ARCHIVIO
I
CESVAM REPORT PRECEDENTI
CESVAM REPORT 2014 – 2018
CESVAM REPORT 2019 -2021
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CESVAM REPORT PRECEDENTI
CESVAM REPORT 2014 – 2018
CESVAM REPORT 2019 -2021
Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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CESVAM REPORT 2019 -2021
DIBATTITI
Manuel Vignola
Nel quadro degli eccidi in Toscana dal 1943 al 1945 di cui
daremo ampio conto nel volume successivo a questo un posto particolare spetta
ad un episodio che assume aspetti estremamente significativi: la fucilazione da
parte tedesca di tre carabinieri della locale Stazione nell'agosto del 1944.
Questo episodio è sintomatico del dramma, un dramma nel dramma, che hanno
vissuto i Carabinieri in questo periodo non certo facile della vita sociale e
della storia del nostro paese.
La situazione generale era di estrema difficoltà da tutti i
punti di vista: dal punto di vista dell'ordinamento militare, dal punto di
vista della situazione politica, dal punto di vista della situazione personale
e dal punto di vista delle relazioni interpersonali.
Tutto il portato della tradizione dell’Arma, era una stella
polare per ogni Carabiniere, ma riuscire a mantenere la rotta desiderata era di
estrema difficoltà per le situazioni contingenti. La prima che andiamo ad
analizzare è quella detta dal comportamento della Germania in Italia e del suo
esercito all’indomani della firma dell’Armistizio. Senza entrare in merito alla
questione armistiziale, a premessa occorre dire che sarebbe stato molto più
opportuno per i tedeschi cercare di convincere l’alleato a schierare le otto
divisioni che stanziavano inutilizzate al di là delle Alpi, e almeno qualcuna
di esse schierarla in Sicilia. Certamente una forte presenza tedesca nell’Isola
a fronteggiare uno sbarco alleato sarebbe stata determinate, Se poi si
considera che le forze italiane con l’aiuto di poche unità paracadutiste ed
aerotrasportate germaniche fatte affluire all’ultimo momento erano a un passo a
rigettare le forze sbarcate nella costa meridionale tra Agrigento e Gela e che
la Battaglia di Primo Sole dimostra quanto si era vicini ad un passo dalla
vittoria. La campagna di Sicilia dimostra che gli alleati, potevano essere
respinti con una presenza tedesca superiore. Questa mancanza di visione
strategica da parte di Berlino mentre la Gran Bretagna era via via “occupata”
da centinaia di migliaia di soldati statunitensi, è all’orine di come poi le
poche forze non inviate costringe la Germania ad inviarne un numero di gran
lunga maggiore. Il grande desiderio di arrivare ad un negoziato, mai
confessato, ma realmente perseguito fin dal 1942, con gli Alleati per arrivare
ad una pace favorevole, non si realizzò anche per le considerazioni di cui
sopra. Forse anche per questo mancato obiettivo strategico l’atteggiamento
della Germania nei confronti dell’Italia è improntato a rancore, disprezzo, ed
ogni sorta di giudizio negativo, di cui fecero le spese per primi i loro
alleati in Italia, i fascisti.
L’esercito tedesco, ed in generale il popolo tedesco, era
animato da furore teutonico contro quello che consideravano un tradimento vero
e proprio: l’uscita dalla guerra dell'Italia, un’uscita perpetuata con
l’inganno ed il raggiro. Dopo aver più volte, all'indomani della caduta del
fascismo il 25 luglio 1943, da parte del governo Badoglio e del vertice
politico militare succeduto al a Mussolini ed al Partito Nazionale fascista,
affermato la volontà di continuare la guerra a fianco della Germania, in
apparente segreto intavolava trattative segrete con gli alleati.
La famosa “calda estate del 1943” aperta dall’incontro di
Feltre il 20 luglio 1943, tra Hitler e Mussolini, incontro che dimostra la
considerazione che i nazisti avevano per il fascismo italiano e per le esigenze
italiane nel luglio del 1943. Praticamente non fu ascoltata nessuna delle
richieste che Mussolini avanzò al suo alleato tedesco. Hitler, che a livello
personale mostrò sempre una ammirazione per Mussolini, che considerava quasi un
suo Maestro, a Feltre non concesse nulla. Mussolini non riuscì nemmeno a
profferir parola, ovvero a chiedere lo sganciamento dell’Italia dall’Alleanza da
attuarsi in comune di comune accordo.
Il fallimento di Feltre fu la sua condanna. Se Hitler era
favorevolmente ben disposto verso Mussolini tutto il vertice nazista era al
contrario contro sia esponenti fascisti italiani sia contro L'Italia in genere,
I Germania le considerazioni negative e le accuse erano tante, la più
importante delle quali era quella che il 25 luglio 43 nessun fascista difese
non solo Mussolini caduto in mano ai suoi avversari ma tutto il fascismo sia
come voi movimento politico che come regime. Nessuna opposizione armata, nessun
combattimento, in pratica una resa senza condizioni. Queste accuse all'indomani
della proclamazione della Repubblica Sociale Italiana, divennero le linee guida
e la base dei rapporti che si avranno dal settembre del 43 fino al 45 tra i
tedeschi e gli italiani. Un rapporto di sudditanza del neofascismo che si ebbe
in tutti gli aspetti della vita politica e della conduzione della guerra. In
questo contesto il comportamento dei tedeschi nei confronti dei loro alleati
fascisti fu sempre altezzoso, di disprezzo, con a base sempre il tornaconto
germanico.
Vedremo di seguito i criteri che l’Esercito tedesco adotto in
Italia nella conduzione della guerra, all’origine delle violenze e delle stragi
che costellano tutto il periodo della loro presenza in Italia.
I Carabinieri si trovarono quindi ad operare con un elemento
tedesco ostile agli italiani a qualunque parte essi appartenessero compresi i
neonati fascisti repubblichini
Su piano interno i neonati fascisti repubblichina erano, per
loro natura, ostili ai Carabinieri in quanto era nota la loro fedeltà al Corona
e a Casa Savoia in particolare; questo era un dato oggettivo frutto della
conoscenza e della tradizione che l'Arma aveva in Italia-
Per chi voleva
scardinare le fondamento dello Stato e fondarne uno totalmente nuovo, da Regno
a Repubblica, certamente non poteva prendere in considerazione i Carabinieri,
come loro alleati
Pertanto i rapporti tra i Carabinieri rimasti nel territorio
della Repubblica Sociale Italiana erano improntati a diffidenza e
circospezione. Il neofascismo poi, era dominato dagli estremisti del partito,
moti emarginati nel ventennio, che adesso trovavano l’occasione di ritornare in
auge.
Il segretario generale del Partito Fascista Repubblicano,
Pavolini, nel ventennio nella cerca privilegiata del ministro degli Esteri
Ciano e di sua moglie Edda Mussolini, si rilevò un acerrimo nemico di Ciano e
vide con piacere, anche per assecondare i tedeschi, la sua condanna a morte per
tradimento ì. L’estremismo era la connotazione del neofascismo repubblichino.
Il processo di Verona, intentato ai cosiddetti “traditori” ne
è l’esempio chiaro: fu un unanime processo vendicativo e di rivalsa verso la
componente moderata e di regime del fascismo da parte della componente
estremista, di cui Mussolini stesso era prigioniero, tanto che non fece nulla
per salvare suo genero, Ciano, il padre dei suoi nipoti.
In questo contesto di rapporti non si può trascorrere un
episodio fondamentale del periodo iniziale della vita della Repubblica Sociale
Italiana: la deportazione dei Carabinieri da Roma il 7 ottobre 1943 voluta dal
capo delle SS di Roma, Kappler è dai suoi per sgombrare il campo al fine di
attuare il grande rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943 in cui furono
deportati oltre 1000 ebrei romani di cui solo 14 ritornarono.
Con i Carabinieri a Roma questo non sarebbe successo. Infatti
l'operazione fu condotta dalla PAI Polizia Africa italiana e da altre
componenti la polizia della RSI. I tedeschi, impegnati a fondo sul fronte
meridionale, non avevano le truppe per eseguire queste operazioni.
Altro episodio significativo che occorre citare è la
fucilazione del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto. Assunto oggi a simbolo della
situazione di come la popolazione era in balia dell’occupante tedesco, senza
nessuna tutela e protezione. Per comportamenti non certo edificanti un gruppo
di militari germanici provocarono una situazione in cui uno di loro perse la
vita. Il comando tedesco ritenne questo responsabilità della popolazione civile
e, pertanto, diede vita ad una rappresaglia rastrellando 22 civili. Accusati di
aver provocato la morte del militare tedesco furono condannati a morte.
E il canovaccio della maggior parte degli eccidi che si hanno
dal settembre 1943 alla fine della guerra: morte di uno o più militari
germanici, accuse alla popolazione civile, rappresaglia, rastrellamento,
condanna dei rastrellati senza processo, fucilazione
In quel 22 settembre del 1p43 la strage fu evitata per il
sacrificio del Vice Brigadiere Salvatore D'Acquisto che si autoaccusò
dell’accaduto. Il comando tedesco, pur consapevole della estraneità per
evidenti motivi del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto ai fatti lo fucilarono lo
stesso.
Salvatore d’Acquisto e la sua fucilazione sono il prototipo
del comportamento dell’esercito tedesco, della assenza di qualsiasi presenza a
difesa di inermi civili e del ruolo che anche individualmente i Carabinieri
scelsero per essere fedeli a sé stessi.
Era iniziata, la “guerra ai civili” da parte di Tedeschi e
poi dei Fascisti repubblichini, in cui i Carabinieri, invisi sia agli uni che
agli altri, scelsero di stare dalla parte dei “civili”. Il rastrellamento del 7
ottobre a Roma, Salvo D’Acquisto agli albori della guerra di liberazione, sono
i prodomi di scelte che portarono poi a Fiesole nell’agosto 1944.
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LINEAMENTI
PER IL FUTURO
La via
indicata:
“l’aver inteso, senza lo ritener, non fa
scienza”
Nel Precedente Report 2014 –
2019 E nel Report 2019 - 21 si scriveva:
“Le prospettive che si presentano al CESVAM nel breve e nel medio
termine sono incentrate su tre eventi fondamentali: il primo, l’anniversario
della traslazione del Milite Ignoto che cade il 4 novembre 2021; il secondo il
Congresso Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il terzo, che è
conseguente al primo, la preparazione per le celebrazioni del centenario della
fondazione del Nastro Azzurro, che cade nel 2023.” Il CESVAM ha seguito le
linee maestre indicate.
Nel quadriennio 2021 – 2025
si è affermata in maniera netta la demarcazione tra le attività di carattere
ricreativo-rievocativo-associativo dell’Istituto e le attività di ricerca e
studi del CESVAM. In varie sedi si è dibattitto di questo aspetto, che ormai ha
assunto una connotazione chiara. I livelli di ambizione nei rispettivi campi
sono di qualità diverse e questo ha portato a constatare che tante iniziative
CESVAN sono naufragate proprio per non aver capito la sostanziale differenza
che esiste di come di intende la
partecipazione all’Istituto. Senza entrare nei particolari, occorre che il
CESVAM prenda misure chiare nel momento in cui determinate significative
vengono messe in atto. Se il CESVAM vuole sopravvivere deve essere se stesso.
Nel 2025 si è adottato il motto “l’aver inteso, senza lo
ritener, non fa scienza” parafrasando
Dante Alighieri. Fermo restando la estrema attenzione nel valutare i
soggetti fisici con cui si viene a collaborare, circoscrivendo ogni contatto
con gli esponenti che intendono l’Istituto come una associazione non si sa se
combattentistica o civile o d’arma, tutte le collaborazione devono essere
improntate alla ricerca post universitaria pura, in cui lo sviluppo dei
progetti e la cura dell’offerta formativa
dei master sono le linee dominanti. Chi non ha le qualità e le capacità
per seguire questa linea non può essere parti attiva del CESVAM. Altro per il
futuro non si può indicare, in quanto si constata che la crisi del mondo
associativo militare è gravissima, la crisi di adesioni costante e sempre più
grave, l’allargarsi di aspetti ideologici di uguale o di segno contrario sempre
più diffusi, iniziative di basso livello di contenuti proposte con i nuovi
mezzi di divulgazione da chi fa prevalere più la apparenza che la sostanza
vivono non di luce propria prende sempre più piede.
Le prospettive sono quindi a
tutto tondo. Le tre fasi “L’aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza”
.sono collegate indissolubilmente tra loro. Nessuna vive da sola. “Ne l’aver
Inteso”, ne “lo ritener”, entrambe devono divenire “Scienza”.
Solo la correlata successione
di queste tre fasi è CESVAM. Senza fare scienza, quindi, il CESVAM non ha ragione d’essere.
DIBATTITI
Frammentazione della coscienza
Sergio Benedetto Sabetta
Dalla fine
della Guerra Fredda si sono succeduti una serie continua di conflitti in un
apparente periodo di pace che ci fanno porre delle domande.
Negli esseri
viventi vi è una coscienza nascosta quando si percepisce ma non si è
consapevoli, in una dissociazione tra percezione e sensazione quale
consapevolezza, solo nel momento in cui i due termini si riuniscono si ha la
consapevolezza della distinzione tra il mio e l’altrui essere, in altri termini
si ha la coscienza esplicita, ovvero una intelligenza cosciente.
Il
riconoscimento reciproco risulta più facile tra simili, ovvero tra coloro che
possiedono gli stessi valori in una omogeneità culturale (Hegel), tuttavia la
società omogenea può sfociare nell’estremismo di un nazionalismo esasperato di
lingua, religione, razza, creando una distopia questo comunque non esclude
anche in assenza di una omogeneità totale delle simmetrie locali mediante una
associatività.
Il male può essere
naturale o morale, ossia umano, (etica), la tecnologia tuttavia ha fatto sì che
molto del male naturale sia diventato umano, ovvero morale, dipendendo da una
decisione ossia valutazione cosciente.
Se in
Socrate il male è conseguenza di una mancata conoscenza quale mancata
educazione (Paideia), per Hobbes l’umanità è sì intelligente ma anche cattiva,
per cui alla Paideia occorre aggiungere la legge (Nomos) intesa non solo in
termini repressivi ma anche quale organizzazione di una società migliore, infatti
un ulteriore elemento che favorisce la malvagità è la disorganizzazione
proveniente dal Caos.
Elemento
portante dell’organizzazione, come della Paideia e del Nomos, è l’informazione
che nel dare risposte alle domande supera l’insipienza derivante dall’incertezza,
infatti l’ignoranza non è che la mancanza della domanda, pertanto
l’insegnamento è quindi abituare a porsi domande, tanto domande giuste che riflettere sulle eventuali domande mancate.
Il porsi
domande a vicenda diventa in questa ottica un arricchimento nascendo la
conoscenza dalla domanda a cui la risposta fornisce il perché, da cui se ne
deduce che l’informazione inquinata impedisce il giudizio sulla realtà deviando
l’etica, essendo questa basata sull’informazione.
In una
struttura complessa la quantità di energia necessaria al fine dell’elaborazioni
dei calcoli per la conoscenza cresce con la complessità (Teoria della
complessità), in questo processo punto focale è l’astrazione del modello su cui
applicare la domanda quale realtà, ossia trarre la funzione per paragonarla
mediante parametri al modello prescelto.
La risposta
dipende dalla domanda per cui si avranno modelli diversi, da qui ne derivano
tre rischi:
1) Domande sbagliate, perdendo di vista
l’oggetto della domanda;
2) Domande irrilevanti ;
3) Domande parziali.
Dobbiamo altresì considerare che
l’intelligenza viene bloccata da una sovra informazione deviata, vi è comunque
nell’intelligenza una responsabilità della conoscenza, tuttavia nella modernità
l’autorità è performativa, indipendente dalla conoscenza ed è costituita da tre
elementi: l’apparenza, la coerenza narrativa e la sicurezza nel manifestarsi al
pubblico.
La sicurezza è di per sé
magnetica, si parla per slogan e frasi
semplici, nell’attuale età di confusione la sicurezza è l’elemento
fondamentale, ma la confusione determina una economia nell’attenzione fondata
sulla frammentazione dell’impulso, privo di ragionamento.
Questo favorisce gli elementi che
agiscono emotivamente e non con coscienza e cultura, strategicamente, colui che
nell’agire senza incertezza sa apparire, quindi attira, rafforza il potere
legittimandolo e senza metterlo in discussione, nell’occupare il potere, si
mette all’altezza della massa. Afferma Nietzsche che la vita ricompensa il
coraggio ma punisce il saggio, infatti essa premia l’azione che casualmente
risolve, così che il sistema viene a premiare il coraggio indipendentemente
dalla saggezza nel caos.
Se per Platone dobbiamo rivolgerci
alle idee per superare le contraddizioni che sono in noi, Cartesio e Kant
affermano sull’insegnamento platonico che noi non conosciamo la realtà, ma la
semplice sua rappresentazione, pertanto dobbiamo porre domande alla Natura per
ottenerne risposte, nasce la scienza moderna di Torricelli, Copernico, Galileo,
Newton, da cui l’affermazione di Hegel che quello che è razionale è reale, come
simmetricamente quello che è reale è razionale.
A questa rappresentazione della
Natura si contrappone Schopenhauer il quale afferma agire la Natura per se
stessa, forza irrazionale senza scopo, dove il corpo è bisogno e desiderio,
figure della mancanza, ma dai desideri soddisfatti nascono altri desideri fonte
di fatica e dolore, quindi si genera nella prospettiva del sé ma in realtà per
la potenza della specie, i cui elementi corporei sono aggressività e sessualità
ai quali si contrappone la compassione, l’arte e l’ascesi, ponendo l’essere
fuori dal tempo e dal desiderio, contro la volontà della Natura.
Freud riconosce a Schopenhauer il
merito di avere inventato la psicologia alla quale lui ha solo aggiunto i dati
medici, dove nel dovere subentrare l’Io all’Es, in un passaggio dal piacere
alla realtà mediante il lavoro, Freud ha trovato le regole per governare
l’inconscio.
Nietzsche osserva che per vivere
l’essere umano ha bisogno di un senso in contrapposizione alla morte che è
l’implosione del senso, Prometeo ha donato la tecnica e quindi l’illusione,
quella che Platone definisce la razionalità quale rimedio alla tragicità dove
l’idea nel superare l’inganno dei sensi svela la realtà mediante l’astrazione.
In Nietzsche la ragione è un sistema
fondato sul principio di non contraddizione, arte della designazione non
equivoca, essa deve condurci fuori dall’imprevedibile, la ragione è quindi
prevedibilità, ossia la causalità uscendo per tale via dall’angoscia
dell’imprevedibile, tanto che anche la mitologia può essere vista come ricerca
delle cause.
Abbiamo visto che nella stabilità
della prevedibilità si ha la sicurezza e il benessere, fuori
dall’incalcolabile, ma in essa si ha anche l’identità frutto della certezza
proveniente dalla società, ovvero dal rapporto relazionale, la scienza nata da
Cartesio non è che una ulteriore precisazione del calcolabile derivante dal
mondo delle idee di Platone al fine di definire la realtà.
La verità per Platone è la corrispondenza
tra l’dea e l’oggetto, ad essa si contrappone Nietzsche per il quale è una
costruzione al fine di potere vivere nel mondo e come tale una forma di salute, ossia di vita, tuttavia essa è epocale e non
eterna. Ragione e verità non coincidono, la ragione permette la costruzione di
una serie di regole per una comunicazione non equivoca, così da permettere una
connessione che ci eviti l’imprevedibilità.
L’informazione è costituita dai
“dati”, intesi come differenze, dalla “sintassi”, differenze ordinate secondo
regole, e “semantica”, significato, essa ha una sua tridimensionalità data
dall’essere nel mondo, per qualcosa e su qualcosa, nell’attuale eclissi
dell’analogico a favore del digitale si crea una nuova identità della persona
che può essere manipolata fino ad una totale sovrapposizione che ne permette
una manipolazione completa.
Attualmente alla vecchia I.A.
simbolica, fondata su regole deterministiche di cui è possibile calcolare i
passaggi, si è sovrapposta la nuova I.A. generativa che lavorando in termini
statistici ha alte probabilità di errore con problemi di proprietà
intellettuale e raccolta casuale di dati, anche falsi ed errati, tanto che a
fronte di un 70% di risposte esatte vi sono circa un 30% di risposte errate,
circostanza che tra l’altro ha ridotto notevolmente nell’attuale momento
storico l’interesse delle imprese per la nuova I.A. generativa nonostante
l’enorme flusso di investimenti (la fine di un’epoca, Franco Bernabè,
Università di Trento, Wired Next Fest 2025), dobbiamo tuttavia considerare che
l’essere umano ha pulsioni e non istinti come gli animali, quindi ha bisogno di
educazione e di istituzioni valide.
NOTIZIE CESVAM
in occasione della mostra "Viaggio in Italia. Alla scoperta del patrimonio culturale ebraico", il MEIS propone nel suo bookshop (via Piangipane 81, Ferrara) la serie di incontri gratuiti “Scatti di storia”: conferenze dedicate ai grandi maestri della fotografia che con il loro obiettivo hanno raccontato momenti cruciali della storia e i cambiamenti sociali italiani e internazionali.
Ci vediamo il 4 dicembre alle 17.30 con l'appuntamento dedicato a Roman Vishniac, biologo e fotografo russo che immortalò con i suoi scatti unici la vita degli ebrei dell’Europa Orientale prima della Shoah. Tra il 1935 e il 1938, infatti Vishniac venne incaricato dalla sede europea del Jewish Joint Distribution Committee (JDC) di Parigi, la più grande organizzazione umanitaria ebraica al mondo, di fotografare le comunità ebraiche impoverite in tutta l'Europa orientale. Quello che ne emerge è una testimonianza preziosa: i volti di decine di uomini, donne e bambini la cui vita sarà spezzata qualche anno dopo dalla deportazione nazista.
A tracciare il profilo di Vishniac sarà Daniela Scala del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea con l’ausilio del documentario “Vishniac”, firmato dalla regista Laura Bialis e con la produzione esecutiva di Nancy Spielberg, sorella di Steven e sua partner in tantissimi film.
L'incontro è gratuito. La prenotazione è fortemente consigliata chiamando il numero 342 5476621 (attivo da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00) o scrivendo a eventi.meis@orologionetwork.it.
Altro punto positivo sono le nuove iscrizioni ai Master, con una affluenza ed una qualità degni di nota. Anche qui occorre essere ferrei nel mantenere gli standard adottati fino ad ora. L'Ultima sessione di laurea, a metà novembre, ha confermato la bontà dell'approccio, tanto che tutti i laureati hanno mostrato l'intenzione di collaborare con il CESVAM.
Su questo abbrivio, le opportunità da cogliere sono molteplici. La stragrande maggioranza dei componenti del CESVAM proviene da ambienti lontani dal nostro ed hanno conosciuto nei suoi termini sia l'Istituto che le sue finalità istituzionali, dando vita ad una collaborazione fattiva che in certi casi supera il lustro ed oltre. Su questo approccio vale la pena di insistere.
Ovviamente ci sono le cose di segno contrario. Se ne indica una sola: il Canale YOU TUBE dell'Istituto, attivato nell'ambito del Progetto 2022/3 la Divulgazione. Su oltre 4000 soci del Nastro Azzurro, dei 83 iscritti al Canale, solo la metà ha la qualifica di socio. Ma è una cosa accettabile, in quanto la dimestichezza con le nuove tecnologie non è una caratteristica delle persone di una certa età. L'importante che sia aperto e gestito con cadenza settimanale.
All'orizzonte ci sono le solite nubi: tutte cose note a cui già si è provveduto con le adeguate contromisure ed i relativi piani alternativi. Chiudo constatando che il motto del CESVAM, "l'aver inteso, senza lo ritener, non fa scienza". anche in questo mese è stato messo in pratica. Un grazie a tutti.
(massimo coltrinari)
NOVEMBRE 2025
ARCHIVIO
MARIO PIETRANGELI
La costruzione della linea ferroviaria Massaua-Asmara, la principale ferrovia eritrea, avvenne in diverse fasi:
1887-1911: La costruzione iniziò nel 1887 e si concluse nel 1911 con l'arrivo ad Asmara.
1914-1922: Successivamente, la linea fu prolungata con il tratto Asmara-Biscia.
1994-2003: Dopo un lungo periodo di disuso, la linea è stata in piccola parte riattivata
ARCHIVIO
Il Motto rappresenta la
sintesi delle consistenza e profilo di ogni organizzazione. Nelle sue
caratteristiche deve avere quella della sinteticità e del profondo significato.
Il CESVAM ha inteso
adottare il seguente motto
“L’aver
inteso, senza lo ritener, non fa scienza”
Come noto, il passo è
in Dante, Paradiso, V., Versi 41-42, non nelle esatta sequenza come qui
presentata ed adottata, che ha assunto una sua valenza ulteriore in quanto
citato il passo da Machiavelli, nell’esilio all’Albergaccio, presso San
Cascano, momento chiave e qualificante
della vita del grande fiorentino. Sono i momenti della nascita del “Principe”,
opera fondamento della Scienza Politica moderna, che trova il suo annuncio nella ancor più
nota “Lettera a Francesco Vettori” del 10 dicembre 1513.
Pessimismo e fortuna,
lontananza dalla politica,
l”’ingaglioffamento” il colloquio
con i classici ed la “ verità effettuale
della cosa” sono i passaggi chiave della Lettera all’Ambasciatore ed amico che
è può essere adottato anche come programma che vale la pena di seguire.
L’alternanza di
“ingaglioffarsi” e di indossare i “panni curiali” sono i cardini di un
atteggiamento che dovrebbe permettere ad ogni componente del CESVAM di attuare
in modo pratico il motto sopra indicato.
La ricerca, lo studio,
l’impegno, non ha alcun senso e tutto in breve verrebbe dimenticato, se non
viene fissato nella memoria, nello scritto, nell’elaborato. Facendo questo si
fa “scienza” si costruisce e si fa “sapere”, che è la finalità ultima del
CESVAM, che è in finale rimane e deve essere sempre un Centro Studi. In questa
sequenza, che è il programma adottato si racchiudono i comportamenti di
relazione in un affinamento per step successivi che rappresentano le regole di
partecipazione al CESVAM.
DIBATTITI
Sergio B. Sabetta
Il potere,
come è stato definito, non è altro che il “controllo”, questo ancor più in
ambiti politico, ma può essere anche definito quale capacità di guidare una
“trasformazione”, da tenersi quindi distinto dal potere teologico fondato sulla
creazione.
Nel tempo vi
è stata una sua evoluzione, originariamente fino alla rivoluzione francese esso
consisteva nel controllo della realtà intesa quale possesso naturale di un
bene, prevalentemente terreni, ma già nel XIX secolo con la Rivoluzione
Industriale il potere cominciò a consistere nel possesso della tecnologia per
la produzione (Marx).
Un ulteriore
passaggio avvenne nel XX secolo dove il centro del potere si trasferì sul
possesso, non tanto dei mezzi di produzione quanto dei mezzi di informazione
che incidevano sui mezzi di produzione e sui beni, attualmente l’informazione
ha trasferito il potere principalmente nel permettere il controllo delle
risposte alle domande.
L’ultimo più
recente passaggio è il controllo dell’incertezza, ossia quali domande potere
fare e quali negare, attraverso tale griglia controllare la realtà, vi è
pertanto il rischio di un oligopolio nascosto ovvero di una ristrettissima e
non manifesta oligarchia, essendo venuta meno
la capacità competitiva tra aziende con la suddivisione preventiva del
potere tra oligarchi, così che il digitale è sfuggito al controllo sociale
della politica.
La
rivoluzione digitale si fonda sull’informazione quale manipolazione dei dati,
ossia delle informazioni, questa si fonda anche nel progettare, ossia nello
scomporre e ricomporre i dati stessi, ne deriva il rischio analogico della
realtà di sparire dietro al digitale, infatti sempre crescenti modelli digitali
si pongono in alternativa all’analogico rischiando di semplificare
eccessivamente la realtà, perdendo in tal modo una serie di dati con il
conseguente blocco dell’insieme in una eccessiva distanza dalla vita del reale.
Tuttavia il
digitale per funzionare deve necessariamente passare attraverso le strutture
analogiche (cavi, terre rare, chips), ne consegue che il digitale necessita di
una sede materiale e in essa si esercita il controllo politico sulla sovranità
digitale, ecco l’utilità dei piccoli Stati isolati nei mari, in un fallimento
del mercato in presenza degli oligopoli.
La potenza
ha necessità di affiancare al controllo il mito quale racconto, così da fondare
e legittimare la forza (capacità mitopoietica), ma questa deve essere resa
collettiva e rinsaldata attraverso la recita collettiva del rito che ricorda il
“mito fondativo”, il quale nella contemporaneità si è incarnato nel mito
infondato dell’economicismo che può vivere solo se inserito nella potenza
altrui.
La potenza
presuppone comunque un’etica, la quale non è che una possibilità di scelta tra
forme di essere, ma anche la non scelta è una scelta, la morale risulta
pertanto il perché di una scelta.
Se in
Occidente l’etica dalla filosofia antica al Medioevo è fondata sull’io, come
ripresa da Kant per il quale il bene è relativo al singolo, in Oriente secondo
l’insegnamento confuciano è la collettività che prevale.
In età
contemporanea all’etica della gente o soggetto si affianca l’etica del
ricevente ossia dell’oggetto, si passa dai doveri ai diritti ponendo al centro
la relazione tra doveri e diritti, tra soggetto e oggetto, fino
all’affermazione dei diritti della natura.
Tuttavia
questo di per sé non evita la crisi della democrazia, ridotta a populismo, con
la mancanza del Consenso, del venire meno della Cooperazione e della
Competizione schiacciata dalla suddivisione del potere tra oligarchi (teoria
delle tre C), dove la sovranità separata dalla governance viene surretiziamente
riunita nel sovrapporre procedure e diritti.
Già
osservava Heidegger che la tecnica non è che un pensiero calcolante in cui
tutto viene ridotto all’utile, all’economicismo, in mancanza di un possibile
pensiero alternativo con cui bilanciare la tecnica, da cui il prevalere della
tecnica sulla natura dove l’essere umano finisce per esserne incluso diventandone
un semplice elemento.
La verità si
riduce all’efficacia, che diventa accumulo nello sfruttamento della natura,
dove la tecnica quale elemento più alto della razionalità attraverso il calcolo
non soddisfa più il bisogno reale ma lo scambio, così da sostituire la ratio al
logos.
Se
nell’economia vi è ancora il riflesso della passione, a un livello superiore la
tecnica riduce tutto ad efficienza e calcolo, in un pensiero unico dove
l’essere umano sposta la propria identità esclusivamente sul ruolo.
ARCHIVIO
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IL PERIODICO
IL NASTRO AZZURRO
Periodico Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro
“Le precedente Report si
scriveva : Il Periodico, che attualmente esce bimestralmente, rappresenta la
tradizione dell’Istituto del Nastro Azzurro come pubblicazione ed in quanto
tale non è nelle competenze del CESVAM.
Il Periodo è espressione di
tutti i soci, nelle loro variegate forme di partecipazione ed è lo specchio ed
immagine dell’Istituto. L’Editoriale del Presidente rappresenta il riferimento
della politica dell’Istituto ai fini della attuazione dei dettami statutari.
Rappresenta la espressione
più genuina dell’associazionismo combattentistico e d’arma che l’Istituto ha
come sua componente e, quindi, sotto questo aspetto è rivolto verso il mondo
associativo militare in tutte le sue forme.
E’ la vetrina delle attività
della presenza sul territorio di tutte le attività che le Federazioni, le
Sezioni ed i Gruppi svolgono, manifestando con la loro presenza anche fisica
l’attaccamento ai valori patri ed alla tradizione.
L’assoluta sinergia tra le attività del CESVAM ed il Periodico “Il Nastro Azzurro” è uno dei fattori di forza e di successo dell’Istituto. La mancanza assoluta di competizione e tantomeno di rivalità o confronto sono un esempio di armonia tra componenti diverse, di concordia e fraternità di intenti che supera in ogni momento quelle forse dissolventi che variegatamente sono emerse in passato ma che oramai sono state assorbite con atteggiamenti intelligenti e superiori
Il CESVAM vi partecipa con il
Direttore protempore inserito in seno al Comitato di Redazione e con quattro
pagine di informazioni, che rappresentano uno dei modi di contribuire alle
attività dell’Istituto del Nastro Azzurro nel settore associativo
combattentistico.
I contenuti delle pagine sono variegati, con
interventi di carattere storico e geopolitico dei componenti del CESVAM, nella
misura richiesta dalla Direzione Editoriale, e con interventi sulle attività
del CESVAM.
Il CESVAM contribuirà in modo
concreto e massiccio affinchè il Periodo “Il Nastro Azzurro” possa continuare
questa sua funzione, specialmente in quella supplettiva della edizione del
Calendario Associativo, di lunga tradizione e impatto fra i soci di notevole
spessore.”
Nel quadriennio 2021 -2025 occorre registrare due importanti novità La prima è diventata stabile da parte del CESVAM la collaborazione al Periodico con la copertina delle prima 4-6 pagine del Periodico. Le prime due ospitano sempre l’INFOCESVAM nella sua edizione integrale, oltre ad artic0li e note riguardando la attività di editoria e pubblicazione. La seconda riguarda l’alternanza nei numeri pari (2,4,6) della pubblicazione in IV di Copertina del periodo della edizione di una pubblicazione del CESVAM. Questo è iniziato nel 2022 ed ancora oggi continua. Il pratica si è creata una ulteriore possibilità di divulgazione delle attività CESVAM
DIBATTITI
Sergio Benedetto Sabetta
Premessa
In questi anni al volgere del nuovo millennio si è ripetuto
in termini similari quello che accadde a cavallo tra i XIX e il XX secolo, a
cui ad una fase di euforia seguì la disgregazione violenta degli equilibri
politici.
A fine ‘800
una notevole esaltazione aveva fermato le società industrializzate europee,
positivismo e tecnica promettevano una crescita infinita con un coinvolgimento
mondiale, l’Europa ne sarebbe stata guida e principale beneficiaria attraverso
i suoi immensi imperi coloniali.
Tuttavia già
a partire dai primi anni del ‘900 si aprirono le prime crepe, conflitti che
apparivano lontani e limitati quali la guerra del 1905 Russo-Giapponese, le
guerre balcaniche, la crisi di Agadir e la guerra Italo-Turca per la Libia, a
cui si affiancarono opposti blocchi di potenze europee.
Una
crescente conflittualità prese piede, alla quale seguì l’esaltazione della
forza quale strumento diplomatico di coesione e risoluzione dei conflitti.
Tutto fino al precipitare nella catastrofe della Grande Guerra, dove la
stabile centralità dell’Europa si dissolse insieme a quattro Imperi, con un
conseguente vuoto di potere e iniziò ad essere riempito oltre Oceano e la
conseguente creazione di una continua instabilità, depressione a cui si
affiancò l’abitudine alla violenza quale metodo fino al crollo della 2° Guerra
mondiale e al definitivo ridimensionamento dell’Europa.
Analogamente
in questi anni vi è stato un progressivo diffondersi della sfiducia su una
inesorabile crescita del benessere e della pace nel mondo a direzione USA,
attraverso la sola globalizzazione economica della quale gli USA erano gestori
ultimi.
Una serie di
conflitti nel mondo di cui era difficile la soluzione hanno indotto gli USA ad
uscirne, indebolendo ulteriormente la fiducia nel modello globale.
L’impoverimento
della stessa classe media americana, oltre alle nuove ideologie californiane in
opposizione al precedente modello fondato sull’assimilazione hanno indebolito
la coesione della Nazione in termini di potenza, favorendo il ridimensionamento
degli USA secondo una nuova teoria di Monroe.
Questo può
pertanto in una nuova più ampia conflittualità ridurre ulteriormente
l’Occidente nel suo insieme, favorendo i nuovi centri di potere, Cina e India
in primis.
L’Italia nel Mediterraneo
Cento anni
fa, in questi anni, avveniva la riconquista della Libia già sottratta
all’impero turco con la guerra del 1911 insieme al Dodecanneso in parte persa
per le rivolte delle tribù berbere durante la Grande Guerra, dove lo sforzo
principale era diretto contro l’Austria-Ungheria.
Attualmente
vi è un nuovo riprendersi spazi economico-strategici da parte della Turchia, la
quale nel volere riaffermare una propria area economico-imperiale di influenza
dal Mar Nero al Caucaso, dal Mar Rosso al Mediterraneo interviene nelle aree
critiche tanto finanziariamente che materialmente con uomini e mezzi.
In questo
suo dinamismo nel Mediterraneo si è insediata, oltre che nella parte orientale del Mar Egeo in Siria ed Iraq, anche nei
Balcani in particolare nell’Albania al di là dell’Adriatico, per non parlare
della Tripolitania a cui recentemente si è aggiunta l’infiltrazione in
Cirenaica dove erano già presenti russi ed egiziani.
Sebbene
alleati vi è una competizione economica e di risorse da tenere presente, basti
pensare al gas e al petrolio.
Sorge quindi
la necessità di controllare le sponde del Mare Mediterraneo, ossia le vie marittime
congiunzione tra gli oceani, si deve considerare che per i mari passano l’85%
delle merci mondiali, d’altronde le sponde libiche tagliano il Mediterraneo a
metà permettendone il controllo.
In questo
occorre preparare e possedere una forza militare credibile, non tanto per
essere usata in conflitto aperto quanto per dare credibilità all’attività
diplomatica e alle trattative che ne conseguono circostanza che ha indotto sia
la Turchia che la Francia a tendere verso l’assimilazione piuttosto che
l’integrazione al fine di rendere omogenea la popolazione in caso di conflitto,
secondo una visione di potenza.
Dobbiamo
comunque sempre tenere presente che siamo entro la strategia americana, tanto
che il Memorandum del 2019 sottoscritto dall’Italia relativo al piano cinese
della Via della Seta ha provocato uno scontro con gli USA, in quest’ambito, in
termini più limitati, manteniamo comunque una capacità di manovra tattica nel
bacino del Mediterraneo ed entro l’UE,
di cui non dobbiamo mai dimenticare i vari interessi nazionali interni
che l’agitano impedendone un’azione efficace unitaria.
Questo
comporta la necessità di pianificare una propria strategia nazionale da
mantenere sostanzialmente costante nonostante le vicissitudini politiche
interne, il problema è la nostra frammentarietà culturale che tende ad
appoggiarsi per gruppi ai vari interessi stranieri al fine di prevalere nei
conflitti interni, mentre per l’estero con una visione salvifica si demanda la
difesa agli USA e gli interessi economici ad alleanze con i vari potentati.
Abbiamo
osservato che l’UE è un’idea economica più che politica, dove le varie entità
spesso confliggono sul piano storico-strategico, anche per le manifeste
divisioni tra le varie Europe, Nordica, Baltica, Mediterranea, Orientale e
Balcanica.
Pertanto ad
una proiezione sul Mediterraneo in termini economici e difensivi deve
affiancarsi una proiezione verso l’Europa al fine della creazione di una
propria area di influenza necessaria sia in termini economici che politici
nelle continue trattative a Bruxelles.
Questo
necessita di una chiara direzione, come nel caso dei francesi che hanno agito
in termini aziendalistici pianificando l’acquisto di importanti aziende
italiane, espandendo così, tra l’altro, la base politico-economica nelle
trattative entro l’UE, in particolare con la Germania.
Anche con la
Germania vi è un rapporto di influenza essendo la pianura padana strettamente
collegata economicamente alla Baviera attraverso il Brennero e l’Austria,
circostanza che conduce a spaccare l’Italia all’altezza circa della vecchia
Linea Gotica, memoria del 1944/45.
Tuttavia
avere una propria strategia e la
conseguente area di influenza conduce a cambiare la propria pedagogia,
impegnandosi in un percorso faticoso e costoso finanziariamente, almeno
all’inizio, non gradito da una popolazione anziana e da giovani generazioni
prevalentemente disabituati alla fatica di un impegno quotidiano.
Giovani che
peraltro sono nella tecnica e come tali ne diventano elemento molto efficiente,
ma anche privati della capacità di una propria analisi , in quanto un “elemento” e come tale affascinati da
soluzioni ideologiche semplicistiche provenienti dagli USA.