Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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domenica 31 marzo 2024
sabato 30 marzo 2024
Editoriale Il Nichilismo dei Giovani
Riprendiamo un passo
dell’articolo di Guglielmo Galloni, pubblicato su LIMES, nel quadro del nostro approccio sulla
comunicazione e del dibattito che si sta
sviluppando in seno al CESVAM
“A distanza di anni e
di innumerevoli discorsi fatti sulla importanza della pedagogia nazionale,
LIMES constata come in Italia non sia ancora possibile pensare che dove non
arriva la famiglia possa arrivare la scuola. La scuola italiana non sembra avere né proporre alcun metodo. Mentre
il mondo cambia essa è rimasta ferma e sembra aver perso la sua anima[1]. Non
riflette sulla evoluzione del mondo giovanile, sui nuovi linguaggi, su come i
paradigmi culturali contemporanei vadano convertiti dentro le aule. Al
contrario, vanta un feticismo per i numeri che si concretizza nell’ossessione
dei voti e dei giorni mancanti a “finire il programma”. La possibilità di
formare persone, e non solo studenti capaci, è assai remota.
Forse perché, per molti, il mestiere dell’educatore è un ripiego.
Per un professore non esiste carriera, né merito.
Anche chi lavora male ha il posto assicurato. Gli stipendi sono bassi e l’età media è tra le più alte in Europa. Si studia certo, e di più rispetto ad altri paesi europei, ma la maggior parte dei ragazzi non ha consapevolezza di cosa studia e neanche ne capisce il senso. Avviene con matematica, fisica, greco, latino e filosofia, persino con la storia, materia che più di tutte dovrebbe fornire le chiavi di accesso alla comprensione del ruolo dell’Italia nel mondo[2]. E invece sui libri di tanto in tanto sono dedicate al racconto delle sconfitte nazionali, quando si parla di mito associato all’Italia, si torna ai fasti dell’impero romano, non si usano gli atlanti.[3] Il Risorgimento, periodo simbolo della unificazione nazionale , cuore del pensiero di Cavour, Mazzini, Crispi, D’Azeglio e Gioberti, dell’Inno di Mameli, e dell’opera lirica, simbolo della intesa tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II[4], viene relegato a poche pagine. La costruzione della Repubblica dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale viene trattata a fine programma dell’ultimo anno, quando ormai sono tutti stanchi e spaventati dall’esame di maturità.
Non esiste approccio più sbagliato per innescare un sentimento di apatia non tanto nei confronti della storia in sé, quanto nei confronti del proprio paese, dello spirito di sacrificio e della sofferenza che gli italiani hanno patito nel corso degli anni. La Scuola dovrebbe animare il desiderio di sapere, mettendo a confronto nel presente, il passato con il futuro. Chi eravamo, chi siamo, dove andiamo. E’ invece……..”
Da: Guglielmo Galloni, C’erano una volta i giovani: come rianimarli, in LIMES, Rivista Italiana
di Geopolitica, Una Certa Idea dell’Italia,
n. 2 del 2024, pag. 101-106[5]
Invito tutti a leggere
l’articolo completo, per avere qualche idea in più per riuscire a colloquiare
con i giovani, nel quadro generale del ripensamento sui modi e metodi in essere, tema che il CESVAM intende portare alla attenzione generale dell'Istituto.
Massimo Coltrinari
[1] R.
Borzotto, R. Cetera, L’anima della Scuola, Milano, 2023, San Paolo.
[2] E
QUADERNI aggiunge, anche la Geografia,
in tutte le sue componenti ormai cancellata da ogni programma. Materia questa
basilare per comprendere il Pianeta in cui vivi e come saperti muovere in senso
spaziale. L’assurdo poi è constatare che termini come “geopolitica”, “geostratetegia”,
“geopolitica” molto in voga nei dibattiti in cui chi li usa spesso sa di
economia, politica e strategia ma ignora la geografia.
[3] Vds nota
precedente
[4] E
QUADERNI aggiunge: equilibrio magico tra forze democratiche e progressiste e
forze moderate conservatrici nell’interesse superiore di tutta la collettività,
quello che oggi nella vita politica nazionale è difficilmente riscontrabile,
con il prevalere dell’interessi di parte e di qualcheduno.
[5] Nell’occhiello
si legge: non sanno qual è il loro posto
nel mondo perché non hanno gli strumenti necessari a capire cosa li circonda.
Troppi adolescenti crescono senza famiglia e senza scuola. Il tramonto del
padre. Come ricostruire una identità comunitaria.
venerdì 29 marzo 2024
Copertina . Marzo 2024
Anno LXXXV, Supplemento on line, III, 2024, n. 97
giovedì 28 marzo 2024
Giorgio Madeddu Cartolina VI Congresso Generale Palermo Ottobre 1934 XII
ARCHIVIO
La Cartolina riporta sul verso la raffigurazione di San Giovanni degli Eremiti a Palermo (con indicazione N. 2 che molto probabilmente la Cartolina era parte di una serie)
Sul retro la dizione
messa con un timbro successivamente
VI Congresso Generale Istituto Nastro Azzurro Ottobre 1934 XII
(Collezione dell’Autore)
mercoledì 27 marzo 2024
Rivista QUADERNI. n. 1 del 2024. Nota redazionale
NOTIZIE CESVAM
Come da prassi il numero si apre dando spazio ad un evento che ha coinvolto le scolaresche. In questo caso la celebrazione del centenario ad Arezzo che ha visto protagonisti gli alunni della 3c del Liceo “F. Redi”.. Sempre come prassi, lo spazio seguente è dedicato ad un progetto che è ha visto già interventi nei precedenti numeri. La prigionia austriaca in mano italiano in Sardegna. Sono pubblicati una serie di articoli predisporti da Giorgio Madeddu nelle more di questo progetto finalizzata anche alla sensibilizzazione di Enti Comuni ed Autorità a sostenere piani di recupero di fonti materiche che il tempo sta inesorabilmente cancellando.
Nella parte dedicata alla “memoria” Carlo Bosotti propone la
vicenda della corazzata “Roma” nel quadro della crisi armistiziale del 1943, A
Valerio Gadaleta un profilo di Luigi Cadorna, sintesi della tesi di laurea di
Master, a premessa di ulteriori ricerche ed approfondimenti, Mario Pietrangeli
e Leonardo Leonetti una fonte materica interessante, ovvero il monumento
all’Arma del Genio a Trani, infine una riflessione di Sergio Benedetto Sabetta
su Macchiavelli.
Frutto di una bella iniziativa voluta da Giovanni Riccardo
Baldelli, Tommaso Rossi ci presenta i decorati umbri nelle due guerre mondiali,
quadri di eroismo che non devono essere dimenticati, a chi segue un'altra nota
dedicata al sacrifico in nome della libertà, dedicata ad Eugenio Arrigo
Scarponi proposta da Marco Montagnani. Nella parte dedicata all’attualità, Demetrio
Delfino ci propone la nota, sintesi
della sua tesi di laurea al Master, dedicata alla nascita dello Stato di
Israele con risvolti che oggi assumo un rilievo degno di nota. A cui segue una nota di Gian Giacomo Migone, che riverbera la stessa
tematica; chiude questa parte Antonio Trogu presentando una rea di crisi in uno
dei suoi aspetti più eclatanti: la realtà ed i sogni del popolo curdo.
Nelle rubriche che seguono, faccio notare che la Rivista
riceve svariati articoli che sicuramente troveranno spazio, ma prego gli autori
di avere pazienza data la cadenza della medesima. La tentazione è molto forze a
passare al bimestrale, essendo assicurato l’apporto dei contributi, ma i risvolti di tempo e
finanziari frenano questo possibilità realizzativa.
Strigate ed essenziali le notizie del CESVAM, rinviando i
dettagli ad INFOCESVAM, bimestrale, che riporta, da gennaio 2024 l’Annesso
dedicato all’Albo d’Oro a cadenza mensile. Gli indici di QUADERNI ON LINE sono
solo indicati e non riportati, per la nota mancanza di spazio, ma con
riferimenti precisi dove trovarli In questo numero si è trovato spazio maggiore
per la rubrica dedicata al Valore Militare attraverso la Cartolina Postale
Militare, rubrica che dal primo numero chiude la Rivista
Da ultimo, ma non ultimo, il tema dell’Editoriale. Il
presidente Nazionale prende in considerazione un nuovo dominio di ricerca:
quello del valore militare riconosciuto attraverso la concessione di
riconoscimenti al valore di forza armata. Vecchia tradizione militare italiana
che è stata rinverdita metà degli anni settanta del secolo scorso. Daremo conto
degli sviluppi di questa idea nei prossimi numeri
(Massimo Coltrinari)
martedì 26 marzo 2024
Gli Italiani e la Guerra di Liberazione 1944 L'anno difficile
DIBATTITI
Le scelte di campo sono terminate
Il
trauma della crisi armistiziale del settembre 1943 produsse i suoi effetti per
anche nel mese di ottobre, di novembre e di dicembre. Con la fine dell’anno era
ormai chiaro a tutti che l’Italia era divisa in due, che eserciti stranieri si
combattevano sul suolo nazionale e che vi era una parte di italiani che
operavano a favore di una coalizione ed una parte che operava per l’altra. Nel
mezzo la massa di coloro che cercavano solo di sopravvivere. Molti di loro
adottarono una forma di attesa, per vedere chi avesse prevalso, altri si
adattavano alle circostanze e cercavano di approfittarne per migliore la
propria posizione, altri sopravvivevano e basta, nelle tantissime difficoltà
che la situazione presentava. Erano giorni tristi, difficili e in qualcuno si
fece strada che il peggio doveva ancora avvenire. Le popolazioni meridionali
erano leggermente avvantaggiate, in quanto il regime alleato era più
tollerante. Il mercato nero fioriva, i vincoli sociali si stavano allentando, e
l’autorità statale era molto labile, ma nella sostanza si sopravviveva senza
patemi d’animo e apprensioni. Nel centro e nel nord Italia la popolazione era
presa tra l’azione tedesca di occupazione e repressione e l’azione dei
repubblichini di Salò animati da una grande voglia di ricostruire un fascismo
che tutti, in un modo o nell’altro, anche inconsciamente, ritenevano che avesse
fallito. Era iniziata la caccia ai “traditori”, a qualcuno a cui dare la colpa
di tanti disastri e punirlo; nel contempo cercare di agire in modo tale che
l’idea fascista, pura e scintillante, potesse essere finalmente realizzata.
Tutti erano chiamati a vivere “pericolosamente”, ma nella realtà erano
estremisti più velleitari che reali, in quanto tutto dipendeva dai tedeschi e
dall’andamento della guerra, che peraltro non si sarebbe decisa in Italia.
(massimo coltrinari)
lunedì 25 marzo 2024
Fattori Endogeni nella crisi organizzativa
DIBATTITI
Ten. cpl. Art. Pe. Sergio
Benedetto Sabetta
Appare
incontrovertibile che i fattori di crisi possono essere sia esogeni che
endogeni, ma è opportuno soffermarsi sugli aspetti interni in particolare
personali, i quali sono i più subdoli e difficili da individuarsi vista
l’adattabilità degli interessati.
Si deve
tenere presente che come in un organismo vivente ospite il virus, una volta
entrato, si libera del proprio involucro, scopre i propri geni e induce
l’ospitante a fabbricare le proteine virali da assemblare, altrettanto avviene
con le persone negli ambienti lavorativi dove esplicando la loro personalità
più recondita possono indurre a cambiamenti comportamentali opportunistici le
persone con cui sono in contatto, circostanza ancor più devastante se coloro
che influenzano sono di livello superiore.
Dobbiamo
considerare che solo la presenza di un sistema complesso, ossia l’interagire
delle persone in un ambiente strutturato, permette ai soggetti portatori di
valori negativi per l’organizzazione di esplicare le proprie funzioni, in
quanto tali soggetti acquistano consapevolezza solo agendo su altri.
La loro
virulenza si manifesta non prima di avere raggiunto una determinata densità, in
altre parole dopo aver modificato o creato le opportune colleganze, come nei
biofilm i microrganismi subiscono trasformazioni tali da indurli a
specializzarsi, così nelle organizzazioni i gruppi patogeni aggressivi tendono
a specializzarsi creando strutture interne e parassitarie rispetto alla vera e
propria organizzazione, non evidenti ai normali osservatori esterni, necessita,
pertanto, in primo luogo tentare di ostacolare il dialogo fra tali agenti per
impedire il formarsi dei biofilm negativi o, se già costituiti, alterare la
comunicazione per disaggregarli.
Principio
fondamentale è che gli esseri umani, come tutti i microorganismi, diventano
sociali superando l’individualismo nell’uso delle risorse solo in presenza di
loro scarsità o difficoltà nell’acquisizione tali da creare ostacoli nella
propria affermazione.
Deve
tuttavia riconoscersi la notevole importanza collaterale che queste figure
negative hanno nell’evoluzione organizzativa.
Permettono
di accelerare e rendere più facile la selezione strutturale attraverso eventi
endogeni, anzi che esogeni, i quali possono agire più lentamente, quest’ultima
osservazione porta a valutare le conseguenze dell’azione perniciosa per
l’organizzazione in termini di immunità acquisita, come memoria e relativa
reazione per l’aggressione subita, ma anche come trasferimento di conoscenze
presso altre strutture a seguito della morte dell’organizzazione aggredita,
costituendo pertanto i mattoni per una ricombinazione adattiva in strutture
diverse.
Se
un’organizzazione si avvita su se stessa senza reagire, significa semplicemente
che non possiede le risorse necessarie per una sua evoluzione e che sarà
opportuno, anzi liberare le risorse umane più efficienti così bloccate per una
nuova migliore strutturazione.
In realtà
uno dei segnali maggiori, che possiamo dire riassuntivo, del malessere
organizzativo è il venire meno della simmetria,
quale equilibrio nella crescita delle parti e nella distribuzione delle
risorse. Il malessere ambientale a cui si va incontro non è altro che
l’arroganza e il prevalere di una parte sulle altre, si crea una struttura
virtuale in cui il crollo avviene in forma progressivamente accelerata
attraverso un meccanismo di circuiti di rinforzo fino al limite di rottura, a
meno di riuscire a esternalizzare i costi crescenti dell’inefficienza
strutturale attraverso fenomeni monopolistici o accordi
politico/amministrativi.
La
traiettoria non sarà certa ma probabile secondo previsioni su valori medi, in
quanto, sebbene non accessibili i dati dei singoli componenti del sistema,
quello che importa sono le variabili macroscopiche che riguardano il
comportamento del sistema come un tutto.
domenica 24 marzo 2024
Giorgio Madeddu. La Cartolina di Paolo Caccia Dominioni e l'Arma del Genio
ARCHIVIO
La bandiera del Genio è decorata, ad oggi, di un Ordine Militare d’Italia, una medaglia d’oro, una d’argento e una di bronzo al Valore Militare, due medaglie d’oro al Valore dell’Esercito, una medaglia d’oro al Valore Civile, una medaglia d’oro al Merito Civile e una medaglia d’Oro di Benemerenza.
La cartolina ci consente di
ricordare, se pur brevemente la figura di Paolo Caccia Dominioni militare e
ingegnere italiano (1896 – 1992). Volontario nella Grande Guerra, veniva
decorato di medaglia di bronzo al Valore Militare (1917), in Africa Orientale gli
veniva conferita la croce di guerra al Valore Militare (1936) mentre nella
Seconda Guerra Mondiale si distingueva a El Alamein meritando la medaglia
d’argento al Valore Militare (1942). Dopo l’8 settembre 1943, assumeva il
comando di un distaccamento partigiano, catturato, sopportava atroci torture
senza svelare informazioni dal nemico rimanendo permanentemente invalido e
meritando la seconda medaglia di bronzo al Valore Militare. Il nome di Paolo
Caccia Dominioni rimarrà legato alla sua opera di ricerca dei caduti italiani e
al Sacrario Militare di El Alamein da egli voluto e costruito. Per questa sua
missione, in occasione del 60° anniversario della battaglia di El Alamein (2002)
il Presidente della Repubblica conferiva, “alla memoria” del col. Caccia
Dominioni, la medaglia d’oro al Valore dell’Esercito.
La cartolina è stata messa a disposizione dal socio William Lampis di Iglesias.
sabato 23 marzo 2024
venerdì 22 marzo 2024
Mario Grecchi, MOVM, ricordato nell'anniversario del suo sacrifico. Perugia 17 marzo 1944
NOTIZIE CESVAM
ARTICOLO IN PROGRESS
Storia del Nastro Azzurro. Le origini
ARCHIVIO
Il
primo anno di vita dell’Istituto
Le
sezioni create nel 1923
Massimo Coltrinari:
Nel 1923, alla
fondazione dell’Istituto del Nastro Azzurro, che operava in base allo Statuto e
Regolamento approvato in sede costituente[1] si diede
avvio alla costituzione degli organi locali previsti.
Si costituirono dei
Comitati Provvisori con il compito di costituirsi in Assemblea e procedere alla
costituzione della Sezione, in di si procedeva alla elezione degli organi
sezionali che entravano in funzione e quindi dava vita alla attività della
Sezione. Questa procedura ci è detta
dalla costituzione della Sezione di Arezzo, il 16 settembre 1923; da notare che
il Comitato provvisorio fu ospitato nella sede
del locale Comando di presidio ed il Comandante del quale fece gli onori
di casa.[2]
Nell’arco dell’anno
costitutivo videro la luce 49 Sezioni. La prima a costituirsi fu quella di
Fiume, in Istria, allora entro i confini del Regno d’Italia, il 10 febbraio
1923, seguita da quella di Udine, il 16 febbraio, da quella di Taranto, il 17
febbraio, da quella di Ancona il 5 aprile e lo stesso giorno si costituì quella
di Catania. Via via in aprile si costituirono le sezioni di Firenze, Genova,
Napoli, , a maggio quelle di Milano, Palermo e Venezia. Il 2 giugno, data
estremamente significativa in quanto era la data della promulgazione dello
Statuto Albertino e l’anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi che al
Gianicolo ha il suo pantheon, fu creata la sezione di Roma, e nell’estate e poi
in autunno si crearono altre 33.[3]
La distribuzione sul territorio
è interessante e merita di essere ricostruita. Nel settentrione sono state
create 1 sezione in Piemonte, a Torino, 2 in Liguria, 6 in Lombardia, 4 in
Veneto, 1 in Trentino A.A., 2 in Friuli Venezia Giulia. A queste occorre
aggiungere le due sezioni di Pola di fiume, oggi in Croazia, ma come detto al
tempo entro i confini nazionali come tutta l’Istria.
Nel centro Italia
furono create 4 sezioni in Emilia Romagna, 6 in Toscana, 2 nelle Marche, 1 in
Umbria ed 1, quella di Roma citata, nel Lazio.
Nell’Italia meridionale
furono create 1 Sezione in Abruzzo, 1 nel Molise, 3 in Campania, 3 in Puglia, 1
in Basilica e 2 in Calabria.
Infine nell’Italia
insulare si ebbe la creazione di 5 sezioni in Sicilia ed 1 in Sardegna
Nell’Italia
settentrionale, quindi, si ebbe la creazione di 16 sezioni nel centro Italia 14
sezioni, nel meridione 11 sezioni e nelle isole 6 sezioni. Come si può ben
constatare la creazione della presenza dell’Istituto del Nastro Azzurro sul
territorio nazionale ha un andamento crescente risalendo, partendo dalle isole,
tutta la penisola.[4]
(Massimo Coltrinari)
[1] Il Nastro
Azzurro, Anno 1 26 marzo 1924, n. 1 Roma, Palazzo delle Ferrovie Ex villa Patrizi,
Roma, 1924 (23/4)
[2] Cfr.
“Per l’Istituto del Nastro Azzurro in Arezzo”, in “La Nazione”, 16 settembre
1923. Per gentile segnalazione dl Stefano Mangiavacchi
[3] L’elenco
completo delle date di creazione delle 49 Sezioni è pubblicato in data 15 ottobre
2023 sul sito dell’istituto nel banner
dedicato alla Storia del Nastro Azzurro. (cfr www.istitutonastroazzurro.org/
storiadelnastroazzurro/15 ottobre 2023 Titolo le “ Le prime 49 sezioni
dell’Istituto”
[4] Dati di
sintesi dal volume “la Presenza dell’Istituto del Nastro Azzurro in Italia e
all’Estero”, in corso di pubblicazione
giovedì 21 marzo 2024
La Campagna d'Italia. L'obiettivo Trieste fallito
DIBATTITI
La battaglia di Rimini e
l’arresto sulla linea Gotica
Quando il
maresciallo Montgomery lasciò il comando della VIII Armata nel dicembre 1943
l’Armata era attesta ad Ortona, conquista con molta fatica. Siamo negli
Abruzzi. Per tutta la primavera non vi sono guadagni di terreno notevoli e le
posizioni sono mantenute in attesa che il fronte tirreno avesse delle novità
sostanziali. Tutti speravano che l’azione su Anzio avesse avuto successo e
quindi il crollo del fronte sud tedesco. L’unica soluzione per la Germania era
ritirarsi sulla linea degli Appennini. Ma il fronte tedesco a febbraio, marzo
ed aprile resse con una certa sorpresa; lo sbarco di Anzio si cristallizzò nei
mesi di marzo ed aprile, diventando statico. La progressione delle truppe
alleate sul fronte adriatico era affidata da giugno 1944 al II Corpo Polacco,
reduce vittorioso della conquista di Cassino. Mentre sul tirreno, le forze
vittoriose di Cassino si unirono a quelle uscite dalla testa di ponte di Anzio,
e conquistarono Roma, sorpassandola e puntando verso nord. Giugno fu speso in
questa marcia, non contrasta dalle forze tedesche, che proseguì nel mese di
luglio, quando iniziò a farsi sentire il salasso di unità e di truppe, ritirate
dal fronte italiano per impiegarle nell’invasione della Francia meridionale. Sulla
litoranea tirrena, le truppe alleate puntavano a Livorno, la cui conquista del
porto era essenziale, essendo il più vicino Napoli
Sul fronte
adriatico la progressione del II Corpo Polacco lungo la strada Adriatica, con i
tedeschi che potevano solo permettersi a momenti di arresto temporaneo seguiti
da ripiegamenti o reazioni dinamiche locali. La costa a pettine delle Marche
dove i corsi dei fiumi, con andamento ovest-est, erano tra sistemi collinosi di
media altezza e ampiamente popolato. Ai primi di luglio i Polacchi erano
arrivati ad investire gli antemurali di Ancona, la cui conquista del porto era
il loro vero obbiettivo, per alleggerire il peso logistico ormai divenuto
veramente pesante in quanto tutti i rifornimenti ed i materiali arrivavano dai
porti pugliesi, Bari Brindisi e Taranto. I Polacchi attaccarono le posizioni
tedesche ( prima battaglia per Ancona) con solo due divisioni e oltre 200 carri
armati. La grande fiducia nelle forze corazzate fece commettere un errore di
sottovalutazione delle difese tedesche. Dopo cinque giorni di combattimenti la
progressione polacca era minima e le perdite notevoli, tra cui 49 carri armati,
il 25% della forza. Sospesa l’offensiva, fu chiamo in linea il Corpo Italiano
di Liberazione (C.I.L.) disseminato lungo la linea montana tra l’Abruzzo e le
Marche. In soli due giorni le unità elementari del C.I.L. furono portate in
linea, ed il 6 luglio 1944 erano attestati a ridosso di Filottrano, punto
nevralgico per la conquista di Ancona. I dieci gruppi di artiglieria e i cinque
battaglioni di fanteria del C.I.L. il giorno successivo assunsero le posizioni
di partenza e all’all’alba del 8 luglio attaccarono le posizioni tedesche di
Filottrano, difese da tre carri medi e due battaglioni di fanteria. E’ la
battaglia che consacra il C.I.L., la prima condotta con rapporti di forza
accettabili (artiglieria/fanteria 2:1, i con il nemico il rapporto in termini
di battaglioni di 5:2), la prima con esito vittorio dopo quattro anni di
sconfitte. Il 9 mattina, dopo che nella notte i tedeschi si erano ritirati con
pesanti perdite (un battaglione fu letteralmente distrutto), il tricolore
svettava su Filottrano e si apriva lo scenario per la manovra canonica di
attacco di corpo d’armata, a cui partecipò come terza divisone a pieno titolo
il C.I.L. per la conquista di Ancona. Il 18 luglio 1944 l’azione fu lanciata e
a sera i Polacchi avevano conquistato la città dorica ed il porto, mentre due
giorni dopo, il 20 luglio, il C.I.L. conquistava Jesi, costringendo i tedeschi
a ripiegare sul Cesano. Già il 23 luglio grazie ai lavori dei genieri alleanti,
con unità anche italiane, la prima nave “Liberty” attraccò ed iniziò a sbarcare
i materiali urgenti. Entro una settimana fu ripristinata la raffineria di
Falconara Marittima, che permise alle truppe alleate di spedire più celermente,
contando su rifornimenti di carburante sicuri.
Ad agosto fu
raggiunta la linea del Metauro, e qui il C.I.L. fu ritirato dalla prima linea
per essere riorganizzato. Dotato di equipaggiamenti e materiali britannici,
diede vita ai Gruppi di Combattimento, che entrarono in linea a gennaio 1945.
Senza alcuna
partecipazione di truppe italiane, gli Alleati lanciano la operazione “Olive”,
in cui impiegarono altre 100.000 soldati, voluta espressamente da Churchill il
quale contava di sfondare e puntare celermente su Ravenna Venezia e raggiungere
in breve tempo Trieste e la soglia di Gorizia per poi dilagare su Lubiana e
Vienna con l’intento strategico di arrivare al centro dell’Europa e impedire
ulteriori avanzate verso occidente dell’Armata Rossa. Era un disegno
prettamente britannico, che vide gli statunitensi rimanerne estranei, tutti
intenti a concentrare i loro sforzi nella Francia occidentale e considerare il
fronte italiano ormai secondario.
Nei mesi di
settembre ed ottobre la progressione britannica non raggiunse gli obbiettivi
sperati. Kesserling adottò anche in questa circostanza tecniche di difesa molte
elastiche, cercando di non irrigidirsi sulla difesa fissa, e cercando di non
farsi distruggere sul posto. Una sorta di ampio frenaggio che diede i suoi.
L’azione tedesca fu anche agevolata dalle condizioni meteorologiche molto
negative, con forti piogge che ingrossarono i fiumi nell’area intono a Rimini.
La battaglia di Rimini, che molti autori locali considerano, in gran parte a
ragione, la più grande battaglia non solo del fronte italiano ma anche quello
degli ultimi anni di guerra sul fronte alleato. Le perdite alleate furono fra
Caduti, feriti, ammalati e pochi prigionieri ammontarono a circa 30.000 uomini.
Il 25 ottobre la battaglia si concluse, con i Polacchi che pochi giorni prima
erano entrati a Cesena. Non solo Vienna e Lubiana, ma anche Trieste, Venezia e
Ravenna erano ancora lontane.
L’arrivo dell’inverno costrinse gli Alleati a
non lanciare più offensive. La Linea Gotica allestita e difesa dai tedeschi
aveva resistito ed un altro anno di guerra si prospettava per il fronte
italiano.
(massimo Coltrinari)
mercoledì 20 marzo 2024
Sergio Benedetto Sabetta. Psicologia sociale e dovere
DIBATTITI
Psicologia sociale e dovere
Sergio Benedetto Sabetta
Gli elementi
caratteristici del comportamento umano si rifanno all’etica, all’estetica, alla
sociologia relazionale nonché alla scienza cognitiva, in una somma
comportamentale e motivazionale dell’individuo, vi è quindi la necessità per il
singolo di fornire un senso riconoscibile al proprio lavoro svolto
nell’organizzazione, in questo nasce per la stessa la necessità di governare i
comportamenti simbolici.
Gli ordini, le
abitudini ed i comportamenti esprimono dei valori che si risolvono in una etica
organizzativa a cui solo l’adesione del
singolo può produrre qualità quale risultato di una etica condivisa, infatti
l’etica organizzativa può essere qualcosa con cui identificarsi, pertanto
buona, o al contrario da contrastare in quanto negativa.
Possiamo,
quindi, valutare la lotta per il potere all’interno delle organizzazioni anche
come lotta per imporre letture etiche delle singole azioni.
Accanto al
giudizio di approvazione o disapprovazione, ossia etico, vi è un giudizio
estetico, diretto alla determinazione del valore della realtà sensibile, ne
nasce un rapporto circolare tra etica, estetica, realtà sociale e l’immagine
che di essa si vuole dare.
Le reti
relazionali proprie di qualsiasi comunicazione sociale, nel costituire
attraverso il loro interagire la struttura relazionale di una organizzazione,
sono anche l’espressione delle dimensioni soggettive nel sistema di
apprendimento attraverso cui si trasmette l’esperienza organizzativa, il cui controllo
è una forma del potere organizzativo.
Alla
coercizione si affianca la seduzione (Bauman
) dei vantaggi derivanti dall’accettazione dell’offerta dei valori, così da
innalzare il livello di coesione basato solo sullo scambio e il timore, vi è un
inconscio organizzativo rilevabile dal clima organizzativo, per cui deve
esservi un equilibrio tra l’agire funzionale e quello simbolico, così da creare
relazioni emozionali esprimenti le identità.
Ogni norma sociale, ma anche giuridica,
funziona in un rapporto tra cultura simbolica ed interesse/sanzione, essa può
essere attesa e disattesa anche a seguito del rapporto simbologia/interesse, in
un equilibrio di contrasti/valori e nell’eventuale distorsione propria indotta
dagli interessi in gioco.
Lo stesso concetto di distorsione premette un giudizio ed un parametro
riconosciuto ed oggettivizzato attraverso una simbologia di valori riconosciuta
dal gruppo ed istituzionalizzata.
La norma
diventa cogente e quindi acquista valore in un rapporto tra interiorizzazione
culturale e repressione nascente dall’istituzionalizzazione del conflitto di
interessi, infatti la sua applicazione avviene, in caso di mancanza culturale,
solo a seguito della codificazione di un conflitto e l’interesse per tale
tenzone può essere indotto attraverso l’organizzazione di istituzioni pubbliche
o private esterne.
Questo
naturalmente non esclude lo scambio lecito, pertanto previsto ed accettato
nell’architettura sociale, o illecito, del tutto privato e in contrasto, quindi
non previsto né accettabile pena lo sfaldamento dell’efficienza dell’azione
organizzativa secondo la sua originale e prevista missione.
Nella norma
si possono riscontrare imperativi funzionali indirizzati agli scopi materiali
dell’organizzazione e imperativi simbolici, in cui i singoli realizzano o al
contrario si sentono ostacolati nei loro bisogni psichici e materiali, ma
mentre nell’organizzazione prevalgono necessariamente i risultati materiali a
cui la simbologia è accessoria, nel singolo, anche quale espressione dell’organizzazione,
vi è un alternarsi tra bisogni simbolici e materiali.
La norma non
solo impone ma media nelle relazioni tra soggetti provenienti da differenti
esperienze sociali, con differenti aspettative, infatti Harre e Secord ricordano che ognuno attribuisce a sé e all’altro
stati affettivo-cognitivi da lui presupposti ed agisce di conseguenza, la norma
può pertanto essere una pura norma istituzionale necessaria di una forte
repressione, ma anche una norma che ricomprende in sé una regola comportamentale
accettata.
Dobbiamo
considerare che le norme influenzano non solo il comportamento, ma anche le
emozioni ed i valori attribuiti ad esse, d’altronde la società è caratterizzata
dal principio per cui chi possiede certe caratteristiche sociali ha la ragionevole
certezza e quindi una pretesa di essere trattato e valutato in determinati
modi, circostanza legittimata e rafforzata dalla norma, la fiducia nel rapporto
tra dichiarato e caratteristiche sociali dovrebbe quindi fluidificare
l’efficienza sociale.
Il senso del dovere kantiano, per cui la
virtù è la necessità di un’azione per rispetto della legge a prescindere dalle
inclinazioni naturali, è il frutto di una interazione culturale la quale
richiede per alimentarsi il riconoscimento sociale dello sforzo su di sé
eseguito, ancor più se il dovere è in contrasto con le proprie pulsioni, ma
tale sforzo a sua volta necessita di un riconoscimento sociale nella norma che
diventa una legittimazione per legge.
Nasce qui la necessità innanzitutto di una chiarezza etica nella società,
ossia la creazione di una scala di valori a cui riferirsi, in un equilibrio tra
libertà individuale e funzionalità sociale.
Il vuoto
attuale nella fluidità dell’essere crea una variabilità, una incertezza che si
risolve in ansia e aggressività, in un rincorrere certezze mancanti per
riempire il vuoto sociale relazione e interiore, in un puro economicismo
consumistico finalizzato alla produzione e accumulo, attraverso un
condizionamento morbido che di fatto è un totalitarismo morbido (Gunther Anders) , ma che induce nelle
inevitabili crisi a inevitabili opposizioni.
martedì 19 marzo 2024
Gli Italiani e la Guerra di Liberazione 1944
DIBATTITI
Esiste
una profonda differenza tra la Campagna d’Italia e la Guerra di Liberazione. La
prima è combattuta da alleati contro i tedeschi nel quadro della seconda guerra
mondiale. La seconda è il risultato della sconfitta del Regno d’Italia e del
fascismo nella seconda guerra mondiale; gli Italiani, senza più nulla si
trovarono di fronte a loro stessi con eserciti stranieri che si combattevano
sul loro territorio. Ognuno fu chiamato ad una scelta, che diede vita ai fronti
di quella che poi fu chiamata “guerra di liberazione”, liberazione da chi aveva
combinato tanto sfacelo e tanto disastro. Nel 1944 i fronti della guerra ebbero
loro caratteristiche ed evoluzioni, frutto delle scelte dell’anno precedente.
(massimo Coltrinari)
lunedì 18 marzo 2024
Labaro della Sezione di Spoleto
Il Labaro della Sezione di Spoleto apre la parata delle insegne delle Associazioni Combattentistiche d'Arma, scortato da Carabinieri e Polizia. Fine anni novanta, inizio duemila.
domenica 17 marzo 2024
Storia del Nastro Azzurro. Le prime Federazioni aperte all'estero
ARCHIVIO
Massimo Colrinari
Nel primo anno di vita dell’Istituto il 1923 si ebbe subito la necessita di creare
Federazioni, o come si diceva allora, federazioni, all’Estero. Questo per due
ragioni: la prima, in quanto la presenza di Italiani all’estero era massiccia, soprattutto
nel primo dopoguerra, che si alle forti correnti emigratori degli anni
precedenti la Grande Guerra. Oltre che
in Europa occidentale, soprattutto la Francia, forti colonie italiane era in
Sud America, soprattutto Argentina, e Stati Uniti. Il Primo numero del
Bollettino Nazionale “Il Nastro Azzurro” riporta le prime federazioni (sezioni)
che furono create Queste sono:
Parigi 14 novembre 1923
Marsiglia 27 ottobre 1923
Nizza 19 giugno 1923
Budapest 25 agosto
1923
Tunisi 1 agosto 1923
Non sorprende la creazione
della prima sezione all’Estero creata a Nizza, seguita qualche mese dopo
da quella di Marsiglia. E’ noto che nel
194 nel settembre, in queste città si
concentrarono i volontari garibaldini che accorrevano in Francia per combattere
nelle fila dell’Esercito francese, che poi divennero la Legione Garibaldina al
comando di Peppino Garibaldi, inquadrata nel 1 Reggimento di marcia della
Legione Straniera, che combatteva sì in uniforme francese, ma con sotto la
giubba la Camicia Rossa.
sabato 16 marzo 2024
venerdì 15 marzo 2024
Giorgio Madeddu. Un documento della storia del Nastro Azzurro Federazione di Roma
ARCHIVIO
Il
ballo del Nastro Azzurro nel Carnevale di Roma del 1963
Giorgio
Madeddu
La Federazione di Roma
dell’Istituto del Nastro Azzurro organizzava al Grand Hotel (alle Terme) il
Gran Ballo del “Nastro Azzurro”, appuntamento alle ore 22 per la cena e, a
seguire, il ballo e diverse attrazioni tra le quali “Pregevoli doni in
sorteggio (gratuito)”. Previsto abito da sera e offerta di lire 5.000 (circa 65
euro attualizzati).
La cena, il “Rancio Azzurro”,
si apriva con il “Ristretto del Fante”, a seguire la “Sfogliata del Genio”, il
“Mosaico Tricolore (Munizioni di Artiglieria)” e quindi il dolce, “Bomba
Aereonautica al Nitro – Cioccolato e Pasticcini del Cavaliere”.
Naturalmente il “Caffè della
Marina” e “l’Ambrosia del Bersagliere, dell’Alpino e del Granatiere”
concludevano il bizzarro banchetto.
L’orchestra del Grand Hotel
diretta dal Maestro Mario Pollini eseguiva il “Cotillon” e “La Casa Clara
Centinaro – Alta Moda” di Roma, presentava i nuovi modelli da Cocktail e da
Gran sera della collezione primavera – estate 1963.
Associato al cartoncino di
invito, un biglietto numerato, con timbro a secco della SIAE, costituiva sia
titolo di ingresso che ricevuta per partecipare all’estrazione dei premi della
lotteria costituita da 18 preziosi doni.
Primo premio una “Elegante
borsetta da giorno per signora” offerta da “Donna Anna Parona”, secondo premio
una “Natura Morta” quadro offerto dalla stessa autrice Maria di Camillo, terzo
premio la “Marina di Posillipo”, una riproduzione del quadro del Gigante, offerta
dal Poligrafico dello Stato, a seguire “Bracciale d’Oro” offerto dalla
Gioielleria Bulgari. Altre gioiellerie, Ventrella, Massoni, Fumis, donarono un
orologio “Phighied”, dei gemelli d’oro salierine e trousse d’argento. Grandi
marchi come Rosenthal, Janetti, Perugina, Alemagna offrirono ulteriori doni. La
casa di Alta Moda Clara Centinaro offrì il modello da sera “Nastro Azzurro”.
L’invito rinvenuto è associato
al numero 527 e riporta la scritta a penna “Con Serena e Nicola”. Il
numero 527 sarà stato baciato dalla fortuna con uno dei doni della serata? Sarà
possibile rintracciare Serena e Nicola o loro congiunti?
Purtroppo, non si sono
rinvenute altre notizie del “Gran Ballo del Nastro Azzurro”, l’archivio storico
della Federazione di Roma consentirà di aggiungere nuovi dettagli?