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giovedì 16 maggio 2024

LA DIFESA CIVILE NELL’ATTUALE CRISI INTERNAZIONALE

  UNA FINESTRA SUL MONDO


Ten. cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta

 

            Nell’attuale crisi globale, in particolare nell’arco che va dall’ Europa orientale al  Mediterraneo orientale,  viene a riaffermarsi la necessità di una Difesa Nazionale articolata nelle due componenti della Difesa Militare e della Difesa Civile, che a seguito del venir meno della Guerra Fredda si era ridotta ad una semplice Difesa Militare effettuata mediante professionisti, avente proiezione all’esterno del territorio nazionale.

            Nella necessaria cooperazione civile – militare la Difesa Civile è impegnata nell’organizzazione, preparazione ed impiego di tutte le risorse umane e materiali che necessitano per una continuità efficace delle funzioni di governo e dell’apparato produttivo nazionale nell’ordinamento costituzionale dello Stato, favorendo la capacità di resistenza della popolazione nello stato di emergenza creatosi.

            L’efficienza dell’organizzazione della Difesa Civile è dato dalla prontezza nell’applicare le misure previste, dalla quantità e qualità del personale dei mezzi a disposizione, nonché dalla capacità di ridurre i tempi nelle operazioni di ripristino.

            Necessita quindi che sia evitata ogni forma di improvvisazione, agendo secondo accurate e sperimentate pianificazioni, evitando in tal modo il disordine e il conseguente spreco di risorse umane e materiali.

            In particolare i settori in cui agisce la Difesa Civile riguardano la continuità dell’azione di Governo, delle funzioni istituzionali e dell’ordine pubblico, la funzionalità delle telecomunicazioni sia nazionali che internazionali, la diramazione dei vari livelli di allarme.

            Altro settore delicato riguarda la salvaguardia dell’apparato economico e logistico, in particolare dei pubblici servizi di interesse vitale dei mezzi di comunicazione aerea, terrestre e marittima, della militarizzazione del settore industriale, alimentare e sanitario dell’approvvigionamento e stoccaggio delle materie prime e di quelle strategiche nonché alla loro distribuzione quali prodotti finito, alla formazione e ricostituzione delle scorte, infine alla mobilitazione dei lavoratori nei vari settori.

            Relativamente alla Protezione Civile questa viene inserita nell’organizzazione della Difesa Civile, rinforzando il settore della sanità pubblica in cui si ricomprendono gli ospedali e centri sanitari campali, le profilassi igienico-sanitarie, lo sfollamento e il trasferimento dei malati, nonché il soccorso e la cura degli stessi, compresi quelli colpiti da armi convenzionali o nucleari, biologiche e chimiche, la decontaminazione di persone o aree, nonché la divulgazione di istruzioni di pronto soccorso e la tumulazione delle salme.

            Infine vi sono i problemi relativi all’informazione alla popolazione e relativi ai possibili pericoli e stati di emergenza, i vari modi per proteggerci, le modalità di addestramento l’organizzazione e l’attivazione degli ausiliari della Protezione Civile, la protezione dei beni privati e pubblici e il filtro da false notizie per la solidità del “fronte interno”.

            Al fine di una valida Difesa Nazionale vi deve essere una corretta Cooperazione Civile-Militare nel quadro di un costante indirizzo politico, in questo contesto vi devono essere criteri chiari di reciprocità nel contribuire alla Difesa Nazionale, questo comporta l’esigenza di mantenere  anche in tempo di pace valide relazioni tra i vari livelli di organi militari e civili interessati alla difesa.

            La Cooperazione è contraddistinta dai seguenti parametri:

·        L’organizzazione che preveda nelle varie situazioni e nel loro evolversi la tempestiva esecuzione di tutte le attività previste dalle procedure previste.

·        L’informazione precisa e tempestiva sugli scopi, sulla conoscenza delle strutture e sui mezzi a disposizione (perché fare una cosa, come, quando, dove, quanto, con chi).           

·        Il coordinamento che non deve impedire le caratteristiche peculiari di ciascuna amministrazione, questo comporta la necessità di strutture permanenti ai vari livelli.

·        Il sincronismo volto a garantire la concomitanza nei tempi prefissati delle azioni delle singole strutture al fine di garantire la necessaria prontezza.

·        L’integrazione che deve permettere di affrontare il problema della difesa non in termini settoriali ma sotto tutti gli aspetti.

·        La preparazione per cui necessitano pianificazioni particolareggiate in riferimento alle varie unità operative civili o miliari.

·        La bivalenza per cui ogni direttiva possa essere applicata sia dalla Difesa Civile che Militare, questo comporta la necessità della standardizzazione che consente  l’interscambiabilità di mezzi e strutture.

·        La flessibilità che permette l’adattamento alle situazioni impreviste fuori dagli schemi prefissati.

·        L’operatività che richiede preparazione e sperimentazione, superando l’improvvisazione, con la necessità di creare presidi tecnici necessari all’attuazione delle misure pianificate.

Come è stato osservato, abbiamo fondato la costituzione geopolitica dell’Italia su un vincolo esterno. “Sovrapponendo i nostri interessi a quelli americani e a quelli europei, convinti che gli altri paesi avrebbero fatto lo stesso”. (46, Giusepppe De Ruvo, Il vincolo esterno (non) è un destino, Limes, Una certa Idea di Italia, 2/2024).

Nella transizione egemonica in atto sono emersi i rispettivi interessi, non più coperti da una lettura rassicurante della storia, lasciando l’Italia in una situazione di incertezza favorita dal nostro frazionamento interno e dal venire meno delle istituzioni con funzione da collante, quali la famiglia, la scuola e la costrizione obbligatoria.

     Anche la promessa di una diffusione del sapere e del senso della comunità attraverso i social, si è trasformato in un ulteriore frazionamento e aggressività, favorendo le infiltrazioni esterne nella mancanza di una condivisione di valori.

Cambiare le leggi richiederà del tempo … Per ottenere i materiali e i sistemi d’arma che ci occorrono, ci vorranno invece dai cinque ai quindici anni. Cambiare la mentalità di un sistema e la cultura politico-strategica del nostro paese, infine, sarà un processo ancora più lungo, complesso e incerto, a meno che si verifichi un grosso shock”(189, Germano Dottori, L’Italia riarma lentamente, in Limes, cit.)

             


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