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domenica 2 giugno 2024

Discorso sulla Democrazia

 

 RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE  E  IRRESPONSABILITA’ DELLA FOLLA

Discorso sulla democrazia

 

Sergio Benedetto Sabetta

           

 

Vi è un rapporto diretto tra responsabilità individuale e memoria storica, nella capacità di sviluppare una propria riflessione critica sulle proposte politiche ed economiche avanzate.

La “massa” in questo rapporto diviene fonte di deresponsabilizzazione del singolo, che inghiottito dalla folla acquista la visione semplicistica che questa impone, parametro assoluto del “vero” e del “giusto”, la “massa” costituente la folla diviene luogo ideale per la creazione del consenso irrazionale e quindi alla “legittimazione” o “delegittimazione” dei singoli e delle opinioni.

In questo, vi è la necessità che la memoria storica “critica” si perda per costituire una nuova memoria storica “collettiva”, costruita non secondo una analisi critica ma secondo i fini che si intendono conseguire.

Altra conseguenza di una così costruita memoria collettiva è l’oblio per gli aspetti non desiderati, non rientranti nei voluti progetti, d'altronde la “folla” agisce sul momento, su bisogni e desideri immediati, per questo è instabile e volubile, circostanza che ne permette una più facile manipolazione.

Già Gustave Le Bon alla fine del XIX secolo individuò nella folla un soggetto diverso rispetto ai singoli che la compongono, essa agisce senza responsabilità né razionalità, bensì secondo istinti primordiali, risultando quindi imprevedibile e difficilmente controllabile, tutti elementi che si possono in parte riscontrare anche attualmente nelle folle che si formano per i più disparati motivi, sia fisicamente nelle nostre città che virtualmente in rete.

 

 

Nella massa si forma un “legame libidico” (Freud) con il “capo” o “leader”, oggetto d’amore, premessa per le tragedie del  Novecento, formandosi quelle che Adorno definisce le “tendenze antidemocratiche” delle masse.

Emerge chiaramente lo stretto rapporto tra responsabilità individuale e libertà cosciente, premessa per una salda e cosciente democrazia, solo una forte e radicata responsabilità individuale può permettere che la crescente libertà derivante da una sempre più larga democrazia non si trasformi in un individualismo sfrenato e conflittuale per bande, premessa per una futura crisi della stessa democrazia, di cui potrebbe rimare un guscio vuoto.

Un malessere che pervade molti settori della società attuale, come emerso anche nella vicina Francia quando si avverte che il proclamare determinate teorie e termini, apparentemente usati per accrescere la sfera delle libertà, senza una adeguata responsabilità individuale, si risolve nei fatti nel sollecitare la nascita di nuovi conflitti irrazionali, come le masse su cui vengono ad incidere, quello che viene percepito come pericolo di una possibile “disintegrazione” del collante sociale dato dalla cultura, dalla storia ed anche dalle tradizioni.

Ma l’irrazionalità delle masse ha anche un valore economico, l’individuo irrazionale che segue il sentimento delle folle, in un legame libidico con il leader, è perfettamente funzionale al mercato e alle sue manipolazioni, sebbene sotto la finzione della razionalità individualista, attraverso le mode e i consumi ad essa legati, personificati dalle persone carismatiche a cui fa riferimento, nella finzione di una autoregolazione del mercato, indipendentemente dall’importanza funzionale delle istituzioni ( A. Caillé e J. – L. Laville, L’attualità di Karl Polanyi, in Il sofisma economicista. Intorno a Karl Polanyn, Jaca Book 2011).

Memoria storica e responsabilità individuale vengono quindi a confluire nel mantenimento di una democrazia effettiva, ossia una crescete libertà responsabile, contro l’irrazionalità e la possibile manipolazione delle folle.

Questo ancor più se viene meno la capacità e volontà di essere guida responsabile delle élite intellettuali e politiche, come del resto è avvenuto in molte occasioni nel corso della storia.

 

Basti pensare per l’Italia alle varie crisi che si sono succedute, quando nei momenti di estrema crisi è venuta meno la capacità delle vecchie élite di guidare il superamento collettivo delle stesse, emergendo i vari opportunismi a breve, con la mancanza di un orizzonte più ampio della semplice salvezza immediata del proprio “particolare”, emblematico ne è il disfacimento del Regno delle Due Sicilie (A. Caruso, Garibaldi, corruzione   e tradimenti. Così crollò il Regno delle Due Sicilie, Neri Pozza editore, 2020), ma anche gli avvenimenti che seguirono all’8 settembre 1943 che delegittimò la monarchia.

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