DIBATTITI
Il 1° marzo 1860
furono formati, con reparti organici di unità già costituite, il 27° e il 28° reggimento fanteria brigata Pavia.
Nel febbraio del
1861, a nemmeno un anno dalla sua costituzione, ebbe:
[…] … la prima prova del fuoco nell’attacco di
Civitella del Tronto: fortezza borbonica che, insieme a qualche altra
dell’Italia meridionale, si ostinava a confidare ancora nel ritorno, al trono
delle “Due Sicilie” del tiranno Francesco II. […][1]
Il 2 giugno del
1861, trascorsi circa due mesi dai combattimenti sostenuti dalla Pavia nell’assedio della fortezza di
Civitella del Tronto, vennero consegnate le bandiere ai due reggimenti della
brigata offerte dal Municipio di Pavia:
[…] …il gentile pensiero lo avevano avuto molte
signore della stessa città che unitesi in comitato avevano chiamato una
illustre concittadina a presiederlo: Adelaide Cairoli. […][2]
Con l’unità
d’Italia per la Pavia e tutto il
neonato esercito unitario, specialmente le unità di fanteria di linea e i
bersaglieri, la prevenzione delle rivolte popolari e la repressione della
resistenza contadina nel Mezzogiorno assunsero un ruolo sempre maggiore.[3].
Dopo la
costituzione, infatti, i due reggimenti, non furono utilizzati unicamente per
le campagne militari, ma anche come forza di polizia per il mantenimento
dell’ordine pubblico. Questo impiego, che oggi può sembrare anacronistico e
sicuramente non aderente ai principi di uno stato moderno e democratico,
permarrà fino alla prima guerra mondiale, terminata la quale, con l’avvento del
fascismo e la nascita della Repubblica, il mantenimento dell’ordine pubblico
sarà devoluto ai carabinieri e alla polizia:
La mancanza di un corpo di polizia organizzato su scala
nazionale e la forza limitata dell’arma dei Carabinieri (che in questo periodo
contava circa 20.000 uomini, saliti progressivamente a 30.000 alla vigilia
della prima guerra mondiale) implicavano infatti che le truppe dovessero
svolgere una parte attiva nella repressione delle manifestazioni popolari,
oltre che delle rivolte vere e proprie. […][4]
Probabilmente,
proprio per evitare che la popolazione locale potesse in qualche modo
fraternizzare sia con i quadri (Ufficiali e Sottufficiali) e sia con la truppa,
le autorità governative e quelle militari dell’epoca limitarono la permanenza
dei reparti nella stessa città per pochi anni. Nel caso particolare, in media
ogni due anni i due reggimenti cambiarono di sede[5].
Nel 1866 la brigata
Pavia fu inviata nella campagna in
Trentino, unico urto europeo in cui
l’Italia sia impegnata prima del 1915.[6] Inquadrata nella 15a Divisione al comando del Generale
Medici, insieme alla brigata Sicilia[7], ebbe il compito di
avanzare su Trento dalla Valsugana.
Il 23 luglio la Pavia impegnò gli austriaci a Borgo e
Levico dove il 28° reggimento ricevette, per l’azione qui condotta, la medaglia
d’oro al valor militare[8]. La brigata
arrestò la sua marcia nel Trentino il 25 luglio, essendo entrato in vigore
l’armistizio tra Austria e Prussia firmato a Nikolsburg il 22 luglio[9].
Fino allo scoppio
della 1a guerra mondiale la brigata Pavia concorse con i suoi reparti: il 20 settembre 1870
all’ingresso a Roma da Porta Salaria, alla costituzione di altri contingenti
impegnati nelle campagne coloniali in Eritrea nel 1887-88 (1a
compagnia del 27° reggimento) e 1895-96 (28° reggimento) e nella guerra
italo-turca in Libia nel 1911-12.
Per quest’ultima
campagna:
[…]… la Pavia inviò complessivamente 2400 suoi
fanti contro gli arabi turchi in Libia e si fece molto onore nei combattimenti
di Derna del 24 novembre 1911….[…] … il 3 marzo 1912 le truppe agli ordini dei
tenenti Adolfo Bucciarelli ed Adolfo Naldi in località “Marabutto” di Derna,
difesero strenuamente la sezione d’artiglieria del 26°[10] rimasta priva dei suoi artiglieri, tutti eroicamente
caduti presso i pezzi.[…][11]
[1] G. BONGIORNO
TASCA, I Verdi di Gorizia. Storia
episodica della Brigata “Pavia”, S.T.E.R. e Mutilati, Ravenna 1925, p. 12
[2] Ivi, p. 14
[3] Giorgio ROCHAT, L’Esercito Italiano in pace e in guerra.
Studi di storia militare. RARA, Milano 1991, p. 42
[4] Giorgio ROCHAT e
Giulio MASSOBRIO, Breve storia
dell’Esercito Italiano dal 1861 al 1943, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino
1978, p. 24
[5] Nel caso
specifico, il 27° e il 28° reggimento rimangono nella stessa località di
servizio per un massimo di due anni, solamente dal 1920 in poi le due unità
rimarranno in Emilia-Romagna fino all’invio in Tripolitania nel 1939. Il 27°
reggimento presterà servizio a Rimini (1920-1926), Ferrara (1926-1935) e Cesena
(1935-1939), mentre il “gemello” 28° fanteria rimarrà ininterrottamente dal
1920 al 1939 a Ravenna. Per l’elenco delle sedi di servizio dei reggimenti si
veda al riguardo per il 28° reggimento: Franco DELL’UOMO e Rodolfo PULETTI, L’esercito italiano verso il 2000 – Storia
dei corpi dal 1861 Volume Primo - Tomo I, USSME, Roma 1998, p. 284. Per il
27° reggimento: Franco DELL’UOMO e Roberto Di ROSA, op. cit., p.127.
[6] Lucio CEVA, Storia della Forze Armate in Italia,
UTET Libreria, Torino 1999, p. 41.
[7] Ivi, p. 417.
[8] Alla bandiera
del 28° reggimento della brigata “Pavia” il 6 dicembre 1866 viene concessa la
Medaglia d’Oro al Valor Militare con al seguente motivazione: ” Nel fatto d'armi di Borgo decise la vittoria, dando arditamente
l'attacco al paese, impadronendosene combattendo, caricando poi successivamente
il nemico finché esso fu posto in completa rotta. La notte a Levico fu questo
stesso reggimento che con bravura, sangue freddo e disciplina ammirabile
caricava alla baionetta gli Austriaci senza mai rispondere al loro fuoco, come
era stato ordinato, conquistando così palmo a palmo il paese. (Borgo e Levico,
23 luglio 1866).
Cfr. http://www.quirinale.it/elementi/onorificenze.aspx URL
consultato il 1° febbraio 2014
[9] Il Regno d’Italia aveva sottoscritto con il
regno di Prussia un accordo segreto per la partecipazione alle ostilità contro
l’impero asburgico al fine di ottenere il Veneto
cfr. Emilio FALDELLA, Storia degli
eserciti italiani, Bramante, Milano 1976, p. 127 e p.129.
[10] Non si tratta del
26° reggimento artiglieria ma del 26° reggimento fanteria (poi 26° reggimento Bergamo), che partecipa alle operazioni
in Libia dal 1911 al 1914. Cfr. Franco DELL’UOMO e Rodolfo PULETTI, op. cit.,
p. 277-278.
[11] Mario BERDONDINI,
Uomini e gesta del 28° fanteria, Edizioni
Tradotta libica, Bologna 1966, p. 18
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