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giovedì 18 dicembre 2025

Le Divisioni ausiliare del Regio Esercito nella Guerra di Liberazione. 1943- 1945

 DIBATTITI

La vera esigenza primaria per gli Alleati in Italia era quella di avere uomini da impiegare nella organizzazione logistica per non sottrarli alle forze combattenti. Da qui la sempre pressante richiesta al Regno d’Italia di fornire uomini da impiegare nelle retrovie nel settore logistico. Subito dopo la proclamazione dell’armistizio, gli Alleati chiesero contingenti di uomini da impiegare nelle retrovie per sopperire ai più svariati servizi. Gli statunitensi ed i britannici avevano due distinti organizzazioni logistiche. I primi nelle retrovie della loro V Armata avevano la cosiddetta Peninsular Base Section (PBS), che aveva come fulcro centrale il porto di Napoli e dal luglio 1944, quello di Livorno: i secondi nelle retrovie della loro VIII Armata avevano creato dei punti di smistamento e rifornimento chiamati “distretti”, che avevano il loro fulcro il porto di bari, poi dal luglio 1944, quello di Ancona. In questo quadro è inserito l’apporto italiano allo sforzo bellico alleato sotto il profilo logistico. Tale apporto divenne una prerogativa italiana, tanto che si può ben dire che il sostegno logistico alleato era per la stragrande maggioranza, in termini di uomini, in mano italiana. Un aspetto della Guerra di Liberazione che va sottolineato, questo dell’apporto non combattente che l’Italia ha dato alla causa alleata. Questo apporto si materializzò fin dall’ottobre del 1943 con la creazione dei primi Battaglioni di lavoratori e dei primi Reparti di Salmerie. Queste unità erano state costituite dopo la creazione dei cosiddetti Campi di riordinamento, in cui erano stati concentrati inizialemnte i soldati italiani che non avevano una dipendenza organica ed avevano la funzione di recuperare il personale militare sbandato a seguito della crisi armistiziale.[1]

Da questo momento fu un continuo crescendo di unità di questo tipo che ricevettero il nome di Divisioni Ausiliare. Nel dicembre del 1943 due divisioni costiere, già inquadrate nelle nella V Armata Statunitense e VIII Armata britannica, si trasformarono in Divisione Ausiliare. Si ebbero così la 209a Divisione Ausiliaria, schierandosi nell’area di Chieti-Pescara, e la 210a Divisione Ausiliaria, creata per il sostegno logistico della V Armata statunitense. I Reparti dislocati nelle Puglie ed in Calabria furono messi a disposizione del II Distretto Logistico britannico. 

Nella primavera del 1944 fu creato l’Ispettorato Truppe Ausiliarie, che si avvaleva di du Comandi di Delegazioni)[2] avente il compito di coordinare le attività di tutte le unità ausiliare italiane in base alle richieste alleate e in base alla progressione verso nord del fronte alleato.

Attraverso l’Ispettorato Truppe Ausiliare, lo Stato Maggiore Regio Esercito (SRME) creò otto Grandi Unità Amministrative procedendo:

. alla trasformazione di alcune Divisioni Costiere (205a, 209a,   210a, 229a)

. alla costituzione di nuove divisioni ausiliarie (228a, 230a,  231a, e Comando Italiano 212°)

 

Dall’ottobre 1943 all’aprile 1945 furono create attraverso i Comandi di delegazione nuove unità  i cui organici non erano standard per ciascuna tipologia  ma variavano da reparto a reparto.[3]

Al termine della guerra, nel maggio del 1945, i militari italiani che componevano le Divisioni Ausiliare ammontavano a 196.000 uomini, di cui alle dirette dipendenze dei Comandi alleati 57.000 e nelle retrovie 137.000.

(Massimo Coltrinari)

[1] I Campi di riordinamento non si devono confondere con il Campi di Affluenza, che accoglieva il personale già di previsto impiego

[2] “T” per l’area tirrenica ed “A” per l’area adriatica

[3] Nei 20 mesi di cobelligeranza le nuove unità di nuova costituzione furono:

- tredici Reggimenti pionieri (400°, 401°, 402°, 403°, 404°, 405°, 406°, 407°, 409°, 410°, 412°, 413° e 417°);

- cinque Reggimenti Lavoratori, di costituzione omogenea con il personale appartenente alla stessa arma (513°, 516°, 525°, 541° e 548°);

 - quarantadue Battaglioni Servizi;

 - ventisei Battaglioni Guardie; - cinque Battaglioni ferrovieri;

- sette Battaglioni Portuali; - ottantatré compagnie genio;

- ottantuno compagnie autieri;

- trentatré Reparti Salmerie e portatori;

 - altre unità specialistiche.

A queste unità operative vennero avviate, a cura dello SMRE o delle forze Alleate, anche delle unità addestrative:

- la Scuola Allievi Telegrafisti, per il personale addetto all’esercizio delle linee telefoniche;

-  la Scuola Autieri di Polignano, per la formazione dei conduttori addetti agli automezzi alleati;

- la Scuola Autieri di Frattamaggiore, per la formazione degli autieri e gli Allievi Meccanici;

- la Scuola Inglese di Polizia Militare, per l’addestramento dei militari addetti al servizio di moviere;

- il Centro R.A.O.C., delle forze britanniche, per il personale specializzato di artiglieria, del genio

  e commissariato;

- i Centri di Cignano e Fossombrone, per la formazione dei militari conducenti dei dei Reparti di Salmerie

- il 525°Reggimento della 210° Divisione Ausiliaria per l’addestramento a decorrere dal gennaio 1945 dei   genieri e degli autieri delle stessa Grane Unità. Cfr. Baldelli G. R. Un ventennio di preparazione ed una conclusione amara. Gli Organici del Regio Esercito dal 10 giugno 1940 al 2 giugno 1946. La prova dei fatti. Dal 10 giugno 1940 al 25 luglio 1943, Roma- Viterbo, Edizioni Archeoares, Vol. 2 Tomo II, pag.83 e segg.


martedì 16 dicembre 2025

La Medaglia d'oro al Valore Militare conferita a Nazario Sauro

ARCHIVIO  

Dopo l'esecuzione, avvenuta alle 19:45, il corpo di Nazario Sauro fu sotterrato di notte e in maniera segreta dagli austriaci in area sconsacrata nei pressi del cimitero militare. Solo al termine della guerra la Marina italiana riuscì a sapere il luogo ove era stato sepolto[ e provvide a riesumarne la salma (10 gennaio 1919) e alla sepoltura, in forma solenne, avvenuta il successivo 26 gennaio nel cimitero di Marina di San Policarpo a Pola

Paolo Thaon di Revel, emise il seguente ordine del giorno:

«L'Austria profanatrice aveva sotterrato come cosa vile il sacro corpo di Nazario Sauro in un angolo dimenticato di Pola irredenta e sanguinante. Oggi nel cimitero di Pola nostra, noi, Marina Italiana, abbiamo sciolto la promessa fatta alla memoria del nostro più grande Eroe del mare, dandogli in modo degno degna sepoltura. Un masso di granito semplice e puro come la Sua anima, forte come la Sua fede, ricopre le Sue spoglie e sta a indicarci nei secoli la grandezza della Patria.[]»

 Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare a Nazario Sauro
«Dichiarata la guerra all'Austria, venne subito ad arruolarsi volontario sotto la nostra bandiera per dare il contributo del suo entusiasmo, della sua audacia ed abilità alla conquista della terra sulla quale era nato e che anelava a ricongiungersi all'Italia. Incurante del rischio al quale si esponeva, prese parte a numerose, ardite e difficili missioni navali di guerra, alla cui riuscita contribuì efficacemente con la conoscenza pratica dei luoghi e dimostrando sempre coraggio, animo intrepido e disprezzo del pericolo. Fatto prigioniero, conscio della sorte che ormai l'attendeva, serbò, fino all'ultimo, contegno meravigliosamente sereno, e col grido forte e ripetuto più volte dinnanzi al carnefice di «Viva l'Italia!» esalò l'anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro amor di Patria.»
— Alto Adriatico, 23 maggio 1915 - 10 agosto 1916

La medaglia d'oro al valor militare alla memoria[12] gli fu conferita motu proprio dal re Vittorio Emanuele III con decreto del 20 gennaio 1919 e consegnata alla madre di Sauro, a Pola, il 26 gennaio 1919 in occasione della esumazione della salma e successiva sepoltura nel cimitero marina.

Da Vikipedia. Accesso in data odierna.

sabato 13 dicembre 2025

Siena. Foto di Archivio. Un Decorato

                                                                                                                          ARCHIVIO


venerdì 12 dicembre 2025

Medagliere del Gonfalone di Ancona

                                                                                                               ARCHIVIO



 

giovedì 11 dicembre 2025

11 Dicembre 1941. L'Italia dichiara guerra agli Stati Uniti

                                                                                                                                      DIBATTITI

 Affacciandosi al suo Balcone in Piazza Venezia, Mussolini l'11 Dicembre 1941,annucia al popolo italiano che la Dichiarazione di Guerra è stata consegnata all'ambasciatore degli Stati Uniti. Erano le 12 di una giornata assolata e fredda. L'adunata era stata chiamata e tutta la organizzazione del partito si era mobilitate per il Grande Annuncio. Tutti si misero l'uniforme prescritta e parteciparono. Ma ormai gli entusiasmi erano passati. I retro pensieri di ognuno era quanto mai cupi. Eravamo in guerra con mezzo mondo. Avevamo sei mesi prima perso l'Impero, eravamo impegnati in Africa Settentrionale e gli Inglesi erano arrivati ad Agedabia, ma erano stati fermati grazie all'intervento di due divisioni tedesche. La campagna di Grecia aveva rilevato tantissime cose, non tutte positive. Eravamo in Russia con un contingente di 60.000 uomini. Ora eravamo in Guerra con gli Stati Uniti. La parola d'ordine era "Vincere", ma i dubbi erano tanti. In quel dicembre 1941 tutti erano in attesa di buone notizie. Questa della dichiarazione di guerra, ovvero nuovi nemici non era quella che ci si aspettava. La folla al termine del Grande Annuncio si disperse in fretta, silenziosa, ognuno preso dai suoi pensieri, rivolti rivolti al futuro, non tutti di segno positivi. Il 1942 sarebbe stato un anno di vittorie e di speranza nella Vittoria. Ma era solo una illusione.

mercoledì 10 dicembre 2025

La visione del Mondo tra speranza e realtà

 DIBATTITI


Sergio Benedetto Sabetta

 

            Chiede Re Mida a Sileno quale cosa è più desiderabile per sé, risponde Sileno che è una domanda da non porsi perché la cosa più desiderabile sarebbe essere non nato, nei greci vi è il senso della tragedia nella mancanza della speranza. Nell’osservare il gregge i pastori si rispecchiavano in esso, nella violenza della Natura e nel suo prevalere sulla dimensione umana da questo ne deriva il limite di cui bisogna esserne coscienti, ognuno con una propria misura o demone il cui superamento porta alla rovina, ma come osserva Freud noi nell’età della tecnica non introitiamo mai il senso del limite.

            Nella mancanza di un senso nella Natura, come ci ricorda Nietzsche, devi crearti un tuo senso per resistere alla sua implosione, l’Io è una maschera indossata per non vedere ma necessaria per vivere, se Schopenhauer afferma che per vincere la volontà irrazionale  vi deve essere compassione, estetica o castità, Nietzsche viene a identificarsi solo nell’estetica.

            Prometeo è colui che vede in anticipo le conseguenze dell’agire, ma nella velocità della tecnica si perde la visione di quello che accadrà, rimane la speranza escatologica cristiana nel futuro di un destino finale, anche il tempo da ciclico pre-cristiano diventa quindi lineare in una sintesi tra scienza e teologia e nella sua finalità escatologica, sempre positiva, crea la Storia quale concatenazione di eventi verso un fine ultimo, a differenza dei greci dove vi è la sola cronaca, ma con il nichilismo, nella morte o negazione di Dio, si perde nuovamente il fine della storia lo scopo ed il perché.

            Già Goethe nel recuperare la cultura greca immagina la Natura come una danzatrice che perde nella danza gli esseri umani a Lei attaccati, anticipando l’irrazionalismo di Schopenhauer  e in contrasto con l’idealismo hegeliano, fino al nichilismo ed a Freud, tanto che i giovani nella negazione di Dio hanno il nichilismo in sé, con una angoscia sul futuro anestetizzata nella violenza, nell’alcool, nei social e nei psicofarmaci.

            Platone introduce l’idea di anima quale criterio di verità che crea conoscenza attraverso una dimensione astratta permettendo di superare le contraddizioni della fisicità, l’idea presa da S. Agostino, afferma Platone conosci te stesso secondo misura, appartenendo il male e la follia agli Dei che si manifestano nei momenti più imprevisti, ma la creazione risiede nel limite tra la ragione e la follia, tuttavia con il rischio di cadere in una eterna follia.

            Per Platone vi sono quattro tipi di follia: profetica, poetica, amorosa e iniziatica; l’amore non è che l’immersione della razionalità nella follia da cui se ne esce mutati, diversamente dall’istinto della specie che si fonda sulla sola riproduzione e aggressività.

               Per relazionare necessitano i codici, questi vengono rafforzati dai miti e razionalizzati (regole di comportamento), con la ragione, secondo il principio di non contraddizione, ma questi nel presente vengono cancellati o rivisti in modo da poter cancellare la Storia o rivisitarla in forma apologetica. Applicando le categorie presenti agli eventi storici del passato si creano o più semplicemente rafforzano i miti a sostegno del potere, ma nascono anche possibili conflitti che fanno perdere la fiducia nelle istituzioni.

            In questa mitologia rientra anche l’attribuzione della parte cattiva del mondo ai soli leaders e non ai popoli, permettendo pertanto di assimilarli alla propria cultura, nel tenere legate agli imperi le province i costi economici aumentano, come depredarle impoverisce la periferia ma il tutto si ripercuote anche sul centro dell’impero. Viene a mancare la fede nella propria Nazione divorata nei costi umani ed economici in presenza di continue guerre, come accade attualmente negli USA dove il 70% della popolazione non ha più  fiducia nel sogno americano, e il 95% non si interessa del resto del mondo.

            Nel sentimento USA di una mancanza di appoggio da parte delle province europee dell’impero nello scontro per la ridefinizione delle aree di influenza, gli USA manifestano chiaramente il vuoto politico che è per loro l’UE, attraverso lo specchio della guerra in Ucraina. D'altronde nella tensione determinata dal riarmo tedesco con gli altri Stati europei, memori della storia, la Germania tende a nascondersi a sua volta dietro le istituzioni europee, salvando la grande area di influenza economica da lei ricostituita dopo la guerra fredda nell’Europa centrale, con la Francia indecisa se aderire o meno al sistema economico del centro Europa, volendo comunque mantenere il proprio primato militare nell’UE.

 

Bibliografia

·        AA.VV., Tutti contro tutti, Limes, 10/25;

·        Galimberti U., L’uomo nell’età della tecnica, Albo Versorio ed. , 2011;

·        Abbagnano N., Storia della filosofia, Utet, 1991.


martedì 9 dicembre 2025

Monica Apostoli Un Bosco per resistere

 DIBATTITI


                       DIBATTITI


“Con voi ho vissuto, in montagna, le belle e le brutte

giornate della vita partigiana; con voi ho combattuto, ho

lavorato, ho sacrificato. So che tutto non è andato bene.

So che ci sono dei malcontenti, delle questioni personali,

degli egoismi insoddisfatti. È forse umano che sia stato

così. Vorrei dire a tutti voi di essere uniti, concordi,

severi nel giudicare le disonestà, ma anche e soprattutto,

coscienti del nostro passato e del nostro avvenire. Forse

la guerriglia avrà ancora bisogno dei sui partigiani e i

migliori risponderanno ancora…Ricordatevi che i nostri

Morti stanno a giudicarci, ci malediranno se non saremo

capaci di continuare nella Lotta per la quale essi hanno

saputa dare la vita.”

 

Dal discorso di saluto di Giorgio Vicchi della Divisione d’Assalto Garibaldi “Nino

Nanetti” alla “Brigata Ciro Menotti”

Vittorio Veneto, 30 settembre 1945

 

 


lunedì 8 dicembre 2025

Irma Bandiera, Medaglia d'Oro al Valore Militare

  ARCHIVIO

Alessia Biasiolo

 

Il ricordo delle Medaglie al Valor Militare permette di mantenere il legame con quella parte di vita vera che speriamo di non dover provare sulla nostra pelle: persone che hanno dovuto affrontare problemi e incombenze alle quale mai avrebbero pensato e che hanno stabilito il confine tra subire e voltarsi dall’altra parte, oppure reagire, anche a costo della propria vita o di quella dei propri cari.

Il caso di Irma Bandiera è uno di quelli. Bolognese, classe 1915, apparteneva ad una famiglia antifascista. Fidanzata con il militare Federico Cremonini di stanza a Creta, se lo ritrovò fatto prigioniero dopo l’8 settembre e, tragicamente, la nave che lo stava portando in un campo di prigionia verso il Pireo venne bombardata dagli Alleati. Cremonini venne dato per disperso.

La tragica situazione italiana e il dolore per la perdita di Federico, avvicinò Irma ai resistenti che cominciò ad aiutare, entrando nel contempo nelle fila del Partito Comunista.

Conosciuto Dino Cipollani, noto con il nome di battaglia di Marco, Irma prese sempre più parte attiva alla Resistenza diventando la sua staffetta con il nome di battaglia di Mimma, fino al suo ingresso nella VII Brigata GAP di Bologna; nella sua abitazione di Via Gorizia a Bologna allestì una base logistica partigiana.

A Funo, dove la donna aveva dei parenti che visitava di frequente, il 5 agosto 1944 venne ucciso un ufficiale tedesco e un comandante delle Brigate Nere: la rappresaglia seguente portò all’arresto di tre partigiani e il 7 agosto anche di Irma, che si era appena occupata di portare armi alla sua formazione. Venne rinchiusa nelle scuole di San Giorgio di Piano separata dagli altri partigiani arrestati, poi tradotta a Bologna e sottoposta a continue torture per sei giorni per farle tradire i suoi compagni. Delle sevizie si occuparono i fascisti della Compagnia Autonoma Speciale guidata dal capitano Renato Tartarotti. La crudeltà nei confronti di Irma arrivò ad accecarla con una baionetta e, pur in possesso di documenti cifrati, ella non rivelò i nomi dei suoi compagni oppure la sede delle basi partigiane.

Il 14 agosto, in fin di vita e cieca, Irma venne portata sotto la sua abitazione ancora nel tentativo di farla parlare. Date le inutili torture, i fascisti la uccisero al Meloncello di Bologna.

I familiari la cercarono ovunque, non avendo sue notizie: al centro di smistamento delle Caserme Rosse in Via Coticella, o nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte; in Questura e al comando tedesco di Via Santa Chiara, inutilmente.

Il suo corpo venne ritrovato il 14 agosto sul selciato dello stabilimento di una fabbrica di materiale sanitario dove doveva restare esposto per una giornata a monito per chi sosteneva i partigiani.

Trasportato il cadavere all’Istituto di Medicina Legale di Bologna, il custode scattò ai poveri resti delle fotografie per testimoniare le torture alle quali era stata sottoposta la donna.

Quindi Irma Bandiera venne sepolta nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna.

Il Partito Comunista diramò un foglio clandestino per incitare ad intensificare lotta contro gli occupanti, proprio in nome di Irma, e la formazione di partigiani attivi a Bologna prese il suo nome: Prima Brigata Garibaldi “Irma Bandiera”. Le venne intitolata una Brigata SAP e un Gruppo di Difesa della Donna.

Al termine del conflitto venne riconosciuta ad Irma Bandiera la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Prima fra le donne bolognesi a impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si batté sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS tedesche, sottoposta a feroci torture, non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata fu barbaramente trucidata e il corpo lasciato sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso di tutti i patrioti bolognesi nella guerra di liberazione.

A Bologna la lapide in suo ricordo recita:

Irma Bandiera/ Eroina nazionale/ 1915 – 1944/ Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte/ La libertà e la giovinezza offristi/ Per la vita e il riscatto del popolo e dell'Italia/ Solo l'immenso orgoglio attenua il fiero dolore/ Dei compagni di lotta/ Quanti ti conobbero e amarono/ Nel luogo del tuo sacrificio/ A perenne ricordo/ Posero”.

Lasciata Bologna, Renato Tartarotti si trasferì a Trieste. All’inizio del 1945, con gli uomini della sua Compagnia, si trovò a Vobarno (Brescia) dove venne arrestato per estorsione e rapina e rinchiuso in carcere a Brescia.

Riuscito ad evadere, venne catturato il 16 maggio dai gappisti della 135esima Brigata Garibaldi in Val Trompia e riportato in carcere a Brescia.

Processato a Bologna dalla Corte d’Assise Straordinaria, venne condannato a morte per fucilazione alla schiena. La sentenza venne applicata presso il Poligono di Tiro di Bologna il 2 ottobre 1945, alle sei del mattino.

 

Alessia Biasiolo


domenica 7 dicembre 2025

Pedagogia imperiale

 DIBATTITI


Sergio Benedetto Sabetta

 

            Nel racconto pedagogico gli elementi sono : il mito, la predestinazione e il trauma.

            Il mito modifica la Storia, riscrivendola sino a trasformare una sconfitta in vittoria, nella predestinazione ogni evento è letto come indicazione di un radioso futuro, il trauma è l’elemento che spinge a riformare una mancanza per recuperare il collegamento all’eterna grandezza. Per cambiare il racconto pedagogico indirizzandolo verso un senso imperiale bisogna quindi agire sulla Storia e sulla necessaria crescita demografica, superando il puro individualismo in funzione della collettività.

            Nelle diverse letture possibili, ad esempio, il concetto stesso di rivoluzione viene a modificarsi tra Europa e Cina, mentre nella prima è intesa quale cambiamento istituzionale, nella seconda significa passaggio del mandato celeste da una vecchia ad una nuova realtà.

            Attualmente l’Europa è sostanzialmente divisa tra Oriente e Occidente, dove l’Oriente è in fase risorgimentale con nuovi progetti, ma per loro la Russia non è Europa essendo una landa barbarica, mentre la stessa Germania risulta divisa tra Oriente e Occidente sul confine dell’Elba.

            I regimi sono fatti dai popoli e nel cambiamento del racconto occorre sempre almeno il tempo di  una generazione, attualmente negli USA vi è un problema di identità che nello scontro tra le opposte correnti ideologiche provoca una tribalizzazione che rischia di minare la credibilità imperiale, facendo venire meno la coerenza del racconto, uno scontro che si è esteso anche alle più prestigiose istituzioni culturali.

            Contro le politiche di diversità appoggiate dai democratici si sono schierate la Corte Suprema, Venti Stati Repubblicani ed il Clermont Institute, uno scontro che ha travolto le direzione delle stesse Accademie rompendo la fiducia nella popolazione americana sulle loro istituzioni culturali. Questo ha provocato una progressiva perdita del pensiero critico a seguito del venire meno della capacità di analisi critica, in un appiattimento progettuale della politica internazionale, problematiche che tendono ad allargarsi all’Europa.

            Gli USA dopo la vittoria nella Guerra Fredda, negli anni ’90 e i primi del 2000 hanno creduto possibile estendere il loro modello culturale a tutto il globo, partendo dall’errato presupposto che tutti desiderassero adottarlo, con le guerre in Afghanistan, Iraq e Siria vi è stato il crollo del mito, l’impossibilità di controllare il mondo nell’eccesso di una sovra estensione, conseguenza del venire meno del nemico storico rappresentato dall’URSS che disciplinava l’impero americano ponendo de limiti.

            Già nell’età romana si era posto il problema dei limiti nell’estensione territoriale dell’Impero, in Germania raggiunto l’Elba in età augustea, con puntate fino alla Vistola, nonostante il ritorno offensivo romano dopo la disfatta di Teotoburgo si era preferito ripiegare sul Reno mantenendo una serie di avamposti e alleanze con tribù germaniche oltre il Reno, identica situazione in Oriente dove nonostante l’avanzata di Traiano oltre l’Eufrate si preferì ripiegare con Adriano in Siria, così anche in Scozia nonostante la vittoriosa avanzata di Settimio Severo, come in Boemia contro i Marcomanni con la campagna di Marco Aurelio.

            Se negli USA si lotta per determinare l’identità, questo ha anche comportato un rallentamento nella mobilità interna creando due blocchi contrapposti statuali, venendo anche meno la spinta missionaria religiosa universale propria degli USA, ormai solo il 47% degli americani è credente.

            Nella crisi americana interna si sono innestate in ambito internazionale una serie di crisi anche belliche per riempire i vuoti creati dal ritiro USA, da questo la loro richiesta agli alleati, in primis all’Europa, di riarmarsi partecipando allo sforzo sia produttivo che finanziario, anche attraverso i dazi quale tributo, richiamo al tributum romano, tassa applicata ai clientes prima di una grande guerra, rompendo il racconto pedagogico economicista della fine della Storia.

            L’Europa in tale frangente risulta essere divisa e ondivaga, quale mosaico di popoli, divenendo semplice spettatrice, l’interesse degli USA è peraltro incentrato in particolare sulla parte orientale dell’Europa a contatto con la Russia, in quest’ambito emerge la Polonia, mentre Francia, Germania e Italia rimangono in ombra, riducendosi prevalentemente all’aspetto finanziario e produttivo.

            Uscendo l’Italia dall’aspetto esclusivamente economicista e rientrando nella Storia in particolare dovrebbe concentrare l’attenzione su tre porte di accesso piuttosto sensibili, Trieste per i Balcani, Taranto per il Mediterraneo orientale e Augusta per il canale di Sicilia.

BIBLIOGRAFIA

·        AA.VV. , Mal d’America Limes, 5/2024;

·        AA.VV., America contro Europa, Limes, 3/2025

sabato 6 dicembre 2025

INFOCESVAM ANNESSO ALBO D'ORO Novembre 2025, 1 Dicembre 2025

 NOTIZIE CESVAM

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

 Indirizzo: Canale YOU TUBE: ISTITUTO NASTRO AZZURRO. CESVAM

ANNO III, N. 11, Novembre 2025, 1 Dicembre 2025

 

III/11/676. La decodificazione di questi numeri è la seguente: III anno di edizione dell’annesso, 11 il mese di edizione di INFOCESVAM – ANNESSO ALBO D’ORO, 676, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Dal mese di aprile 2024 riporta anche indicazioni e notizie su tutti i materiali editi dall’Istituto del Nastro Azzurro. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org. Dal 1 gennaio 2025 anche come report dei video pubblicati sul Canale You Tube dell’Istituto Nastro Azzurro - CESVAM

III/11/677 - – Si è tenuto a Genova il XXXII Congresso Nazionale dell’Istituto. Il Gen Carlo Maria Magnani è stato confermato nella carica di Presidenti. IL n. 6 del Periodico Nazionale “Il Nastro Azzurro” N. 6 Novembre Dicembre 2025, Riporta la composizione del Consiglio Nazionale e delle altre cariche elettive. Inoltre ampia documentazione relativa al Congresso.

III/11/678 – Utenti. Provincia di Imperia. Manuel Vignola: numero inserimento pari a 743.

III/11/679 - Progetto 2022/1. La Memoria. Ipotesi di Stampa da Data Base Albo d’oro. Per la Versione Integrale II Versione: Grado, Cognome, Nome, Luogo di Nascita, Provincia, Data di Nascita, Classe; Forza Armata, Arma o Copro, Specialità, Mil/Civ, Nazionalità, Genere; Decorazione, Modalità di Ass.; Motivazione, Data Ass. Luogo, Periodo Storico; Rif. Legge, Fonte, Utente, Note. Richiesta ad Roberto Orioli: Questa è la versione interna.

III/11/681 - Utenti. Varie Province. Carlo Maria Magnani alla data del 30 novembre 2025 numero inserimento pari a 9496.

III/11/682 – Provincia di Imperia. I Versione. Dall’esame è stata completamente riproposta in quanto: 1) ha caratteri differenti 2) le decorazioni portano il segno con la sottolineatura. Questa versione riceve la Copertina di Albo d’Oro.

III/11/683 – Studio di fattibilità grafica per le Copertine degli Albi d’Oro. Criteri. La versione esterna deve essere a Colori, con Cognome e Nome Utente, Foto di riferimento; Titolazione; Anno di Edizione; La Versione Interna, deve riportare la dicitura: Da non divulgare. Solo ed Esclusivo uso interno.

III/11/684- Utenti. Provincia di Fermo ed Ascoli Piceno. Claudio Fiori : alla data del 30 novembre 2025  numero inserimento pari 463.

III/11/685- Progetto 2022/1. La Memoria. Ipotesi di Stampa. Eseguita da Roberto orioli versione Esterna I. composta da. Grado, Cognome, Nome, Luogo di Nascita, Provincia, Data di Nascita; Classe; Forza Armata, Arma o Corpo Specialità; Militare/Civile, Decorazione, Modalità di Ass. Motivazione; Data Assegnazione. Periodo Storico.

III/11/686 – Soci Collettivi. Ipotesi di edizione a Stampa. I campi presi in considerazione sono Ente/Reparto/Città/Istitutzione, Militare/Civile/ Insegna (Bandiera, Stendardo, Labaro, Gonfalone), Forza Armata/, Arma/Corpo/Specialità, Tipo di Decorazione, Motivazione, Luogo/Evento; Data, periodo Storico

III/11/687 - Utenti. Varie Province. Olevano Roberto: alla data del 30 novembre 2025 numero inserimento pari a 456.

III/11/688 – Il Canale You Tube. Istituto del Nastro Azzurro CESVAM. Nel Mese di NOVEMBRE sono stati prodotti 4 Long Video pubblicati ogni giovedi, e 4 Schort Video pubblicati ogni Lunedi dedicati alle produzioni editoriali del Cesvam. Parola di accesso: CESVAM

III/11/689 - Utenti. Varie Province. Laura Tomassini: alla data del 30 novembre 2025  numero inserimento pari a 2443.

III/11/690 – Il Blog di Riferimento ed aggiornamento è: www.associazionismomilitare.blogspot.com . Per informazioni e dettagli  di carattere generale. Il blog riporta anche altre notizie sull’associazionismo militare

III/11/691 – Roberto Orioli ha presentato il pdf della versione su Carta versione esterna II (vds. III/11/685). Varianti da apportare1) titolazione della provincia; 2) Inserimento numero di pagina, 3) Grado Militare – no neretto) e sempre il grado più alto conseguito dal Decorato; 4) Luogo e Data di Nascita levare le parentesi); 5) Dopo Militare, Forza Armata, Arma o Corpo, Specialità 6) Dopo Partigiano: non inserire nulla 7) Dopo Civile: non inserire nulla. 7) tutto deve essere dello stesso carattere come già applicato.

III/11/692 - Utenti. Varie Province. Paola Tomassini: alla data del 30 novembre 2025  numero inserimento pari a 5600.

III/11/693 – Il numero degli iscritti al Canale You Tube dell’Istituto del Nastro Azzurro – CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare nel mese di novembre ammonta a 79 persone. Persiste ancora la difficoltà dell’insieme dei soci dell’Istituto di avere grosse difficoltà ad usufruisce di questa opportunità in quando dotati di poca dimestichezza con l’informatica.

III/11/694-  Albo d’Oro Nazionale Decorati – inserimenti alla data del 30 novembre 2025 – N.49280. Il numero degli Utenti iscritti, tra attivi e non, è di 45.

III/11/695 - Utenti. Varie Province. Laura Monteverde: alla data del 30 novembre 2025 numero inserimento pari a 6244.

III/11/696 - La Chat dedicata all’Albo d’Oro è al momento seguita da 24 utenti. Aggiornamenti ed informazioni hanno una cadenza circa trisettimanale.

III/11/697 – Provincia di Imperia. II Versione 24 novembre 2024. Fatte le osservazioni migliorative per la III Versione. Esterna. Inviate a Roberto Orioli

III/11/690 - Utenti. Varie Province. Roberta Bottoni: alla data del 30 novembre 2025  numero inserimento pari 5175.

III/11/698 – Le Versioni su Carta dell’Albo d’Oro sono su pdf di due tipi: Versione Interna, che riporta tutti i campi; Versione esterna che riporta solo i campi scelti. Questo sia per i singoli Decorati sia per i Decorati Collettivi

III/11/699 - Utenti. Varie Province. Chiara Mastrantonio: alla data del 30 novembre 2025  numero inserimento pari a 2378.

III/11/700 - Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 GENNAIO 2026.  Precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile ed uscirà in modo autonomo.

(massimo coltrinari)

venerdì 5 dicembre 2025

CESVAM REPORT 2021 2025 - I precedenti Report 2014 -2018 - 2019 -2021

 ARCHIVIO

I CESVAM REPORT PRECEDENTI

CESVAM REPORT 2014 – 2018

CESVAM REPORT 2019 -2021

 





I CESVAM REPORT PRECEDENTI

CESVAM REPORT 2014 – 2018

CESVAM REPORT 2019 -2021

 


giovedì 4 dicembre 2025

I Carabinieri nella Guerra di Liberazione

 DIBATTITI


Fiesole


Manuel Vignola

Nel quadro degli eccidi in Toscana dal 1943 al 1945 di cui daremo ampio conto nel volume successivo a questo un posto particolare spetta ad un episodio che assume aspetti estremamente significativi: la fucilazione da parte tedesca di tre carabinieri della locale Stazione nell'agosto del 1944. Questo episodio è sintomatico del dramma, un dramma nel dramma, che hanno vissuto i Carabinieri in questo periodo non certo facile della vita sociale e della storia del nostro paese.

 

La situazione generale era di estrema difficoltà da tutti i punti di vista: dal punto di vista dell'ordinamento militare, dal punto di vista della situazione politica, dal punto di vista della situazione personale e dal punto di vista delle relazioni interpersonali.

 

Tutto il portato della tradizione dell’Arma, era una stella polare per ogni Carabiniere, ma riuscire a mantenere la rotta desiderata era di estrema difficoltà per le situazioni contingenti. La prima che andiamo ad analizzare è quella detta dal comportamento della Germania in Italia e del suo esercito all’indomani della firma dell’Armistizio. Senza entrare in merito alla questione armistiziale, a premessa occorre dire che sarebbe stato molto più opportuno per i tedeschi cercare di convincere l’alleato a schierare le otto divisioni che stanziavano inutilizzate al di là delle Alpi, e almeno qualcuna di esse schierarla in Sicilia. Certamente una forte presenza tedesca nell’Isola a fronteggiare uno sbarco alleato sarebbe stata determinate, Se poi si considera che le forze italiane con l’aiuto di poche unità paracadutiste ed aerotrasportate germaniche fatte affluire all’ultimo momento erano a un passo a rigettare le forze sbarcate nella costa meridionale tra Agrigento e Gela e che la Battaglia di Primo Sole dimostra quanto si era vicini ad un passo dalla vittoria. La campagna di Sicilia dimostra che gli alleati, potevano essere respinti con una presenza tedesca superiore. Questa mancanza di visione strategica da parte di Berlino mentre la Gran Bretagna era via via “occupata” da centinaia di migliaia di soldati statunitensi, è all’orine di come poi le poche forze non inviate costringe la Germania ad inviarne un numero di gran lunga maggiore. Il grande desiderio di arrivare ad un negoziato, mai confessato, ma realmente perseguito fin dal 1942, con gli Alleati per arrivare ad una pace favorevole, non si realizzò anche per le considerazioni di cui sopra. Forse anche per questo mancato obiettivo strategico l’atteggiamento della Germania nei confronti dell’Italia è improntato a rancore, disprezzo, ed ogni sorta di giudizio negativo, di cui fecero le spese per primi i loro alleati in Italia, i fascisti.

L’esercito tedesco, ed in generale il popolo tedesco, era animato da furore teutonico contro quello che consideravano un tradimento vero e proprio: l’uscita dalla guerra dell'Italia, un’uscita perpetuata con l’inganno ed il raggiro. Dopo aver più volte, all'indomani della caduta del fascismo il 25 luglio 1943, da parte del governo Badoglio e del vertice politico militare succeduto al a Mussolini ed al Partito Nazionale fascista, affermato la volontà di continuare la guerra a fianco della Germania, in apparente segreto intavolava trattative segrete con gli alleati.

La famosa “calda estate del 1943” aperta dall’incontro di Feltre il 20 luglio 1943, tra Hitler e Mussolini, incontro che dimostra la considerazione che i nazisti avevano per il fascismo italiano e per le esigenze italiane nel luglio del 1943. Praticamente non fu ascoltata nessuna delle richieste che Mussolini avanzò al suo alleato tedesco. Hitler, che a livello personale mostrò sempre una ammirazione per Mussolini, che considerava quasi un suo Maestro, a Feltre non concesse nulla. Mussolini non riuscì nemmeno a profferir parola, ovvero a chiedere lo sganciamento dell’Italia dall’Alleanza da attuarsi in comune di comune accordo.

Il fallimento di Feltre fu la sua condanna. Se Hitler era favorevolmente ben disposto verso Mussolini tutto il vertice nazista era al contrario contro sia esponenti fascisti italiani sia contro L'Italia in genere, I Germania le considerazioni negative e le accuse erano tante, la più importante delle quali era quella che il 25 luglio 43 nessun fascista difese non solo Mussolini caduto in mano ai suoi avversari ma tutto il fascismo sia come voi movimento politico che come regime. Nessuna opposizione armata, nessun combattimento, in pratica una resa senza condizioni. Queste accuse all'indomani della proclamazione della Repubblica Sociale Italiana, divennero le linee guida e la base dei rapporti che si avranno dal settembre del 43 fino al 45 tra i tedeschi e gli italiani. Un rapporto di sudditanza del neofascismo che si ebbe in tutti gli aspetti della vita politica e della conduzione della guerra. In questo contesto il comportamento dei tedeschi nei confronti dei loro alleati fascisti fu sempre altezzoso, di disprezzo, con a base sempre il tornaconto germanico.

Vedremo di seguito i criteri che l’Esercito tedesco adotto in Italia nella conduzione della guerra, all’origine delle violenze e delle stragi che costellano tutto il periodo della loro presenza in Italia.

 

I Carabinieri si trovarono quindi ad operare con un elemento tedesco ostile agli italiani a qualunque parte essi appartenessero compresi i neonati fascisti repubblichini 

 

Su piano interno i neonati fascisti repubblichina erano, per loro natura, ostili ai Carabinieri in quanto era nota la loro fedeltà al Corona e a Casa Savoia in particolare; questo era un dato oggettivo frutto della conoscenza e della tradizione che l'Arma aveva in Italia-

 Per chi voleva scardinare le fondamento dello Stato e fondarne uno totalmente nuovo, da Regno a Repubblica, certamente non poteva prendere in considerazione i Carabinieri, come loro alleati

Pertanto i rapporti tra i Carabinieri rimasti nel territorio della Repubblica Sociale Italiana erano improntati a diffidenza e circospezione. Il neofascismo poi, era dominato dagli estremisti del partito, moti emarginati nel ventennio, che adesso trovavano l’occasione di ritornare in auge.

Il segretario generale del Partito Fascista Repubblicano, Pavolini, nel ventennio nella cerca privilegiata del ministro degli Esteri Ciano e di sua moglie Edda Mussolini, si rilevò un acerrimo nemico di Ciano e vide con piacere, anche per assecondare i tedeschi, la sua condanna a morte per tradimento ì. L’estremismo era la connotazione del neofascismo repubblichino.

 

Il processo di Verona, intentato ai cosiddetti “traditori” ne è l’esempio chiaro: fu un unanime processo vendicativo e di rivalsa verso la componente moderata e di regime del fascismo da parte della componente estremista, di cui Mussolini stesso era prigioniero, tanto che non fece nulla per salvare suo genero, Ciano, il padre dei suoi nipoti.

 

In questo contesto di rapporti non si può trascorrere un episodio fondamentale del periodo iniziale della vita della Repubblica Sociale Italiana: la deportazione dei Carabinieri da Roma il 7 ottobre 1943 voluta dal capo delle SS di Roma, Kappler è dai suoi per sgombrare il campo al fine di attuare il grande rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943 in cui furono deportati oltre 1000 ebrei romani di cui solo 14 ritornarono.

Con i Carabinieri a Roma questo non sarebbe successo. Infatti l'operazione fu condotta dalla PAI Polizia Africa italiana e da altre componenti la polizia della RSI. I tedeschi, impegnati a fondo sul fronte meridionale, non avevano le truppe per eseguire queste operazioni.

 

Altro episodio significativo che occorre citare è la fucilazione del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto. Assunto oggi a simbolo della situazione di come la popolazione era in balia dell’occupante tedesco, senza nessuna tutela e protezione. Per comportamenti non certo edificanti un gruppo di militari germanici provocarono una situazione in cui uno di loro perse la vita. Il comando tedesco ritenne questo responsabilità della popolazione civile e, pertanto, diede vita ad una rappresaglia rastrellando 22 civili. Accusati di aver provocato la morte del militare tedesco furono condannati a morte.

 

E il canovaccio della maggior parte degli eccidi che si hanno dal settembre 1943 alla fine della guerra: morte di uno o più militari germanici, accuse alla popolazione civile, rappresaglia, rastrellamento, condanna dei rastrellati senza processo, fucilazione

In quel 22 settembre del 1p43 la strage fu evitata per il sacrificio del Vice Brigadiere Salvatore D'Acquisto che si autoaccusò dell’accaduto. Il comando tedesco, pur consapevole della estraneità per evidenti motivi del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto ai fatti lo fucilarono lo stesso.

Salvatore d’Acquisto e la sua fucilazione sono il prototipo del comportamento dell’esercito tedesco, della assenza di qualsiasi presenza a difesa di inermi civili e del ruolo che anche individualmente i Carabinieri scelsero per essere fedeli a sé stessi. 

 

Era iniziata, la “guerra ai civili” da parte di Tedeschi e poi dei Fascisti repubblichini, in cui i Carabinieri, invisi sia agli uni che agli altri, scelsero di stare dalla parte dei “civili”. Il rastrellamento del 7 ottobre a Roma, Salvo D’Acquisto agli albori della guerra di liberazione, sono i prodomi di scelte che portarono poi a Fiesole nell’agosto 1944.

 

 

 

 

mercoledì 3 dicembre 2025

CESVAM REPORT 2021 2025 - lineamenti per il futuro

 ARCHIVIO

 

LINEAMENTI PER IL FUTURO

 

La via indicata:

 “l’aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza”

 


 

Nel Precedente Report 2014 – 2019 E  nel Report 2019 - 21 si scriveva:

Le prospettive che si presentano al CESVAM nel breve e nel medio termine sono incentrate su tre eventi fondamentali: il primo, l’anniversario della traslazione del Milite Ignoto che cade il 4 novembre 2021; il secondo il Congresso Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il terzo, che è conseguente al primo, la preparazione per le celebrazioni del centenario della fondazione del Nastro Azzurro, che cade nel 2023.” Il CESVAM ha seguito le linee maestre indicate.

 

Nel quadriennio 2021 – 2025 si è affermata in maniera netta la demarcazione tra le attività di carattere ricreativo-rievocativo-associativo dell’Istituto e le attività di ricerca e studi del CESVAM. In varie sedi si è dibattitto di questo aspetto, che ormai ha assunto una connotazione chiara. I livelli di ambizione nei rispettivi campi sono di qualità diverse e questo ha portato a constatare che tante iniziative CESVAN sono naufragate proprio per non aver capito la sostanziale differenza che esiste  di come di intende la partecipazione all’Istituto. Senza entrare nei particolari, occorre che il CESVAM prenda misure chiare nel momento in cui determinate significative vengono messe in atto. Se il CESVAM vuole sopravvivere deve essere se stesso.

 

Nel 2025  si è adottato il motto “l’aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza” parafrasando  Dante Alighieri. Fermo restando la estrema attenzione nel valutare i soggetti fisici con cui si viene a collaborare, circoscrivendo ogni contatto con gli esponenti che intendono l’Istituto come una associazione non si sa se combattentistica o civile o d’arma, tutte le collaborazione devono essere improntate alla ricerca post universitaria pura, in cui lo sviluppo dei progetti e la cura dell’offerta formativa  dei master sono le linee dominanti. Chi non ha le qualità e le capacità per seguire questa linea non può essere parti attiva del CESVAM. Altro per il futuro non si può indicare, in quanto si constata che la crisi del mondo associativo militare è gravissima, la crisi di adesioni costante e sempre più grave, l’allargarsi di aspetti ideologici di uguale o di segno contrario sempre più diffusi, iniziative di basso livello di contenuti proposte con i nuovi mezzi di divulgazione da chi fa prevalere più la apparenza che la sostanza vivono non di luce propria prende sempre più piede. 

 

Le prospettive sono quindi a tutto tondo. Le tre fasi “L’aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza” .sono collegate indissolubilmente tra loro. Nessuna vive da sola. “Ne l’aver Inteso”, ne “lo ritener”, entrambe devono divenire “Scienza”.

 

Solo la correlata successione di queste tre fasi è CESVAM. Senza fare scienza, quindi,  il CESVAM non ha ragione d’essere.