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venerdì 16 marzo 2018

Il Mausoleo del Pasubio


MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

di
Emanuele Cerutti 
direttore del Museo del Nastro Azzurro di Salò.




Ispirazioni autobiografiche

Il 29 agosto 1926, 90 anni fa, s’inaugurava il monumento-ossario al Passo Pian delle Fugazze (Comune di Valli dei Signori, oggi Valli del Pasubio), per i morti italiani nel settore di Monte Pasubio.
L’idea era sorta nel dicembre 1917, sviluppando il desiderio degli alpini presidianti il Pasubio di avere un sacello con l’effigie della Madonna, quando il pericolo dell’invasione austro-germanica era reale. Vi si pose mano concretamente dal 1920.


L’opera – ideata dalla società civile vicentina, finanziata dalla medesima e da quella nazionale – era in sostanza la prosecuzione per la “quarta guerra d’indipendenza” delle strutture sorte in Italia fra il 1870 ed il 1913 per i morti del Risorgimento. Essa fu la prima ideata per i morti della Grande guerra, ma fu la seconda ad essere conclusa: prima è da annoverare il monumento-ossario al Passo del Tonale (inaugurato il 31-8-1924), terminato in breve anche grazie alle dimensioni più contenute.
Questo santuario della “religione della patria” rischiò di rimanere incompiuto poiché le spese avevano superato le entrate. Subentrò la Fondazione 3 Novembre 1918 pro combattenti della Prima armata. E con i denari salvifici arrivò anche il decoratore, Tito Chini da Borgo S. Lorenzo.
Chini, decorato di croce al v.m. nella Battaglia del Solstizio e di medaglia di bronzo v.m. in quella di Vittorio Veneto, aveva militato nel 122° regg. fanteria della brigata Macerata, e fu in Val Lagarina fra la fine del 1917 e la primavera del 1918.


All’interno dell’ossario rappresentò la dura vita dei soldati, privi di insegne. Ma attorno al generale Pecori Giraldi vi erano tutte le Armi. Fiamme e pipe al loro bavero, ma ai fanti, che mostrine mettere, e che numero rappresentare sull’elmo Adrian? La risposta vien da sé: l’omaggio andò ai suoi fanti del 122°, con le mostrine bianco-blu, che in Pasubio mai furono ma che ebbero la ventura di militare nella Prima armata che, come recita il motto coronante i suoi affreschi, «infran[se] due volte l’orgoglio nemico».



Bibliografia.
E. Cerutti, «Fecero di petti gagliardi insormontabile barriera». Percezioni della morte e sepolcreti (1870-1940), in R. Bianchi, G. Vecchio (a cura di), Chiese e popoli delle Venezie nella Grande guerra, in press, pp. 99-130.
Si ringrazia per il reperimento dello stato di servizio di T. Chini il Ten. Col. F. spe RS Paolo Maura, il serg. magg. Maniglio, il C.le Magg. Ca. Sc. Amedeo Trebeschi.





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