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sabato 10 febbraio 2018

10 Febbraio 1918. La Beffa di Buccari


APPROFONDIMENTI

Cento anni fa una impresa che segnò l'azione della Regia Marina

LA BATTAGLIA IN PORTO E LA GUERRIGLIA MARITTIMA




La beffa di Buccari
La battaglia in porto, una delle componenti della strategia voluta da Thaon di Revel, ebbe nel 1918 significative affermazioni per la marina Italiana. L’anno si apre con quella che nella nostra tradizione è passata alla storia come la “Beffa di Buccari”, una azione svolta da naviglio sottile contro navi ancorate in porto.La ricognizione aerea aveva constatato che a Fiume vi erano 23 piroscafi e 4 navi a Buccari, oltre alla flotta di battaglia a Pola.





 Nella notte del 10 ed 11 febbraio 1918 si mise in atto una azione di sorpresa volta a distruggere sia navi mercantili che militari a Buccari. Vi furono destinati tre MAS, contrassegnati dai numero 94,95,96 al comando del capitano di fregata Costanzo Ciano, capitano di corvetta Luigi Rizzo, e del tenente di vascello De Santis e con il sostegno di tre gruppi navali composti da cacciatorpediniere e navi di scorta, tra cui l’”Animoso”, l’“Audace”, l’”Abba”. A bordo vi era il marinaio volontario Gabriele D’Annunzio. Giunti nella baia di Buccari, dopo essere stati rimorchiati dai cacciatorpediniere, i MAS, constato che non vi erano ostruzioni e individuati i bersagli, lasciarono i loro siluri. 




Questi colpirono i loro bersagli. Immediatamente iniziò la manovra di sganciamento, mentre tutta la difesa costiera austriaca entrava in azione. In questo frangente Gabriele D’Annunzio lancio in mare tre bottiglie, sugellate con fiocchi tricolori, contenente quello all’epoca fu definito il ”cartello di scherno”[1] 

I  MAS raggiunsero il punto di incontro e rientrarono senza incidenti ad Ancona. I risultati furono non rilevanti dal punto di vista materiale, ma risultarono eccellenti dal punto di vista propagandistico, artefice D’Annunzio. Mentre da parte austriaca si valuta l’azione come una semplice incursione di MAS contro un porto scarsamente difeso, in Italia l’eco fu dell’impresa fu trasformato in una vera a propria campagna di esaltazione dell’eroismo italiano, della abilità della regia Marina di attaccare anche nei porti la flotta austriaca, che non osava uscire in mare aperto ad affrontare la flotta italiana.





[1] Piena azione di guerra psicologica, questo “cartello” era cos’ concepito:
         In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare senza fine i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti con il ferro e con il fuoco a scuotere la prudenza nel suo più incomodo rifugio i Marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l’inosabile E’ un buon compagno ben noto, il nemico capitale fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto con loro a beffarsi della taglia.


massimo coltrinari.

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