non siamo sotto il loro potere, anche se notevoli sforzi sono stati fatti  da molto leaders occidentali per creare le situazioni russe e quindi ancora qualche barlume di desiderio possiamo esprimerlo. IL primo desidero è quello di capire ed essere informati, ma non in modo diretto, ma di sapere chi sta con chi, chi è pagato per, che cosa si vuole per la nostra comunità. Tutti voglio il bene del popolo, iniziando da Dio e dai suoi intermediari, per passare ai leaders politici ed economici. In realtà ci stiamo sempre più impoverendo sia moralmente che materialmente, senza un futuro, con la guerra in casa, con la disinformazione costante in un diluvio di notizie, sempre più soli. Una geopolitica che ci chiama a delle sfide, ma vedendo la cartina dell’Ucraina occorre ben ponderare il proprio agire, in quanto per anni abbiamo visto un “fair play” delle democrazie nei confronti di un Putin che nella sua parobola ventennale è arrivato al tragico errore di ogni dittatore: una guerra tanto insensata quanto in definitiva criminale e dalla quale rischia di uscirne stritolato. Ci sono voluti 6 anni di guerra per sconfiggere il Nazismo; ci sembrava che il mondo avesse appreso la lezione.



[1] Giuseppe Sacco, Perché Putin non crede più nell’Occidente, in LIMES, , Il Caso Putin, n.4/ 2022. Pag. 107.

[2] J.B.Poulle, La guerre sainte de Poutine, Le Grand Continent, marzo 2022. Cit.

[3] Giuseppe Sacco, Perché Putin non crede più nell’Occidente, cit.

 

giovedì 1 agosto 2024

Il Valore Militare ed il Milite Ignoto

 DIBATTITI


Riproponiamo lo scritto di Giancarlo Ramaccia in occasione delle celebrazioni del Centenario del Milite Ignoto, in relazione al tema "La Storia è scritta dai Vincitori" peer una riflessione ulteriore,

Il Valore Militare e il Milite Ignoto

 

Giancarlo Ramaccia

 

Invitato a scrivere nella veste di storico, alcune brevi riflessioni, sul valore militare e il milite ignoto non posso prescindere dall’affermazione che è alla base nel fare storia e che si concretizza nel detto latino: “ Veritas filia temporis”, la verità è figlia del tempo.

Non solo perché la storia necessita del giusto tempo per essere scritta (quando i motivi e le passioni che hanno generato quegli eventi sono venuti meno e le passioni umane che le hanno mosse si sono decantate o svanite) ma anche perché la verità è legata strettamente al tempo in cui la si scrive.

Lo storico vive nella società come tutti, e risente delle idee, delle passioni e dei valori del proprio tempo.

Premesso ciò il valore militare e il milite ignoto sono “un unicum” composto da un concetto strettamente legato alla filosofia morale e all’etica militare ed un evento storico di grandissima importanza dell’intera comunità nazionale, per la nostra Storia Patria, per le vicende politiche e sociali del secolo appena trascorso il Novecento.

Per questo motivo e per la comprensione completa del suo significato dobbiamo procedere ad una analisi singola delle sue componenti: prima definire il valore militare e poi successivamente analizzare l’evento storico del Milite Ignoto Italiano.

Il valore militare è un concetto intriso di morale e di etica militare e la sua piena comprensione non può non tenere conto del suo iniziale significato filologico.

Due termini: Valore e Militare ossia un sostantivo seguito da un aggettivo che ne definisce il suo ambito e il suo campo di applicazione . Per Valore, oggi noi intendiamo la “misura non comune delle doti intellettuali e morali” oppure la capacità specifica nell’ambito professionale. Normalmente il vocabolo viene impiegato maggiormente nel linguaggio economico ed indica il costo di produzione di un bene ed in ogni caso al singolare indica sempre qualcosa “di prezioso”. Come secondo significato si intende coraggio, ardimento con una sfumatura eroica, solo la sua definizione arcana riporta “ Nobiltà d’Animo” come sinonimo di virtù, ma solo nel linguaggio filosofico il termine acquista il significato che a noi interessa; perché il termine valore è contrapposto “al fatto”, all’evento che lo caratterizza e quest’ultimo è indifferente mentre quello che lo precede riguarda ed importa lo “Spirito Umano”.

In filosofia: “il fatto è l’essere, il valore è dover essere”.

Esso oscilla dalla sfera oggettiva a quella soggettiva, non come arbitrio ma come impegno assoluto, per cui il coraggio, l’ardimento dimostrato nell’affrontare il nemico o i nemici in battaglia si sostanzia nelle “dure prove” che la guerra comporta anche a pericolo della propria vita.

Altro è hèrös, l’eroe, una persona che ha eccezionali virtù che proviene da una “stirpe” che gli attribuisce “gesta prestigiose a proprio favore”. Ricordiamo che per la mitologia classica è sempre figlio di un mortale e di una dea, ossia una semi divinità. Il suo aggettivo militare (dal latino militaris, derivato da miles – itis, soldato) può essere usato anche come sostantivo e verbo e in quest’ultimo caso come “verbo intransitivo”, quei verbi che non fanno passare l’azione ad altro e quindi vincolano il valore alla sola sfera della sua aggettivazione in questo caso quella militare.

Come verbo ( militare) significa “prestare servizio”, partecipare in modo costante e impegnato ad una attività ideale.

In definitiva il valore militare significa oggi quella:

Misura delle doti morali ed intellettuali di chi presta servizio (in guerra) in modo costante e impegnato con  piena condivisione ideale”.

Partendo  da questo punto di definizione possiamo, solo ora inoltrarci sul racconto storico che riguarda la figura e il significato del Milite Ignoto.

Al termine della “Grande Guerra” (1914-1918) si pose il problema, da parte di tutti i governi che parteciparono all’Intesa e non solo, delle onoranze funebri ai caduti per tramandarne il ricordo e la memoria ai posteri e rinsaldare i legami all’interno dei propri paesi e dei propri territori nazionali. Non solo cimiteri dedicati, stele commemorative, targhe monumenti alla memoria, ma qualcosa di più grande che leghi in modo indissolubile l’intera popolazione con i suoi Combattenti Caduti in quel terribile grande evento che fu la Prima Guerra Mondiale.

L’idea fu concepita alcuni anni prima, addirittura nel 1916, in piena guerra, dal Reverendo David Railton, cappellano dell’esercito inglese sul fronte occidentale. Davanti a quell’immane tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale, alle sue atrocità, alle sofferenze, ai sacrifici, e al grande prezzo di sangue pagato dagli uomini in armi, dopo la fine della guerra, nell’anno 1920 il reverendo Railton scrisse al Decano di Westminster, Herbert Ryle, proponendo la sepoltura di un soldato ignoto “tra i Re”, ossia nella cattedrale di Westminster luogo di sepoltura dei reali inglesi.

La sua idea fu da lui sostenuta e fatta propria dal Primo Ministro Britannico David Lloyd George e dal parlamento inglese.

L’undici novembre del 1920 con solenne cerimonia a Londra nell’Abbazia dei Re furono sepolti i resti di un soldato caduto ignoto. Sulla sua tomba fu inciso: “The tomb of the unknowns warrior”. A ricordo perenne del sacrificio e della vittoria. E’ questo il primo esempio di tomba dedicata al Milite Ignoto.

In Italia tale esempio fu ripreso dal Col. Giulio Douhet che con una serie di titoli giornalistici propose “la sepoltura al Pantheon di Roma di un soldato non riconosciuto caduto durante la Prima Guerra Mondiale” polemizzando con chi si opponeva a tale riconoscimento.

Il 20 giugno 1921, poco prima che cadesse il governo Giolitti, il ministro della guerra On. Giulio Rodino’ depositò presso la Camera dei Deputati un progetto di legge per la “sepoltura della salma di un soldato ignoto”.

Il 27 giugno  il V governo Giolitti presenta le dimissioni al Re che vengono accettate, il giorno dopo, 28 giugno 1921, la commissione Esercito e Marina Militare della Camera dei Deputati discusse il progetto e l’On. Cesare Maria De Vecchi, relatore per la commissione, propose come data di sepoltura il 4 novembre 1921 e come luogo il “Vittoriano” ossia il Monumento al Re Vittorio Emanuele II eretto a Roma a fianco del Campidoglio, negli anni che vanno dal 1885 al 1911, su progetto dell’architetto Giuseppe Sacconi, per celebrare l’avvenuta “Unità d’Italia”.

Tomba da realizzare al primo ripiano della larga scalinata d’ingresso, con sopra la statua della Dea Roma e davanti alla statua equestre, in bronzo, di Vittorio Emanuele II, padre della Patria.

Il 4 luglio 1921 viene formato il ministero Bonomi che nomina l’On. Luigi Gasparotto ministro della guerra.

Il 4 agosto 1921 il progetto approvato in commissione viene discusso dalla Camera dei Deputati. In quella sede l’On. Gasparotto per evitare interventi e intemperanze antimilitariste, da parte di settori della Camera, chiede e ottiene dagli oratori, iscritti a parlare di rinunciare a tenere i discorsi e passare al voto. Richiesta approvata, dopo il voto a scrutinio segreto, con 199 voti favorevoli e 35 contrari. La legge passa quindi al Senato per l’approvazione definitiva, presentata il 6 agosto 1921, dopo un breve dibattito e il 10 agosto viene definitivamente approvata dal nostro Parlamento.

L’11 agosto 1921 diventa legge dello Stato con l’apposizione della firma  da parte del Re Vittorio Emanuele III e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 agosto 1921.

 Il 20 agosto 1921 il ministro della guerra diramò la circolare 25 che istituiva una commissione speciale che venne presieduta dal gen. Giuseppe Paolini, ispettore per le Onoranze alla salme dei caduti al fronte, con l’incarico di individuare 11 salme prive di ogni segno di riconoscimento.

Le 11 salme furono riunite nella Basilica di Aquileia entro il 28 ottobre e la salma fu scelta da Maria Maddalena Bergamas di Gradina di Isonzo, a rappresentanza di tutte le mamme italiane che avevano perso un figlio nella prima guerra mondiale  e del quale non erano state restituite le spoglie.

Le altre 10 salme furono sepolte solennemente nel cimitero della Basilica di Aquileia il 4 novembre 1921.

Il 28 ottobre con Regio decreto fu dichiarato festivo il 4 novembre di ogni anno e l’anno successivo divenne la “Giornata della Vittoria”.

LO stesso giorno 28 ottobre la bara indicata da Maria Maddalena Bergamas, fu posta su un carro ferroviario che partì il giorno successivo alle ore 8.00 per Roma. Il treno si fermava in ogni stazione ferroviaria che incontrava salutato da ali di folla inginocchiate e silenziose e arrivò alla stazione Tiburtina la mattina del 2 novembre dove, poggiata su un affusto di cannone fu trasportata alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Il 4 novembre, in corteo, giunse al Vittoriano dove fu tumulata e da quel momento per tutta la popolazione il Vittoriano fu e rimase “L’Altare della Patria” degli italiani.

Sulla tomba, ai piedi della Dea Roma, fu posta l’iscrizione “Ignoto Militi”.

La partecipazione del popolo fu massiccia e commossa ma non possiamo non ricordare che alcune forze politiche, socialisti, anarchici, repubblicani, non parteciparono alla celebrazione anzi si opposero in nome dell’antimilitarismo e della critica al regime politico allora vigente, contro la stragrande volontà della popolazione tutta.

Precedentemente anche la Francia, nel 1920 aveva proceduto, con solenne cerimonia a porre la tomba del milite ignoto sotto l’Arco di Trionfo, di Parigi, monumento voluto da Napoleone Bonaparte per celebrare la vittoria della Battaglia di Austerlitz. Accanto ad essa un braciere, con fiamma perenne a memoria dei caduti nella prima guerra mondiale e sulla tomba si può leggere. “Ici repose un soldat francais mort pour la Patria”, 1914-1918”.

Negli stati Uniti il monumento fu realizzato presso il cimitero nazionale di Arlington in Virginia, dove sono sepolti i veterani di tutte le guerre Usa.

Il 9 aprile 1932 il milite ignoto venne inumato in un sarcofago di forma piana: “Hare rests in Honored Glory en american soldier known” (qui riposa con gloria onorevole un soldato americano conosciuto solo da Dio) nel medesimo cimitero furono successivamente realizzati altri monumenti simili quali quelli del milite ignoto della seconda guerra mondiale e quello del milite ignoto della guerra del Vietnam.

Seguirono, nel tempo, numerosi paesi che vollero ricordare in questo modo i loro caduti in guerra.

Il monumento al Milite Ignoto è indice di un cambiamento antropologico, nella società e nella cultura dei popoli, di una nuova e diversa sensibilità, di un nuovo e diverso umanesimo. Precedentemente al termine di un conflitto si dedicava un monumento al “condottiero” ora si onora un umile “caduto ignoto  per ricordare con lui, tramite lui, tutti i “milites” caduti per la Patria e il loro “valore militare”, alfine di forgiare e rafforzare la propria identità di cittadini in una comunità di eguali.