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domenica 18 marzo 2018

Giappone: Militarismo e Tradizione


DIBATTITI

I SAMURAI NELLA CINEMATOGRAFIA GIAPPONESE DI REGIME

di
Giovan Battista Birotti

La figura del samurai è senz’altro l’elemento più noto della cultura giapponese. Il ricordo del samurai era funzionale al regime militare quando tentò di rendere il Giappone una potenza internazionale.
L’epoca dell’antico Giappone si era conclusa con la Restaurazione Meiji nel 1868, ma i suoi “valori” e soprattutto certi suoi aspetti potevano divenir funzionali alla costruzione di una società nazionalista nel secolo XX.  Ciò fece il governo guidato dagli Ufficiali dell’Esercito a partire dagli anni Trenta e uno dei suoi strumenti fu la cinematografia.
Ecco il genere giusto: il jidaigeki, il film a carattere storico dove ritrovare gli antichi fasti dell’epoca samuraica. Il jidaigeki, per ironia della sorte, la forma più conosciuta di cinematografia giapponese ha come conditio sine qua non, quella di essere ambientato in piena epoca feudale. I suoi registi hanno sempre prediletto due periodi storici: il Periodo Sengoku (1478-1603), c.d. “Periodo degli Stati in guerra” e il Periodo Tokugawa (1603-1868).
In questi secoli si è sviluppata, soprattutto dal punto di vista dottrinario, la  figura del samurai, o meglio ancora, del più nobile bushi: il guerriero. Le cui virtù ed il cui coraggio epico, lo hanno reso protagonista, quasi indiscusso, della pellicola jidaigeki.
Forse il “principe” del jidaigeki, sia militarista che in assoluto, è La vendetta dei 47 Ronin di Keniji Mizouguchi, diretto nel 1941. È un film di un importanza storica non solo per la qualità, ma per la trama che mostra uno degli emblemi, dei casi scuola, della cultura giapponese.
La trama:  XVIII secolo, in pieno periodo Tokugawa, 47 ronin (ex samurai rimasti senza padrone) attendono due anni prima di uccidere Kira, consigliere dello Shogun; questi infatti aveva offeso il loro signore Asano che, esasperato, l’aveva aggredito con la spada ed era stato poi costretto a suicidarsi. La lunga incubazione della vendetta dei ronin serve a illudere Kira che abbiano ormai rinunciato a farsi giustizia. Dopo averlo ucciso, sono a loro volta pronti a togliersi la vita uno dopo l’altro.
Nella realtà, il tribunale che giudicò i Quarantasette Ronin, vide in loro l’apoteosi del bushido (la dottrina tradizionale del samurai) e pur dovendoli condannare, lasciò in vita il più giovane, Terasaka Kichiemon, affinché onorasse gli spiriti dei compagni poiché  soltanto uno di essi sarebbe stato degno di farlo.
Un altro regista Kinugasa Teinosuke ha offerto esempi di jidaigeki: La battaglia d’estate a Osaka del 1937 e La battaglia di Kawanakajima del 1941 narravano celebri lotte intestine del Giappone feudale, esaltando il bushido e proponendo i temi della propaganda militare: la famiglia, l’esaltazione della natura per richiamare un ritorno alla produzione agraria, il sacrificio dei figli alla causa imperiale.
Molti altri sono i film che rientrano in questo genere. Si ripete la necessità del sacrificio per la patria dimostrando con i jidaigeki, che la storia ha dovuto attraversare altri analoghi snodi.
Nonostante il tentativo governativo di farne un’arma di propaganda però riusciva ancora a mascherare una vena di non intervento da parte di molti autori, come avvenne per il film La famiglia Abe di Kumagai Hisatora che si rivela una critica al bushido, forse proprio per l’estremo accento posto sul sacrificio e sulle gesta eroiche da sembrare una parodia. Tuttavia  piacque molto alla critica governativa e fu presto segnalato come film “ultranazionalista”.
Trama: nel XVII secolo i vassalli del daimyo Hokosawa chiedono il permesso di suicidarsi con lui, un onore che viene concesso a tutti tranne che ad uno di loro, Abe, motivo che lo umilia e che lo spinge comunque a togliersi la vita.
Dal momento che non ha rispettato un ordine, viene punito per il suo gesto, il figlio maggiore, ma in sua difesa si schiera l’intero clan, pur sapendo che così sono tutti destinati a morire. Da ciò una contraddizione del bushido: cosa scelgo tra l’obbedienza al mio signore che mi ha ordinato di vivere e quella al mio ruolo che impone di seguire il proprio daimyo dopo la morte?  
Nonostante la pressione governativa il jidaigeki rimane un’avanguardia artistica destinata a svilupparsi lungo tutto il Novecento. È dal militarismo che è partito un genere tipico del Giappone ..e che addirittura tenderà ad assumere una certa nostalgia del passato durante il secondo dopoguerra.

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