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lunedì 10 giugno 2024

1914: Rapporti Tra Austria-Ungheria, Germania ed Italia. Disdegnati da alleati arroganti

 APPROFONDIMENTI

 A margine della Giornata di Trieste



Disdegnati da alleati arroganti



L’attentato di Sarajevo può essere uno dei tanti episodi nei rapporti tra le Potenze di inzio del novecento che poteva essere, come fu, di sviluppi molto gravi, oppure poteva essere composto e risolto per via diplomatica nell’alveo di reciproci equilibri. L’Austria aveva subito per oltre 50 anni il nazionalismo italiano ed aveva dovuto cedere, pezzo dopo pezzo, i suoi territori in Italia perdendone il predominio che vi aveva esercitato per la prima metà dell’ottocento. Si era quindi rivolta ai Balcani ad oriente per compensare le sue aspirazioni ed avere ancora territori da dominare. Qui trovò la Serbia, che appoggiata dalla Francia e dalla Russia, svolgeva una politica nazionalistica per cercare a scapito dell’Austria, voleva costruire la Grande Serbia o l’unione di tutti gli slavi del sud. Questo nazionalismo serbo doveva essere contrastato in quanto poteva innescare quell’effetto domino che avrebbe portato al dissolvimento dell’Impero asburgico. L’Austria, quindi, era sulla difensiva, tutta tesa a proteggere la sua entità statale contro tutte le forze centrifughe latenti e presenti al suo interno.

La sua alleata Germania aveva risolto nel 1871 il problema della unificazione ed era diventato un Reich di tutto rispetto, teso a diventare una grande potenza. Solo in apparenza i due stati erano simili, in realtà le loro politiche erano divergenti, e sarà questa una delle cause della loro sconfitta nella Grande Guerra. In più le due case regnanti a Berlino e a Vienna, gli Hoenzerlonen e gli Asburgo non è che avessero questa grande affinità, nel solco del ricordo dei loro predecessori, basti ricordare Federico II e Maria Teresa, che si erano combattuti per decenni. Il loro legame era dato da affinità di cultura, lingua e tradizioni, e si era tramutato in una alleanza, la Duplice alleanza, che doveva essere un fattore aggiuntivo di potenza della loro politica estera. A questa duplice alleanza, in quanto non aveva né alleati né amici all’indomani della presa di Roma nel 1870, si aggiunse l’Italia. Una sorta di garanzia per l’Italia, almeno sulla carta aveva degli alleati, ma che rimaneva sempre uno stato che si era costituito a spese dei possedimenti austriaci in Italia. Per giunta l’Italia ancora nutriva aspirazioni di annessione dei territori austriaci di lingua italiana, Trento ed il trentino, ed in più mirava ad avere Trieste, città italianissima, ma porto principale dell’Impero. Austria e Italia, inoltre, avevano interessi concorrenti nel Balcani, oggetto questi di ulteriore tensione.

Al momento dell’assassino del Principe ereditario austriaco a Sarajevo, l’Italia era fondamentalmente triplicista, sia come politica estera, rappresentata dal di San Giuliano, che nella opinione pubblica. Vi erano minoranze di segno contrario, ma ancora ininfluenti a livello nazionale e governativo.

Se l’Austria avesse attaccato immediatamente la Serbia all’indomani dell’attentato vi erano buone probabilità che l’Italia si schierasse al suo fianco, come vi erano buone probabilità di un intervento italiano a fianco della Germania, qualora la Russia e la Francia avessero deciso di correre in soccorso ai serbi. Questo momento di adesione alla triplice è fondamentale per comprendere come a Vienna e a Berlino si vedeva nell’Italia una alleata che sarebbe sempre gravita nell’orbita degli interessi austro-germanici, non avendo altri sbocchi sul piano internazionale.

Nel momento in cui a Vienna si elaborava la risposta che si doveva dare alla Serbia, l’Italia non viene minimamente consultata o fatta partecipe delle decisioni, tutti convinti che era una questione tra Austria e Serbia e quindi si doveva risolvere in questo ambito. Non si era tenuto in debito conto che l’Italia aveva interessi nel Balcani e quindi, come alleata, doveva essere messa la corrente e consultata, se la si considerava tale, in quanto l’articolo VII del Trattato della Triplice Alleanza stabiliva “compensi” all’Italia qualora l’Austria acquisisse territori nei Balcani.

L’atteggiamento della Germania in questa circostanza fu anche esso poco lungimirante. Non si prese nessuna iniziativa per avviare procedure per portare l’Italia al fianco della Germania in un eventuale allargamento del conflitto. Nessun contatto in quei giorni di fine giugno inizi luglio del 1914 in cui Berlino manifestasse l’intenzione di sollecitare l’Italia a predisporsi, in caso di peggioramento della situazione, a marciare accanto alla Germania, come la convenzione militare del marzo 1914 peraltro aveva indicato nei termini puramente militare.

La Germania, peraltro, teneva rapporti strettissimi con l’Austria e con essa concertava i passi che si potevano intraprendere per risolvere la crisi serba.

 

Riflettere si questi atteggiamenti appare quanto mai opportuno. In una alleanza tutti i soggetti, o meglio le Alte Parti Contraenti, dovrebbero avere un pari livello e partecipare alla formazione delle decisioni. L’Italia fu tenuta all’oscuro di tutto e solo dopo aver deciso il da farsi, ovvero al momento della presentazione dell’ultimatum austriaco alla Serbia, che fu interpellata. 

In linea generale questo atteggiamento tra alleati, o tra soci o tra persone, è definito arrogante, presuntuoso che mostra chiaramente in quale considerazione è tenuto il destinatario di tale comportamento. È pur vero che nella politica internazionale occorre sempre essere cauti e prudenti. Ma l’atteggiamento dell’Austria, tutta tesa a frenare e impedire ulteriori espansioni del nazionalismo serbo, non poteva di certo farne partecipe all’Italia, che, in pratica era stato un esempio per la Serbia in termini di nazionalismo. La Germania, di contro, sicura della sua potenza, non aveva in quelle settimane di luglio fatto mente locale che il contributo dell’Esercito Italiano ad una guerra contro la Francia poteva essere utile, se non determinante, come poi si rilevò, quando a settembre sicuramente la presenza in Francia di 150.000 soldati italiani avrebbero ben influenzato in termini positivi la battaglia della Marna.

È evidente che la politica dell’Austria, basata sulla preservazione dell’Impero, non poteva non tenere a distanza l’Italia nella gestione del caso serbo; è ancora più evidente che la Germania, nel momento in cui decide di dare l’assalto agli equilibri europei, non considera l’Italia una alleata degna di parteciparvi. La triplice alleanza va in crisi in quelle settimane del luglio 1914 in cui le omissioni sono più eclatanti delle azioni.

L’Italia, e nella fattispecie il Governo con Salandra e di San Giuliano, ed anche l’opinione pubblica comincia a vedere e mettere a fuoco i reali interessi del Paese. Inizia anche nell’opinione pubblica riflessioni che mettono sempre di più in discussione il comportamento degli Alleati, Austria e Germania, dando vita e linfa a quelle minoranze che acquisteranno credito e potere ogni giorno di più.


Massimo Coltrinari

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