APPROFONDIMENTI
Di Alessia Biasiolo
L’Illuminismo rinascimentale ebbe una grande
influenza in Germania, soprattutto sul Romanticismo. Albert Béguin ricorda come
diverse correnti letterarie prepararono quella manifestazione d’irrazionalismo
che non fu, secondo lui, né brusca né nuova come si potrebbe pensare. L’Illuminismo
secondo l’Autore, aveva già affermato qualcuna di quelle idee fondamentali che saranno
comuni alla maggior parte dei fisici romantici. Keplero, Nicolò Cusano,
Giordano Bruno, pensavano che l’universo fosse un essere vivente provvisto di
un’anima. Che un’identità essenziale unisse tutti gli esseri particolari che
sono un’emanazione del Tutto. In nome di questo, ciascun essere è legato
all’altro, nulla è isolato e ogni manifestazione può raggiungere chiunque
nell’universo, soprattutto grazie alla magia, mezzo per mettere tutto e tutti
in comunicazione. Anche l’astrologia è fondamentale, per questi filosofi,
perché l’analogia essenziale tra la natura e l’uomo permette di concepire che
ciascun destino è legato al corpo degli astri e delle costellazioni. L’uomo è
al centro della creazione in un posto privilegiato nella catena degli esseri, perché
è un essere pensante, specchio in cui l’universo si riflette e si riconosce. La
conoscenza del reale, dunque, si opera attraverso la pura contemplazione
interiore, grazie all’esperienza vissuta. In molti casi, l’esperienza al tempo non
era del singolo, ma di piccoli gruppi che si riunivano intorno ad un Maestro e
che, condividendola, la propagavano con pubblicazioni o condivisioni con altri
studiosi, viaggi e anche conversazioni segrete per evitare l’interesse
dell’Inquisizione. Sembra che una pre-Massoneria si sia così formata a partire
dal XVI secolo estendendosi in Inghilterra, Germania, Francia e Italia.
Francesco Bacone ipotizzava assemblee di studiosi che potevano esaminare e
perfezionare tutte le conoscenze umane, coloro che definiva i tesorieri della
scienza. Proprio a Bacone si fa risalire la Framassoneria, tesi sostenuta sin
dal 1870, oltre a ricondurre molti interessi ai circoli artistici e filosofici
di Norimberga, soprattutto ruotanti intorno ad Albrecht Dührer. Erano anni in
cui la Chiesa si dimostrava scettica dinanzi ai circoli scientifici, compresa
la Royal Society inglese che venne tacciata di empietà nel 1639. A suo carico
si parlava di una società segreta, detta Macaria, e di un Invisible College, ma
non si trovarono prove, fatto sempre molto difficile nei casi di sette segrete.
Si parlava anche di Johannes Valentinus Andreae o Andrewas, creatore della
Rosa-Croce, come appartenente ad una società segreta detta della Palma, fondata
a Weimar nel 1617. Uno studio sulla Rosa-Croce lo si deve a Paul Arnold che
indica come la Germania luterana conobbe una notevole intransigenza dinanzi al
fiorire di sette ed eresie, tanto che una minima parola poteva essere oggetto
di accuse, di conclusioni di carriere ecclesiastiche protestanti, di cadere in
disgrazia agli occhi dei principi. Soprattutto i membri della Rosa-Croce
subirono repressioni, anche per gli stretti legami con l’alchimia. I
rosacrociani asserivano di comunicare con il pensiero, di poter operare per
parlare la lingua di ogni popolo presso cui risiedevano e che, se qualcuno li
voleva avvicinare sinceramente, li avrebbero incontrati sempre nei luoghi del
pensiero, inaccessibili agli altri. Essi si dichiaravano discendenti da mistici
tedeschi e fiamminghi, con nozioni ellenistiche ed ermetiche sulla divinità
dell’essere umano e una concezione esoterica dell’emanazione divina, la
capacità di utilizzare i simboli esoterici già adoperati dai framassoni, tra i
quali soprattutto la scala di Giacobbe, il Sole, la Luna. Influirono molto sui
sistemi rosacrociani il pensiero di Cartesio e Spinoza, anche se non risulta
che i due filosofi si siano mai iscritti alla setta; risulta, però, che in
occasione dei 250 anni dalla morte di Spinoza, nel 1927, la Framassoneria
olandese ufficialmente partecipò alle celebrazioni con un omaggio alla tomba di
colui che aveva contribuito alla creazione della Massoneria speculativa e al
suo ideale di tolleranza e libertà.
Arriviamo così al 1776 quando viene
costituito il cosiddetto Ordine degli Illuminati di Baviera, accusato
addirittura di avere tramato per la preparazione della Rivoluzione Francese. In
quegli anni si rincorrevano gli editti di divieto di alcune logge e di altre
no, oppure di appartenenza: spesso era vietato appartenere a logge umanitarie contemporaneamente
a quelle dette antico-prussiane, ad esempio.
Alcuni Ordini, nella Germania di inizi Novecento, si dichiaravano
nazionalisti, fedeli al cristianesimo dogmatico e al razzismo, molto prima
dell’avvento delle ideologie hitleriane. Questo perché si rifacevano a
posizioni specialmente settecentesche rispetto alla divisione interna alle
Chiese cristiane, alla volontà di portare un punto fermo nella dottrina,
secondo il punto di vista settario. C’erano allora regole di stretta osservanza
che prevedevano negli Ordini l’esclusione delle donne e degli ebrei, mentre prevedevano
per ciascun adepto un severo programma di studio e di vita quotidiana, sotto il
vigile controllo dell’Ordine stesso. Il rito di iniziazione variava da Ordine a
Ordine, ma aveva all’incirca le stesse regole: l’iniziato veniva accolto di
notte in una stanza dalle finestre ermeticamente chiuse, poco illuminata, in
presenza dei suoi padrini. Domande e risposte rituali ricordavano all’iniziato
i suoi obblighi e la sua volontà; quindi venivano espressi i voti, o rinnovati,
soprattutto di segretezza e di obbedienza. Nell’Ordine di Minerva,
rappresentato da una civetta che stringeva tra gli artigli un libro con le
iniziali P.M.C.V. dalla frase Per me
caeci vident, Grazie a me i ciechi vedono,
durante la seconda metà del Settecento vennero introdotte delle variazioni e
gerarchizzazioni a completamento dell’organizzazione preesistente. Una di
questa comprendeva i nuovi gradi di Illuminatus
major e Illuminator dirigens. Il
grado si Illuminato minor
corrispondeva all’insegnamento dell’arte di governare gli uomini per dirigerli
verso il bene e la luce. Si sviluppavano i talenti dell’osservazione e del
retto giudizio del neofita, oltre alla persuasione e convinzione degli spiriti
ribelli. Dopo attenta osservazione dei difetti e delle qualità dell’Illuminator minor, poteva essere
condotto ad accedere ai gradi superiori. Abbiamo allora gli Illuminati di Baviera, Ordine che
esercitò influenza politica fino al 1784: secondo alcune fonti dei servizi segreti
austriaci, essi diressero occultamente il governo bavarese fino agli inizi
dell’800. Lo stesso Massimiliano Giuseppe, re di Baviera, sembra fosse
framassone, appartenente alla Stretta Osservanza con il nome di Cavaliere
dell’Aquila di Giove. Comunque emanò il rinnovo dell’editto di interdizione di
tutte le società segrete il 5 marzo 1804. La vicenda del Re dimostra, vista
nella sua interezza, come fosse complesso appartenere ad un Ordine e come fosse
delicato il meccanismo di ingresso, uscita, carriera. L’Ordine degli Illuminati
rimase dormiente fino al 1906, quando un tale Theodor Reuss lo riportò in vita
attiva. Prima della Grande Guerra riapparve a Dresda un bollettino dell’Ordine,
mentre nel 1912 a Berlino esisteva una loggia all’opera per costituire una
Grande Loggia degli Illuminati Framassoni per la Germania. Reuss importò molte
pratiche dall’Inghilterra, creando molta confusione sui riti dell’Ordine
stesso, mentre il movimento gioannita diventava sempre più potente emigrando in
Austria, dove la sua influenza divenne molto forte. Sempre nel 1912, André
Chéradame pubblicò un articolo dal titolo “Tra la pace e la guerra” in cui
metteva in guardia dalla Germania che, malgrado l’attitudine apparentemente
pacifica, sarebbe stata pronta ad attaccare la Francia. Chéradame aveva
intrapreso studi sul movimento pangermanico politico e militare nelle sue
ripercussioni internazionali, cercandone le ramificazioni in quasi tutto il mondo.
La presenza di dottrine pangermaniche era nota in molti circoli, ma nessuno
avrebbe mai pensato che ci fosse un piano per l’egemonia tedesca. Secondo lo
studioso, i tedeschi si muovono sempre con metodo e ogni piano d’azione si basa
su una dottrina che si sono fatti. “A partire da questa concezione, essi
marciano in seguito con tenace risoluzione”, affermava Chéradame. L’intento era
che i tedeschi governassero il nuovo impero che si sarebbe costituito dal
piano, con la coscienza di essere un popolo padrone, mentre i sottomessi avrebbero
svolto i compiti inferiori, specialmente gli stranieri sottomessi dalla
dominazione tedesca. Il piano pangermanista, pertanto, sembra avere trovato nel
razzismo hitleriano un’espressione atta a portare a termine i propri progetti.
Soprattutto, l’evidente antisemitismo hitleriano avrebbe giocato a favore della
strategia di coalizzare intorno al piano le persone che non vedevano di buon
occhio gli ebrei in Europa, e in Germania in modo particolare. Dopo il crollo
della Borsa di Wall Street nel 1929 e la successiva crisi economica,
l’antisemitismo fu un modo come un altro per catalizzare l’attenzione delle
persone contro ebrei e marxisti, a contenere l’ondata di demoralizzazione e
rabbia conseguenti alla spaventosa crisi economica che, ancora una volta,
colpiva il popolo tedesco. Il progetto hitleriano cavalcò, allora, la borghesia
già antiebraica che viveva un clima da affare Dreyfus in Francia, con una legge
di emancipazione prussiana entrata in vigore nel 1869 e mai revocata, che aveva
notevolmente aumentato la minoranza
ebraica e di conseguenza le recriminazioni dei non ebrei. In questo quadro, non
va dimenticato che non fu solo la società tedesca a sviluppare circoli, e
circoli esoterici, o idee di dominio, che la accumunavano ad altri Stati
europei. Inoltre, l’opera di Ramée aveva svolto un’importante azione in molti
circoli francesi, proponendo una teologia di governo fondata sulla superiorità
dell’uomo di razza caucasica sulla razza semitica mediterranea, considerata
iniqua. Argomenti che non devono stupire, dato che in quegli anni erano alla
base del pensiero soprattutto europeo e “giustificazione” per un imperialismo
che portò, per varie cause, al primo conflitto mondiale. Pare che Hitler
ignorasse l’opera di Ramée, ma molti passaggi del Mein Kampf rassomigliano al lavoro del francese. Ramée sosteneva la
necessità di una ideologia e di una politica razziste, nell’interesse generale,
con prevalenza della legge del legame di sangue e personalità forti in grado di
governare, con uno strano legame con il divino di cui si è immagine. E se Dio è
Padre dell’Universo, il capo dello Stato doveva essere immagine del divino, quindi
Padre dello Stato. Chi governava assumeva i contorni di una sorta di Dio in
terra, quindi. Si crea intorno al razzismo una falsa comunità nel male,
tuttavia non si deve confondere questa posizione con la gnosi razzista
hitleriana e dei suoi accoliti. Secondo i nazisti, infatti, la religione del
sangue ariana doveva costituire una nuova nobiltà alla quale aspiravano uomini
senza un lignaggio e che, appartenenti alla medio bassa borghesia, sognavano di
accedere alla classe degli aristocratici in questo modo. Hitler riuscì, con la
sua ideologia, a distinguere la comunità del partito nazionalsocialista tedesco
dei lavoratori dalle comunità nazionali e religiose tedesche comuni. In questo modo,
i suoi seguaci venivano affrancati dalle leggi di moralità proprie della plebe,
sottraendoli nel contempo dalle legge umanistica considerata “giudeo-cristiana”
e poco virile.
Chi rivendicava di avere “seminato ciò che il
Fuhrer aveva raccolto” fu, senza mai alcuna smentita, il barone Rudolf von
Sebottendorff nel suo Prima che Hitler
venisse. Secondo Maser, la Thule-Gesellschaft era un’organizzazione
clandestina dell’Ordine dei Germani, fondata nel 1912 con a capo, per la
provincia di Baviera, il barone von Sebottendorff dal 1918, un uomo tornato in
Germania dalla Turchia misteriosamente molto ricco. Pur essendo stato protetto
da un commerciante ebreo, divenne fortemente contrario agli ebrei europei e,
sotto la sua direzione, la Thule-Gesellschaft divenne fortemente razzista e
nazionalista soprattutto operando a Monaco, dove il barone conobbe Hitler ed
insieme misero a punto le basi per il nuovo partito Nazionalsocialista. Nelle
liste della Thule-Gesellschaft, come pubblicate da von Sebottendorff nel 1933, Adolf
Hitler risulta nato il 20 aprile 1889 a Braunau-am-Inn; dopo gli studi alla
Realschule, studiò alla scuola di architettura di Vienna. È indicato come
“Manovale e pittore”, dal 1912 risiedente a Monaco. Arruolatosi volontario allo
scoppio della prima guerra mondiale nel 16° Reggimento bavarese di fanteria List, fu gravemente colpito dai gas
tossici a Ypres il 14 ottobre 1918. Il 10 maggio 1919, agli ordini del capitano
Roehm in qualità di ufficiale istruttore, fu nel 4° Reggimento di fanteria a
Monaco. Sempre in quell’anno, Hitler inizia ad impegnarsi nella lotta politica.
Nella stessa lista si trovavano Rudolf Hess (condannato all’ergastolo a
Norimberga nel 1946), Hans Riemann (che esercitò una forte influenza ideologica
sull’NSDAP), Alfred Rosenberg (capo dei servizi di politica estera dell’NSDAP),
Michel Hans Frank (criminale di guerra giudicato a Norimberga e impiccato nel
1946), tra gli altri. Tutta la trattazione del barone von Sebottendorff nella
Thule era fortemente antiebraica, fino alla reinterpretazione della storia di
Israele. L’Ordine dei Germani, che aveva come simbolo la croce gammata e spesso
il dio Wotan, nel 1912 divenne una società segreta razzista, di cui la
Thule-Gesellschaft era la Gran Loggia bavarese. Pertanto l’idea della croce
gammata, così come del saluto “Sieg Heil”, proviene dalla Thule e
precedentemente alla nascita dell’NSDAP, che scelse il simbolo come segnatura
araldica. Sembra che la croce gammata, o artigliata hitleriana, sia poi stata
scelta segretamente per i suoi rapporti simbolici con le armi degli
Hohenzoller. Essi, davanti al progredire dei valori cristiani, abbandonarono
temporaneamente la tradizionale genealogia solare pagana rossa e oro della
Ruota Solare, sacrificandosi al nero e bianco in attesa che la vera antica
gerarchia venisse ristabilita. Il ristabilimento si sarebbe prodotto quando i
portatori dello scudo della Ruota Solare avrebbero rivelato che la croce
equilatera nella ruota altri non è che un disegno occulto della croce
artigliata, nel momento in cui la superiore razza germanica si fosse liberata
dagli Ebrei, così come dai loro Rabbini e dai Gesuiti, portando la Germania ad
un nuovo avvenire e ristabilendo la religione antica di Wotan (o Wuotan).
Rimaneva la tradizione di un rapporto religioso tra un avo degli Hohenzollern e
il culto di Odino: gli Hohenzollern erano i depositari delle conoscenze pagane
e la religione solare era una delle più antiche credenze della Svevia sulla
quale dominavano. Plinio affermava che la Thule era la più lontana delle terre
conosciute, sulla quale non c’erano notti al solstizio d’estate e dove le
tenebre rimanevano tutto l’inverno. Della Thule scrissero Tacito, Plutarco, ma nella
tradizione esoterica, la Thule era l’isola sacra per eccellenza della
rivelazione primordiale, il primo dei centri iniziatici difeso da una
cavalleria mistica e dove risiederebbe il re del mondo. Secondo la simbologia,
tuttavia, i nazisti non sembravano così profondi conoscitori del reale
significato della svastica e della croce gammata, pertanto bisogna separare il
senso tradizionale della Thule con il senso razziale e nazionalista che von
Sebottendorff, e i suoi accoliti, accordarono all’allegoria della loro società
segreta.
Per la cerimonia di inaugurazione dei nuovi
locali della Thule di Monaco, nell’agosto 1918, il barone von Sebottendorff
venne eletto Gran Maestro e si decise che ogni sabato sarebbe stato consacrato
alla creazione di nuove logge. Infatti, sabato è il giorno di Saturno dal segno
simbolico molto simile alla firma di Hitler. Nel novembre dello stesso anno, le
logge in Baviera contavano 1500 membri, riconoscibili dalla croce gammata
incrociata a due lance. In quel mese, il barone annunciò la lotta contro gli ebrei,
giurando sulla croce gammata, invocando il dio Sole, ricordando la runa
dell’aquila simbolo degli Ariani, quell’aquila rossa che ricordava che bisogna
passare dalla morte per poter rivivere. Quasi una strofa di un canto delle SS
future. La mitologia viene costantemente richiamata, così come la necessità di
un partito politico razzista che, tuttavia, non poteva essere dichiarato per
non incorrere nell’attenzione dei nemici e attirarsi contro le leggi. Nasce,
intanto, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP),
evoluzione del DAP del 1919 (fondato da Harrer, delegato della
Thule-Gesellschaft), al quale Hitler era iscritto proprio dal 1919 e di cui
divenne presidente nel 1921, mentre von Sebottendorff fu costretto a dimettersi
e ad emigrare per le accuse di aver usurpato il titolo baronale che, di fatto,
aveva ereditato dal padre adottivo. In occasione del putsch hitleriano, il
tentativo di colpo di stato di Monaco dell’8 e 9 novembre 1923, vi partecipò
attivamente il nuovo capo della Thule, Sesselmann, setta che venne poi
perseguitata, come il partito, a seguito della vicenda. Durante la stesura del Mein Kampf, avvenuta mentre Hitler era
agli arresti nella fortezza di Landsberg per soli nove mesi, dei cinque anni di
condanna, Hitler venne aiutato da Rudolf Hess, membro attivo della
Thule-Gesellschaft e iniziato ai riti germanici. Hess, come un altro capo
nazionalsocialista, Himmler, era un profondo conoscitore dell’esoterismo e
delle dottrine segrete e utilizzavano spesso simboli precisi come le edizioni
di lusso del Mein Kampf e una matita
verde, quest’ultima molto cara a molti capi dell’NSDAP. Durante la prigionia di
Hitler, nel 1924, von Sebottendorff pubblicò a Lipsia un opuscoletto dal titolo
rivelatore: “La pratica operativa dell’antica Framassoneria turca. La chiave
per la comprensione dell’Alchimia. Un’esposizione del rituale, della dottrina e
dei segni di riconoscimento della Framassoneria orientale”, un modo per rendere
noti i segreti per ottenere la forza, rivelare i misteri, gli stessi dei
Rosa-Croce e degli alchimisti, cioè una sorta di pietra filosofale per
raggiungere il Sapere. Lo stesso barone, esperto di astrologia, dirigeva
un’importante rivista chiamata “Rivista astrologica” alla quale collaboravano
eminenti studiosi della materia. Apprendiamo, ad esempio, dal diario di Schwerin
von Krosigk che Goebbels e Hitler, due tra i capi del nazionalsocialismo che si
affidavano agli oroscopi per il loro vivere quotidiano, avevano fatto cercare
due oroscopi che venivano accuratamente aggiornati da uno degli uffici di
ricerca di Himmler. Uno era l’oroscopo del Führer disposto per il giorno 30
gennaio 1933, e l’altro l’oroscopo della Repubblica, disposto per il giorno 9
settembre 1918. Questi testi, considerati praticamente sacri, vennero fatti
esaminare e si scoprì un fatto “stupefacente”. Entrambi annunciavano la guerra
del 1939, le vittorie fino al 1941 e quindi una serie di disfatte fino al 1945,
soprattutto fino ad aprile. Gli oroscopi prevedevano, poi, la pace a partire da
agosto, quindi tre anni difficili, poi ancora la grandezza della Germania a
partire dal 1948. Nel diario di Schwerin von Krosigk risulta che egli stesso
non riuscì a leggere tutte quelle profezie negli oroscopi, tuttavia racconta
che Goebbels ci credeva al punto che, alla morte di Roosevelt, andò da Hitler a
dirgli che era scritto negli astri che in aprile si avrebbe avuta una rivincita
a suo favore.
Durante i mesi di prigionia di Hitler, malgrado
egli non fosse d’accordo, al suo partito si unirono i nazionalsocialisti,
quindi, tornato in libertà, fondò il nuovo NSDAP al quale, nel 1927, si
uniranno anche i nazionalsocialisti austriaci. Chiamato dal presidente
Hindenburg alla carica di Cancelliere del Reich il 30 gennaio 1933, proprio
Hitler aveva ridato alla Germania la speranza della restituzione del legittimo
statuto, riportando al Paese quell’idea di ordine e di controllo delle situazioni
che era tipico nei tedeschi del tempo, un ordine “giusto” senza cui non sarebbe
stato possibile ristabilire i diritti di ragione dopo un trattato di Versailles
così penalizzante per il popolo tedesco. La sorta di patto mistico che legò la
Germania di Hitler nel Führerprinzip, fu l’espressione del profondo bisogno di
un’intera generazione, identificato nel recupero del padre assente dalla casa
per quattro anni e che era stato vinto. Hitler aveva costantemente sostenuto che
quel padre umiliato, eroe nazionale tradito e venduto a potenze straniere da
fantomatici nemici, soprattutto ebrei internazionali, ora, per l’inconscio
collettivo dei figli di Germania diventava un mito politico degno di ogni
sacrificio, perché permetteva di vendicarne l’onore e di riottenere per sé e
per la Germania intera, passata e presente, l’onore perduto. Una sorta di
ritorno all’infanzia ferita, più che un camminare verso la patria adulta. La
stessa violenza perpetuata dai nazionalsocialisti sembra vertere a testimoniare
a favore di un’immaturità preoccupante, che necessitava di rivincita,
riconquista di sé, di certezza di essere degni di vivere, degni dell’essere
tedeschi stesso. La stessa omosessualità così combattuta, negata, uccisa, era
di fatto diffusa nei circoli dirigenti del partito nazionalsocialista, nelle
Sezioni d’Assalto, tra Röhm e alcuni accoliti, tanto che divenne necessario
uccidere Van der Lubbe, il preteso incendiario del Reichstag, assassinato
infatti nel 1933 in Austria perché in possesso di documenti compromettenti non
solo su Röhm, ma anche su altri capi nazisti. La pratica di santificare il
capo, di chiedere che Hitler fosse visto come un padre da tutti, soprattutto
dagli antinazisti, era pratica comune per creare e mantenere un mito
necessario, non tanto per il popolo tedesco, ma in primis proprio per gli
uomini del partito. Fu facile sfruttare il difficile momento di crisi
attraversato dalla Germania all’indomani della terribile crisi di Wall Street
che aveva riportato il Paese nella vergogna, nell’onta, nel terrore
dell’umiliazione ancora, quando mancava il cibo e si vedevano svanire i sogni
di risurrezione, non già al paradiso che fu nazista, quanto da quell’incubo che
era sembrato senza fine all’indomani di Versailles. Il nazionalsocialismo aveva
adeguatamente sfruttato la crisi, la nomea di tirchi dei banchieri ebraici ma,
soprattutto, aveva giocato con le coscienze a proposito del rinnovato complotto
ebraico contro la Germania, la sua evidente potenza e il suo diritto di
dominare il mondo in nome della razza ariana. L’imperialismo, che gli storici
concordano di fare finire con il 1914, di fatto non poteva sparire così
facilmente, soprattutto per una nazione che, affacciatasi tardi per problemi
interni sullo scenario colonialista/imperialista, voleva appropriarsi di quelle
colonie, di quegli accordi commerciali che potevano garantire lavoro,
prestigio, denaro. Ancora una volta umiliata, la Germania trovava in un
discorso politico come quello di Hitler e dei suoi, convincenti argomenti per
votare il partito, come avvenne. Il vuoto percepito dalla Germania dal 1918,
era stato vissuto come una catastrofe inspiegabile per un popolo che non aveva subito alcuna disfatta sul proprio
territorio nazionale. L’idea del complotto internazionale era pertanto l’unica
spiegazione plausibile per una forma mentis che tendeva alla ragione,
all’ordine, alla spiegazione dei fatti con ragionamenti logici e plausibili. A
questo si aggiunge il mito del Terzo Reich. Secondo alcuni Autori, il mito
origina come evoluzione di antiche credenze, soprattutto alla luce del fatto
che molte formule della propaganda nazista sembrano assurde, ma acquisiscono
un’altra luce, di un certa logicità, se inserite nella corrente dell’ottica del
nazionalismo, non un vago patriottismo che si genera in un periodo di
crisi, quanto una dottrina integrale che
si sforza di prendere in esame tutti i problemi materiali, ma soprattutto
morali e spirituali della nazione che viene considerata come qualcosa di
assoluto, un valore supremo. Tutto questo venne considerato nella prospettiva
ideologica del nazionalismo che finì per diventare una sorta di religione,
mentre la nazione assumeva i contorni di una realtà mistica e mitica. Fu proprio
in quest’ottica mito politica che nacque il concetto, e forse la necessità, del
Terzo Reich. La parola Reich è di origine celtica ed è carica di significato
religioso e sacro. Essa evoca potenza, sogni di grandezza. È una parola che si
trova nella Bibbia (Regno), ricorda i sogni di una città di Dio diventata
realtà grazie a Carlo Magno e Federico Barbarossa. Il termine Reich evoca le
cattedrali lungo il Reno, le Gilde di Norimberga, i cavalieri teutonici, Lutero
al Reichstag, a Worms. Ha una sorta di potere magico. Cohn ha legato le sue
fonti ad una tradizione apocalittica molto antica, una specie di ossessione
nella visione del mondo contemporaneo. Per i nazionalsocialisti chiunque
cercava di opporsi ai loro progetti di dominazione era infettato dallo Spirito
giudeo, era un agente della cospirazione mondiale degli ebrei, compresi
Churchill, Stalin e Roosevelt o qualunque sacerdote cattolico o pastore
protestante.
Ciascuno degli adepti del partito era
investito della missione di condurre la Storia al compimento prestabilito e
queste pretese influenzarono i gruppi che facevano a loro capo. Anche i
discepoli, quindi, avrebbero riscattato la loro condizione e avrebbero preso
parte alla missione di riscattare la Germania e il mondo. Sembra che questo
sogno abbia incantato migliaia di persone. Premesse millenarie si stavano
concretizzando. Hitler fu considerato dai suoi seguaci un Messia che avrebbe
rinnovato ogni cosa e che avrebbe stabilito per mille anni (com’ebbe egli
stesso a dire) un impero in cui il sangue ariano, che era la sostanza stessa
della divinità incarnatasi nella solo razza germanica (come sosteneva
Rosemberg), avrebbe imposto alle razze inferiori e considerate sub-umane, una
servitù fondata sulla natura stessa dei signori predestinati a stabilire il
loro dominio sul mondo. La visione nazionalsocialista era ossessionata dal
ruolo di salvatore, una sorta di incarnazione divina per liberare la comunità
ariana dal “mostruoso” pericolo dell’Ebraismo mondiale. Leggiamo infatti nel Mein Kampf: “Se l’Ebreo, con l’aiuto
della sua dottrina marxista conquista i popoli della terra, il suo trionfo sarà
la danza macabra dell’umanità, e questo pianeta sarà nuovamente privo di tutti
gli esseri umani, per tutto il tempo che navigherà nell’etere, come avvenne
milioni di anni fa… Perciò sono convinto che agisco oggi secondo la volontà del
Creatore onnipossente. Opponendomi all’Ebreo, conduco la battaglia di Dio”.
Per dare a questo delirio una senso di
razionalità, bisognava diffondere documenti sensati. Così, vennero diffusi in
milioni di esemplari i documenti intitolati “I Protocolli dei Savi di Sion” che
parlavano del piano universale di conquista ebraica. Messi per iscritto a
Basilea nel 1897, questi piani erano stati redatti da un gruppo di iniziati
ebrei che, agendo segretamente, sarebbero stati tanto pazzi da mettere tutto
nero su bianco. In realtà, si tratta di un falso storico, fabbricato alla
Biblioteca Nazionale di Parigi su ordine del capo della sezione esteri della
polizia segreta zarista, Okhrana, generale Rachkovsky. Il libro, incorporato in
altri testi in buona fede, venne adottato da alcuni ufficiali russi ortodossi
fanatici, appartenenti alla Confraternita di San Michele Arcangelo, come prova
satanica della congiura del Dragone dell’Apocalisse e dei suoi complici Ebrei
contro la cristianità. Questi russi trovarono rifugio in Germania dopo i fatti
del 1917, e fecero conoscere ai nazionalsocialisti “I Protocolli dei Savi di Sion”. La
propaganda tedesca, appunto, li distribuì in tutto il mondo creando un mito di
ebrei che volevano controllare tutto il mondo, compresa la Chiesa cattolica,
identificando gli Ebrei alla Framassoneria, in modo da rendere odiosi alla
popolazione gli uni e l’altra. Alla base della politica nazista, quindi, ci
sarebbero questi presupposti che costituiscono un errore politico militare
senza precedenti, causa di un immane dispendio di forze tedesche e
dell’eliminazione di milioni di persone innocenti, oltre alla volontà di
sopprimere definitivamente ideali liberali e universali, così contrari al
razzismo e all’arianesimo. La dottrina hitleriana si impose ai suoi adepti come
un mezzo per non fermarsi, come una forma di “via dei samurai” che portasse a
scrollarsi di dosso la rigida moralità giudeo-cristiana. Arrivarono ad
affermare, negli insegnamenti ai giovani, che “Se vedi Cristo sulla tua strada
ed egli ti ferma, uccidi Cristo”, modo per cercare di fare del capo un modello
senza alcuna censura della coscienza morale, per agire d’impulso, d’istinto,
senza freni, come vedremo in molte occasioni ai danni di altri esseri umani.
Secondo alcuni autori, il nazismo non ha annegato la coscienza individuale in
una super-coscienza nazionale di ispirazione divina trascendentale, ma in una
infra-coscienza delle pulsioni, con un’obbedienza cieca a ordini umani
contingenti, senza mai poter giustificare un simile sacrificio. Illudendosi di
realizzare il superuomo, nella distorsione puramente nazista, la politica
hitleriana ha costituito la più implacabile politica di condizionamento mito
politico della storia occidentale.
Perché
il rimando ai Cavalieri Teutonici?
L’Ordine dei Fratelli della Casa Ospedaliera
di Santa Maria dei Teutonici in Gerusalemme, fu fondato a San Giovanni d’Acri e
approvato da papa Celestino III nel 1191 come ordine assistenziale. Si
trasformò ben presto in Ordine militare, come confermato da papa Innocenzo III
nel 1199, poi equiparato a Templari e Ospedalieri da papa Onorio III nel 1221.
La caratteristica dell’Ordine era la connotazione nazionalistica che, pur non
essendo vincolante, faceva in modo che la maggior parte dei Cavalieri fossero
di origine tedesca. Per questo motivo godettero del forte appoggio di molti
imperatori, come da parte di Federico II che aveva proprio nel quarto Maestro
dell’Ordine il suo consigliere. Impegnati in oriente come gli altri cavalieri,
i Teutonici vennero impiegati anche in Europa già dal 1211 quando il re
d’Ungheria Andrea II li fece intervenire in Transilvania contro i nomadi pagani
cumani. Anche in Prussia servirono per fermare l’avanzata delle tribù pagane,
popolando intere aree. Il massimo splendore e la massima potenza l’Ordine lo
ebbe nel Trecento, quando fu titolare di un ampio stato sovrano, assoggettando
e cristianizzando i pagani loro prossimi, contando spesso sull’appoggio di
molti crociati. Avversati dal Granducato di Lituania, pagano, e dal Regno di
Polonia, le vicende dinastiche dei due Stati videro un’alleanza militare contro
i teutoni nel Quattrocento, approfittando del casus belli del 1409, quando la popolazione della Samogizia si
ribellò ai teutonici. Ne scaturì la battaglia di Tannenberg con il gran maestro
dell’Ordine teutonico Ulrico von Jungingen a capo di un’armata di circa 20mila
uomini contro i circa 40mila dell’esercito polacco-lituano fiancheggiato da
contingenti boemi, russi, tartari. I Cavalieri teutonici furono ad un passo
dall’annientamento, ma, grazie al futuro gran maestro Heinrich von Plauen,
riuscirono a scongiurare la caduta del loro quartier generale a Marienburg. Via
via, i domini teutonici andarono riducendosi, fino al 1525, quando il gran
maestro Alberto di Brandeburgo si convertì al luteranesimo, secolarizzando i
domini prussiani dei teutonici in un ducato personale; lo stesso accadde in
Livonia, nel 1562, ad opera di Gottardo Kettler che creò il ducato di Curlandia
e Semgallia, legandolo in vassallaggio al Granducato di Lituania. L’Ordine
teutonico rimase vivo solo in Germania, fino a quando non si legò agli Asburgo.
*Alessia
Biasiolo, Federazione del Nastro Azzurro. Brescia
Bibliografia
Albert Bégiun: “L’anima romantica e il
sogno”, Garzanti, Milano, 1975
Norman Cohn: “I fanatici dell’Apocalisse”,
Edizioni di Comunità, Milano, 1980
Adolf Hitler:
“Mein Kampf”, Monaco, 1942
Jacopo Mordenti: “I cavalieri teutonici”,
Storica n. 86, aprile 2016
Rudolf von Sebottendorff: “Prima che Hitler
venisse”, Edizioni Delta-Arktos, Torino, 1987
Trover-Roper: “Gli ultimi giorni di Hitler”,
Mondadori, Milano
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