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domenica 29 giugno 2025

Editoriale Giugno 2025

Un editoriale al chiaro scuro.

Quello scritto in cui mettevano gli scuri lo abbiamo messo da parte. Le solite cose da dopolavoro. Le cose belle sono tante, a cominciare dal Canale You Tube, che comincia a dare risposte ( Indirizzo: CESVAM), la Rivista, i cui risvolti stanno aprendo collaborazioni di un certo livello soddisfacenti, le partnerschip, prima fra tutti quella con l'Università: le ultime sessioni di laurea, hanno dato ampie soddisfazioni e portato nuovi elementi entusiasti della nostra attività ( tutti pagano la quota, alcuni anche quella degli anni a venire), le presentazioni come quella al Gruppo delle Medaglie d'Oro che ha rinsaldato una collaborazione CESVAM- Direzione in essere da parecchi anni, il bel filmato di Iglesias e il retaggio della Brigata Sassari, le nuove iniziative come CINEMA IN DIVISA e l'allargamento alle Medaglie al Valore di Forza Armata dell'Albo d'Oro, la chiusura di tre Progetti, e il grande avviamo di quelli del 2024 che hanno rinsaldato vecchie amicizie, la collaborazione con Stefano Mangiavacchi, in Toscana che dovrebbe essere la regola, ma che invece è l'eccezione.  Tanti chiari, che ci da un futuro 

Luglio sarà ancora un mese di intensa attività. Il Congresso si avvicina. Tutte le ipotesi sono sul tappeto perchè l'assemblea è sovrana, ma se dobbiamo chiudere, chiudiamo in bellezza. 


 

sabato 28 giugno 2025

Copertina Giugno 2025

 




QUADERNI  ON LINE




Anno LXXXVI, Supplemento on line, VI, 2025, n. 112

                                                                               GIUGNO  2025

valoremilitare.blogspot.com 
www.cesvam.org 

canale you tube: istituto nastro azzurro - cesvam
 





venerdì 27 giugno 2025

Un momento di incontro

 NOTIZIE CESVAM

Presso il Gruppo delle Medaglie d'Oro. Via Amba Aradam 14 giovedì 26 giugno ore 17:30 Presentazione del volume "I Grandi eroi italiani della Seconda Guerra Mondiale"  di Giovanni Cecini

Gradita la presenza di tutti i Soci dell'Istituto del Nastro Azzurro gravitanti su Roma. 

Campagna d'Italia. Il Corpo di Spedizione Francese

 DIBATTITI


Costituito in Africa settentrionale nell'anno 1943, il C.E.F.I era composto da militari provenienti da differenti aree regionali e anche da differenti religioni .

La grande maggioranza dei combattenti della C.E.F.I. era di origine musulmana,

" truppe di primo ordine, particolarmente adatti per eccellenza al combattimento in montagna “ (De Gaulle).

Il comando ne fu affidato al Generale d’Armata Alphonse JUIN (1888-1967), Maresciallo della Francia.

Le Grandi Unità francesi del C.E.F.I sbarcate in Italia tra il 1943 - 44 furono:

  • 1 D.M.I (Divisione di Marcia di fanteria), chiamata anche 1 D.F.L, Divisione francese Libero, generale Brosset.

  • 2 D.I.M (Divion di fanteria marocchina), generale Dody,

  • 3 D.I.A (Divisione di fanteria algerina), generale di Montsabert,

  • 4 D.M.M, Divisione marocchina di Montagna, generale Sevez,

  • Raggruppamento dei Tabors marocchini, generale Guillaume,

  • Unità organiche dell esercito.

Posta sotto il comando alleato del maresciallo britannico Alexander, la campagna esordisce per le operazioni della Sicilia (10-07 – 43) e lo sbarco al sud di Napoli (9-9-43). L'obiettivo degli Alleati anglo-americani è Roma.

Ma, lungo la linea Gustav (10 e 14 Luglio) l esercito tedesco del maresciallo Kesselring che taglia l'Italia attraverso il massiccio degli Abruzzi, blocca ogni attivita delle truppe alleate.

Il C.E.F.I, sbarcanto a partire da novembre 44, è impegnato nei combattimenti in due fasi la seconda delle quali con il significativo contributo del C.I.L.

  • 1 campagna (inverno 44), battaglia dello Monto Cassino (25-01-44), contrassegnata per la conquista del Belvédère, chiave di volta della linea Gustav, dove si immlò il 4 Rgt di Esploratori tunisini che perse il 1/3 dei suoi effettivi di cui quasi tutti i suoi ufficiali. Si riusci a bucare la linea Gustav ma non a romperla.

  • 2 campagna (primavera 44), battaglia del Garigliano, dove lo scontro più violento fu a Pico. I francesi consegnano agli alleati la strada di Roma.


Il giorno 08 Febbraio 1944 avvenne il passaggio ufficiale del Raggruppamento alle dipendenze del Corps Expeditionnaire Francais, quando dal Comando della Divisione Marocchina giunse l’ordine di operazione nr.1 con il quale si comunicava che il Raggruppamento era messo a disposizione per l’impiego del Generale di Brigata Guillaume , Comandante il Gruppo Nord della Seconda divisione Marocchina.

Il Generale Francese commentava molto positivamente l’ingresso del Raggruppamento, atteso che era necessario rafforzare al massimo l’occupazione dei monti che si estendevano lungo la linea di resistenza

In particolare il settore occupato dagli Italiani costituisce l’estrema ala destra della V° Armata a saldatura con l’VIII° Armata, al fine di proteggere un’ importante via di arroccamento ed assicurare il fianco destro delle truppe francesi. Il terreno è veramente impervio le quote delle posizioni da raggiungere e l’inclemenza della stagione costituisce un duro collaudo dello spirito di sacrificio delle truppe italiane. In particolare al Raggruppamento, che sostituisce il 4° gruppo Tabor Marocchino, viene dato il compito di proteggere la strada di arroccamento a COLLI-SCAPOLI –CERASUOLO ed assicurare il collegamento a CASTEL S. VINCENZO con la Divisione polacca.

Tale attività era ritenuta necessaria al fine di disimpegnare unità francesi per il successivo reimpiego in altri settori. Agli inizi di Febbraio provenienti dalla Sardegna giungono altri reparti Italiani ( 1° Battaglione Arditi- 2° Battaglione Fanteria del 68° Reggimento) tanto che il

- 1 -

Comandante Utili in considerazione della consistenza organica raggiunta crea un comando della Fanteria a decorrere dal 14 Febbraio al quale viene preposto il Col. Fucci. Un mese più tardi a


completare il dispiegamento organico giungerà il Battaglione alpini, in tempo per partecipare alle operazioni di occupazione di Monte Marrone.

Successivamente a seguito dei ricambi delle aree di operazione il Raggruppamento italiano trasformatosi in C.I.L. passerà alle dipendenze della V° Divisione Polacca in data 27 Marzo 1944 rimanendo a presidio delle aree in cui già are impiegato. I rapporti tra il corpo di spedizione francese ed il 1° Raggruppamento risultarono invece ottimi, improntati a cordialità e rispetto reciproco, con i Generali francesi Juin e Guillaume che ebbero un atteggiamento di grande disponibilità e che valorizzarono il contributo italiano allo sforzo bellico comune. In particolare il Generale Guillame , come riportato dal Generale Utili nelle sue memorie, si impegnò per aiutare materialmente le truppe italiane ed espresse, una volta sancito il passaggio del 1° Raggruppamento Motorizzato alle sue dipendenze nel settore Nord della 2^ divisione marocchina, la sua profonda soddisfazione di avere ai suoi ordini truppe italiane ed inneggiò anche alla fratellanza delle armi delle due nazioni.i

Durante la campagna di Italia tra 1943 e 1944, le truppe coloniali del corpo di spedizione francese furono responsabili di numerosi atti di violenze contro la popolazione civile italiana. I voli, gli attacchi a mano armata, i saccheggi e gli stupri furono soprattutto molto frequenti. Furono inizialmente, solamente degli atti isolati, commesso per gli individui soli, e puniti dalle autorità alleate, francesi come anglo-americane. Durante l'offensiva vittoriosa dell'estate 1944 che permise di superare il linea Gustav, le truppe francesi hanno ottenuto da parte dei loro superiori una relativa libertà di azione, trascinando degli stupri di massa. All'inizio degli anni 1950, l'Unione Dà Italiane, ha censito circa dodicimila vittime di violenze sessuali.

Al termine delle operazioni, il C.E.F.I (120.000 u), conta circa 7.000 militari caduti , 30.000 feriti, 4.200 scomparsi, possiamo dire un terzo dei suoi effettivi.

Tale bilancio costituisce una delle piu elevate perdite che i reparti francesi abbiano mai riportato durante la guerra moderna.

NOTE



1 .“ Non si dirà mai abbastanza quale prezzo il 4 tunisino ha pagato la conquista del Belvédère. È un nome che sarà menzionato nella storia... ".

  • « On ne dira jamais assez de quel prix le 4e Tunisien a payé la conquête du Belvédère. C'est un nom qui sera mentionné dans l'Histoire...».[




2 .“ Le divisioni del Generale JUIN si rivelavano estremamente pericolose. Una delle ragioni era l'esperienza di montagna dei marocchini e degli algerini... ".

  • « Les divisions du Général Juin se révélaient extrêmement dangereuses. Une des raisons était l'expérience de montagne des Marocains et des Algériens...».



giovedì 26 giugno 2025

La Campagna d'Italia: Le forze contrapposte

DIBATTITI

 


Per “alleati” negli anni di guerra si intendono gli eserciti dei paesi che si erano riconosciuti nella Carta delle Nazioni Unite; Gran Bretagna e i paesi componenti al tempo il suo Impero (australiani, neozelandesi, indiani, sudafricani ecc.), Stati Uniti, e i riocostruiti eserciti di paesi sconfitti e facenti anch’essi parte della coalizione hitleriana : Francia, Polonia, Belgio, Norvegia ecc..


Gli Alleati avevano in Italia il XV Gruppo di Armate al comando del generale Harold Alexander che lo tenne per tutta la durata della guerra, che dipendeva dal Comandante Supremo del Mediterraneo, che inizialmente era il gen. Dwight D. Eisenhower, chiamato confidenzialmente “Ike” che lo lasciò a fine dicembre 1943 per assumere il Comando in Inghilterra delle forze che sarebbero sbarcate in Francia nel giugno 1944 (Operazione Overlord); “Ike” fu sostituito dal gen. Henry Maitland Wilson.


Gli Statunitensi impiegano la V Armata, sotto la direzione del Comandante Supremo alleato del Teatro Mediterraneo, prima con generale Eisenhower ed in seguito del generale Wilson e dipendente dal XV Gruppo di Armate, al comando del generale Alexander. Come si è visto. La V Armata era al comando del gen. Mark Clark ed aveva alle dipendenze due Corpo d’Armata, il VI ed il II: Il VI Corpo d’Armata (gen. E.J.Dawley) aveva alle dipendenze

la 34a Divisione Fanteria (gen C.W.Ryder), la 36a Divisione Fanteria “Texas” (gen. F. Walker)1,

Il II Corpo d’Armata,(gen. Geoffrey Keyes) aveva alle dipendenze la 3a Divisione Fanteria (gen L. Truscott), la 45a Divisione Fanteria (gen T.H.Middleton), la 82a Divisione Aviotrasportata (gen. M.B.Riggway).


I Britannici impiegano la VIII Armata, sotto la direzione del Comandate Supremo alleato del Mediterraneo, prima al comando del gen. Bernard D. Montgomery, poi, al comando del gen. Oliver Leese e dipendente dal XV Gruppo di Armate al comando del generale Alexander. La VIII Armata aveva alle dipendenze l’XIII Corpo d’Armata (gen.M, Dempsey, poi gen. S. Kirkmann), il I Corpo d’Armata Canadese (gen. E.L..M. Brums) e alle dirette dipendenze dirette la 6a Divisione Corazzata Sudafricana (gen. W. Poule)


I Neozelandesi impegarono il II Corpo d’Armata Neozelandese (ten.gen. Berard Freyberg) che aveva alle dipendenze la 2a Divisione neoselandese (gen.H. Kippenberger) la 4a Divisione Indiana (gen I Tuker) e la 78a Divsione Britannica (gen.C. Keightley). Tutte queste divisioni erano su tre birgate di fanteria


I Francesi della Francia Libera impiegano Il Corpo di Spedizione Francese al comando del gen. A. Juin. Aveva alle dipendenze la 1a Divisione di fanteria motorizzata francese (gen. D. Brosset), 2a Divisione fanteria marocchina gen. A. Dody), 3a Divisione di fanteria algerina (gen. De Goisland de Mousambert), 4a Divisione da Montagna marocchina (gen. F. Sevez). Queste divisioni erano su tre reggimenti, tranne la 1a Divisione che era su tre brigate di fanteria.


martedì 24 giugno 2025

GUERRA FREDDA E GUERRA ATOMICA

 UNA FINESTRA SUL MONDO


Ten. Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            All’inizio degli anni Cinquanta gli USA impostano la “Strategia della risposta massiccia”, implementata nel 1952 da Eisenhower, partendo dal disequilibrio delle forze convenzionali tra NATO e Patto di Varsavia, avendo gli USA e gli altri alleati occidentali smobilitato al termine della guerra al contrario dell’URSS.

            In caso di aggressione ad un paese della NATO vi sarebbe stato l’immediato uso delle armi nucleari contro l’aggressore, a seguito della crescita del numero e della potenza delle armi atomiche ( Bombe H) si adottò la teoria della “ Distruzione reciproca assicurata” ( MAD – Mutual Assured Destruction ).

            All’inizio degli anni Sessanta, anche a seguito di crisi regionali come nel caso di Cuba, si elaborò una strategia più flessibile, nacque la “Dottrina della risposta flessibile” ( Kennedy) ossia l’utilizzo degli stessi mezzi bellici dell’aggressore, in una crescita progressiva che poteva trasformarsi in una rapida “escalation” verso il conflitto totale.

            In caso di attacco si prevedeva la perdita della zona centrale dell’Europa            ( Germania – Ovest) fino al Reno, mentre nel teatro italiano le preponderanti forza corazzate del Patto di Varsavia (carri armati T 54 e 55 – blindati BMP e BMD) sarebbero dilagati attraverso la “soglia di Gorizia”, a cui affiancare i passi alpini tra Austria e Italia.

            In questo caso la velocità di penetrazione sarebbe dipesa dalla posizione assunta dalla Jugoslavia di Tito, opposizione all’avanzata, neutralità o affiancamento alla Russia.

            Le forze USA avrebbero avuto bisogno di oltre un mese per essere trasportate e schierate oltre Atlantico, si adottò quindi all’interno della risposta flessibile la strategia della “Difesa avanzata”. Occorreva pertanto rallentare l’avanzata nemica, logorandola in scontri successivi e riducendo le sue linee di rifornimento.

            Nelle pianure tedesche ed italiane si pensò di adottare il sistema dei “corridoi di annientamento”, come nell’Ottocento avveniva tra quadrati per le cariche di cavalleria, si utilizzavano i centri abitati quali fortezze per frantumare l’attacco, obbligando le linee di avanzata a dividersi e allungarsi.

            Con l’arma aerea e l’artiglieria a lunga gittata si colpivano le retrovie, in questo utilizzando tra l’altro testate atomiche tattiche che in Italia erano gestite dalla III^ Brigata Missili “Aquileia” incardinata nel 5° Corpo d’Armata, i cui Gruppi coprivano dal Brennero al Tagliamento, vi sarebbe stato un progressivo ripiegamento nella pianura veneto – lombarda, da un corso d’acqua al successivo.

            Gli effetti delle esplosioni atomiche erano ampiamente descritti dai manuali tecnici delle Scuole Militari, per effetto dell’esplosione vi sarebbe stata una iniziale violenta onda d’urto determinata dallo spostamento d’aria, con conseguente vuoto d’aria.

            L’onda è composta da due onde, una diretta che raggiunge la superficie del suolo, l’altra riflessa dal suolo, le due onde si fondono in una sola onda di pressione doppia che si espande concentricamente sulla superficie, raddoppiando la forza d’urto.

            I gas caldi prodotti dall’esplosione in aria determinano una colonna ascensionale di polvere e detriti, i quali resi radioattivi nella loro lenta ricaduta rendono a loro volta radioattivo il terreno.

            Altro elemento è l’onda di calore che si espande concentricamente, bruciando gli elementi combustibili che incontra. Nel raggio di 1 Km dal centro dell’esplosione vi è la distruzione totale delle abitazioni, a 2 Km il crollo delle strutture in mattoni, a 3 Km il crollo delle costruzioni leggere, a 4 Km il crollo delle sovrastrutture.

            La vampa di calore precede l’onda d’urto, in quanto viaggia alla velocità della luce ( 300.000 Km secondo), mentre l’onda d’urto viaggia alla velocità del suono         ( 360 m secondo), si sono osservate ustioni lievi se al riparo fino a 5 Km di distanza dal centro dell’esplosione, peraltro i maggiori danni immediati derivano dai crolli e dalle schegge lanciate dovunque. Si consiglia pertanto di ripararsi dietro strutture solide o gettarsi a terra, preferibilmente in fossati o avvallamenti, ricoprendosi possibilmente con teli spessi.

            Il maggiore problema è comunque la radioattività che persiste nel tempo e i cui danni si manifestano anche a distanza di anni, essa si distingue in una radiazione iniziale ed una residua-

            La radioattività iniziale, derivante dai raggi gamma e neutroni, si esaurisce in pochi secondi dall’istante dell’esplosione, in contemporanea all’onda d’urto e alla vampa di calore.

            La radioattività residua consiste nei raggi alfa, beta e gamma emessi, sia dai corpi circostanti all’esplosione per effetto dell’urto dei neutroni, sia direttamente dal materiale radioattivo, uranio arricchito e plutonio, usato per l’esplosione.

            I raggi alfa e beta hanno uno scarso potere di penetrazione, diventano tuttavia pericolosi se ingeriti con la polvere o depositati sulle ferite, mentre i raggi gamma attraversano completamente il corpo umano, come del resto i neutroni. Il risultato ultimo è la distruzione dei tessuti animali e vegetali, nonché la loro alterazione nel tempo.

            Per il personale militare e sanitario si creano i seguenti problemi : individuazione e delimitazione delle aree contaminate, la bonifica eventuale, l’organizzazione dei soccorsi.

            Sono pertanto indispensabili sia i mezzi di protezione individuali che collettivi, ai quali affiancare i mezzi di rilevamento della radioattività ( contatori Geiger), anche le maschere antigas assumono una notevole importanza, al fine di impedire l’inspirazione di polveri radioattive, sebbene riducano l’ampiezza visiva.

            Dopo l’esplosione atomica i contatori Geiger dovevano servire non solo a  determinare l’area contaminata, ma anche a rilevare la quantità di radioattività assorbita dagli uomini, veniva raccomandato nelle Scuole Militari di comunicare al Comando i dati relativi all’assorbimento della radioattività così che si potesse determinare la residua capacità di combattimento dei reparti.

            Infatti vi era una apposita tabella in cui erano riportati per ogni intervallo di contaminazione quanti giorni di sopravvivenza erano previsti, prima che i sintomi, quali versamenti di sangue, nausea e dolori si manifestassero, questo era particolarmente importante per prevedere i tempi a disposizione per i rincalzi, a tal fine si raccomandava ai reparti di continuare a combattere nonostante la contaminazione fino alla manifestazione dei sintomi innanzi descritti.

            Venivano fornite inoltre pastiglie antidolorifiche aumentando i tempi di combattimento, queste, insieme alle siringhe auto iniettanti di atropina quale antidoto all’avvelenamento da gas organofosforici e le bende contro l’iprite e i gas mostarda per le ustioni sulla pelle, servivano anche contro alcune tipologie di agenti chimici.

 

Nota

 

L. Malatesta, I comandi protetti della Nato, 1°  Roc Monte Venda, Back Yard e We

lunedì 23 giugno 2025

La Campagna d'Italia 1943-1945. Gli Alleati ed Il Regno del Sud. La nascita delle Forze Armate della Repubblica Italiana III Parte

 DIBATTITI


I rapporti in campo militare tra il Regno d’Italia e gli Alleati erano diametralmente opposti a quelli tedeschi. Gli alleati crearono subito le Unità Ausiliarie, poi le salmerie di Combattimento, cercando di avere uomini per la loro logistica militarizzati, al comando di ufficiali italiani. Dopo tre mesi dalla firma dell’armistizio unità combattenti italiane entrarono in combattimento a fianco degli alleati contro i tedeschi. Questo nell’ambito della Repubblica Sociale non accadde mai nel corso dei 600 giorni di Salò.. Anche gli alleati non avevano una grandissimo opinione degli italiani come combattenti, soprattutto i Britannici; questi infatti adottarono più o meno la stessa linea politica adottata dai tedeschi: erano contrari all’i

mpiego in linea di unità italiane: Gli Statunitensi, di contro, consci della loro carenza in termini di uomini, erano propensi a formare unità combattenti italiane. Certamente anche loro avevano delle riserve e permisero la costituzione solo di una unità a livello di Raggruppamento Motorizzato (5000 uomini) e lo misero alla prova a Montelungo. Questa prova non fu soddisfacente, in parte anche per demeriti delle truppe statunitensi, e la questione pro o contro, rimase in sospeso fino a Monte Marrone. Qui si ebbe la svolta. Avendo constatato che la guerra in montagna doveva essere condotta da truppe specializzate e loro non ne avevano, con Monte Marrone gli Italiani dimostrarono di essere in grado di condurla, gli Statunitensi non esitarono a risolvere la questione a favore degli Italiani. Questo potevano sopperire alla carenza di uomini, assegnati sul versante adriatico che sostanzialmente era meno importante di quello tirrenico, e diedero tutto il loro appoggio al potenziamento delle unità di combattimento italiane.

Il passaggio dal I Raggruppamento Motorizzato al Corpo Italiano di Liberazione, da 5000 combattenti prima a 14000 poi a 25.000 fino a settembre 1944 combattenti segue questa logica ed avvenne due settimane dopo che Monte Marrone fu occupato e difeso.

L’Italia ebbe la possibilità di combattere, ma, cosa più importante, ebbe in nuce, il nucleo centrale da cui si generò, con nuova mentalità, nuovi metodi, nuovi criteri le forze armate della nuova Italia. Si può dire che da Monte Marrone, per merito di un battaglione di di Alpini, l’Italia uscì dal tunnel della seconda guerra mondiale con la sua sequela di sconfitte e ritirate ed iniziò un nuovo percorso nel campo militare e di politica militare.

Massimo Coltrinari


domenica 22 giugno 2025

La Campagna d'Italia. Germania: la politica militare. i Rapporti con le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana

DIBATTITI

Sul piano strettamente politico, l’atteggiamento tedesco nei confronti di Salò fu improntato al totale divieto e rifiuto di impiegare unità combattenti italiane repubblichine al fronte meridionale, ed i comandanti tedeschi da Kesserling ai suoi più stretti collaboratori furono irremovibili nel derogare da questa linea politica. Il loro giudizio sostanzialmente era che non ritenevano i camerati italiani dei combattenti affidabili. Le quattro divisioni addestrate in germani, le altre unità dell’Esercito di Graziani, La Guardia Nazionale le Brigate Nere e le altre forze repubblichine dovevano essere impiegate sul fronte interno, a controllo del territorio, in funzione antipartigiana, nel settore logistico. Non faceva eccezione la X MAS, che peraltro non faceva parte delle forze armate della Repubblica Sociale, che in virtù di questo suo particolare status, riuscì ad inviare un Battaglione, il “Barbarigo”, sul fronte di Anzio, cosa che, in vicende abbastanza turbolente, costò anche l’arresto momentaneo del suo Comandante da parte fascista tanto era la frammentazione militare nell’ambito della RSI. Ampio era, invece, il reclutamento di camerati italiani nelle fila dell’Esercito tedesco e nelle unità delle Waffen-SS. Costoro prestavano giuramento al Furher e non erano considerati soldati italiani, ma tedeschi di origine italiana nel quadro del Grande Reich, come i norvegesi, i belgi, i francesi, i cosacchi ecc. (continua)

Massimo Coltrinari


 

sabato 21 giugno 2025

Campagna d'Italia 1943-1945 Germania: La Politica di Occupazione I Parte

 DIBATTITI

La campagna d'Italia iniziata con lo sbarco in Sicilia il 9 luglio 1943, per gli alleati significò inizialmente, il controllo delle rotte mediterranee. Conquistata la Sicilia con l’accettazione dell’armistizio del settembre 43. erano riusciti a far uscire l’Italia dalla coalizione hitleriana. Conquistata Napoli il 1 ottobre 1943, dopo tre settimane dallo sbarco di Salerno, puntarono decisamente verso nord con gli statunitensi gravitanti sul versante tirrenico ed i britannici sul versante adriatico. Con l'inizio della stagione autunnale, le condizioni meteorologiche sempre più avverse, la natura del terreno particolarmente adatta alla difesa rallentarono di molto la progressione alleata verso nord. Roma che si auspicava raggiungere in poche settimane, era sempre più lontana.


Per i tedeschi significò il controllo del territorio italiano, una ulteriore apporto diretto allo sforzo bellico con l’acquisizione delle ricchezze italiane, soprattutto quelle agricole, non disdegnando quelle industriali che di regola venivano trasferite ove possibile nel territorio metropolitano del Reich, un ulteriore acquisizione di mano d’opera, da utilizzare anche con regimi schiavistici, un sollievo per aver perso un alleato che si era rilevato i termini di concorsi operativi di poca consistenza. Tutto il rimanente potenziale militare italiano fu requisito dalla Werhmatch e con esso le forze armate tedesche completarono il loro equipaggiamento ed armamento dal settembre 1943 all’aprile 1945. Infine l’atteggiamento dell’esercito tedesco in Italia. La politica d’occupazione germanica nei confronti dell’Italia e della sua popolazione da settembre 1943 all’aprile 1945 era ispirata al concetto che le truppe operanti si sentivano e consideravano l’Italia un territorio nemico con quello che significa. Questo atteggiamento fu costante, anche dopo che fu costituita la Repubblica Sociale Italiana., e mai i tedeschi consideravano l’Italia repubblichina un territorio di un paese “alleato ed amico”. Nelle questioni fondamentali il governo fascista non disponeva di effettiva sovranità e la supremazia nazista si esplicò in piena autonomia e sancita con atti ufficiali d’imperio. Gli occupanti, come si consideravano i tedeschi, si riservarono il diritto di preda bellica, nonostante i governanti fascisti ritenessero giuridicamente insussistente tale pretesa.

Da questa impostazione discende la grande differenza che esiste nei rapporti tra Il Regno d’Italia e gli Alleati, e tra la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, anche in tema di impiego di unità combattenti, dall’altissimo significato politico. (continua)

Massimo Coltrinari    


venerdì 20 giugno 2025

Rivista QUADERNI n. 2 del 2025, aprile - giugno 2025

 NOTIZIE CESVAM


Nota Editoriale

 

Il N. 2 del 2025, 36° della Rivista, si apre in Approfondimenti con il contributo di Giovanni Riccardo Baldelli “Il Regio Esercito e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: dicotomia o scomoda convivenza?” un'analisi interessante di questa forza armata durata vent'anni dal 1923 al 1943 qui nella sua prima parte. la seconda la M.V.S.N. nella seconda guerra mondiale invece verrà pubblicata nel prossimo numero. Segue in Dibattiti il contributo di Davide Corona: “L'attacco sulle Alpi, Giugno 1940. L’Impresa della colonna “Boccalatte”; Alessia Biasiolo ci propone, poi, un'articolo sulla “Rivoluzione in musica”. Andrea Lopreiato, fresco laureato nel Master di storia militare presenta la sintesi della sua tesi “I bombardamenti alleati durante la campagna d'Italia. Viterbo. Un'esemplare di Case Study.; sempre in dibattiti “Una pagina di storia attraverso una mostrina” articolo proposta da Leonardo Prizzi che ci dà un bel quadro uniformologico  del periodo preso in esame, la guerra di liberazione. In Archivio Davide Dragonetti, anche lui fresco laureato del Master di Storia Militare contemporanea ci propone una ricostruzione attenta della “Operazione “Colossus” il primo raid britannico di paracadutisti in territorio nemico”.  Sempre in Archivio Antonio Zoccola, su indicazione di Stefano Mangiavacchi, ci invia un bello studio su “Mario Battisti, un eroe senza medaglia. 13 Aprile 1944 Badia Prataglia (Arezzo). Passiamo quindi a Musei Archivi Biblioteche dove Giorgio Madeddu ci illustra “Il primo numero de il “Nastro Azzurro”, la prima edizione del 1924.

 

Nel Mondo in cui viviamo: la realtà d’oggi. la rubrica Una finestra sul mondo’ ci offre una nota di Mario Pietrangeli che descrive “Il ruolo delle ferrovie nel teatro di guerra del Medio Oriente (Prima Guerra Mondiale) Eventi storici che sono alla base dell'attuale crisi Palestinese-Israeliana” a cui segue l’articolo di Andrea Ciaverini, anche lui di recente laureato al Master di Terrorismo ed Antiterrorismo. con la sintesi della sua tesi “Il golpe di agosto del 1991 e il ruolo del KGB” presentato in Geopolitica delle prossime sfide; chiude questa parte in Scenari, Regioni, Quadranti, Guido Andrea Caironi, anche lui alumno, “Soccorsi con elicottero e organizzazione sanitaria durante il conflitto coreano 1950 – 1953: nascita ed implementazione dei sistemi strutturati di Medical Evacuation. Il Post editoriale di Antonio Daniele, le tradizionali rubriche, con un interessante intervento di Osvaldo Biribicchi in “Segnalazione Librarie”, Notizie CESVAM chiudono questo numero, che ha in I di Copertina una foto di legionari della M.S.V.M, impegnati nella guerra contro l’Etiopia (1935-1936), che rinvia all’articolo di Giovanni Riccardo Baldelli sul tema tutto italiano di Ordinamenti delle Forze voluti dalla Politica  in contrasto con le reali necessità militari e conseguente sperpero di risorse ed indebolimento dello strumento militare;  la IV di copertina dedicata alla Federazione di Asti e a Marco Montagnani e al bel progetto realizzato dedicato alla tragica del Piroscafo Requisito “Conte Rosso”. (massimo coltrinari, direttore)

 

 

I di Copertina:  “ Elementi della M↓V.S.M in Africa Orientale Italiana 1935-1936.

IV di Copertina   La Copertina del Volume “L’affondamento del piroscafo requisito Conte Rosso 24 maggio 1941”

 

 

Il presente numero è stato chiuso in tipografia il 28 maggio 2025

giovedì 19 giugno 2025

Tra Egoismo e Responsabilità. Alla ricerca della qualità

 DIBATTITI

 Sergio Benedetto Sabetta

                 Il concetto  di responsabilità è strettamente in rapporto a quello di libertà, la quale risente a sua volta dello stretto rapporto con la cultura, intesa quale maturazione di una propria capacità di analisi critica.

         La libertà senza una adeguata cultura che crei una autonoma capacità critica si risolve politicamente ed economicamente nell’attuale età post - moderna in una visione dell’immediato, nella ricerca della soddisfazione di impulsi e bisogni nel breve termine, senza una visione proiettata nel lungo termine.

         Questo atteggiamento risulta adatto ad un sistema economico diretto esclusivamente ad un consumo crescente, indipendente dalla qualità del prodotto, come per una direzionalità politica facile e passiva, anche se apparentemente pienamente libera, dove l’elite economica dirige la politica senza dibattiti e confronti autentici.

         Vi è quindi nella responsabilità un “dovere” di risposta coniugato ad una “libertà” di scelta che si risolve in ambito giuridico, nella “imputabilità” al singolo delle azioni e delle sue conseguenze, in ambito morale in un obbligo di valutazione correlato agli altri del proprio agire.

         Max Weber a fronte della tragedia della Grande Guerra parla di una “etica della responsabilità”, dell’agire tenendo conto degli effetti delle proprie azioni, contrapponendola a quella che lui chiama l’ “etica della convinzione”, in cui si giudica sulla base dell’intenzione fornendo un giudizio morale sul movente e non sugli effetti.

         Nell’impossibilità di sostenere un “libero arbitrio assoluto” senza la presenza di alcun determinismo si deve introdurre una “responsabilità della riflessione”, ossia la necessità della presenza di una valutazione adeguata alle conseguenze, di un controllo razionale dei mezzi impiegati e delle loro conseguenze in cui i “valori” costituiscono premessa e coordinate dell’agire.

         Questa etica della responsabilità è da Hans Jonas estesa anche a coloro che non sono ancora nati fino a ricomprendere l’intera biosfera, infatti vi è un dovere per chi ha potere di agire per il bene di coloro che da lui dipendono, un dovere essere fatto che nel proiettarsi supera la semplice rendicontazione di ciò che è stato fatto, in questo completando e saldandosi con la “sostituzione vicaria” richiamata da Bonhoeffer, nella quale vi è attraverso l’assunzione di responsabilità nei confronti degli altri il tratto distintivo dell’uomo rispetto agli altri esseri animati, tuttavia questo può risolversi in arbitrio senza il riconoscimento delle altre responsabilità proprie dell’uomo.

         Ne discende una particolare responsabilità per il politico il quale deve agire “per” anziché “su” gli amministrati, con una responsabilità che investe ogni aspetto dell’esistenza in una costante continuità nel tempo tale da rinsaldare l’identità collettiva.

         In quest’opera nasce l’esigenza per il politico di sviluppare le potenzialità dell’uomo anziché renderlo un semplice lacchè o automa, ma tale necessità può realizzarsi solo creandone le condizioni, ossia l’ambiente idoneo per la collettività futura, ciò non può accadere tuttavia in senso deterministico attraverso una precisa consequenzialità di atti predeterminati, ma sarà la responsabilità per gli effetti dei singoli atti a dare luogo al complesso imprevedibile del futuro, si passa pertanto da un’etica kantiana individuale ad una collettiva politica nella quale il tempo, quale tensione verso il futuro, assume una propria autonoma dimensione.

         La necessità del valutare la collettività dell’essere umano proiettata nel futuro evidenzia il tessuto della comunicazione linguistica quale substrato nella relazione intersoggettiva ( Habermas), da cui ne deriva una “comunità ideale di comunicazione” quale misura di responsabilità e moralità sulla natura consensuale delle norme che devono guidare l’agire pratico anche sulla valutazione dell’impatto tecnologico ( Apel), ma proprio la complessità delle valutazioni fa sì che tale “comunità ideale” non sia che una galassia di un insieme di comunità ideali differenziate tra loro, nel quale solo una comunicazione politica può costituire l’interconnessione.

         In questo processo, sebbene Sartre assolutizzi la responsabilità di ciascun individuo, Derrida nega la possibilità di una “imputabilità” giuridica assoluta per il singolo se non ci si riferisce al contesto del suo agire, tuttavia bisogna evitare di giungere ad automatismi comportamentali in cui venga archiviato quello che Arendt definisce il “gesto del pensare”, anticamera per una deresponsabilizzazione che giustifichi qualsiasi arbitrio derivante dalla manipolazione delle coscienze, infatti solo dalla “facoltà di giudizio” può provenire quel nesso tra morale e diritto che costituisce la responsabilità personale giuridica da calarsi nella più ampia “etica della responsabilità” descritta da Jonas.

         La “libertà” di giudizio che appare alla base della “facoltà” di giudizio sembra premettere a sua volta una “volontà” di giudizio che Nietzsche interpreta come inclinazione al comando, volontà di potenza al di là del semplice desiderio, che viene a risolversi in un piacere di comando e arbitrio, un surplus di forza rimesso all’esclusivo giudizio kantiano del singolo, vi è insito in questo un potenziale difetto di giudizio che aleggia semplicemente su tutti i campi umani del sapere, un errore sempre in agguato anche in qualsiasi norma o regola imposta dall’esterno al comportamento umano ( Arendt).

         Solo il principio di una “etica della responsabilità” può essere parametro di giudizio, contraltare all’eccessivo ideologico individualismo sociale (Dumont) tratto comune nella modernità con l’ universalismo (Simmel), una differenza individuale propria delle differenziazioni culturali ed economiche insite nella crescita della società moderna, la quale giustifica sé stessa sulla crescente qualità della forma di vita sociale, ne consegue che l’individualismo deve sfociare nella cooperazione strategica in presenza di obiettivi sociali comuni in un’alternarsi di cooperazione/conflitto, contrapposto alla mera ed esclusiva egoistica competizione di tipo atomistico (Genovese).

         Nell’evoluzione vi è la ricerca di una giusta combinazione fra selezione del gene  e selezione di gruppo al fine di una continua adattabilità all’ambiente che l’uomo stesso in buona parte ha creato, in questa strategia mista intervengono i “geni culturali” quale eredità culturale nel definire il rapporto ottimale del campo da gioco (Lunsden- Wilson) .

Al bagaglio genetico del comportamento si sovrappongono le condizioni generali determinate dai meccanismi della selezione di gruppo, sì ché ad una strategia pura singola di primo livello si aggiunge ed interseca una strategia mista di secondo livello nella quale il gioco è visto nella sua interezza (  Mérò ), anche se vi è sempre uno stato d’animo in qualsiasi ragionamento, un portare all’eccesso un rapporto, un sistema non solo per fini utilitaristici ma quale gioco in cui sfidare ed esaltare il proprio sé contro gli altri, quale volontà di potenza.

         Scrive Huizinga, “Il guastafeste è tutt’ altra cosa che un baro. Quest’ ultimo finge di giocare il gioco. In apparenza continua a riconoscere il cerchio magico del gioco. I partecipanti al gioco gli perdonano la sua colpa più facilmente che al guastafeste, perché quest’ultimo infrange il loro stesso mondo…. Perciò egli deve essere annientato; giacché minaccia l’esistenza della comunità “giocante”…. Anche nel mondo della grave serietà, i bari, gli ipocriti, i mistificatori hanno sempre incontrato più facilitazioni dei guastafeste: cioè gli apostati, gli eretici, gli innovatori e i prigionieri della propria coscienza”.” ( p. 15 – Homo ludens, Einaudi 1973).

 

 

Bibliografia

 

·        M. Weber, L’etica della responsabilità, La Nuova Italia 2000;

·        M. Furiosi, Uomo e natura nel pensiero di Hans Jonas, Vita e Pensiero 2003;

·        M. Vergini, Jacques Deridda, Bruno Mondadori 2000;

·        H. Arendt, responsabilità e giudizio, Einaudi 2004;

·        L. Dumont, saggi sull’individualismo, Adelphi 1993;

·        W. Adorno, La crisi dell’individuo,  Diabasis 2010;

·        G. Simmel, Sociologia, Edizioni di Comunità 1989;

·        R. Genovese, Com’è possibile un individualismo sociale ? , 2011 – web. Kainos-prtale.com;

·        N. Abbagnano, Storia della filosofia, Vol. III, Utet 1974;

·        L. Mérò, Calcoli umani. Teoria dei giochi, logica e fragilità umana, Dedalo ed. 2005;

·        C. J. Lumsden – E.O. Wilson, Genes, Mind and Culture, Harvard University Press 1981.

 


mercoledì 18 giugno 2025

Monte Marrone. La prima vittoria del Corpo Italiano di Liberazione 31 marzo - 10 aprile 1944 Il significato strategico presso gli Alleati II Parte

 DIBATTITI


Suoi limiti di tempo e di spazio

Il periodo oggetto di studio decorre dalla seconda decade di dicembre 1943 e si conclude alla fine di aprile 1944 . In tale periodo ha operato militarmente il I Raggruppamento Motorizzato (dicembre 1943 – aprile 1944), vien ritirato dalla linea, le richieste di uomini per impieghi logistici degli alleati aumentano, la rivolta dei bersaglieri ed altre vicissitudini di carattere politico-disciplinare segnano la compattezza delle truppe, l’azione su Monte Marrone, la trasformazione del I Raggruppamento Motorizzato il 18 aprile 1944, denominato Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.).

Per un chiaro ed esauriente esame degli avvenimenti verrà brevemente con cenni richiamato il periodo storico antecedente fino all’8 settembre 1943, data dell’armistizio italiano con le forze alleate,

L’area delle operazioni esaminata, dopo un cenno alle varie linee di resistenza ed arresto organizzate dai Tedeschi a difesa di Roma, è incentrata sulla linea “GUSTAV” (cd. linea invernale), che corre lungo il Garigliano e il Sangro dal Tirreno all’Adriatico, per arrivare alla zona nord della regione Marche. Le singole operazioni analizzate hanno interessato il Monte Marrone, cima alta 1770 metri che domina la valle del Volturno, nella zona delle Mainarde.

      Scopi e criteri dello studio

Lo studio dell’azione svolta sul Monte Marrone, intende consentire l’indagine sul valore morale e tattico nonché sulla credibilità della reale efficienza del soldato italiano presso gli Alleati e le conseguenze che questo ha determinato nei mesi successivi, fino alla trasformazione nel C.I.L. ( settembre 1944) ed, infine, nella creazione dei Gruppi di Combattimento. Queste forze combattenti rappresentano il contributo italiano alla Campagna d’Italia, accanto alla Divisioni Ausiliare ed alle Salmerie di Combattimento che, alla fine della guerra, aprile 1945, ammontano ad oltre 500.000 mila uomini


martedì 17 giugno 2025

Monte Marrone. La prima vittoria del Corpo Italiano di Liberazione 31 marzo - 10 aprile 1944 Il significato strategico presso gli Alleati

                                                                                                                                                   DIBATTITI


Il presente volume intende procedere ad una analisi, secondo il metodo storico, degli avvenimenti che si sono succeduti tra il Comando Supremo del Regno d’Italia, ed il Comando del XV Gruppo di Armate Alleato al fine di prevedere, mantenere ed impiegare forze combattenti italiane come contributo alla lotta alla coalizione hitleriana nell’ambito di quello che è stata definita la “cobelligeranza” all’indomani della dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre 1943, sulla base dell’armistizio firmato a Malta dal Governo Italiano e dal Gen. Eisenhower, Comandante in Capo delle Forze Alleate in Mediterraneo.

In particolare, dal punto di vista ordinativo, l’evoluzione delle forze combattenti italiane, prima il I Raggruppamento Motorizzato e poi il il Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.), la loro consistenza ed il loro impiego dalla sera del 16 dicembre 1943 fino al 30 aprile 1944. Ovvero dalla reale ipotesi dello scioglimento integrale di ogni unità combattente italiana all’inserimento della “Nembo”.

Costituiranno altresì oggetto di approfondimento le fasi dal ritiro dalla linea del I Raggruppamento Motorizzato, il suo riordinamento alle azioni attuate dal C.I.L. sul Monte Marrone (31 Marzo – 10 Aprile 1944), azioni che per il loro successo rappresentano la chiave di volta per comprendere come sia prevalso l’atteggiamento positivo alleato verso gli Italiani e il potenziamento delle iniziali forze combattenti, nonché i rapporti tra il C.I.L ed i Corpi di spedizione Francese e Polacco.

      Suoi limiti di tempo e di spazio

Il periodo oggetto di studio decorre dalla seconda decade di dicembre 1943 e si conclude alla fine di aprile 1944 . In tale periodo ha operato militarmente il I Raggruppamento Motorizzato (dicembre 1943 – aprile 1944), vien ritirato dalla linea, le richieste di uomini per impieghi logistici degli alleati aumentano, la rivolta dei bersaglieri ed altre vicissitudini di carattere politico-disciplinare segnano la compattezza delle truppe, l’azione su Monte Marrone, la trasformazione del I Raggruppamento Motorizzato il 18 aprile 1944, denominato Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.).

Per un chiaro ed esauriente esame degli avvenimenti verrà brevemente con cenni richiamato il periodo storico antecedente fino all’8 settembre 1943, data dell’armistizio italiano con le forze alleate,

L’area delle operazioni esaminata, dopo un cenno alle varie linee di resistenza ed arresto organizzate dai Tedeschi a difesa di Roma, è incentrata sulla linea “GUSTAV” (cd. linea invernale), che corre lungo il Garigliano e il Sangro dal Tirreno all’Adriatico, per arrivare alla zona nord della regione Marche. Le singole operazioni analizzate hanno interessato il Monte Marrone, cima alta 1770 metri che domina la valle del Volturno, nella zona delle Mainarde.

      Scopi e criteri dello studio

Lo studio dell’azione svolta sul Monte Marrone, intende consentire l’indagine sul valore morale e tattico nonché sulla credibilità della reale efficienza del soldato italiano presso gli Alleati e le conseguenze che questo ha determinato nei mesi successivi, fino alla trasformazione nel C.I.L. ( settembre 1944) ed, infine, nella creazione dei Gruppi di Combattimento. Queste forze combattenti rappresentano il contributo italiano alla Campagna d’Italia, accanto alla Divisioni Ausiliare ed alle Salmerie di Combattimento che, alla fine della guerra, aprile 1945, ammontano ad oltre 500.000 mila uomini


lunedì 16 giugno 2025

Medaglia Commemorativa Decorati al Valore Militare Genova Maggio 1984

 ARCHIVIO

Giorgio Madeddu




Raduno Regionale Decorati Al Valore Militare Genova maggio 1984

La medaglia coniata in occasione del Raduno Regionale Decorati Al Valore Militare svoltosi a Genova nel maggio 1984, di forma ovoidale orizzontale si differenzia da quelle sin qui esaminate proprio per la sua forma. L’aspetto è quello classico, l’emblema araldico dell’Istituto e sul rovescio la dedica relativa all’evento. Osservando l’emblema araldico si distinguono nel sinistro della punta, le righe verticali relative al primo modello di croce al Valore Militare. Sulla genesi e percorso della croce al Valore Militare vedasi anche:

https://valoremilitare.blogspot.com/search?q=labaretto


Collezione privata Giorgio Madeddu


domenica 15 giugno 2025

Medaglia a ricordo del 50° Anniversario della Fondazione dell'Istituto del Nastro Azzurro 1923 - 1973

ARCHIVIO

                                                                                                                                                                    

Materiali per la Storia dell'Istituto del Nastro Azzurro






La  Medaglia del Cinquantenario  riporta attaccaglio a staffa ed un Nastro Azzurro

Collezione Giorgio Madeddu



sabato 14 giugno 2025

Cultura e Comunicazione nei sistemi sociali - Comunicazione normativa

 DIBATTITI


Sergio  Benedetto  Sabetta

Le organizzazioni, come qualsiasi organismo hanno propri bisogni e risultano aperte all’ambiente da cui ricevono le risorse atte alla sopravvivenza, a riguardo la teoria generale dei sistemi sviluppata da L. von Bertalanffy si basa su alcuni capisaldi che si possono elencare nei concetti di:

·               sistema aperto, nel quale vi è una forte interazione reciproca tra ambiente e sistema;

·               omeostasi, per cui vi è una regolamentazione e controllo del funzionamento del sistema attraverso “feedback negativi” che permettono di mantenere costanti la stabilità e l’identità del sistema rispetto all’ambiente;

·               entropia negativa, per cui i sistemi aperti si mantengono assorbendo energia ed espellendo tendenze entropiche a differenza dei sistemi chiusi destinati a decadere per “entropia positiva”;

·               varietà necessaria, dovuta alla necessità che i meccanismi regolativi e di controllo interni al sistema corrispondano alla variabilità ambientale esterna, solo in questo rapporto tra varietà interna ed esterna vi è la possibilità per il sistema di svilupparsi simbioticamente all’ambiente;

·               equifinalità, nasce dall’osservazione che per realizzare un determinato stato finale vi sono più vie a cui corrispondono più modelli sistemici;

·               rapporto tra struttura/funzione e differenziazione/integrazione, la struttura risulta quale manifestazione delle funzioni da cui dipende, circostanza che sottolinea lo stretto rapporto tra una maggiore differenziazione e specializzazione con sistemi di integrazione più complessi;

·               evoluzione sistemica , la capacità di un sistema di evolversi verso forme più complesse comporta un processo ciclico di selezione e mantenimento delle caratteristiche nella variazione ambientale.

 

L’ambiente a sua volta lo possiamo suddividere in un ambiente immediato ed in uno generale o contestuale, con la necessità di collegare le aree di interdipendenza dei sistemi, le organizzazioni a loro volta si possono definire come un insieme di sottosistemi interrelati, ciascuno dei quali aperto.

            Secondo il modello di Parsons quattro sono le funzioni fondamentali che devono essere svolte da un sistema sociale per la sua sopravvivenza:

·        adattamento per reperire le risorse sufficienti al suo sviluppo;

·        raggiungimento degli scopi già definiti;

·        integrazione tra le sottounità del sistema al fine di ottenerne la solidità mediante il coordinamento;

·        latenza nella creazione, conservazione e trasmissione della cultura specifica e dei valori del sistema.

 

Dallo schema qui espletato consegue che Parsons individua per l’organizzazione giuridica ( tribunali e professioni legali), come per i partiti politici e le agenzie di controllo sociale, la funzione sociale dell’integrazione. E’ quindi il ruolo che la funzione svolge nella società ed il valore che ad essa ne viene attribuito che la legittima.

Ogni organizzazione del sistema deve a sua volta sviluppare sottosistemi differenti per le quattro esigenze innanzi individuate, integrando le funzioni che vengono talvolta a configgere tra loro, anche se questo porta solo ad un trasferimento del conflitto ad un livello ulteriore.

Il principio della differenziazione funzionale, permette di distinguere le organizzazioni dagli altri sistemi per la prevalenza attribuita al raggiungimento di obiettivi specifici propri dell’organizzazione, in una scala gerarchica al cui vertice vi è il sistema istituzionale funzionale al collegamento dell’organizzazione con il più ampio sistema della società e alla base il sistema tecnico teso al “prodotto”.

Crozier e Friedberg ci ricordano che esistono, anche nelle regolazioni più raffinate, degli spazi per un potere privato di mediazione tra gli interessi divergenti portati dai singoli che agiscono nell’organizzazione.

Nell’organizzazione stessa vi è infatti una ambiguità di fondo per cui da una parte si configura come unità compatta, ma dall’altra contiene le contraddizioni proprie derivanti dai rapporti tra gruppi sociali, tale ambiguità si manifesta :

1.     nella contraddizione tra obiettivi dell’organizzazione e quella dei singoli sottogruppi;

2.     nell’ incoerenza tra le esigenze dell’organizzazione e quelle personali all’interno di ogni sottogruppo.

 

In questo rapporto le comunicazioni non riflettono semplicemente la struttura organizzativa, ma ne diventano uno specchio degli effettivi rapporti esistenti tra i gruppi e nei gruppi.

Nella prospettiva sistemica qui evidenziata il collante sociale e normativo risulta pertanto essere la cultura, la quale non è solo espressione dell’organizzazione ma costituisce l’organizzazione stessa (Smircich), si che l’approccio culturale e quello sistemico vengono a fondersi. 

I concetti di linguaggio, ideologia, credenze, rituali e miti risultano interdipendenti e funzionali sia alla gestione che all’integrazione/controllo, ma è sui simboli che questi si fondano capaci di per sé ad evocare emozioni e spingere all’azione (Cohen), si che sulla costruzione dei simboli nasce l’organizzazione.

La cultura, nella cui intelaiatura si pongono le esperienze e le azioni degli uomini, fa si che nasca uno stretto rapporto tra questa e le simbologie organizzative esprimendosi in quattro categorie:

1.     l’entità collettiva rappresentata dai già indicati simboli, linguaggi, ideologie, credenze, rituali e miti;

2.     i manufatti concreti;

3.     le strutture mentali collettive dei miti moderni e delle saghe antiche;

4.     i modelli operativi stabili nel tempo dei riti, rituali e cerimonie.

 

Se gli uomini creano da principio la cultura di una organizzazione è la stessa cultura che dinamicamente li modifica. Nella società moderna l’organizzazione produttiva è alla base, tanto da potersi definire una “società organizzazionale” (Durkhein), ma ogni organizzazione del sistema ha al suo interno una cultura frammentata nelle sottoculture dei gruppi di cui vi è la necessità di un controllo, al fine di evitare attraverso “tipi diversi di fedeltà” delle guerre culturali.

            A tal fine risultano fondamentali gli atteggiamenti e le idee della leadership formale, la quale esercita una forte influenza sull’etica e i significati che configurano l’organizzazione e nel modo in cui lo comunicano ( Feldmann- March).

            Abbiamo detto che le organizzazioni che costituiscono il sistema sono un insieme coordinato di gruppi formali, ma anche un vissuto di gruppi fluidi informali, ossia di soggetti che condividono “valori”, vi è pertanto la necessità di formalizzare mediante “norme” la scala di valori del sistema entro cui agiscono i gruppi e le organizzazioni.

            Dobbiamo considerare che proprio sulle norme sono fondate le aspettative reciproche e quindi l’agire, in un delicato rapporto tra norme formali e informali che riflettono le diverse componenti della società. Le norme hanno un significato fondamentale per i singoli membri di un gruppo, in quanto rappresentano riferimenti essenziali per interpretare il mondo, associando una scala di valori a sistemi di concetti in modo da portare ordine e prevedibilità nel contesto in cui vive, le stesse necessità che si riscontrano nella formazione relativa alle organizzazioni produttive.

            Se il ruolo del singolo è ambiguo, sovraccaricato o in conflitto con altri ruoli possono determinarsi seri problemi di insoddisfazione, malattie e disfunzioni familiari, che si ripercuotono sull’efficienza organizzativa.

            La “norma” una volta acquisita persiste nel tempo attraverso le “generazioni”, regolando le attività ed il sistema sociale altrimenti “destrutturato” e ulteriore fonte di ansia.

            Se la “posizione” sociale elevata permette di fatto una maggiore libertà comportamentale, questo non toglie che nelle “attività fondamentali” sia all’interno che verso l’esterno il leader, al fine di mantenere il “valore” culturale della “norma”, deve essere un modello.

            Dobbiamo, inoltre, considerare che il “modello linguistico” rappresenta al contempo un modello di forma comportamentale e un modello di categorizzazione della realtà fisica e sociale, risulta quindi essere un elemento fondamentale nel rapporto con il sistema culturale (Sapir-Benedict), il quale ultimo condiziona la percezione e le capacità intellettive formatesi all’interno di un determinato ambiente, infatti qualsiasi elemento in un nuovo contesto culturale va reinterpretato e adattato sì da essere inculturato nella tradizione ( Malinowski).

            La normazione  può definirsi anche come una forma di comunicazione i cui effetti sono ampliati dai contatti interpersonali e da una eventuale campagna di stampa. Si crea un trend più o meno accentuato verso gli obiettivi che il sistema istituzionale intende attuare, l’effetto tuttavia può essere boomerang se agli annunci non segue una credibile capacità di attuarli, interviene pertanto non solo la capacità operativa dei sistemi tecnici e gestionali quanto soprattutto la loro credibilità e i messaggi che a rinforzo della prima comunicazione normativa seguono.

            Dobbiamo considerare che il destinatario della comunicazione ha molte volte una propria opinione sul tema, si che vi è una “opinione pubblica” cosiddetta “integrativa” che aumenta o riduce l’efficacia della comunicazione normativa, in altre parole una “competenza quasi - statistica” ( Noelle) si ricollega alla circostanza che le persone agiscono in un ambiente composto da “altri”, i quali a loro volta interagiscono creando una situazione di “esternalità” in una influenza reciproca che viene a creare una “dinamica a spirale” (Schelling).

Bibliografia

·        L. von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi, Oscar Mondadori;

·        A. Cohen, Controllo sociale e comportamento deviante, Il Mulino;

·        M. Crozier, Il Pensiero Organizzativo Europeo, Ed. Angelo Guerrini e Associati;

·        M. Crozier – E. Friedberg, Attore sociale e sistema, Etas;

·        B. Malinowski, Diritto e Costume nella Società primitiva, Ed. Newton Compton;

·        T. Parsons, La struttura dell’azione sociale, Meltemi;

·        T. Schelling, Micromotivazioni nella vita quotidiana, Bompiani.