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sabato 30 marzo 2024

Editoriale Il Nichilismo dei Giovani

 

Riprendiamo un passo dell’articolo di Guglielmo Galloni,  pubblicato su LIMES, nel quadro del nostro approccio sulla comunicazione  e del dibattito che si sta sviluppando in seno al CESVAM

“A distanza di anni e di innumerevoli discorsi fatti sulla importanza della pedagogia nazionale, LIMES constata come in Italia non sia ancora possibile pensare che dove non arriva la famiglia possa arrivare la scuola. La scuola italiana non sembra avere né proporre alcun metodo. Mentre il mondo cambia essa è rimasta ferma e sembra aver perso la sua anima[1]. Non riflette sulla evoluzione del mondo giovanile, sui nuovi linguaggi, su come i paradigmi culturali contemporanei vadano convertiti dentro le aule. Al contrario, vanta un feticismo per i numeri che si concretizza nell’ossessione dei voti e dei giorni mancanti a “finire il programma”. La possibilità di formare persone, e non solo studenti capaci, è assai remota.

Forse perché, per molti, il mestiere dell’educatore è un ripiego. 

Per un professore non esiste carriera, né merito. 

Anche chi lavora male ha il posto assicurato. Gli stipendi sono bassi e l’età media è tra le più alte in Europa. Si studia certo, e di più rispetto ad altri paesi europei, ma la maggior parte dei ragazzi non ha consapevolezza di cosa studia e neanche ne capisce il senso. Avviene con matematica, fisica, greco, latino e filosofia, persino con la storia, materia che più di tutte dovrebbe fornire le chiavi di accesso alla comprensione del ruolo dell’Italia nel mondo[2]. E invece sui libri di tanto in tanto sono dedicate al racconto delle sconfitte nazionali, quando si parla di mito associato all’Italia, si torna ai fasti dell’impero romano, non si usano gli atlanti.[3] Il Risorgimento, periodo simbolo della unificazione nazionale , cuore del pensiero di Cavour, Mazzini, Crispi, D’Azeglio e Gioberti, dell’Inno di Mameli, e dell’opera lirica, simbolo della intesa tra Garibaldi  e Vittorio Emanuele II[4], viene relegato a poche pagine. La costruzione della Repubblica dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale viene trattata a fine programma dell’ultimo anno, quando ormai sono tutti stanchi e spaventati dall’esame di maturità. 

Non esiste approccio più sbagliato per innescare un sentimento di apatia non tanto nei confronti della storia in sé, quanto nei confronti del proprio paese, dello spirito di sacrificio e della sofferenza che gli italiani hanno patito nel corso degli anni. La Scuola dovrebbe animare il desiderio di sapere, mettendo a confronto nel presente, il passato con il futuro. Chi eravamo, chi siamo, dove andiamo. E’ invece……..”

 Da: Guglielmo Galloni, C’erano una volta i giovani: come rianimarli, in LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica, Una Certa Idea dell’Italia,  n. 2 del 2024, pag. 101-106[5]

 

Invito tutti a leggere l’articolo completo, per avere qualche idea in più per riuscire a colloquiare con i giovani, nel quadro generale del ripensamento sui modi e metodi in essere, tema che il CESVAM intende portare alla attenzione  generale dell'Istituto.

Massimo Coltrinari



[1] R. Borzotto, R. Cetera, L’anima della Scuola, Milano, 2023, San Paolo.

[2] E QUADERNI  aggiunge, anche la Geografia, in tutte le sue componenti ormai cancellata da ogni programma. Materia questa basilare per comprendere il Pianeta in cui vivi e come saperti muovere in senso spaziale. L’assurdo poi è constatare che termini come “geopolitica”, “geostratetegia”, “geopolitica” molto in voga nei dibattiti in cui chi li usa spesso sa di economia, politica e strategia ma ignora la geografia.

[3] Vds nota precedente

[4] E QUADERNI aggiunge: equilibrio magico tra forze democratiche e progressiste e forze moderate conservatrici nell’interesse superiore di tutta la collettività, quello che oggi nella vita politica nazionale è difficilmente riscontrabile, con il prevalere dell’interessi di parte e di qualcheduno.

[5] Nell’occhiello si legge: non sanno qual è il loro posto nel mondo perché non hanno gli strumenti necessari a capire cosa li circonda. Troppi adolescenti crescono senza famiglia e senza scuola. Il tramonto del padre. Come ricostruire una identità comunitaria.

venerdì 29 marzo 2024

Copertina . Marzo 2024

 





QUADERNI ON LINE






                                                    Anno LXXXV, Supplemento on line, III, 2024, n. 97

 Marzo 2024

valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 

giovedì 28 marzo 2024

Giorgio Madeddu Cartolina VI Congresso Generale Palermo Ottobre 1934 XII

  ARCHIVIO




La Cartolina riporta sul verso la raffigurazione  di  San Giovanni degli Eremiti a Palermo (con indicazione N. 2 che molto probabilmente la Cartolina era parte di una serie)

 Sul retro la dizione messa con un timbro successivamente

VI Congresso Generale Istituto Nastro Azzurro Ottobre 1934 XII  

(Collezione dell’Autore)


mercoledì 27 marzo 2024

Rivista QUADERNI. n. 1 del 2024. Nota redazionale

 NOTIZIE CESVAM

Come da prassi il numero si apre dando spazio ad un evento che ha coinvolto le scolaresche. In questo caso la celebrazione del centenario ad Arezzo che ha visto protagonisti  gli alunni della 3c del Liceo “F. Redi”.. Sempre come prassi, lo spazio seguente è dedicato ad un progetto che è ha visto già interventi nei precedenti numeri. La prigionia austriaca in mano italiano in Sardegna. Sono pubblicati una serie di articoli predisporti da Giorgio Madeddu nelle more di questo progetto finalizzata anche alla sensibilizzazione di Enti Comuni ed Autorità a sostenere piani di recupero di fonti materiche che il tempo sta inesorabilmente cancellando.

Nella parte dedicata alla “memoria” Carlo Bosotti propone la vicenda della corazzata “Roma” nel quadro della crisi armistiziale del 1943, A Valerio Gadaleta un profilo di Luigi Cadorna, sintesi della tesi di laurea di Master, a premessa di ulteriori ricerche ed approfondimenti, Mario Pietrangeli e Leonardo Leonetti una fonte materica interessante, ovvero il monumento all’Arma del Genio a Trani, infine una riflessione di Sergio Benedetto Sabetta su Macchiavelli.

Frutto di una bella iniziativa voluta da Giovanni Riccardo Baldelli, Tommaso Rossi ci presenta i decorati umbri nelle due guerre mondiali, quadri di eroismo che non devono essere dimenticati, a chi segue un'altra nota dedicata al sacrifico in nome della libertà, dedicata ad Eugenio Arrigo Scarponi proposta da Marco Montagnani. Nella parte dedicata all’attualità, Demetrio Delfino  ci propone la nota, sintesi della sua tesi di laurea al Master, dedicata alla nascita dello Stato di Israele con risvolti che oggi assumo un rilievo degno di nota.  A cui segue una nota di  Gian Giacomo Migone, che riverbera la stessa tematica; chiude questa parte Antonio Trogu presentando una rea di crisi in uno dei suoi aspetti più eclatanti: la realtà ed i sogni del popolo curdo.

Nelle rubriche che seguono, faccio notare che la Rivista riceve svariati articoli che sicuramente troveranno spazio, ma prego gli autori di avere pazienza data la cadenza della medesima. La tentazione è molto forze a passare al bimestrale, essendo assicurato l’apporto  dei contributi, ma i risvolti di tempo e finanziari frenano questo possibilità realizzativa.

Strigate ed essenziali le notizie del CESVAM, rinviando i dettagli ad INFOCESVAM, bimestrale, che riporta, da gennaio 2024 l’Annesso dedicato all’Albo d’Oro a cadenza mensile. Gli indici di QUADERNI ON LINE sono solo indicati e non riportati, per la nota mancanza di spazio, ma con riferimenti precisi dove trovarli In questo numero si è trovato spazio maggiore per la rubrica dedicata al Valore Militare attraverso la Cartolina Postale Militare, rubrica che dal primo numero chiude la Rivista

Da ultimo, ma non ultimo, il tema dell’Editoriale. Il presidente Nazionale prende in considerazione un nuovo dominio di ricerca: quello del valore militare riconosciuto attraverso la concessione di riconoscimenti al valore di forza armata. Vecchia tradizione militare italiana che è stata rinverdita metà degli anni settanta del secolo scorso. Daremo conto degli sviluppi di questa idea nei prossimi numeri

(Massimo Coltrinari)

martedì 26 marzo 2024

Gli Italiani e la Guerra di Liberazione 1944 L'anno difficile

 DIBATTITI

 


Le scelte di campo sono terminate


Il trauma della crisi armistiziale del settembre 1943 produsse i suoi effetti per anche nel mese di ottobre, di novembre e di dicembre. Con la fine dell’anno era ormai chiaro a tutti che l’Italia era divisa in due, che eserciti stranieri si combattevano sul suolo nazionale e che vi era una parte di italiani che operavano a favore di una coalizione ed una parte che operava per l’altra. Nel mezzo la massa di coloro che cercavano solo di sopravvivere. Molti di loro adottarono una forma di attesa, per vedere chi avesse prevalso, altri si adattavano alle circostanze e cercavano di approfittarne per migliore la propria posizione, altri sopravvivevano e basta, nelle tantissime difficoltà che la situazione presentava. Erano giorni tristi, difficili e in qualcuno si fece strada che il peggio doveva ancora avvenire. Le popolazioni meridionali erano leggermente avvantaggiate, in quanto il regime alleato era più tollerante. Il mercato nero fioriva, i vincoli sociali si stavano allentando, e l’autorità statale era molto labile, ma nella sostanza si sopravviveva senza patemi d’animo e apprensioni. Nel centro e nel nord Italia la popolazione era presa tra l’azione tedesca di occupazione e repressione e l’azione dei repubblichini di Salò animati da una grande voglia di ricostruire un fascismo che tutti, in un modo o nell’altro, anche inconsciamente, ritenevano che avesse fallito. Era iniziata la caccia ai “traditori”, a qualcuno a cui dare la colpa di tanti disastri e punirlo; nel contempo cercare di agire in modo tale che l’idea fascista, pura e scintillante, potesse essere finalmente realizzata. Tutti erano chiamati a vivere “pericolosamente”, ma nella realtà erano estremisti più velleitari che reali, in quanto tutto dipendeva dai tedeschi e dall’andamento della guerra, che peraltro non si sarebbe decisa in Italia.

 

(massimo coltrinari)

lunedì 25 marzo 2024

Fattori Endogeni nella crisi organizzativa

 DIBATTITI


 Ten. cpl. Art. Pe.  Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Appare incontrovertibile che i fattori di crisi possono essere sia esogeni che endogeni, ma è opportuno soffermarsi sugli aspetti interni in particolare personali, i quali sono i più subdoli e difficili da individuarsi vista l’adattabilità degli interessati.

            Si deve tenere presente che come in un organismo vivente ospite il virus, una volta entrato, si libera del proprio involucro, scopre i propri geni e induce l’ospitante a fabbricare le proteine virali da assemblare, altrettanto avviene con le persone negli ambienti lavorativi dove esplicando la loro personalità più recondita possono indurre a cambiamenti comportamentali opportunistici le persone con cui sono in contatto, circostanza ancor più devastante se coloro che influenzano sono di livello superiore.

            Dobbiamo considerare che solo la presenza di un sistema complesso, ossia l’interagire delle persone in un ambiente strutturato, permette ai soggetti portatori di valori negativi per l’organizzazione di esplicare le proprie funzioni, in quanto tali soggetti acquistano consapevolezza solo agendo su altri.

            La loro virulenza si manifesta non prima di avere raggiunto una determinata densità, in altre parole dopo aver modificato o creato le opportune colleganze, come nei biofilm i microrganismi subiscono trasformazioni tali da indurli a specializzarsi, così nelle organizzazioni i gruppi patogeni aggressivi tendono a specializzarsi creando strutture interne e parassitarie rispetto alla vera e propria organizzazione, non evidenti ai normali osservatori esterni, necessita, pertanto, in primo luogo tentare di ostacolare il dialogo fra tali agenti per impedire il formarsi dei biofilm negativi o, se già costituiti, alterare la comunicazione per disaggregarli.

            Principio fondamentale è che gli esseri umani, come tutti i microorganismi, diventano sociali superando l’individualismo nell’uso delle risorse solo in presenza di loro scarsità o difficoltà nell’acquisizione tali da creare ostacoli nella propria affermazione.

            Deve tuttavia riconoscersi la notevole importanza collaterale che queste figure negative hanno nell’evoluzione organizzativa.

            Permettono di accelerare e rendere più facile la selezione strutturale attraverso eventi endogeni, anzi che esogeni, i quali possono agire più lentamente, quest’ultima osservazione porta a valutare le conseguenze dell’azione perniciosa per l’organizzazione in termini di immunità acquisita, come memoria e relativa reazione per l’aggressione subita, ma anche come trasferimento di conoscenze presso altre strutture a seguito della morte dell’organizzazione aggredita, costituendo pertanto i mattoni per una ricombinazione adattiva in strutture diverse.

            Se un’organizzazione si avvita su se stessa senza reagire, significa semplicemente che non possiede le risorse necessarie per una sua evoluzione e che sarà opportuno, anzi liberare le risorse umane più efficienti così bloccate per una nuova migliore strutturazione.

            In realtà uno dei segnali maggiori, che possiamo dire riassuntivo, del malessere organizzativo è il venire meno della simmetria, quale equilibrio nella crescita delle parti e nella distribuzione delle risorse. Il malessere ambientale a cui si va incontro non è altro che l’arroganza e il prevalere di una parte sulle altre, si crea una struttura virtuale in cui il crollo avviene in forma progressivamente accelerata attraverso un meccanismo di circuiti di rinforzo fino al limite di rottura, a meno di riuscire a esternalizzare i costi crescenti dell’inefficienza strutturale attraverso fenomeni monopolistici o accordi politico/amministrativi.

            La traiettoria non sarà certa ma probabile secondo previsioni su valori medi, in quanto, sebbene non accessibili i dati dei singoli componenti del sistema, quello che importa sono le variabili macroscopiche che riguardano il comportamento del sistema come un tutto.

domenica 24 marzo 2024

Giorgio Madeddu. La Cartolina di Paolo Caccia Dominioni e l'Arma del Genio

 ARCHIVIO


La bandiera del Genio è decorata, ad oggi, di un Ordine Militare d’Italia, una medaglia d’oro, una d’argento e una di bronzo al Valore Militare, due medaglie d’oro al Valore dell’Esercito, una medaglia d’oro al Valore Civile, una medaglia d’oro al Merito Civile e una medaglia d’Oro di Benemerenza.

La cartolina ci consente di ricordare, se pur brevemente la figura di Paolo Caccia Dominioni militare e ingegnere italiano (1896 – 1992). Volontario nella Grande Guerra, veniva decorato di medaglia di bronzo al Valore Militare (1917), in Africa Orientale gli veniva conferita la croce di guerra al Valore Militare (1936) mentre nella Seconda Guerra Mondiale si distingueva a El Alamein meritando la medaglia d’argento al Valore Militare (1942). Dopo l’8 settembre 1943, assumeva il comando di un distaccamento partigiano, catturato, sopportava atroci torture senza svelare informazioni dal nemico rimanendo permanentemente invalido e meritando la seconda medaglia di bronzo al Valore Militare. Il nome di Paolo Caccia Dominioni rimarrà legato alla sua opera di ricerca dei caduti italiani e al Sacrario Militare di El Alamein da egli voluto e costruito. Per questa sua missione, in occasione del 60° anniversario della battaglia di El Alamein (2002) il Presidente della Repubblica conferiva, “alla memoria” del col. Caccia Dominioni, la medaglia d’oro al Valore dell’Esercito.

La cartolina è stata messa a disposizione dal socio William Lampis di Iglesias.



venerdì 22 marzo 2024

Mario Grecchi, MOVM, ricordato nell'anniversario del suo sacrifico. Perugia 17 marzo 1944

 NOTIZIE CESVAM

ARTICOLO IN PROGRESS

Storia del Nastro Azzurro. Le origini

 ARCHIVIO


Il primo anno di vita dell’Istituto

Le sezioni create nel 1923

 

Massimo Coltrinari:

Nel 1923, alla fondazione dell’Istituto del Nastro Azzurro, che operava in base allo Statuto e Regolamento approvato in sede costituente[1] si diede avvio alla costituzione degli organi locali previsti.

Si costituirono dei Comitati Provvisori con il compito di costituirsi in Assemblea e procedere alla costituzione della Sezione, in di si procedeva alla elezione degli organi sezionali che entravano in funzione e quindi dava vita alla attività della Sezione. Questa procedura  ci è detta dalla costituzione della Sezione di Arezzo, il 16 settembre 1923; da notare che il Comitato provvisorio fu ospitato nella sede  del locale Comando di presidio ed il Comandante del quale fece gli onori di casa.[2]

Nell’arco dell’anno costitutivo videro la luce 49 Sezioni. La prima a costituirsi fu quella di Fiume, in Istria, allora entro i confini del Regno d’Italia, il 10 febbraio 1923, seguita da quella di Udine, il 16 febbraio, da quella di Taranto, il 17 febbraio, da quella di Ancona il 5 aprile e lo stesso giorno si costituì quella di Catania. Via via in aprile si costituirono le sezioni di Firenze, Genova, Napoli, , a maggio quelle di Milano, Palermo e Venezia. Il 2 giugno, data estremamente significativa in quanto era la data della promulgazione dello Statuto Albertino e l’anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi che al Gianicolo ha il suo pantheon, fu creata la sezione di Roma, e nell’estate e poi in autunno si crearono altre 33.[3] 

La distribuzione sul territorio è interessante e merita di essere ricostruita. Nel settentrione sono state create 1 sezione in Piemonte, a Torino, 2 in Liguria, 6 in Lombardia, 4 in Veneto, 1 in Trentino A.A., 2 in Friuli Venezia Giulia. A queste occorre aggiungere le due sezioni di Pola di fiume, oggi in Croazia, ma come detto al tempo entro i confini nazionali come tutta l’Istria.

Nel centro Italia furono create 4 sezioni in Emilia Romagna, 6 in Toscana, 2 nelle Marche, 1 in Umbria ed 1, quella di Roma citata, nel Lazio.

Nell’Italia meridionale furono create 1 Sezione in Abruzzo, 1 nel Molise, 3 in Campania, 3 in Puglia, 1 in Basilica e 2 in Calabria.

Infine nell’Italia insulare si ebbe la creazione di 5 sezioni in Sicilia ed 1 in Sardegna

Nell’Italia settentrionale, quindi, si ebbe la creazione di 16 sezioni nel centro Italia 14 sezioni, nel meridione 11 sezioni e nelle isole 6 sezioni. Come si può ben constatare la creazione della presenza dell’Istituto del Nastro Azzurro sul territorio nazionale ha un andamento crescente risalendo, partendo dalle isole, tutta la penisola.[4] (Massimo Coltrinari)

 



[1] Il Nastro Azzurro, Anno 1 26 marzo 1924, n. 1 Roma, Palazzo delle Ferrovie Ex villa Patrizi, Roma, 1924 (23/4)

 

[2] Cfr. “Per l’Istituto del Nastro Azzurro in Arezzo”, in “La Nazione”, 16 settembre 1923. Per gentile segnalazione dl Stefano Mangiavacchi

[3] L’elenco completo delle date di creazione delle 49 Sezioni è pubblicato in data 15 ottobre 2023 sul sito dell’istituto  nel banner dedicato alla Storia del Nastro Azzurro. (cfr www.istitutonastroazzurro.org/ storiadelnastroazzurro/15 ottobre 2023 Titolo le “ Le prime 49 sezioni dell’Istituto”

[4] Dati di sintesi dal volume “la Presenza dell’Istituto del Nastro Azzurro in Italia e all’Estero”, in corso di pubblicazione


giovedì 21 marzo 2024

La Campagna d'Italia. L'obiettivo Trieste fallito

 DIBATTITI


 La battaglia di Rimini e l’arresto sulla linea Gotica


Quando il maresciallo Montgomery lasciò il comando della VIII Armata nel dicembre 1943 l’Armata era attesta ad Ortona, conquista con molta fatica. Siamo negli Abruzzi. Per tutta la primavera non vi sono guadagni di terreno notevoli e le posizioni sono mantenute in attesa che il fronte tirreno avesse delle novità sostanziali. Tutti speravano che l’azione su Anzio avesse avuto successo e quindi il crollo del fronte sud tedesco. L’unica soluzione per la Germania era ritirarsi sulla linea degli Appennini. Ma il fronte tedesco a febbraio, marzo ed aprile resse con una certa sorpresa; lo sbarco di Anzio si cristallizzò nei mesi di marzo ed aprile, diventando statico. La progressione delle truppe alleate sul fronte adriatico era affidata da giugno 1944 al II Corpo Polacco, reduce vittorioso della conquista di Cassino. Mentre sul tirreno, le forze vittoriose di Cassino si unirono a quelle uscite dalla testa di ponte di Anzio, e conquistarono Roma, sorpassandola e puntando verso nord. Giugno fu speso in questa marcia, non contrasta dalle forze tedesche, che proseguì nel mese di luglio, quando iniziò a farsi sentire il salasso di unità e di truppe, ritirate dal fronte italiano per impiegarle nell’invasione della Francia meridionale. Sulla litoranea tirrena, le truppe alleate puntavano a Livorno, la cui conquista del porto era essenziale, essendo il più vicino Napoli

Sul fronte adriatico la progressione del II Corpo Polacco lungo la strada Adriatica, con i tedeschi che potevano solo permettersi a momenti di arresto temporaneo seguiti da ripiegamenti o reazioni dinamiche locali. La costa a pettine delle Marche dove i corsi dei fiumi, con andamento ovest-est, erano tra sistemi collinosi di media altezza e ampiamente popolato. Ai primi di luglio i Polacchi erano arrivati ad investire gli antemurali di Ancona, la cui conquista del porto era il loro vero obbiettivo, per alleggerire il peso logistico ormai divenuto veramente pesante in quanto tutti i rifornimenti ed i materiali arrivavano dai porti pugliesi, Bari Brindisi e Taranto. I Polacchi attaccarono le posizioni tedesche ( prima battaglia per Ancona) con solo due divisioni e oltre 200 carri armati. La grande fiducia nelle forze corazzate fece commettere un errore di sottovalutazione delle difese tedesche. Dopo cinque giorni di combattimenti la progressione polacca era minima e le perdite notevoli, tra cui 49 carri armati, il 25% della forza. Sospesa l’offensiva, fu chiamo in linea il Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) disseminato lungo la linea montana tra l’Abruzzo e le Marche. In soli due giorni le unità elementari del C.I.L. furono portate in linea, ed il 6 luglio 1944 erano attestati a ridosso di Filottrano, punto nevralgico per la conquista di Ancona. I dieci gruppi di artiglieria e i cinque battaglioni di fanteria del C.I.L. il giorno successivo assunsero le posizioni di partenza e all’all’alba del 8 luglio attaccarono le posizioni tedesche di Filottrano, difese da tre carri medi e due battaglioni di fanteria. E’ la battaglia che consacra il C.I.L., la prima condotta con rapporti di forza accettabili (artiglieria/fanteria 2:1, i con il nemico il rapporto in termini di battaglioni di 5:2), la prima con esito vittorio dopo quattro anni di sconfitte. Il 9 mattina, dopo che nella notte i tedeschi si erano ritirati con pesanti perdite (un battaglione fu letteralmente distrutto), il tricolore svettava su Filottrano e si apriva lo scenario per la manovra canonica di attacco di corpo d’armata, a cui partecipò come terza divisone a pieno titolo il C.I.L. per la conquista di Ancona. Il 18 luglio 1944 l’azione fu lanciata e a sera i Polacchi avevano conquistato la città dorica ed il porto, mentre due giorni dopo, il 20 luglio, il C.I.L. conquistava Jesi, costringendo i tedeschi a ripiegare sul Cesano. Già il 23 luglio grazie ai lavori dei genieri alleanti, con unità anche italiane, la prima nave “Liberty” attraccò ed iniziò a sbarcare i materiali urgenti. Entro una settimana fu ripristinata la raffineria di Falconara Marittima, che permise alle truppe alleate di spedire più celermente, contando su rifornimenti di carburante sicuri.

Ad agosto fu raggiunta la linea del Metauro, e qui il C.I.L. fu ritirato dalla prima linea per essere riorganizzato. Dotato di equipaggiamenti e materiali britannici, diede vita ai Gruppi di Combattimento, che entrarono in linea a gennaio 1945.

Senza alcuna partecipazione di truppe italiane, gli Alleati lanciano la operazione “Olive”, in cui impiegarono altre 100.000 soldati, voluta espressamente da Churchill il quale contava di sfondare e puntare celermente su Ravenna Venezia e raggiungere in breve tempo Trieste e la soglia di Gorizia per poi dilagare su Lubiana e Vienna con l’intento strategico di arrivare al centro dell’Europa e impedire ulteriori avanzate verso occidente dell’Armata Rossa. Era un disegno prettamente britannico, che vide gli statunitensi rimanerne estranei, tutti intenti a concentrare i loro sforzi nella Francia occidentale e considerare il fronte italiano ormai secondario.

Nei mesi di settembre ed ottobre la progressione britannica non raggiunse gli obbiettivi sperati. Kesserling adottò anche in questa circostanza tecniche di difesa molte elastiche, cercando di non irrigidirsi sulla difesa fissa, e cercando di non farsi distruggere sul posto. Una sorta di ampio frenaggio che diede i suoi. L’azione tedesca fu anche agevolata dalle condizioni meteorologiche molto negative, con forti piogge che ingrossarono i fiumi nell’area intono a Rimini. La battaglia di Rimini, che molti autori locali considerano, in gran parte a ragione, la più grande battaglia non solo del fronte italiano ma anche quello degli ultimi anni di guerra sul fronte alleato. Le perdite alleate furono fra Caduti, feriti, ammalati e pochi prigionieri ammontarono a circa 30.000 uomini. Il 25 ottobre la battaglia si concluse, con i Polacchi che pochi giorni prima erano entrati a Cesena. Non solo Vienna e Lubiana, ma anche Trieste, Venezia e Ravenna erano ancora lontane.

 L’arrivo dell’inverno costrinse gli Alleati a non lanciare più offensive. La Linea Gotica allestita e difesa dai tedeschi aveva resistito ed un altro anno di guerra si prospettava per il fronte italiano.

 (massimo Coltrinari)


mercoledì 20 marzo 2024

Sergio Benedetto Sabetta. Psicologia sociale e dovere

 DIBATTITI

Psicologia sociale e dovere

Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Gli elementi caratteristici del comportamento umano si rifanno all’etica, all’estetica, alla sociologia relazionale nonché alla scienza cognitiva, in una somma comportamentale e motivazionale dell’individuo, vi è quindi la necessità per il singolo di fornire un senso riconoscibile al proprio lavoro svolto nell’organizzazione, in questo nasce per la stessa la necessità di governare i comportamenti simbolici.

            Gli ordini, le abitudini ed i comportamenti esprimono dei valori che si risolvono in una etica organizzativa  a cui solo l’adesione del singolo può produrre qualità quale risultato di una etica condivisa, infatti l’etica organizzativa può essere qualcosa con cui identificarsi, pertanto buona, o al contrario da contrastare in quanto negativa.

            Possiamo, quindi, valutare la lotta per il potere all’interno delle organizzazioni anche come lotta per imporre letture etiche delle singole azioni.

            Accanto al giudizio di approvazione o disapprovazione, ossia etico, vi è un giudizio estetico, diretto alla determinazione del valore della realtà sensibile, ne nasce un rapporto circolare tra etica, estetica, realtà sociale e l’immagine che di essa si vuole dare.

            Le reti relazionali proprie di qualsiasi comunicazione sociale, nel costituire attraverso il loro interagire la struttura relazionale di una organizzazione, sono anche l’espressione delle dimensioni soggettive nel sistema di apprendimento attraverso cui si trasmette l’esperienza organizzativa, il cui controllo è una forma del potere organizzativo.

            Alla coercizione si affianca la seduzione (Bauman ) dei vantaggi derivanti dall’accettazione dell’offerta dei valori, così da innalzare il livello di coesione basato solo sullo scambio e il timore, vi è un inconscio organizzativo rilevabile dal clima organizzativo, per cui deve esservi un equilibrio tra l’agire funzionale e quello simbolico, così da creare relazioni emozionali esprimenti le identità.

            Ogni norma sociale, ma anche giuridica, funziona in un rapporto tra cultura simbolica ed interesse/sanzione, essa può essere attesa e disattesa anche a seguito del rapporto simbologia/interesse, in un equilibrio di contrasti/valori e nell’eventuale distorsione propria indotta dagli interessi in gioco.

            Lo stesso concetto di distorsione premette un giudizio ed un parametro riconosciuto ed oggettivizzato attraverso una simbologia di valori riconosciuta dal gruppo ed istituzionalizzata.

            La norma diventa cogente e quindi acquista valore in un rapporto tra interiorizzazione culturale e repressione nascente dall’istituzionalizzazione del conflitto di interessi, infatti la sua applicazione avviene, in caso di mancanza culturale, solo a seguito della codificazione di un conflitto e l’interesse per tale tenzone può essere indotto attraverso l’organizzazione di istituzioni pubbliche o private esterne.

            Questo naturalmente non esclude lo scambio lecito, pertanto previsto ed accettato nell’architettura sociale, o illecito, del tutto privato e in contrasto, quindi non previsto né accettabile pena lo sfaldamento dell’efficienza dell’azione organizzativa secondo la sua originale e prevista missione.

            Nella norma si possono riscontrare imperativi funzionali indirizzati agli scopi materiali dell’organizzazione e imperativi simbolici, in cui i singoli realizzano o al contrario si sentono ostacolati nei loro bisogni psichici e materiali, ma mentre nell’organizzazione prevalgono necessariamente i risultati materiali a cui la simbologia è accessoria, nel singolo, anche quale espressione dell’organizzazione, vi è un alternarsi tra bisogni simbolici e materiali.

            La norma non solo impone ma media nelle relazioni tra soggetti provenienti da differenti esperienze sociali, con differenti aspettative, infatti Harre e Secord ricordano che ognuno attribuisce a sé e all’altro stati affettivo-cognitivi da lui presupposti ed agisce di conseguenza, la norma può pertanto essere una pura norma istituzionale necessaria di una forte repressione, ma anche una norma che ricomprende in sé una regola comportamentale accettata.

            Dobbiamo considerare che le norme influenzano non solo il comportamento, ma anche le emozioni ed i valori attribuiti ad esse, d’altronde la società è caratterizzata dal principio per cui chi possiede certe caratteristiche sociali ha la ragionevole certezza e quindi una pretesa di essere trattato e valutato in determinati modi, circostanza legittimata e rafforzata dalla norma, la fiducia nel rapporto tra dichiarato e caratteristiche sociali dovrebbe quindi fluidificare l’efficienza sociale.

            Il senso del dovere kantiano, per cui la virtù è la necessità di un’azione per rispetto della legge a prescindere dalle inclinazioni naturali, è il frutto di una interazione culturale la quale richiede per alimentarsi il riconoscimento sociale dello sforzo su di sé eseguito, ancor più se il dovere è in contrasto con le proprie pulsioni, ma tale sforzo a sua volta necessita di un riconoscimento sociale nella norma che diventa una legittimazione per legge.

            Nasce qui la necessità innanzitutto di una chiarezza etica nella società, ossia la creazione di una scala di valori a cui riferirsi, in un equilibrio tra libertà individuale e funzionalità sociale.

            Il vuoto attuale nella fluidità dell’essere crea una variabilità, una incertezza che si risolve in ansia e aggressività, in un rincorrere certezze mancanti per riempire il vuoto sociale relazione e interiore, in un puro economicismo consumistico finalizzato alla produzione e accumulo, attraverso un condizionamento morbido che di fatto è un totalitarismo morbido (Gunther Anders) , ma che induce nelle inevitabili crisi a inevitabili opposizioni.

 


martedì 19 marzo 2024

Gli Italiani e la Guerra di Liberazione 1944

 DIBATTITI

 

Esiste una profonda differenza tra la Campagna d’Italia e la Guerra di Liberazione. La prima è combattuta da alleati contro i tedeschi nel quadro della seconda guerra mondiale. La seconda è il risultato della sconfitta del Regno d’Italia e del fascismo nella seconda guerra mondiale; gli Italiani, senza più nulla si trovarono di fronte a loro stessi con eserciti stranieri che si combattevano sul loro territorio. Ognuno fu chiamato ad una scelta, che diede vita ai fronti di quella che poi fu chiamata “guerra di liberazione”, liberazione da chi aveva combinato tanto sfacelo e tanto disastro. Nel 1944 i fronti della guerra ebbero loro caratteristiche ed evoluzioni, frutto delle scelte dell’anno precedente.

 

(massimo Coltrinari)

lunedì 18 marzo 2024

Labaro della Sezione di Spoleto

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 Il Labaro della Sezione di Spoleto apre la parata delle insegne delle Associazioni Combattentistiche  d'Arma, scortato da  Carabinieri e Polizia. Fine anni novanta, inizio duemila.

domenica 17 marzo 2024

Storia del Nastro Azzurro. Le prime Federazioni aperte all'estero

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Massimo Colrinari

Nel primo anno di vita dell’Istituto il 1923  si ebbe subito la necessita di creare Federazioni, o come si diceva allora, federazioni, all’Estero. Questo per due ragioni: la prima, in quanto la presenza di Italiani all’estero era massiccia, soprattutto nel primo dopoguerra, che si alle forti correnti emigratori degli anni precedenti  la Grande Guerra. Oltre che in Europa occidentale, soprattutto la Francia, forti colonie italiane era in Sud America, soprattutto Argentina, e Stati Uniti. Il Primo numero del Bollettino Nazionale “Il Nastro Azzurro” riporta le prime federazioni (sezioni) che furono create Queste sono:

Parigi 14 novembre 1923

Marsiglia 27 ottobre 1923

Nizza 19  giugno 1923

 Budapest 25 agosto 1923

 Tunisi 1 agosto 1923

Non sorprende la creazione  della prima sezione all’Estero creata a Nizza, seguita qualche mese dopo  da quella di Marsiglia. E’ noto che nel 194  nel settembre, in queste città si concentrarono i volontari garibaldini che accorrevano in Francia per combattere nelle fila dell’Esercito francese, che poi divennero la Legione Garibaldina al comando di Peppino Garibaldi, inquadrata nel 1 Reggimento di marcia della Legione Straniera, che combatteva sì in uniforme francese, ma con sotto la giubba la Camicia Rossa.


sabato 16 marzo 2024

venerdì 15 marzo 2024

Giorgio Madeddu. Un documento della storia del Nastro Azzurro Federazione di Roma

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Il ballo del Nastro Azzurro nel Carnevale di Roma del 1963

Giorgio Madeddu




 Il carnevale 2024 si è ormai concluso, ma nell’anno 1963 l’ultimo giorno di Carnevale cadeva martedì 26 febbraio.

La Federazione di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro organizzava al Grand Hotel (alle Terme) il Gran Ballo del “Nastro Azzurro”, appuntamento alle ore 22 per la cena e, a seguire, il ballo e diverse attrazioni tra le quali “Pregevoli doni in sorteggio (gratuito)”. Previsto abito da sera e offerta di lire 5.000 (circa 65 euro attualizzati).

La cena, il “Rancio Azzurro”, si apriva con il “Ristretto del Fante”, a seguire la “Sfogliata del Genio”, il “Mosaico Tricolore (Munizioni di Artiglieria)” e quindi il dolce, “Bomba Aereonautica al Nitro – Cioccolato e Pasticcini del Cavaliere”.

Naturalmente il “Caffè della Marina” e “l’Ambrosia del Bersagliere, dell’Alpino e del Granatiere” concludevano il bizzarro banchetto.

L’orchestra del Grand Hotel diretta dal Maestro Mario Pollini eseguiva il “Cotillon” e “La Casa Clara Centinaro – Alta Moda” di Roma, presentava i nuovi modelli da Cocktail e da Gran sera della collezione primavera – estate 1963.

Associato al cartoncino di invito, un biglietto numerato, con timbro a secco della SIAE, costituiva sia titolo di ingresso che ricevuta per partecipare all’estrazione dei premi della lotteria costituita da 18 preziosi doni.

Primo premio una “Elegante borsetta da giorno per signora” offerta da “Donna Anna Parona”, secondo premio una “Natura Morta” quadro offerto dalla stessa autrice Maria di Camillo, terzo premio la “Marina di Posillipo”, una riproduzione del quadro del Gigante, offerta dal Poligrafico dello Stato, a seguire “Bracciale d’Oro” offerto dalla Gioielleria Bulgari. Altre gioiellerie, Ventrella, Massoni, Fumis, donarono un orologio “Phighied”, dei gemelli d’oro salierine e trousse d’argento. Grandi marchi come Rosenthal, Janetti, Perugina, Alemagna offrirono ulteriori doni. La casa di Alta Moda Clara Centinaro offrì il modello da sera “Nastro Azzurro”.




L’invito rinvenuto è associato al numero 527 e riporta la scritta a penna “Con Serena e Nicola”. Il numero 527 sarà stato baciato dalla fortuna con uno dei doni della serata? Sarà possibile rintracciare Serena e Nicola o loro congiunti?

Purtroppo, non si sono rinvenute altre notizie del “Gran Ballo del Nastro Azzurro”, l’archivio storico della Federazione di Roma consentirà di aggiungere nuovi dettagli?