DIBATTITI
Il III Fronte: Gli Internati, combattenti
sfruttati e traditi.
La scelta di non
aderire alle proposte di collaborazione al nazifascismo da parte degli
Internati Militari Italiani fu una sorpresa sia per i tedeschi che per
Mussolini. Sia i tedeschi, come mano
d’opera volontaria, sia Mussolini, come soldati delle forze Armate
repubblicane, molto avevano contato su questa massa di giovani che nella
sostanza era stata educata dal fascismo, nelle fila della Gioventù Italiana del
Littorio. Il loro massiccio rifiuto fu la certificazione del fallimento del
fascismo come regime, e per la Repubblica Sociale, una ennesima dimostrazione
di debolezza agli occhi dei tedeschi. A tutto questo si cercò di porre rimedio
con una operazione di vertice, ovvero trasformando lo status di Internato
Militare in quello di “lavoratore civile”, accordo tra Hitler e Mussolini del
20 luglio 1944, firmato in circostanze drammatiche proprio nel giorno
dell’attentato di von Stauffenberg alla Tana del Lupo. Nella sostanza poco
cambiava: gli Internati, a prescindere da come era il loro status continuarono
ad essere trattati dai tedeschi come schiavi, mentre quelli che avevano aderito
avevano condizioni poco migliori dei non aderenti, ma sempre lavoratori coatti.
Questo ennesimo tentativo di mascherare la non adesione sottolinea il
significato di una decisione che rappresenta una delle scelte più difficili
della Guerra di Liberazione. Cercare di minimizzare, o mascherare questa scelta
è stata la caratteristica di questo fronte nel 1944, a cui si risposte da parte
degli Internati Militari, in un contesto di disperata solitudine, con coerenza
e determinazione a continuare nelle scelte iniziali.
(MASSIMO COLTRINARI)
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