RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE E IRRESPONSABILITA’
DELLA FOLLA
Discorso sulla democrazia
Sergio Benedetto Sabetta
Vi è un rapporto diretto tra
responsabilità individuale e memoria storica, nella capacità di sviluppare una
propria riflessione critica sulle proposte politiche ed economiche avanzate.
La “massa” in questo rapporto diviene
fonte di deresponsabilizzazione del singolo, che inghiottito dalla folla
acquista la visione semplicistica che questa impone, parametro assoluto del
“vero” e del “giusto”, la “massa” costituente la folla diviene luogo ideale per
la creazione del consenso irrazionale e quindi alla “legittimazione” o
“delegittimazione” dei singoli e delle opinioni.
In questo, vi è la necessità che la
memoria storica “critica” si perda per costituire una nuova memoria storica
“collettiva”, costruita non secondo una analisi critica ma secondo i fini che
si intendono conseguire.
Altra conseguenza di una così
costruita memoria collettiva è l’oblio per gli aspetti non desiderati, non
rientranti nei voluti progetti, d'altronde la “folla” agisce sul momento, su
bisogni e desideri immediati, per questo è instabile e volubile, circostanza
che ne permette una più facile manipolazione.
Già Gustave Le Bon alla fine del XIX secolo individuò nella folla un soggetto
diverso rispetto ai singoli che la compongono, essa agisce senza responsabilità
né razionalità, bensì secondo istinti primordiali, risultando quindi
imprevedibile e difficilmente controllabile, tutti elementi che si possono in
parte riscontrare anche attualmente nelle folle che si formano per i più
disparati motivi, sia fisicamente nelle nostre città che virtualmente in rete.
Nella massa si forma un “legame
libidico” (Freud) con il “capo” o “leader”,
oggetto d’amore, premessa per le tragedie del
Novecento, formandosi quelle che Adorno
definisce le “tendenze antidemocratiche” delle masse.
Emerge chiaramente lo stretto
rapporto tra responsabilità individuale e libertà cosciente, premessa per una
salda e cosciente democrazia, solo una forte e radicata responsabilità
individuale può permettere che la crescente libertà derivante da una sempre più
larga democrazia non si trasformi in un individualismo sfrenato e conflittuale
per bande, premessa per una futura crisi della stessa democrazia, di cui
potrebbe rimare un guscio vuoto.
Un malessere che pervade molti
settori della società attuale, come emerso anche nella vicina Francia quando si
avverte che il proclamare determinate teorie e termini, apparentemente usati
per accrescere la sfera delle libertà, senza una adeguata responsabilità
individuale, si risolve nei fatti nel sollecitare la nascita di nuovi conflitti
irrazionali, come le masse su cui vengono ad incidere, quello che viene
percepito come pericolo di una possibile “disintegrazione” del collante sociale
dato dalla cultura, dalla storia ed anche dalle tradizioni.
Ma l’irrazionalità delle masse ha
anche un valore economico, l’individuo irrazionale che segue il sentimento
delle folle, in un legame libidico con il leader, è perfettamente funzionale al
mercato e alle sue manipolazioni, sebbene sotto la finzione della razionalità
individualista, attraverso le mode e i consumi ad essa legati, personificati
dalle persone carismatiche a cui fa riferimento, nella finzione di una
autoregolazione del mercato, indipendentemente dall’importanza funzionale delle
istituzioni ( A. Caillé e J. – L. Laville, L’attualità
di Karl Polanyi, in Il sofisma economicista. Intorno a Karl Polanyn,
Jaca Book 2011).
Memoria storica e responsabilità
individuale vengono quindi a confluire nel mantenimento di una democrazia
effettiva, ossia una crescete libertà responsabile, contro l’irrazionalità e la
possibile manipolazione delle folle.
Questo ancor più se viene meno la
capacità e volontà di essere guida responsabile delle élite intellettuali e
politiche, come del resto è avvenuto in molte occasioni nel corso della storia.
Basti pensare per l’Italia alle varie
crisi che si sono succedute, quando nei momenti di estrema crisi è venuta meno
la capacità delle vecchie élite di guidare il superamento collettivo delle
stesse, emergendo i vari opportunismi a breve, con la mancanza di un orizzonte
più ampio della semplice salvezza immediata del proprio “particolare”, emblematico
ne è il disfacimento del Regno delle Due Sicilie (A. Caruso, Garibaldi, corruzione e
tradimenti. Così crollò il Regno delle Due Sicilie, Neri Pozza editore,
2020), ma anche gli avvenimenti che seguirono all’8 settembre 1943 che
delegittimò la monarchia.
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