ARCHIVIO
I
CESVAM REPORT PRECEDENTI
CESVAM REPORT 2014 – 2018
CESVAM REPORT 2019 -2021
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CESVAM REPORT 2014 – 2018
CESVAM REPORT 2019 -2021
Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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DIBATTITI
Manuel Vignola
Nel quadro degli eccidi in Toscana dal 1943 al 1945 di cui
daremo ampio conto nel volume successivo a questo un posto particolare spetta
ad un episodio che assume aspetti estremamente significativi: la fucilazione da
parte tedesca di tre carabinieri della locale Stazione nell'agosto del 1944.
Questo episodio è sintomatico del dramma, un dramma nel dramma, che hanno
vissuto i Carabinieri in questo periodo non certo facile della vita sociale e
della storia del nostro paese.
La situazione generale era di estrema difficoltà da tutti i
punti di vista: dal punto di vista dell'ordinamento militare, dal punto di
vista della situazione politica, dal punto di vista della situazione personale
e dal punto di vista delle relazioni interpersonali.
Tutto il portato della tradizione dell’Arma, era una stella
polare per ogni Carabiniere, ma riuscire a mantenere la rotta desiderata era di
estrema difficoltà per le situazioni contingenti. La prima che andiamo ad
analizzare è quella detta dal comportamento della Germania in Italia e del suo
esercito all’indomani della firma dell’Armistizio. Senza entrare in merito alla
questione armistiziale, a premessa occorre dire che sarebbe stato molto più
opportuno per i tedeschi cercare di convincere l’alleato a schierare le otto
divisioni che stanziavano inutilizzate al di là delle Alpi, e almeno qualcuna
di esse schierarla in Sicilia. Certamente una forte presenza tedesca nell’Isola
a fronteggiare uno sbarco alleato sarebbe stata determinate, Se poi si
considera che le forze italiane con l’aiuto di poche unità paracadutiste ed
aerotrasportate germaniche fatte affluire all’ultimo momento erano a un passo a
rigettare le forze sbarcate nella costa meridionale tra Agrigento e Gela e che
la Battaglia di Primo Sole dimostra quanto si era vicini ad un passo dalla
vittoria. La campagna di Sicilia dimostra che gli alleati, potevano essere
respinti con una presenza tedesca superiore. Questa mancanza di visione
strategica da parte di Berlino mentre la Gran Bretagna era via via “occupata”
da centinaia di migliaia di soldati statunitensi, è all’orine di come poi le
poche forze non inviate costringe la Germania ad inviarne un numero di gran
lunga maggiore. Il grande desiderio di arrivare ad un negoziato, mai
confessato, ma realmente perseguito fin dal 1942, con gli Alleati per arrivare
ad una pace favorevole, non si realizzò anche per le considerazioni di cui
sopra. Forse anche per questo mancato obiettivo strategico l’atteggiamento
della Germania nei confronti dell’Italia è improntato a rancore, disprezzo, ed
ogni sorta di giudizio negativo, di cui fecero le spese per primi i loro
alleati in Italia, i fascisti.
L’esercito tedesco, ed in generale il popolo tedesco, era
animato da furore teutonico contro quello che consideravano un tradimento vero
e proprio: l’uscita dalla guerra dell'Italia, un’uscita perpetuata con
l’inganno ed il raggiro. Dopo aver più volte, all'indomani della caduta del
fascismo il 25 luglio 1943, da parte del governo Badoglio e del vertice
politico militare succeduto al a Mussolini ed al Partito Nazionale fascista,
affermato la volontà di continuare la guerra a fianco della Germania, in
apparente segreto intavolava trattative segrete con gli alleati.
La famosa “calda estate del 1943” aperta dall’incontro di
Feltre il 20 luglio 1943, tra Hitler e Mussolini, incontro che dimostra la
considerazione che i nazisti avevano per il fascismo italiano e per le esigenze
italiane nel luglio del 1943. Praticamente non fu ascoltata nessuna delle
richieste che Mussolini avanzò al suo alleato tedesco. Hitler, che a livello
personale mostrò sempre una ammirazione per Mussolini, che considerava quasi un
suo Maestro, a Feltre non concesse nulla. Mussolini non riuscì nemmeno a
profferir parola, ovvero a chiedere lo sganciamento dell’Italia dall’Alleanza da
attuarsi in comune di comune accordo.
Il fallimento di Feltre fu la sua condanna. Se Hitler era
favorevolmente ben disposto verso Mussolini tutto il vertice nazista era al
contrario contro sia esponenti fascisti italiani sia contro L'Italia in genere,
I Germania le considerazioni negative e le accuse erano tante, la più
importante delle quali era quella che il 25 luglio 43 nessun fascista difese
non solo Mussolini caduto in mano ai suoi avversari ma tutto il fascismo sia
come voi movimento politico che come regime. Nessuna opposizione armata, nessun
combattimento, in pratica una resa senza condizioni. Queste accuse all'indomani
della proclamazione della Repubblica Sociale Italiana, divennero le linee guida
e la base dei rapporti che si avranno dal settembre del 43 fino al 45 tra i
tedeschi e gli italiani. Un rapporto di sudditanza del neofascismo che si ebbe
in tutti gli aspetti della vita politica e della conduzione della guerra. In
questo contesto il comportamento dei tedeschi nei confronti dei loro alleati
fascisti fu sempre altezzoso, di disprezzo, con a base sempre il tornaconto
germanico.
Vedremo di seguito i criteri che l’Esercito tedesco adotto in
Italia nella conduzione della guerra, all’origine delle violenze e delle stragi
che costellano tutto il periodo della loro presenza in Italia.
I Carabinieri si trovarono quindi ad operare con un elemento
tedesco ostile agli italiani a qualunque parte essi appartenessero compresi i
neonati fascisti repubblichini
Su piano interno i neonati fascisti repubblichina erano, per
loro natura, ostili ai Carabinieri in quanto era nota la loro fedeltà al Corona
e a Casa Savoia in particolare; questo era un dato oggettivo frutto della
conoscenza e della tradizione che l'Arma aveva in Italia-
Per chi voleva
scardinare le fondamento dello Stato e fondarne uno totalmente nuovo, da Regno
a Repubblica, certamente non poteva prendere in considerazione i Carabinieri,
come loro alleati
Pertanto i rapporti tra i Carabinieri rimasti nel territorio
della Repubblica Sociale Italiana erano improntati a diffidenza e
circospezione. Il neofascismo poi, era dominato dagli estremisti del partito,
moti emarginati nel ventennio, che adesso trovavano l’occasione di ritornare in
auge.
Il segretario generale del Partito Fascista Repubblicano,
Pavolini, nel ventennio nella cerca privilegiata del ministro degli Esteri
Ciano e di sua moglie Edda Mussolini, si rilevò un acerrimo nemico di Ciano e
vide con piacere, anche per assecondare i tedeschi, la sua condanna a morte per
tradimento ì. L’estremismo era la connotazione del neofascismo repubblichino.
Il processo di Verona, intentato ai cosiddetti “traditori” ne
è l’esempio chiaro: fu un unanime processo vendicativo e di rivalsa verso la
componente moderata e di regime del fascismo da parte della componente
estremista, di cui Mussolini stesso era prigioniero, tanto che non fece nulla
per salvare suo genero, Ciano, il padre dei suoi nipoti.
In questo contesto di rapporti non si può trascorrere un
episodio fondamentale del periodo iniziale della vita della Repubblica Sociale
Italiana: la deportazione dei Carabinieri da Roma il 7 ottobre 1943 voluta dal
capo delle SS di Roma, Kappler è dai suoi per sgombrare il campo al fine di
attuare il grande rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943 in cui furono
deportati oltre 1000 ebrei romani di cui solo 14 ritornarono.
Con i Carabinieri a Roma questo non sarebbe successo. Infatti
l'operazione fu condotta dalla PAI Polizia Africa italiana e da altre
componenti la polizia della RSI. I tedeschi, impegnati a fondo sul fronte
meridionale, non avevano le truppe per eseguire queste operazioni.
Altro episodio significativo che occorre citare è la
fucilazione del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto. Assunto oggi a simbolo della
situazione di come la popolazione era in balia dell’occupante tedesco, senza
nessuna tutela e protezione. Per comportamenti non certo edificanti un gruppo
di militari germanici provocarono una situazione in cui uno di loro perse la
vita. Il comando tedesco ritenne questo responsabilità della popolazione civile
e, pertanto, diede vita ad una rappresaglia rastrellando 22 civili. Accusati di
aver provocato la morte del militare tedesco furono condannati a morte.
E il canovaccio della maggior parte degli eccidi che si hanno
dal settembre 1943 alla fine della guerra: morte di uno o più militari
germanici, accuse alla popolazione civile, rappresaglia, rastrellamento,
condanna dei rastrellati senza processo, fucilazione
In quel 22 settembre del 1p43 la strage fu evitata per il
sacrificio del Vice Brigadiere Salvatore D'Acquisto che si autoaccusò
dell’accaduto. Il comando tedesco, pur consapevole della estraneità per
evidenti motivi del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto ai fatti lo fucilarono lo
stesso.
Salvatore d’Acquisto e la sua fucilazione sono il prototipo
del comportamento dell’esercito tedesco, della assenza di qualsiasi presenza a
difesa di inermi civili e del ruolo che anche individualmente i Carabinieri
scelsero per essere fedeli a sé stessi.
Era iniziata, la “guerra ai civili” da parte di Tedeschi e
poi dei Fascisti repubblichini, in cui i Carabinieri, invisi sia agli uni che
agli altri, scelsero di stare dalla parte dei “civili”. Il rastrellamento del 7
ottobre a Roma, Salvo D’Acquisto agli albori della guerra di liberazione, sono
i prodomi di scelte che portarono poi a Fiesole nell’agosto 1944.
ARCHIVIO
LINEAMENTI
PER IL FUTURO
La via
indicata:
“l’aver inteso, senza lo ritener, non fa
scienza”
Nel Precedente Report 2014 –
2019 E nel Report 2019 - 21 si scriveva:
“Le prospettive che si presentano al CESVAM nel breve e nel medio
termine sono incentrate su tre eventi fondamentali: il primo, l’anniversario
della traslazione del Milite Ignoto che cade il 4 novembre 2021; il secondo il
Congresso Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il terzo, che è
conseguente al primo, la preparazione per le celebrazioni del centenario della
fondazione del Nastro Azzurro, che cade nel 2023.” Il CESVAM ha seguito le
linee maestre indicate.
Nel quadriennio 2021 – 2025
si è affermata in maniera netta la demarcazione tra le attività di carattere
ricreativo-rievocativo-associativo dell’Istituto e le attività di ricerca e
studi del CESVAM. In varie sedi si è dibattitto di questo aspetto, che ormai ha
assunto una connotazione chiara. I livelli di ambizione nei rispettivi campi
sono di qualità diverse e questo ha portato a constatare che tante iniziative
CESVAN sono naufragate proprio per non aver capito la sostanziale differenza
che esiste di come di intende la
partecipazione all’Istituto. Senza entrare nei particolari, occorre che il
CESVAM prenda misure chiare nel momento in cui determinate significative
vengono messe in atto. Se il CESVAM vuole sopravvivere deve essere se stesso.
Nel 2025 si è adottato il motto “l’aver inteso, senza lo
ritener, non fa scienza” parafrasando
Dante Alighieri. Fermo restando la estrema attenzione nel valutare i
soggetti fisici con cui si viene a collaborare, circoscrivendo ogni contatto
con gli esponenti che intendono l’Istituto come una associazione non si sa se
combattentistica o civile o d’arma, tutte le collaborazione devono essere
improntate alla ricerca post universitaria pura, in cui lo sviluppo dei
progetti e la cura dell’offerta formativa
dei master sono le linee dominanti. Chi non ha le qualità e le capacità
per seguire questa linea non può essere parti attiva del CESVAM. Altro per il
futuro non si può indicare, in quanto si constata che la crisi del mondo
associativo militare è gravissima, la crisi di adesioni costante e sempre più
grave, l’allargarsi di aspetti ideologici di uguale o di segno contrario sempre
più diffusi, iniziative di basso livello di contenuti proposte con i nuovi
mezzi di divulgazione da chi fa prevalere più la apparenza che la sostanza
vivono non di luce propria prende sempre più piede.
Le prospettive sono quindi a
tutto tondo. Le tre fasi “L’aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza”
.sono collegate indissolubilmente tra loro. Nessuna vive da sola. “Ne l’aver
Inteso”, ne “lo ritener”, entrambe devono divenire “Scienza”.
Solo la correlata successione
di queste tre fasi è CESVAM. Senza fare scienza, quindi, il CESVAM non ha ragione d’essere.
DIBATTITI
Frammentazione della coscienza
Sergio Benedetto Sabetta
Dalla fine
della Guerra Fredda si sono succeduti una serie continua di conflitti in un
apparente periodo di pace che ci fanno porre delle domande.
Negli esseri
viventi vi è una coscienza nascosta quando si percepisce ma non si è
consapevoli, in una dissociazione tra percezione e sensazione quale
consapevolezza, solo nel momento in cui i due termini si riuniscono si ha la
consapevolezza della distinzione tra il mio e l’altrui essere, in altri termini
si ha la coscienza esplicita, ovvero una intelligenza cosciente.
Il
riconoscimento reciproco risulta più facile tra simili, ovvero tra coloro che
possiedono gli stessi valori in una omogeneità culturale (Hegel), tuttavia la
società omogenea può sfociare nell’estremismo di un nazionalismo esasperato di
lingua, religione, razza, creando una distopia questo comunque non esclude
anche in assenza di una omogeneità totale delle simmetrie locali mediante una
associatività.
Il male può essere
naturale o morale, ossia umano, (etica), la tecnologia tuttavia ha fatto sì che
molto del male naturale sia diventato umano, ovvero morale, dipendendo da una
decisione ossia valutazione cosciente.
Se in
Socrate il male è conseguenza di una mancata conoscenza quale mancata
educazione (Paideia), per Hobbes l’umanità è sì intelligente ma anche cattiva,
per cui alla Paideia occorre aggiungere la legge (Nomos) intesa non solo in
termini repressivi ma anche quale organizzazione di una società migliore, infatti
un ulteriore elemento che favorisce la malvagità è la disorganizzazione
proveniente dal Caos.
Elemento
portante dell’organizzazione, come della Paideia e del Nomos, è l’informazione
che nel dare risposte alle domande supera l’insipienza derivante dall’incertezza,
infatti l’ignoranza non è che la mancanza della domanda, pertanto
l’insegnamento è quindi abituare a porsi domande, tanto domande giuste che riflettere sulle eventuali domande mancate.
Il porsi
domande a vicenda diventa in questa ottica un arricchimento nascendo la
conoscenza dalla domanda a cui la risposta fornisce il perché, da cui se ne
deduce che l’informazione inquinata impedisce il giudizio sulla realtà deviando
l’etica, essendo questa basata sull’informazione.
In una
struttura complessa la quantità di energia necessaria al fine dell’elaborazioni
dei calcoli per la conoscenza cresce con la complessità (Teoria della
complessità), in questo processo punto focale è l’astrazione del modello su cui
applicare la domanda quale realtà, ossia trarre la funzione per paragonarla
mediante parametri al modello prescelto.
La risposta
dipende dalla domanda per cui si avranno modelli diversi, da qui ne derivano
tre rischi:
1) Domande sbagliate, perdendo di vista
l’oggetto della domanda;
2) Domande irrilevanti ;
3) Domande parziali.
Dobbiamo altresì considerare che
l’intelligenza viene bloccata da una sovra informazione deviata, vi è comunque
nell’intelligenza una responsabilità della conoscenza, tuttavia nella modernità
l’autorità è performativa, indipendente dalla conoscenza ed è costituita da tre
elementi: l’apparenza, la coerenza narrativa e la sicurezza nel manifestarsi al
pubblico.
La sicurezza è di per sé
magnetica, si parla per slogan e frasi
semplici, nell’attuale età di confusione la sicurezza è l’elemento
fondamentale, ma la confusione determina una economia nell’attenzione fondata
sulla frammentazione dell’impulso, privo di ragionamento.
Questo favorisce gli elementi che
agiscono emotivamente e non con coscienza e cultura, strategicamente, colui che
nell’agire senza incertezza sa apparire, quindi attira, rafforza il potere
legittimandolo e senza metterlo in discussione, nell’occupare il potere, si
mette all’altezza della massa. Afferma Nietzsche che la vita ricompensa il
coraggio ma punisce il saggio, infatti essa premia l’azione che casualmente
risolve, così che il sistema viene a premiare il coraggio indipendentemente
dalla saggezza nel caos.
Se per Platone dobbiamo rivolgerci
alle idee per superare le contraddizioni che sono in noi, Cartesio e Kant
affermano sull’insegnamento platonico che noi non conosciamo la realtà, ma la
semplice sua rappresentazione, pertanto dobbiamo porre domande alla Natura per
ottenerne risposte, nasce la scienza moderna di Torricelli, Copernico, Galileo,
Newton, da cui l’affermazione di Hegel che quello che è razionale è reale, come
simmetricamente quello che è reale è razionale.
A questa rappresentazione della
Natura si contrappone Schopenhauer il quale afferma agire la Natura per se
stessa, forza irrazionale senza scopo, dove il corpo è bisogno e desiderio,
figure della mancanza, ma dai desideri soddisfatti nascono altri desideri fonte
di fatica e dolore, quindi si genera nella prospettiva del sé ma in realtà per
la potenza della specie, i cui elementi corporei sono aggressività e sessualità
ai quali si contrappone la compassione, l’arte e l’ascesi, ponendo l’essere
fuori dal tempo e dal desiderio, contro la volontà della Natura.
Freud riconosce a Schopenhauer il
merito di avere inventato la psicologia alla quale lui ha solo aggiunto i dati
medici, dove nel dovere subentrare l’Io all’Es, in un passaggio dal piacere
alla realtà mediante il lavoro, Freud ha trovato le regole per governare
l’inconscio.
Nietzsche osserva che per vivere
l’essere umano ha bisogno di un senso in contrapposizione alla morte che è
l’implosione del senso, Prometeo ha donato la tecnica e quindi l’illusione,
quella che Platone definisce la razionalità quale rimedio alla tragicità dove
l’idea nel superare l’inganno dei sensi svela la realtà mediante l’astrazione.
In Nietzsche la ragione è un sistema
fondato sul principio di non contraddizione, arte della designazione non
equivoca, essa deve condurci fuori dall’imprevedibile, la ragione è quindi
prevedibilità, ossia la causalità uscendo per tale via dall’angoscia
dell’imprevedibile, tanto che anche la mitologia può essere vista come ricerca
delle cause.
Abbiamo visto che nella stabilità
della prevedibilità si ha la sicurezza e il benessere, fuori
dall’incalcolabile, ma in essa si ha anche l’identità frutto della certezza
proveniente dalla società, ovvero dal rapporto relazionale, la scienza nata da
Cartesio non è che una ulteriore precisazione del calcolabile derivante dal
mondo delle idee di Platone al fine di definire la realtà.
La verità per Platone è la corrispondenza
tra l’dea e l’oggetto, ad essa si contrappone Nietzsche per il quale è una
costruzione al fine di potere vivere nel mondo e come tale una forma di salute, ossia di vita, tuttavia essa è epocale e non
eterna. Ragione e verità non coincidono, la ragione permette la costruzione di
una serie di regole per una comunicazione non equivoca, così da permettere una
connessione che ci eviti l’imprevedibilità.
L’informazione è costituita dai
“dati”, intesi come differenze, dalla “sintassi”, differenze ordinate secondo
regole, e “semantica”, significato, essa ha una sua tridimensionalità data
dall’essere nel mondo, per qualcosa e su qualcosa, nell’attuale eclissi
dell’analogico a favore del digitale si crea una nuova identità della persona
che può essere manipolata fino ad una totale sovrapposizione che ne permette
una manipolazione completa.
Attualmente alla vecchia I.A.
simbolica, fondata su regole deterministiche di cui è possibile calcolare i
passaggi, si è sovrapposta la nuova I.A. generativa che lavorando in termini
statistici ha alte probabilità di errore con problemi di proprietà
intellettuale e raccolta casuale di dati, anche falsi ed errati, tanto che a
fronte di un 70% di risposte esatte vi sono circa un 30% di risposte errate,
circostanza che tra l’altro ha ridotto notevolmente nell’attuale momento
storico l’interesse delle imprese per la nuova I.A. generativa nonostante
l’enorme flusso di investimenti (la fine di un’epoca, Franco Bernabè,
Università di Trento, Wired Next Fest 2025), dobbiamo tuttavia considerare che
l’essere umano ha pulsioni e non istinti come gli animali, quindi ha bisogno di
educazione e di istituzioni valide.
NOTIZIE CESVAM
in occasione della mostra "Viaggio in Italia. Alla scoperta del patrimonio culturale ebraico", il MEIS propone nel suo bookshop (via Piangipane 81, Ferrara) la serie di incontri gratuiti “Scatti di storia”: conferenze dedicate ai grandi maestri della fotografia che con il loro obiettivo hanno raccontato momenti cruciali della storia e i cambiamenti sociali italiani e internazionali.
Ci vediamo il 4 dicembre alle 17.30 con l'appuntamento dedicato a Roman Vishniac, biologo e fotografo russo che immortalò con i suoi scatti unici la vita degli ebrei dell’Europa Orientale prima della Shoah. Tra il 1935 e il 1938, infatti Vishniac venne incaricato dalla sede europea del Jewish Joint Distribution Committee (JDC) di Parigi, la più grande organizzazione umanitaria ebraica al mondo, di fotografare le comunità ebraiche impoverite in tutta l'Europa orientale. Quello che ne emerge è una testimonianza preziosa: i volti di decine di uomini, donne e bambini la cui vita sarà spezzata qualche anno dopo dalla deportazione nazista.
A tracciare il profilo di Vishniac sarà Daniela Scala del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea con l’ausilio del documentario “Vishniac”, firmato dalla regista Laura Bialis e con la produzione esecutiva di Nancy Spielberg, sorella di Steven e sua partner in tantissimi film.
L'incontro è gratuito. La prenotazione è fortemente consigliata chiamando il numero 342 5476621 (attivo da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00) o scrivendo a eventi.meis@orologionetwork.it.