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mercoledì 12 ottobre 2016

HItler e l' 'occultismo

APPROFONDIMENTI

Di  Alessia Biasiolo


L’Illuminismo rinascimentale ebbe una grande influenza in Germania, soprattutto sul Romanticismo. Albert Béguin ricorda come diverse correnti letterarie prepararono quella manifestazione d’irrazionalismo che non fu, secondo lui, né brusca né nuova come si potrebbe pensare. L’Illuminismo secondo l’Autore, aveva già affermato qualcuna di quelle idee fondamentali che saranno comuni alla maggior parte dei fisici romantici. Keplero, Nicolò Cusano, Giordano Bruno, pensavano che l’universo fosse un essere vivente provvisto di un’anima. Che un’identità essenziale unisse tutti gli esseri particolari che sono un’emanazione del Tutto. In nome di questo, ciascun essere è legato all’altro, nulla è isolato e ogni manifestazione può raggiungere chiunque nell’universo, soprattutto grazie alla magia, mezzo per mettere tutto e tutti in comunicazione. Anche l’astrologia è fondamentale, per questi filosofi, perché l’analogia essenziale tra la natura e l’uomo permette di concepire che ciascun destino è legato al corpo degli astri e delle costellazioni. L’uomo è al centro della creazione in un posto privilegiato nella catena degli esseri, perché è un essere pensante, specchio in cui l’universo si riflette e si riconosce. La conoscenza del reale, dunque, si opera attraverso la pura contemplazione interiore, grazie all’esperienza vissuta. In molti casi, l’esperienza al tempo non era del singolo, ma di piccoli gruppi che si riunivano intorno ad un Maestro e che, condividendola, la propagavano con pubblicazioni o condivisioni con altri studiosi, viaggi e anche conversazioni segrete per evitare l’interesse dell’Inquisizione. Sembra che una pre-Massoneria si sia così formata a partire dal XVI secolo estendendosi in Inghilterra, Germania, Francia e Italia. Francesco Bacone ipotizzava assemblee di studiosi che potevano esaminare e perfezionare tutte le conoscenze umane, coloro che definiva i tesorieri della scienza. Proprio a Bacone si fa risalire la Framassoneria, tesi sostenuta sin dal 1870, oltre a ricondurre molti interessi ai circoli artistici e filosofici di Norimberga, soprattutto ruotanti intorno ad Albrecht Dührer. Erano anni in cui la Chiesa si dimostrava scettica dinanzi ai circoli scientifici, compresa la Royal Society inglese che venne tacciata di empietà nel 1639. A suo carico si parlava di una società segreta, detta Macaria, e di un Invisible College, ma non si trovarono prove, fatto sempre molto difficile nei casi di sette segrete. Si parlava anche di Johannes Valentinus Andreae o Andrewas, creatore della Rosa-Croce, come appartenente ad una società segreta detta della Palma, fondata a Weimar nel 1617. Uno studio sulla Rosa-Croce lo si deve a Paul Arnold che indica come la Germania luterana conobbe una notevole intransigenza dinanzi al fiorire di sette ed eresie, tanto che una minima parola poteva essere oggetto di accuse, di conclusioni di carriere ecclesiastiche protestanti, di cadere in disgrazia agli occhi dei principi. Soprattutto i membri della Rosa-Croce subirono repressioni, anche per gli stretti legami con l’alchimia. I rosacrociani asserivano di comunicare con il pensiero, di poter operare per parlare la lingua di ogni popolo presso cui risiedevano e che, se qualcuno li voleva avvicinare sinceramente, li avrebbero incontrati sempre nei luoghi del pensiero, inaccessibili agli altri. Essi si dichiaravano discendenti da mistici tedeschi e fiamminghi, con nozioni ellenistiche ed ermetiche sulla divinità dell’essere umano e una concezione esoterica dell’emanazione divina, la capacità di utilizzare i simboli esoterici già adoperati dai framassoni, tra i quali soprattutto la scala di Giacobbe, il Sole, la Luna. Influirono molto sui sistemi rosacrociani il pensiero di Cartesio e Spinoza, anche se non risulta che i due filosofi si siano mai iscritti alla setta; risulta, però, che in occasione dei 250 anni dalla morte di Spinoza, nel 1927, la Framassoneria olandese ufficialmente partecipò alle celebrazioni con un omaggio alla tomba di colui che aveva contribuito alla creazione della Massoneria speculativa e al suo ideale di tolleranza e libertà.
Arriviamo così al 1776 quando viene costituito il cosiddetto Ordine degli Illuminati di Baviera, accusato addirittura di avere tramato per la preparazione della Rivoluzione Francese. In quegli anni si rincorrevano gli editti di divieto di alcune logge e di altre no, oppure di appartenenza: spesso era vietato appartenere a logge umanitarie contemporaneamente a quelle dette antico-prussiane, ad esempio.  Alcuni Ordini, nella Germania di inizi Novecento, si dichiaravano nazionalisti, fedeli al cristianesimo dogmatico e al razzismo, molto prima dell’avvento delle ideologie hitleriane. Questo perché si rifacevano a posizioni specialmente settecentesche rispetto alla divisione interna alle Chiese cristiane, alla volontà di portare un punto fermo nella dottrina, secondo il punto di vista settario. C’erano allora regole di stretta osservanza che prevedevano negli Ordini l’esclusione delle donne e degli ebrei, mentre prevedevano per ciascun adepto un severo programma di studio e di vita quotidiana, sotto il vigile controllo dell’Ordine stesso. Il rito di iniziazione variava da Ordine a Ordine, ma aveva all’incirca le stesse regole: l’iniziato veniva accolto di notte in una stanza dalle finestre ermeticamente chiuse, poco illuminata, in presenza dei suoi padrini. Domande e risposte rituali ricordavano all’iniziato i suoi obblighi e la sua volontà; quindi venivano espressi i voti, o rinnovati, soprattutto di segretezza e di obbedienza. Nell’Ordine di Minerva, rappresentato da una civetta che stringeva tra gli artigli un libro con le iniziali P.M.C.V. dalla frase Per me caeci vident, Grazie a me i ciechi vedono, durante la seconda metà del Settecento vennero introdotte delle variazioni e gerarchizzazioni a completamento dell’organizzazione preesistente. Una di questa comprendeva i nuovi gradi di Illuminatus major e Illuminator dirigens. Il grado si Illuminato minor corrispondeva all’insegnamento dell’arte di governare gli uomini per dirigerli verso il bene e la luce. Si sviluppavano i talenti dell’osservazione e del retto giudizio del neofita, oltre alla persuasione e convinzione degli spiriti ribelli. Dopo attenta osservazione dei difetti e delle qualità dell’Illuminator minor, poteva essere condotto ad accedere ai gradi superiori. Abbiamo allora gli Illuminati di Baviera, Ordine che esercitò influenza politica fino al 1784: secondo alcune fonti dei servizi segreti austriaci, essi diressero occultamente il governo bavarese fino agli inizi dell’800. Lo stesso Massimiliano Giuseppe, re di Baviera, sembra fosse framassone, appartenente alla Stretta Osservanza con il nome di Cavaliere dell’Aquila di Giove. Comunque emanò il rinnovo dell’editto di interdizione di tutte le società segrete il 5 marzo 1804. La vicenda del Re dimostra, vista nella sua interezza, come fosse complesso appartenere ad un Ordine e come fosse delicato il meccanismo di ingresso, uscita, carriera. L’Ordine degli Illuminati rimase dormiente fino al 1906, quando un tale Theodor Reuss lo riportò in vita attiva. Prima della Grande Guerra riapparve a Dresda un bollettino dell’Ordine, mentre nel 1912 a Berlino esisteva una loggia all’opera per costituire una Grande Loggia degli Illuminati Framassoni per la Germania. Reuss importò molte pratiche dall’Inghilterra, creando molta confusione sui riti dell’Ordine stesso, mentre il movimento gioannita diventava sempre più potente emigrando in Austria, dove la sua influenza divenne molto forte. Sempre nel 1912, André Chéradame pubblicò un articolo dal titolo “Tra la pace e la guerra” in cui metteva in guardia dalla Germania che, malgrado l’attitudine apparentemente pacifica, sarebbe stata pronta ad attaccare la Francia. Chéradame aveva intrapreso studi sul movimento pangermanico politico e militare nelle sue ripercussioni internazionali, cercandone le ramificazioni in quasi tutto il mondo. La presenza di dottrine pangermaniche era nota in molti circoli, ma nessuno avrebbe mai pensato che ci fosse un piano per l’egemonia tedesca. Secondo lo studioso, i tedeschi si muovono sempre con metodo e ogni piano d’azione si basa su una dottrina che si sono fatti. “A partire da questa concezione, essi marciano in seguito con tenace risoluzione”, affermava Chéradame. L’intento era che i tedeschi governassero il nuovo impero che si sarebbe costituito dal piano, con la coscienza di essere un popolo padrone, mentre i sottomessi avrebbero svolto i compiti inferiori, specialmente gli stranieri sottomessi dalla dominazione tedesca. Il piano pangermanista, pertanto, sembra avere trovato nel razzismo hitleriano un’espressione atta a portare a termine i propri progetti. Soprattutto, l’evidente antisemitismo hitleriano avrebbe giocato a favore della strategia di coalizzare intorno al piano le persone che non vedevano di buon occhio gli ebrei in Europa, e in Germania in modo particolare. Dopo il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929 e la successiva crisi economica, l’antisemitismo fu un modo come un altro per catalizzare l’attenzione delle persone contro ebrei e marxisti, a contenere l’ondata di demoralizzazione e rabbia conseguenti alla spaventosa crisi economica che, ancora una volta, colpiva il popolo tedesco. Il progetto hitleriano cavalcò, allora, la borghesia già antiebraica che viveva un clima da affare Dreyfus in Francia, con una legge di emancipazione prussiana entrata in vigore nel 1869 e mai revocata, che aveva notevolmente  aumentato la minoranza ebraica e di conseguenza le recriminazioni dei non ebrei. In questo quadro, non va dimenticato che non fu solo la società tedesca a sviluppare circoli, e circoli esoterici, o idee di dominio, che la accumunavano ad altri Stati europei. Inoltre, l’opera di Ramée aveva svolto un’importante azione in molti circoli francesi, proponendo una teologia di governo fondata sulla superiorità dell’uomo di razza caucasica sulla razza semitica mediterranea, considerata iniqua. Argomenti che non devono stupire, dato che in quegli anni erano alla base del pensiero soprattutto europeo e “giustificazione” per un imperialismo che portò, per varie cause, al primo conflitto mondiale. Pare che Hitler ignorasse l’opera di Ramée, ma molti passaggi del Mein Kampf rassomigliano al lavoro del francese. Ramée sosteneva la necessità di una ideologia e di una politica razziste, nell’interesse generale, con prevalenza della legge del legame di sangue e personalità forti in grado di governare, con uno strano legame con il divino di cui si è immagine. E se Dio è Padre dell’Universo, il capo dello Stato doveva essere immagine del divino, quindi Padre dello Stato. Chi governava assumeva i contorni di una sorta di Dio in terra, quindi. Si crea intorno al razzismo una falsa comunità nel male, tuttavia non si deve confondere questa posizione con la gnosi razzista hitleriana e dei suoi accoliti. Secondo i nazisti, infatti, la religione del sangue ariana doveva costituire una nuova nobiltà alla quale aspiravano uomini senza un lignaggio e che, appartenenti alla medio bassa borghesia, sognavano di accedere alla classe degli aristocratici in questo modo. Hitler riuscì, con la sua ideologia, a distinguere la comunità del partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori dalle comunità nazionali e religiose tedesche comuni. In questo modo, i suoi seguaci venivano affrancati dalle leggi di moralità proprie della plebe, sottraendoli nel contempo dalle legge umanistica considerata “giudeo-cristiana” e poco virile.
Chi rivendicava di avere “seminato ciò che il Fuhrer aveva raccolto” fu, senza mai alcuna smentita, il barone Rudolf von Sebottendorff nel suo Prima che Hitler venisse. Secondo Maser, la Thule-Gesellschaft era un’organizzazione clandestina dell’Ordine dei Germani, fondata nel 1912 con a capo, per la provincia di Baviera, il barone von Sebottendorff dal 1918, un uomo tornato in Germania dalla Turchia misteriosamente molto ricco. Pur essendo stato protetto da un commerciante ebreo, divenne fortemente contrario agli ebrei europei e, sotto la sua direzione, la Thule-Gesellschaft divenne fortemente razzista e nazionalista soprattutto operando a Monaco, dove il barone conobbe Hitler ed insieme misero a punto le basi per il nuovo partito Nazionalsocialista. Nelle liste della Thule-Gesellschaft, come pubblicate da von Sebottendorff nel 1933, Adolf Hitler risulta nato il 20 aprile 1889 a Braunau-am-Inn; dopo gli studi alla Realschule, studiò alla scuola di architettura di Vienna. È indicato come “Manovale e pittore”, dal 1912 risiedente a Monaco. Arruolatosi volontario allo scoppio della prima guerra mondiale nel 16° Reggimento bavarese di fanteria List, fu gravemente colpito dai gas tossici a Ypres il 14 ottobre 1918. Il 10 maggio 1919, agli ordini del capitano Roehm in qualità di ufficiale istruttore, fu nel 4° Reggimento di fanteria a Monaco. Sempre in quell’anno, Hitler inizia ad impegnarsi nella lotta politica. Nella stessa lista si trovavano Rudolf Hess (condannato all’ergastolo a Norimberga nel 1946), Hans Riemann (che esercitò una forte influenza ideologica sull’NSDAP), Alfred Rosenberg (capo dei servizi di politica estera dell’NSDAP), Michel Hans Frank (criminale di guerra giudicato a Norimberga e impiccato nel 1946), tra gli altri. Tutta la trattazione del barone von Sebottendorff nella Thule era fortemente antiebraica, fino alla reinterpretazione della storia di Israele. L’Ordine dei Germani, che aveva come simbolo la croce gammata e spesso il dio Wotan, nel 1912 divenne una società segreta razzista, di cui la Thule-Gesellschaft era la Gran Loggia bavarese. Pertanto l’idea della croce gammata, così come del saluto “Sieg Heil”, proviene dalla Thule e precedentemente alla nascita dell’NSDAP, che scelse il simbolo come segnatura araldica. Sembra che la croce gammata, o artigliata hitleriana, sia poi stata scelta segretamente per i suoi rapporti simbolici con le armi degli Hohenzoller. Essi, davanti al progredire dei valori cristiani, abbandonarono temporaneamente la tradizionale genealogia solare pagana rossa e oro della Ruota Solare, sacrificandosi al nero e bianco in attesa che la vera antica gerarchia venisse ristabilita. Il ristabilimento si sarebbe prodotto quando i portatori dello scudo della Ruota Solare avrebbero rivelato che la croce equilatera nella ruota altri non è che un disegno occulto della croce artigliata, nel momento in cui la superiore razza germanica si fosse liberata dagli Ebrei, così come dai loro Rabbini e dai Gesuiti, portando la Germania ad un nuovo avvenire e ristabilendo la religione antica di Wotan (o Wuotan). Rimaneva la tradizione di un rapporto religioso tra un avo degli Hohenzollern e il culto di Odino: gli Hohenzollern erano i depositari delle conoscenze pagane e la religione solare era una delle più antiche credenze della Svevia sulla quale dominavano. Plinio affermava che la Thule era la più lontana delle terre conosciute, sulla quale non c’erano notti al solstizio d’estate e dove le tenebre rimanevano tutto l’inverno. Della Thule scrissero Tacito, Plutarco, ma nella tradizione esoterica, la Thule era l’isola sacra per eccellenza della rivelazione primordiale, il primo dei centri iniziatici difeso da una cavalleria mistica e dove risiederebbe il re del mondo. Secondo la simbologia, tuttavia, i nazisti non sembravano così profondi conoscitori del reale significato della svastica e della croce gammata, pertanto bisogna separare il senso tradizionale della Thule con il senso razziale e nazionalista che von Sebottendorff, e i suoi accoliti, accordarono all’allegoria della loro società segreta.
Per la cerimonia di inaugurazione dei nuovi locali della Thule di Monaco, nell’agosto 1918, il barone von Sebottendorff venne eletto Gran Maestro e si decise che ogni sabato sarebbe stato consacrato alla creazione di nuove logge. Infatti, sabato è il giorno di Saturno dal segno simbolico molto simile alla firma di Hitler. Nel novembre dello stesso anno, le logge in Baviera contavano 1500 membri, riconoscibili dalla croce gammata incrociata a due lance. In quel mese, il barone annunciò la lotta contro gli ebrei, giurando sulla croce gammata, invocando il dio Sole, ricordando la runa dell’aquila simbolo degli Ariani, quell’aquila rossa che ricordava che bisogna passare dalla morte per poter rivivere. Quasi una strofa di un canto delle SS future. La mitologia viene costantemente richiamata, così come la necessità di un partito politico razzista che, tuttavia, non poteva essere dichiarato per non incorrere nell’attenzione dei nemici e attirarsi contro le leggi. Nasce, intanto, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), evoluzione del DAP del 1919 (fondato da Harrer, delegato della Thule-Gesellschaft), al quale Hitler era iscritto proprio dal 1919 e di cui divenne presidente nel 1921, mentre von Sebottendorff fu costretto a dimettersi e ad emigrare per le accuse di aver usurpato il titolo baronale che, di fatto, aveva ereditato dal padre adottivo. In occasione del putsch hitleriano, il tentativo di colpo di stato di Monaco dell’8 e 9 novembre 1923, vi partecipò attivamente il nuovo capo della Thule, Sesselmann, setta che venne poi perseguitata, come il partito, a seguito della vicenda. Durante la stesura del Mein Kampf, avvenuta mentre Hitler era agli arresti nella fortezza di Landsberg per soli nove mesi, dei cinque anni di condanna, Hitler venne aiutato da Rudolf Hess, membro attivo della Thule-Gesellschaft e iniziato ai riti germanici. Hess, come un altro capo nazionalsocialista, Himmler, era un profondo conoscitore dell’esoterismo e delle dottrine segrete e utilizzavano spesso simboli precisi come le edizioni di lusso del Mein Kampf e una matita verde, quest’ultima molto cara a molti capi dell’NSDAP. Durante la prigionia di Hitler, nel 1924, von Sebottendorff pubblicò a Lipsia un opuscoletto dal titolo rivelatore: “La pratica operativa dell’antica Framassoneria turca. La chiave per la comprensione dell’Alchimia. Un’esposizione del rituale, della dottrina e dei segni di riconoscimento della Framassoneria orientale”, un modo per rendere noti i segreti per ottenere la forza, rivelare i misteri, gli stessi dei Rosa-Croce e degli alchimisti, cioè una sorta di pietra filosofale per raggiungere il Sapere. Lo stesso barone, esperto di astrologia, dirigeva un’importante rivista chiamata “Rivista astrologica” alla quale collaboravano eminenti studiosi della materia. Apprendiamo, ad esempio, dal diario di Schwerin von Krosigk che Goebbels e Hitler, due tra i capi del nazionalsocialismo che si affidavano agli oroscopi per il loro vivere quotidiano, avevano fatto cercare due oroscopi che venivano accuratamente aggiornati da uno degli uffici di ricerca di Himmler. Uno era l’oroscopo del Führer disposto per il giorno 30 gennaio 1933, e l’altro l’oroscopo della Repubblica, disposto per il giorno 9 settembre 1918. Questi testi, considerati praticamente sacri, vennero fatti esaminare e si scoprì un fatto “stupefacente”. Entrambi annunciavano la guerra del 1939, le vittorie fino al 1941 e quindi una serie di disfatte fino al 1945, soprattutto fino ad aprile. Gli oroscopi prevedevano, poi, la pace a partire da agosto, quindi tre anni difficili, poi ancora la grandezza della Germania a partire dal 1948. Nel diario di Schwerin von Krosigk risulta che egli stesso non riuscì a leggere tutte quelle profezie negli oroscopi, tuttavia racconta che Goebbels ci credeva al punto che, alla morte di Roosevelt, andò da Hitler a dirgli che era scritto negli astri che in aprile si avrebbe avuta una rivincita a suo favore.
Durante i mesi di prigionia di Hitler, malgrado egli non fosse d’accordo, al suo partito si unirono i nazionalsocialisti, quindi, tornato in libertà, fondò il nuovo NSDAP al quale, nel 1927, si uniranno anche i nazionalsocialisti austriaci. Chiamato dal presidente Hindenburg alla carica di Cancelliere del Reich il 30 gennaio 1933, proprio Hitler aveva ridato alla Germania la speranza della restituzione del legittimo statuto, riportando al Paese quell’idea di ordine e di controllo delle situazioni che era tipico nei tedeschi del tempo, un ordine “giusto” senza cui non sarebbe stato possibile ristabilire i diritti di ragione dopo un trattato di Versailles così penalizzante per il popolo tedesco. La sorta di patto mistico che legò la Germania di Hitler nel Führerprinzip, fu l’espressione del profondo bisogno di un’intera generazione, identificato nel recupero del padre assente dalla casa per quattro anni e che era stato vinto. Hitler aveva costantemente sostenuto che quel padre umiliato, eroe nazionale tradito e venduto a potenze straniere da fantomatici nemici, soprattutto ebrei internazionali, ora, per l’inconscio collettivo dei figli di Germania diventava un mito politico degno di ogni sacrificio, perché permetteva di vendicarne l’onore e di riottenere per sé e per la Germania intera, passata e presente, l’onore perduto. Una sorta di ritorno all’infanzia ferita, più che un camminare verso la patria adulta. La stessa violenza perpetuata dai nazionalsocialisti sembra vertere a testimoniare a favore di un’immaturità preoccupante, che necessitava di rivincita, riconquista di sé, di certezza di essere degni di vivere, degni dell’essere tedeschi stesso. La stessa omosessualità così combattuta, negata, uccisa, era di fatto diffusa nei circoli dirigenti del partito nazionalsocialista, nelle Sezioni d’Assalto, tra Röhm e alcuni accoliti, tanto che divenne necessario uccidere Van der Lubbe, il preteso incendiario del Reichstag, assassinato infatti nel 1933 in Austria perché in possesso di documenti compromettenti non solo su Röhm, ma anche su altri capi nazisti. La pratica di santificare il capo, di chiedere che Hitler fosse visto come un padre da tutti, soprattutto dagli antinazisti, era pratica comune per creare e mantenere un mito necessario, non tanto per il popolo tedesco, ma in primis proprio per gli uomini del partito. Fu facile sfruttare il difficile momento di crisi attraversato dalla Germania all’indomani della terribile crisi di Wall Street che aveva riportato il Paese nella vergogna, nell’onta, nel terrore dell’umiliazione ancora, quando mancava il cibo e si vedevano svanire i sogni di risurrezione, non già al paradiso che fu nazista, quanto da quell’incubo che era sembrato senza fine all’indomani di Versailles. Il nazionalsocialismo aveva adeguatamente sfruttato la crisi, la nomea di tirchi dei banchieri ebraici ma, soprattutto, aveva giocato con le coscienze a proposito del rinnovato complotto ebraico contro la Germania, la sua evidente potenza e il suo diritto di dominare il mondo in nome della razza ariana. L’imperialismo, che gli storici concordano di fare finire con il 1914, di fatto non poteva sparire così facilmente, soprattutto per una nazione che, affacciatasi tardi per problemi interni sullo scenario colonialista/imperialista, voleva appropriarsi di quelle colonie, di quegli accordi commerciali che potevano garantire lavoro, prestigio, denaro. Ancora una volta umiliata, la Germania trovava in un discorso politico come quello di Hitler e dei suoi, convincenti argomenti per votare il partito, come avvenne. Il vuoto percepito dalla Germania dal 1918, era stato vissuto come una catastrofe inspiegabile per un popolo che non  aveva subito alcuna disfatta sul proprio territorio nazionale. L’idea del complotto internazionale era pertanto l’unica spiegazione plausibile per una forma mentis che tendeva alla ragione, all’ordine, alla spiegazione dei fatti con ragionamenti logici e plausibili. A questo si aggiunge il mito del Terzo Reich. Secondo alcuni Autori, il mito origina come evoluzione di antiche credenze, soprattutto alla luce del fatto che molte formule della propaganda nazista sembrano assurde, ma acquisiscono un’altra luce, di un certa logicità, se inserite nella corrente dell’ottica del nazionalismo, non un vago patriottismo che si genera in un periodo di crisi,  quanto una dottrina integrale che si sforza di prendere in esame tutti i problemi materiali, ma soprattutto morali e spirituali della nazione che viene considerata come qualcosa di assoluto, un valore supremo. Tutto questo venne considerato nella prospettiva ideologica del nazionalismo che finì per diventare una sorta di religione, mentre la nazione assumeva i contorni di una realtà mistica e mitica. Fu proprio in quest’ottica mito politica che nacque il concetto, e forse la necessità, del Terzo Reich. La parola Reich è di origine celtica ed è carica di significato religioso e sacro. Essa evoca potenza, sogni di grandezza. È una parola che si trova nella Bibbia (Regno), ricorda i sogni di una città di Dio diventata realtà grazie a Carlo Magno e Federico Barbarossa. Il termine Reich evoca le cattedrali lungo il Reno, le Gilde di Norimberga, i cavalieri teutonici, Lutero al Reichstag, a Worms. Ha una sorta di potere magico. Cohn ha legato le sue fonti ad una tradizione apocalittica molto antica, una specie di ossessione nella visione del mondo contemporaneo. Per i nazionalsocialisti chiunque cercava di opporsi ai loro progetti di dominazione era infettato dallo Spirito giudeo, era un agente della cospirazione mondiale degli ebrei, compresi Churchill, Stalin e Roosevelt o qualunque sacerdote cattolico o pastore protestante.
Ciascuno degli adepti del partito era investito della missione di condurre la Storia al compimento prestabilito e queste pretese influenzarono i gruppi che facevano a loro capo. Anche i discepoli, quindi, avrebbero riscattato la loro condizione e avrebbero preso parte alla missione di riscattare la Germania e il mondo. Sembra che questo sogno abbia incantato migliaia di persone. Premesse millenarie si stavano concretizzando. Hitler fu considerato dai suoi seguaci un Messia che avrebbe rinnovato ogni cosa e che avrebbe stabilito per mille anni (com’ebbe egli stesso a dire) un impero in cui il sangue ariano, che era la sostanza stessa della divinità incarnatasi nella solo razza germanica (come sosteneva Rosemberg), avrebbe imposto alle razze inferiori e considerate sub-umane, una servitù fondata sulla natura stessa dei signori predestinati a stabilire il loro dominio sul mondo. La visione nazionalsocialista era ossessionata dal ruolo di salvatore, una sorta di incarnazione divina per liberare la comunità ariana dal “mostruoso” pericolo dell’Ebraismo mondiale. Leggiamo infatti nel Mein Kampf: “Se l’Ebreo, con l’aiuto della sua dottrina marxista conquista i popoli della terra, il suo trionfo sarà la danza macabra dell’umanità, e questo pianeta sarà nuovamente privo di tutti gli esseri umani, per tutto il tempo che navigherà nell’etere, come avvenne milioni di anni fa… Perciò sono convinto che agisco oggi secondo la volontà del Creatore onnipossente. Opponendomi all’Ebreo, conduco la battaglia di Dio”.
Per dare a questo delirio una senso di razionalità, bisognava diffondere documenti sensati. Così, vennero diffusi in milioni di esemplari i documenti intitolati “I Protocolli dei Savi di Sion” che parlavano del piano universale di conquista ebraica. Messi per iscritto a Basilea nel 1897, questi piani erano stati redatti da un gruppo di iniziati ebrei che, agendo segretamente, sarebbero stati tanto pazzi da mettere tutto nero su bianco. In realtà, si tratta di un falso storico, fabbricato alla Biblioteca Nazionale di Parigi su ordine del capo della sezione esteri della polizia segreta zarista, Okhrana, generale Rachkovsky. Il libro, incorporato in altri testi in buona fede, venne adottato da alcuni ufficiali russi ortodossi fanatici, appartenenti alla Confraternita di San Michele Arcangelo, come prova satanica della congiura del Dragone dell’Apocalisse e dei suoi complici Ebrei contro la cristianità. Questi russi trovarono rifugio in Germania dopo i fatti del 1917, e fecero conoscere ai nazionalsocialisti  “I Protocolli dei Savi di Sion”. La propaganda tedesca, appunto, li distribuì in tutto il mondo creando un mito di ebrei che volevano controllare tutto il mondo, compresa la Chiesa cattolica, identificando gli Ebrei alla Framassoneria, in modo da rendere odiosi alla popolazione gli uni e l’altra. Alla base della politica nazista, quindi, ci sarebbero questi presupposti che costituiscono un errore politico militare senza precedenti, causa di un immane dispendio di forze tedesche e dell’eliminazione di milioni di persone innocenti, oltre alla volontà di sopprimere definitivamente ideali liberali e universali, così contrari al razzismo e all’arianesimo. La dottrina hitleriana si impose ai suoi adepti come un mezzo per non fermarsi, come una forma di “via dei samurai” che portasse a scrollarsi di dosso la rigida moralità giudeo-cristiana. Arrivarono ad affermare, negli insegnamenti ai giovani, che “Se vedi Cristo sulla tua strada ed egli ti ferma, uccidi Cristo”, modo per cercare di fare del capo un modello senza alcuna censura della coscienza morale, per agire d’impulso, d’istinto, senza freni, come vedremo in molte occasioni ai danni di altri esseri umani. Secondo alcuni autori, il nazismo non ha annegato la coscienza individuale in una super-coscienza nazionale di ispirazione divina trascendentale, ma in una infra-coscienza delle pulsioni, con un’obbedienza cieca a ordini umani contingenti, senza mai poter giustificare un simile sacrificio. Illudendosi di realizzare il superuomo, nella distorsione puramente nazista, la politica hitleriana ha costituito la più implacabile politica di condizionamento mito politico della storia occidentale.

Perché il rimando ai Cavalieri Teutonici?
L’Ordine dei Fratelli della Casa Ospedaliera di Santa Maria dei Teutonici in Gerusalemme, fu fondato a San Giovanni d’Acri e approvato da papa Celestino III nel 1191 come ordine assistenziale. Si trasformò ben presto in Ordine militare, come confermato da papa Innocenzo III nel 1199, poi equiparato a Templari e Ospedalieri da papa Onorio III nel 1221. La caratteristica dell’Ordine era la connotazione nazionalistica che, pur non essendo vincolante, faceva in modo che la maggior parte dei Cavalieri fossero di origine tedesca. Per questo motivo godettero del forte appoggio di molti imperatori, come da parte di Federico II che aveva proprio nel quarto Maestro dell’Ordine il suo consigliere. Impegnati in oriente come gli altri cavalieri, i Teutonici vennero impiegati anche in Europa già dal 1211 quando il re d’Ungheria Andrea II li fece intervenire in Transilvania contro i nomadi pagani cumani. Anche in Prussia servirono per fermare l’avanzata delle tribù pagane, popolando intere aree. Il massimo splendore e la massima potenza l’Ordine lo ebbe nel Trecento, quando fu titolare di un ampio stato sovrano, assoggettando e cristianizzando i pagani loro prossimi, contando spesso sull’appoggio di molti crociati. Avversati dal Granducato di Lituania, pagano, e dal Regno di Polonia, le vicende dinastiche dei due Stati videro un’alleanza militare contro i teutoni nel Quattrocento, approfittando del casus belli del 1409, quando la popolazione della Samogizia si ribellò ai teutonici. Ne scaturì la battaglia di Tannenberg con il gran maestro dell’Ordine teutonico Ulrico von Jungingen a capo di un’armata di circa 20mila uomini contro i circa 40mila dell’esercito polacco-lituano fiancheggiato da contingenti boemi, russi, tartari. I Cavalieri teutonici furono ad un passo dall’annientamento, ma, grazie al futuro gran maestro Heinrich von Plauen, riuscirono a scongiurare la caduta del loro quartier generale a Marienburg. Via via, i domini teutonici andarono riducendosi, fino al 1525, quando il gran maestro Alberto di Brandeburgo si convertì al luteranesimo, secolarizzando i domini prussiani dei teutonici in un ducato personale; lo stesso accadde in Livonia, nel 1562, ad opera di Gottardo Kettler che creò il ducato di Curlandia e Semgallia, legandolo in vassallaggio al Granducato di Lituania. L’Ordine teutonico rimase vivo solo in Germania, fino a quando non si legò agli Asburgo.

*Alessia Biasiolo, Federazione del Nastro Azzurro. Brescia

Bibliografia
Albert Bégiun: “L’anima romantica e il sogno”, Garzanti, Milano, 1975
Norman Cohn: “I fanatici dell’Apocalisse”, Edizioni di Comunità, Milano, 1980
Adolf Hitler: “Mein Kampf”, Monaco, 1942
Jacopo Mordenti: “I cavalieri teutonici”, Storica n. 86, aprile 2016
Rudolf von Sebottendorff: “Prima che Hitler venisse”, Edizioni Delta-Arktos, Torino, 1987

Trover-Roper: “Gli ultimi giorni di Hitler”, Mondadori, Milano

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